Monti Dauni: se non li conosci non puoi capire!

I Monti Dauni sono una giovane realtà turistica italiana, in quella regione che ha fatto passi da gigante in tema territorio e fruibilità: la Puglia. È un'area che si trova al confine con la Campania e si caratterizza per le dolci colline e per una comunità accogliente e di grande ospitalità. La Cucina poi è la ciliegina sulla torta. I costi...
Scritto da: robyrossi
monti dauni: se non li conosci non puoi capire!
Partenza il: 11/10/2019
Ritorno il: 13/10/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
I Monti Dauni sono una giovane realtà turistica italiana, in quella regione che ha fatto passi da gigante in tema territorio e fruibilità: la Puglia. È un’area che si trova al confine con la Campania e si caratterizza per le dolci colline e per una comunità accogliente e di grande ospitalità. La Cucina poi è la ciliegina sulla torta. I costi sono la panna attorno alla ciliegina! Prezzi bassi e servizi d’eccellenza.

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Sulla schiena chilometri e chilometri di dueruote, nella testa l’immancabile voglia di viaggiare! È questo che accomuna quei centauri che, come me, hanno attraversato europe e afriche del mondo. Negli occhi mille immagini, nella mente ricordi di volti, profumi, arrampicate e discese, il motore che sforza e poi si riposa, come le braccia che seguono curve e controcurve, dove dietro di ognuna si nasconde una sorpresa sempre nuova, immagini e scorci che solo in sella si possono apprezzare in tutto il loro splendore. Sapersi sorprendere è, a mio parere, il sale della vita. E cavalcando una moto riesce ancora meglio! Chiudo questo preambolo con l’ultimo consiglio, poi partiamo: scegliete le mete meno note, quelle fuori dagli itinerari più consueti, quelle più sconosciute.

Ed eccoci ora a scaldare i motori e partire per questa straordinaria terra che è la Puglia e, nello specifico, i Monti Dauni. Parto con un’amica da Piacenza, attraverso la bella Emilia, corro lungo l’intrigante Romagna, supero Marche e Abruzzo per entrare in territorio pugliese, dopo 700 km circa e poco meno di 10 ore di viaggio, con soste solo per il carburante, panino e birra ed un caffè. Giunti in prossimità di Foggia lasciamo, come detto, il Gargano e la sua splendida costa sulla mia sinistra e giro manubrio e moto verso l’entroterra, direzione Irpinia, per raggiungere la mia prima tappa che si colloca al confine con la Campania: Troia. E’ questo un luogo per cultori, una terra per viaggiatori, meta per chi sa apprezzare ciò che va al di là del “bello in superficie”. Qui si mescolano tradizione e calore umano, ritmi e sguardi di un tempo, tutto ciò che va man mano perdendosi in quei luoghi dove il turismo ha preso il sopravvento su altri valori, più alti, più importanti. A Troia faccio tappa presso l’indirizzo che Svegliarsi nei borghi mi aveva comunicato via mail: Il Rosone. L’appartamento ha un bell’ingresso, elegante e di evidente recentissimo restauro, e sorge al margine del centro storico, adiacente ad un ampio parcheggio, comodo sia per arrivarci con il mezzo, sia per raggiungere il cuore del paese. Telefono al contatto che mi era stato segnalato ed in pochissimi minuti mi raggiunge Alessandra, giovane graziosa ragazza che con un sorriso grande come la piazza mi accoglie e mi da il benvenuto. Mi apre la porta e mi invita ad entrare. L’impatto è assai positivo, per la cura e la pulizia, ma anche per l’eleganza ed il buon gusto degli arredi che si dimostreranno perfetti per un riposo sano e sereno. Scarico i bagagli, mi riposo solo qualche minuto, saluto Alessandra ed il suo sorriso. Doccia, vestizione stile casual (così come viene) ed immediata uscita, la curiosità di scoprire questo borgo vince ogni stanchezza!

Visita a Troia

Antica storia e tradizione devono fare i conti con… la passionata! È la passionata qui, la regina! Si, perchè quello che non sono riusciti a fare mille anni di vicissitudini c’è riuscito un dolce! Non sono impazzito, è proprio così. La passionata nasce solo qualche anno fa e, vuoi la sua particolarità e bontà, vuoi questi tempi da Masterchef, in un lampo è diventata simbolo e testimonial di questo piccolo borgo. Lo trovi sempre, rigorosamente fresco ed in diversi gusti, alla pasticceria Casoli, una piccola graziosa bottega che sorge a fianco della cattedrale. La sua creatrice è una passionata di queste terre, Lucia Casoli, proprietaria di questo angolo di dolcezze che gestisce con il marito. Insomma, l’avrete capito, prima tappa è qui, capuccino o caffè, tè o tisana, obbligatoriamente accompagnata da una passionata! Se la bella cattedrale viene un passo dopo, speriamo se ne sia fatta una ragione Santa Maria Assunta, alla quale è dedicato l’edificio religioso che merita una visita, magari accompagnati da qualche spiegometro, depliant o guida di cui ci saremo dotati. Risale all’XI secolo e la sua struttura rappresenta diverse dominazioni, dal periodo romanico al bizantino all’islamico. A seguire una passeggiata negli stretti vicoli sempre a testa in su, dove si nascondono i pregi e fregi spesso ignorati dei centri storici, ed imbattiamo in un’insegna che profuma di specialità locali: Trattoria da Maria Neve. L’aria di neve, in questo caldo novembre, appare ancora assai lontana, ma qui dentro al posto della fredda neve c’è il calore di un ambiente familiare, reso ancor più accogliente dai sapori che escono dalla cucina. E’ proprio Maria Neve, la proprietaria, ad avvicinarsi al tavolo e a darci il benvenuto. Ci propone alcuni piatti tra i quali scegliamo cicatelli gorgonzola e zucca accompagnato da un buon mezzo litro di Nero di Troia. Al termine Cicc e cuot, un dolce strano, ma buono (Osteria Maria Neve – Via M. Iamele, 16 – tel. 0881.979476). Salutiamo Maria Neve ed alcune ragazze dello staff e lasciamo questo piccolo luogo di gusto per andare a visitare il Museo diocesano. In sei sale tematiche sono racchiusi oggetti e reperti archeologici, paramenti liturgici, quadri, marmi e lapidi, oltre al celebre capitello delle Quattro razze che racconta una storia interessante che merita di essere conosciuta (non qui e non da me, ovviamente). L’ingresso al Museo è gratuito e si può prenotare la visita guidata contattando l’Associazione Terzo millennio, costituita da volontari preparati e molto disponibili (sabato ore 17.30 / 20, 00, domenica 10.30 /12.30 e 17.30 / 20,00 – tel. 0881.726245 tel. 0881.671823). Avremmo voglia di riprendere la moto ed avventurarci su quelle colline che sono cornice di questo paesaggio, ma passeggiare qui a Troia è rilassante e piacevole, quindi scegliamo un’ultima tappa, poi si vedrà… Entriamo a Palazzo D’Avalos all’interno del quale è allestito il Museo Civico che accoglie reperti di diverse epoche, collocate in cinque distinte sale. È ormai sera, le luci si sono fatte basse, i piccoli lampioni hanno iniziato a luccicare sul selciato, un’altra fiaba sembra aprirsi ai nostri occhi. Sono incantevoli questi borghi per chi ha occhi nuovi, per chi sa ancora vivere d’incanto, per chi è capace di partire lasciando problemi e rogne a casa. Piano piano ci avviciniamo al nostro appartamento, quello che Svegliarsi nei borghi ci ha destinato, per godere del relax di queste ore e di questi silenzi, capaci di restituirci quella serenità che è buona salute, altro che farmaci e chimiche! Un paio d’ore e poi ci avviciniamo ad una vetrina che avevamo scorto nel corso della passeggiata pomeridiana. Si chiama Uvarara e leggiamo da qualche parte che è la prima gintoneria pugliese. Per noi è la prima gintoneria di sempre perché mai prima eravamo entrati in un locale di questa tipologia. Significa che producono gin e lo propongono ai clienti, in questo caso accompagnato da specialità locali selezionate direttamente da Ettore Pacilli, patron del locale che, con altri due soci, hanno dato vita al primo Gin di Puglia. Uvarara è un’esperienza, è qualcosa di diverso, è un luogo che in un istante ti catapulta dall’altra parte del mondo. Seduti qui ti immagini le rambla che scorrono oltre la porta, oppure i colori delle casebarche di Amsterdam, o ancora Christiania, la Senna, Alexanderplatz, il Big Ben, oppure il più vicino Trastevere o lo splendido skyline di Milano, per me, sopra ogni cosa. Invece siamo qui, sui Monti Dauni, in quel di Troia, sorprendente e, per questo, ancor più affascinante. Salumi e formaggi, una deliziosa zuppa di cereali, un po’ di musica suonata dal vivo e, ovviamente, gin. Insomma, qualcuno avrebbe inventato qui una canzone dal titolo “il cielo in una stanza”. Se già è stata scritta, senz’altro è stata concepita in un luogo come questo. Nanna ora, domani altra tappa, altre sorprese.

Visita a Bovino

La mattina arriva molto presto. Coricati su questo comodo e confortevole letto ci sarei potuto rimanere l’intera giornata! Ma il cielo fuori è limpido, l’aria pura e fresca. Fantastico vedere, lì sotto, a pochi metri dalla finestra, la moto che mi guarda e mi chiede di andare. Gli chiedo ancora pochi minuti, prima di salire in sella e percorrere solo poche centinaia di metri per la prima immancabile tappa. Si, perchè la passionata è solo qui, da Lucia! Cappuccino e dolce tipico dei Monti Dauni, prima di partire per Bovino. Mezz’ora di selciato tra salite e discese, nelle mani il manubrio come un timone, la motocicletta come una barca che solca le onde di un mare di campi verdi, gialli e ramati, colpiti dai raggi del sole a risplendere riflessi che disegnano ineguagliabili e irripetibili tele d’autore. Qua e là casolari spersi e sperduti, vissuti ed abbandonati, fissi come vecchi anziani guardano con le loro persiane lo scorrere della vita degli altri. E’ una poesia questo paesaggio, tante poesie, un libro di versi, rimati e non, che sembrano uscire dal vento, cantate e recitate. Un incanto queste strade. E siamo a Bovino. L’ingresso al paese è piuttosto sconcertante che si fa troppo caso ad una chiesa che sorge, ahimè, su una curva dove è d’obbligo rallentare e quindi rimanere colpiti da una costruzione architettonicamente discutibile (ma è una questione di gusti, evidentemente). Si tratta del Santuario di Valleverde a cui è legata una storia curiosa che si rifà all’Apparizione della Vergine ad un tagliaboschi locale, avvenuta nel XIII secolo. Ma andiamo oltre…

La prima visita è al Castello Ducale che è anche struttura turistica ricettiva, con camere in stile, tra mobili d’epoca, opere d’arte e d’artigianato, tessuti e complementi di pregio per un… nobile soggiorno. Anche qui si spende poco rispetto la tipologia della struttura, sempre conforme ai costi di questa parte di Puglia. Ma lo vediamo meglio più in là. Dal castello si domina il centro abitato di Bovino, mentre a 360 gradi il panorama offre la visione di queste splendide coline come mai le avevamo viste prima. Incrociamo persone che non hanno nulla del visitatore, incravattati e di tutto punto e, al seguito, un paio di cineoperatori intenti in riprese ed interviste. La nostra curiosità è nota e scopriamo che è in corso un convegno del FAI perchè a breve, entro primavera 2020, verrà allestita un’area dedicata a parco, a rendere ancor più attraente quest’antica costruzione. Scendiamo in paese per visitare la cattedrale di Santa Maria Assunta e per passeggiare lungo gli stretti vicoli acciottolati sulle quali si affacciano basse case bianche alternati ad alcuni palazzi gentilizi e piccole botteghe che sanno di altri tempi. Ora dovremmo visitare il Museo Civico Archeologico per la verità, ma è giunta l’ora di pranzo ed un leggero, ma non troppo, appetito ci sale. In sella, quindi, e direzione statale 90, quella che ci riporterà verso Troia. Pochi minuti e raggiungiamo questo posto che si rivelerà presto unico e meritevole di un viaggio. Lo Molino d’acqua del Ponte sorge sulla sponda destra del fiume Cervaro che con le sue acque alimenta questa piccola straordinaria azienda di famiglia, un gruppo di donne, uomini e bambini il cui affiatamento e passione per la loro terra sono forza motrice inesauribile, sono esempio di condivisione, serenità, unione.

Con loro visitiamo il mulino a pale orizzontali e lo vediamo anche in funzione, mosso dall’acqua che cade dall’alto attraverso un semplice sistema di canale. Il roboante suono delle pale e della massa d’acqua ci trattiene incuriositi e rapiti per qualche istante. Poi è il roboante suono dello stomaco che ci dà la sveglia! Nel rustico locale adibito a sala di ristorazione, tra macine ed un innumerevole quantità di attrezzi, una tavola imbandita accoglie tutti i sapori della Puglia, in un trionfo di casereccia genuinità. Pranziamo con il pancotto, una squisita specialità locale, accompagnata da salumi, formaggi, sottoli e verdure in quantità, in un contesto unico, per una sensazione di leggera felicità. Seguiranno dolci, liquori e caffè straordinariamente moka! Lasciamo Lo Molino d’acqua del Ponte tra saluti ed abbracci come fossimo vecchi amici, con uno spirito di fratellanza e di appartenenza a questa splendida gente come raramente mi è capitato in vita. Rientriamo facendo tappe frequenti per un po’ di foto, ma anche per godere queste ore pomeridiane, con una bella luce che rischiara ma non abbaglia. Ci stendiamo su questi prati, rilassati e sereni. E consapevoli di aver visto e scoperto luoghi ai più sconosciuti. La sera scende, la luce cala, si rientra. Si fa l’ora di cena, ma non se ne parla nemmeno, meglio una lenta passeggiata, l’ultima prima della ripartenza, domani ci aspettano 740 km da percorrere in senso opposto, verso casa. Facciamo due conti semplici e veloci. A parte il viaggio, carburante ed autostrada, abbiamo dormito con 50€ a notte, due pranzi ed una cena ci sono costati 150€, per colazioni e bar e qualche gadget altre 40€. Fanno 290€ in due, 145 a testa, per due notti in una struttura molto bella ed accogliente ed un cibo di alta qualità e di un’abbondanza che… vabbè, faremo un po’ di footing nei prossimi giorni! Appiccicheremo calamite sul frigo e piazzeremo le bolle d’acqua stile kitch sulla mensola dei nostri viaggi. Poi l’immancabile libricino raccolta foto che via internet monteremo e ci faremo stampare per ricordare luoghi e momenti. Un week end qui, sui Monti Dauni, offre molto, molto di più di quanto chiede. Se partite, se andrete in questi luoghi, siate pronti ad emozionarvi e ad innamorarvi, quindi… a tornarci!

©Roby Rossi



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