Dante lo ha messo in versi, Botticelli su pergamena ed il più bell’Inferno che abbiate mai visto

Leonardo Anchesi, 03 Feb 2024
dante lo ha messo in versi, botticelli su pergamena ed il più bell'inferno che abbiate mai visto

“Nel mezzo del cammin di nostra vita – mi ritrovai per una selva oscura – che la diritta via era smarrita…” con questi famigerati versi inizia la Commedia, l’opera più importante del Sommo Poeta Dante Alighieri e, più precisamente, la narrazione dell’Inferno, la prima delle tre cantiche che compongono il poema. Chiunque, e sono certo di non esagerare, conosce o ha sentito, almeno una volta nella vita, questo incipit, porta d’ingresso su un viaggio fantastico che il poeta fiorentino compie nell’anno 1300, attorno al 25 marzo, tra l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, accompagnato, per buona parte, dallo spirito guida Virgilio.

Tuttavia, non molti sanno invece che anche un altro grande artista fiorentino si è occupato, per modo di dire, della Commedia (questo era il titolo originale, “Divina” lo aggiunse Boccaccio un po’ di tempo dopo): si tratta di Sandro Botticelli, il noto pittore, famoso per numerose opere ma, in particolar modo, conosciuto in tutto il mondo per la Nascita di Venere. Ma ora bando alle ciance e andiamo a scoprire come, quando e perché le strade del Poema dantesco e dell’artista fiorentino si sono incrociate.

Quando i libri erano un lusso per pochi

inferno_5
Lorenzo de’ Medici del ramo Popolano viene rappresentato anche da Filippino Lippi nell’Adorazione dei Magi

Correva l’anno 1480 e Firenze era nel pieno del vortice rinascimentale: gli artisti proliferavano e la città toscana era, senza ombra di dubbio, la capitale della cultura occidentale del suo tempo. Tuttavia, al livello politico-amministrativo, la città stava vivendo un momento molto particolare: sulla carta, difatti, resistevano ancora le antiche istituzioni repubblicane ma, de facto, il governo era in mano a Lorenzo de’ Medici, per tutti il Magnifico. Il suo mecenatismo, spesso sfruttato in favore della propaganda politica, aveva però permesso una crescita tale che i fiorentini considerano quell’epoca una vera e propria età dell’oro. Ora, dovete sapere, che Lorenzo, fra i numerosi cugini, ne aveva uno con cui condivideva anche il nome: si tratta di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, appartenente al ramo cadetto Popolano (o del Trebbio). I Medici, politicamente influenti o meno, avevano tutti in comune una peculiarità: erano estremamente ricchi.

inferno_4
Bozza di una illustrazione del Paradiso

E Lorenzo di Pierfrancesco non era da meno, tanto da potersi permettere di commissionare una copia personalizzata della Commedia di Dante; della scrittura si sarebbe dovuto occupare Niccolò Mangona e delle illustrazioni (niente popò di meno) Sandro Botticelli. Se per un attimo pensiamo che al tempo qualsiasi libro era da considerarsi un bene di lusso, figuriamoci se questo era poi illustrato da uno dei più famosi pittori della scena fiorentina del tempo.

Un progetto ambizioso, mai portato a termine

inferno_1
La Voragine infernale, capolavoro di Botticelli su pergamena

Il progetto iniziale prevedeva ben 100 illustrazioni, una per ogni canto, più una introduttiva per riepilogare la struttura complessiva dell’Inferno dantesco. Un’opera decisamente poderosa che, come spesso accade in questi casi, non vide mai la luce in tutta la sua interezza. Tuttavia, Botticelli ci lavorò su per ben 15 anni, tra il 1480 e il 1495. La maggior parte delle illustrazioni venne realizzata sulla parte liscia della pergamena mentre, sul recto, anche detto fiore, fu vergato il testo, eccezione fatta per la prima, la Voragine infernale, dipinta sul lato ruvido. L’illustrazione di Satana occupava invece un foglio doppio.

inferno_3
Un dettaglio che rende l’idea della portata dell’opera

Nonostante la mole di anni passati a lavorare su questo progetto, ovviamente portandone avanti anche molti altri contemporaneamente, l’unica tavola che venne interamente completata fu la prima, quella dedicata alla descrizione della Voragine infernale. Qui Botticelli, ispirandosi a quanto narrato da Dante, rappresenta l’Inferno come un cono rovesciato che, via via, si stringe attorno ai dannati, dai peccati più lievi sino a giungere ai traditori della patria dei parenti e, infine, all’antro di Satana. Il pittore fiorentino riporta, con dovizia di particolari, ogni singolo supplizio presente nell’opera dantesca, dando forma e colore al frutto della fantasia del Sommo Poeta, quasi fotografando la sofferenza dei dannati. Una spettacolare summa, sintetica ma completa, di tutta la prima cantica.

Lo status quo

Oggi, delle 100 tavole iniziate (forse solo 98), 85 sono conservate a Berlino al Kupferstichkabinett, sette nella Biblioteca Apostolica Vaticana e sei si considerano perdute; due, probabilmente, l’artista non le iniziò neanche. La Voragine, unica completata, è fra quelle conservate in Vaticano; non risulta essere in esposizione permanente ma, tuttavia, è possibile ammirarla nelle numerose mostre dedicate alla Divina Commedia o a Botticelli organizzate nel tempo. Quindi occhio agli annunci e, ovviamente, vi terrò comunque aggiornati.

Credit foto:
Disegni per la Divina Commedia (Botticelli) – Wikipedia
Lorenzo il Popolano – Wikipedia
Tutti i diritti riservati



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche