Nicaragua: fra laghi, vulcani e città coloniali

Per la seconda volta in Nicaragua, terra di laghi, vulcani, città coloniali, coste selvagge nell'Atlantico e, purtroppo, tanta povertà.
Scritto da: Enrico 9
nicaragua: fra laghi, vulcani e città coloniali
Partenza il: 11/01/2011
Ritorno il: 03/02/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Premessa: eravamo già stati in Nicaragua alcuni anni fa, quindi potrete leggere il nostro precedente racconto dal titolo “Tour del Nicaragua dopo 40 anni”. La moneta del Nicaragua è il Cordoba, al cambio di 22 Cordoba per un dollaro, ora si cambiano anche Euro.

Sarà una giornata lunga questa dell’11 Gennaio 2011; ci alziamo alle 4 poiché il nostro aereo dovrebbe partire alle 6.45, dovrebbe, perché in realtà partirà alle 7,30 causa problemi tecnici, per giungere ad Amsterdam un’ora e cinquanta minuti dopo. Per la prima volta viaggiamo klm, e devo dire che resto molto deluso, sia per il ritardo sulla rotta Bologna-Amsterdam, ma soprattutto quando all’aeroporto di Amsterdam, siamo sul velivolo che ci porterà a Panama, e veniamo informati che occorre “operare” sull’aria condizionata che non funziona. Un’ora e un quarto ancora di ritardo, speriamo di non perdere la prossima coincidenza. Poi, il più che discreto pranzo, un gradito omaggio e la gentilezza dell’equipaggio che ci rassicura che giungeremo in tempo a Città di Panama, ci rende più tranquilli. Abbiamo scelto lo scalo di Panama per evitare la burocrazia e gli interminabili cotrolli di Miami, nel caso meglio Houstonn. Sorvoliamo l’Irlanda, passiamo su Haiti, e dopo 11 ore giungiamo finalmente a Città di Panama, aeroporto Tocumen, di piccole dimensioni ma con vari negozi, e non perdiamo tempo per giungere all’imbarco per Managua, dove ci aspetta il fratello di mia moglie, qui residente dal 1973. Staremo presso di lui una ventina di giorni, con l’idea di visitare Leon, Granada, ed altri bei luoghi Nicaraguensi. Poiché in Nicaragua non vi è “Vodafone”, per telefonare nel paese, compriamo con 30 dollari un telefono della “Claro” con carica.

Visitiamo innanzitutto la vecchia cattedrale della capitale, di cui è rimasto solo l’esterno, il resto è crollato durante il terremoto del 1972, ed una moderna cattedrale è stata costruita in altra parte della città; ma ora che ricordo, al centro della piazza, contornato da prato, vi era una bella fontana. Ora è solo cemento, mi informo, e mi dicono che serve per le manifestazioni politiche… che bruttura. Nei pressi della vecchia cattedrale si trovano sia il teatro nazionale Ruben Darìo che il palazzo della cultura, oltre che il Malecon (il lungolago), passeggiata per famiglie adiacente il lago di Managua, anzi ex passeggiata poiché ora non si passeggia, tutto è in degrado, ed è un vero peccato, ora solo molta sporcizia, ci chiediamo perché le autorità permettano questo scempio; ovunque grandi manifesti del presidente, sembra un sultanato. Abbiamo fatto acquisti al mercato Huembes, dove vi sono centinaia di negozi e di venditori di articoli artigianali e alimentari: attenzione al portafoglio; più pericoloso comunque è il mercato Orientale, meglio evitarlo. Se decidete di prendere un taxi, concordate il prezzo, ed assicuratevi che sia un taxi regolare con tanto di foto dell’autista all’interno: può essere pericoloso. Managua offre be poco al turista. Per acquistare belle ceramiche che potrete vedere in lavorazione recatevi a San Juan de Oriente, mentre il centro dell’artigianato si trova a Masaya. La temperatura si mantiene ottima, 32 gradi, però con vento, questo è uno dei periodi migliori per visitare il Nicaragua, in Aprile farà molto caldo umido. Serata in compagnia, tavolo preparato con 4 tegami a forma di faccia (los diablitos), tipici, dentro i quali si cuociono spezzatini di pollo, manzo, salsicce etc; quando saranno pronte le tortillas, a self service si preparano i tacos. In questi primi giorni, avviene una scossa di terremoto, qui ci sono abituati, ma a mè non era mai capitato di essere al secondo piano di una casa, e sentirla tremare così per una decina di secondi….

Sabato partenza per Leon, dov’è nata mia moglie, ed è vissuta 7 anni prima di trasferirsi in Europa. Il bel panorama consiste in numerosi vulcani che fanno da sfondo al lago Xolotlan. Inizialmente proseguiamo per la spiaggia di Poneloya (20 km.oltre Leon), prime foto, quindi pranziamo in località Las Penitas, all’hotel “Suyapa beach” ( 45 dollari camera doppia con colazione), gustando per 10 dollari un ottimo filetto di curbina con contorno, servito in tegami caratteristici. Dopo passeggiata sulla quasi deserta spiaggia di sabbia scura,( per chi nuota attenzione alle correnti), alle 17 siamo a Leon, all’hotel Austria (conduzione austriaca), centrale e pulito (61dollari la doppia con ottima colazione). Dopo un riposo, giro in città, che risulta subito più sporca di alcuni anni fa, un po’ degradata, scritte politiche filogovernative stampate sui muri. Visita della cattedrale, Basilica De la Asuncion, la più grande del centro America, a lato il collegio, ed il palazzo episcopale: nel piazzale circostante, da poco restaurato, la statua ed i 4 leoni, venditori di souvenir e cibi cotti. Non avendo fame, beviamo un ottimo succo di frutta mista (2,50 dollari) al Sesteo, storico bar-ristorante all’angolo del parco centrale.

La mattina dopo, sveglia presto, ancor prima della ululante sirena delle 7; è domenica, ed il mercato dietro la cattedrale apre alle 9. Dopo ottima colazione, visitiamo i resti della chiesa di San Sebastiano, bombardata nel 79, quindi il museo Gurdian (belle opere), oggi entrata libera, quindi la chiesa San Francisco, la chiesa de la Merced, la bella chiesa De la Recollecion, capolavoro barocco (chiusa la Domenica), la chiesa San Juan ricostruita nel 1860 e la restaurata chiesa El Calvario. Sotto un forte sole, incontriamo la casa dove visse mia moglie, ed un’amica ci porta alla chiesa di Subtiava, appena fuori dal centro, cuore del barrio indigeno. Fà veramente molto caldo, e nel pomeriggio, siamo ancora al Parco central, dove la nostra attenzione viene attirata da venditori di gelati col carrellino, di raspados (granatine), tostones (banane fritte), bibite in ghiaccio, e più tardi, poste retro alla chiesa, dalle fritangas, griglie dove vengono cotte carni di varie specie, ed i prezzi sono ridottissimi, ma l’igiene è poca. Il tramonto non ci entusiasma, e ci rechiamo, dopo aver girato, al solito ristorante “El sesteo”, una garanzia, classificato piuttosto caro dalla Lonely, ma tutto è relativo: il tipico nacatamal una specie di polenta, con spezie e carne di maiale, (servita in foglia di banano), e bibita, o 3 tacos (tortilla con carne di pollo o manzo) e bibita, 5 dollari; il prezzo sale se si ordina filetto di pesce o carne. Passeggiata e a letto presto.

Lunedì alle 8,30 siamo già fuori, il mercato apre, la città si anima. Entriamo nel mercato coperto dove vendono cibi, e fotografiamo i grandi frutti esotici, acquistiamo achote (spezie colorante che mettono ovunque), e jocotes, piccoli frutti con aggiunta di sale. Dopo colazione giriamo per shopping, unico negozio (banchetti a parte) di souvenir in una piccola galleria: Plaza el Carmen, nella zona della chiesa De la Recollecion, dove le monache ospitano ragazzine disagiate, in un ambiente arioso e pulito: ci sentiamo di fare un’offerta. Non si può stare a Leon senza salire sulla Cattedrale, tetto di cupole, con vista da un lato sui vulcani, e dall’altro sulla piazza, entrata 2 dollari. Per le strade consiglio di fare attenzione ai tombini dell’acqua, ai quali è stato rubato il coperchio in ferro, e con la scarsa illuminazione serale, si rischia veramente una brutta disavventura.

La mattina della partenza, nel parco centrale, vari chioschi, la chiamano la fiera Ruben Darìo. Rientriamo a Managua; dal centro, per dollari 1,50, il taxi ci porta al terminal dei bus, caotico, dove prendiamo l’espresso, veicolo che trasporta una dozzina di persone, che in un’ora e mezzo, senza fermate e per 2 dollari a testa ci porta a destinazione. Leon non offre granchè, eccetto interessanti chiese, ma è una cittadina vitale, vera, perché ancora poco turistica, ed in una mezz’ora si giunge al mare, per chi attraversa il centro America vale la pena fermarsi. Ritorniamo a Managua, ed approfittiamo dell’invito di gente altolocata, conosciamo un monsignore italiano, giovane, già arcivescovo in Nicaragua, e ci viene mostrata un grandiosa raccolta di reperti precolombiani, praticamente un museo: molti reperti furono trafugati durante la rivoluzione.

Il fine settimana lo passiamo a Pochomil, larga e deserta spiaggia sul Pacifico, ove, causa anche le pessime strade, non arrivano i mezzi pubblici, quindi i proprietari delle casette sulla spiaggia, vivono in tranquillità, in alto, su di una collinetta, la grande casa di Aleman, ex presidente del Nicaragua. Vi sono anche alcuni piccoli alberghi, sicuramente a basso prezzo, condivisi con l’adiacente pueblito di Masachapa, molto caratteristico, con le lavandaie che lavano i vestiti nel fiume e con tanto di campo di calcio, disastroso e con rifiuti: abbiamo assistito per alcuni minuti ad una partita; vi sono alcuni bar, e si vende abbigliamento, probabilmente usato, per le strade. Qui si vede tutta la povertà che attanaglia gli indigeni. Non molto lontano, la più conosciuta spiaggia di Montelimar, ove si trova pure l’hotel Barcelo. Abbiamo mangiato ottimo pesce appena pescato a Masachapa, nacatameles e carne di maiale e manzo “hasada”, alla brace, molto tenera. Il mare si presenta spesso mosso. Sulla spiaggia si può cavalcare o guidare motorette a 3 ruote. L’avvicinamento a questi luoghi, è avvenuto attraversando campi di canna da zucchero (famoso qui il Rum “Flor de Cana”). La località balneare più conosciuta sul pacifico rimane San Juan del Sur, ma non trascurerei i luoghi sopra descritti, in quanto più veritieri. Il ritorno a Managua è avvenuto per una miglior strada fatta costruire apposta per l’ex presidente Aleman, salendo ai 1200 metri di El Cruzeiro, e godendo di un bellissimo panorama discendendo verso la capitale.

Dopo qualche giorno decidiamo di andare a Granada, dicono la città più bella del paese, e la più antica dal punto di vista storico in quanto prima residenza degli spagnoli. Su consiglio affittiamo un taxi di fiducia, spesa 30 dollari, che prima ci accompagna al vulcano Masaya, costo 4,5 dollari a testa, salita in auto sino al cratere. Si sente l’odore dello zolfo, e la visita è sicuramente interessante, per chi si trova nei pressi della capitale è una escursione poco impegnativa. Abbiamo poi proseguito per la città di Masaya, caratteristica e piena di folclore, soffermandoci al Malecon,passeggiata sulla laguna, e filmando ragazzi intenti a giocare a baseball: qui anche un interessante mercato coperto di artigianato. Dopo pochi minuti siamo quindi giunti alla laguna de Apoyo, un lago formatosi in un cratere, visita consigliata, molto scenografica, possibilità di cavalcare, nel tragitto molte bancarelle che vendono souvenir. A qualche chilometro troviamo San Juan de Oriente, capitale delle terracotte, che poi si vendono in tutto il paese: acquistiamo. Ora non ci rimane che proseguire per Granada, in totale avremo percorso 60 chilometri. Granada ci accoglie con la sua vivacità e bellezza tutta coloniale. Il nostro bell’hotel, il Plaza Colon, è situato proprio nella Plaza Colon (Parque Central), ed è in stile coloniale e di ottima categoria. Subito un bagno in piscina, quindi fuori per una bibita ed un “pastellito de pollo” presso il caffè Don Simon, non buono come a Leon, piccolo e più costoso (un dollaro), ma il locale si fa gradire per la posizione, in centro, e di fronte alla cattedrale, al cui lato si trova la piazza dell’Indipendenza. Anche qui i tassisti suonano in continuazione, anche per farsi notare sperando di essere richiesti. Siamo quindi andati al mercato, inutile descrivere la confusione, poi alla chiesa di Xalteva, di fronte un parco con colonne grezze in pietra. Siamo quindi saliti sul campanile della chiesa De la Merced (un dollaro), forse la più bella, e ci siamo goduti il panorama della città. Nella chiesa, un famoso dipinto della madonna di Fatima. Ceniamo presso il ristorante “Nuestro Mundo”, che sotto i portici della piazza allestisce una Fritanga, molto igenica, in cui mangiamo carne di manzo e pollo alla griglia, con tostones(banane fritte tagliate sottili tipo patatine) e repoio (insalata di cavolo), con le bibite 9 dollari in totale. Come a Leon molti venditori ambulanti e molti bambini che chiedono elemosina, mentre 3 “mariachi” suonano presso il nostro tavolo: si accontentano di un dollaro. Gironzoliamo nel centro, e per la via La Calzada, dove sono altri ristoranti e gente che fà musica. Ci corichiamo, ma prima usufruiamo di un ottimo cocktail che ci viene offerto dall’hotel. Il mattino seguente, dopo colazione a base di Nacatamales, ed aver dato un’occhiata al Parco Central che si stà animando, concordiamo col vetturino un breve tour in carrozzella di 45 minuti per 12 dollari. La Carrozza è la n° 2, il ragazzo si chiama Byron, e strada facendo ci dà spiegazioni storiche; rivediamo luoghi visti il giorno precedente, poi la zona più antica con la casa (la pù vecchia) del pirata Walker, qui famosissimo, la chiesa della madonna di Guadalupe, quindi galoppata fino al “malecon”, il lungo lago, dove domani speriamo di prendere una barca per girare intorno alle isolette.

A Granada non si può prescindere da un giretto in carrozzella. Troviamo un po’ di tempo, per visitare il convento San Francisco con annesso museo, costo 2 dollari a testa, con statue in pietra degli idoli indigeni, epoca 1300 circa, e ceramiche precolombiane, nulla di speciale, ma il costo è irrisorio, e vale la pena. Ci prepariamo per cena, e dopo aver fatto un giro al caotico mercato e comprato frutta, ci rechiamo in via “La Calzada”, al ristorantino “Comida tipica y mas”, raccomandatoci oltre che dalla Lonely, anche da un ragazzo dell’hotel: abbiamo mangiato “chancho con yucca”(maiale con un tipo di patata), e tacos, col bere spesa totale meno di 10 dollari, non eccezionale, porzioni medie.

Giovedì 27 Gennaio, concordiamo 35 dollari per avere una barca e visitare le isolette del lago di Granada (Cocibolca), dicono siano oltre 300. Ci vengono a prendere con l’auto, entriamo nel “tourist center”, bel parco con vari ristoranti (che ci dicono pericoloso la sera), e giungiamo alla “Cabana amarilla” dove varie imbarcazioni aspettano i turisti. Ci accompagna un giovane del luogo che ci spiega come alcuni indigeni sono proprietari delle loro piccole isole perché vi abitano da sempre, mentre vediamo anche isolette con belle case, che appartengono a famiglie ricche di stranieri o di locali, come Chamorro o Pellas…quella che vale di più, costa 2 milioni di dollari. Vediamo l’isoletta su cui sorge il Castillo spagnolo, vecchia fortezza, si può entrare con 1 euro, ma noi andiamo avanti, e giungiamo alla “isla de los monos” dove vivono alcune simpatiche scimmiette. L’escursione si protrae per un’oretta, sotto lo sguardo del Volcan Mombacho (altra bella escursione, più impegnativa di quella all volcan Masaya) e vale la pena immergersi in questa vegetazione; naturalmente si potrebbe chiedere presso un’ agenzia di fare questa escursione in gruppo, spendendo meno. Rientriamo a mezzogiorno, acquistiamo t-shirt a 3 dollari al mercato, e beviamo un fresco di cacao con pastellitos di pollo e ananas, spendendo un terzo rispetto al caffè Don Simon, in una pastelleria che si trova in una traversa proprio dietro al parco centrale. Certo Granada offre un centro storico coloniale interessante e molto curato rispetto alle altre città, in giro molti turisti, anche qui tanti venditori ambulanti che al vostro “no”, non vi importuneranno oltre, molti bambini che elemosinano e che accettano anche il resto del vostro cibo. Lasciamo Granada con un bus che parte ogni 15 minuti, e folcloristicamente con 1 dollaro a testa ci lascia a Managua nella zona richiesta. Vi può interessare sapere che in Nicaragua non esiste rete ferroviaria, ed i treni se li sono venduti, ed ora i bellissimi vagoni in legno e relative locomotive, sono attrazione dei turisti in Costa Rica. Qui si dice che sarà un anno duro, poiché a Novembre ci saranno le elezioni, quindi incertezze, anche se in realtà tutti sanno chi si dichiarerà vincitore anche senza esserlo.

Non sono necessari visto d’ingresso e vaccinazioni. Tassa di soggiorno: si pagano 10 dollari all’entrata, e nulla in uscita se si rimane meno di 90 giorni (così ci hanno detto in loco). Se volete sfruttare la misera lounge dell’aeroporto di Managua, sappiate che gratis avrete solo soft drinks. KLM: che delusione, anche al ritorno, da Amsterdam ritardo di un’ora, eravamo già sul bus, dove siamo rimasti 20 minuti per poi tornare al gate per guasto imprecisato. Inserite tranquillamente il Nicaragua nei vostri prossimi progetti, vi sono molte cose da vedere, da una splendida vegetazione con laghi e vulcani, oltre che alcune città coloniali, spiagge ed una selvaggia costa atlantica. A disposizione.



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