I colori della Nuova Caledonia
- 2 gg. Noumea
- 3 gg. Isola dei Pini
- 5 gg. Tour della Grande Terre in auto
- 4 gg. Ouvea
- 2 gg. Noumea
Noumea: il transfer da aeroporto a Hotel Beaurivage lo facciamo con la navetta Arc en ciel per ben 6200 frp (ca. 52 euro) perché non vogliamo attendere un’ora l’autobus di linea, anche se costa molto meno. Così paghiamo di più ma partiamo comunque alle 17 perché qui gli orari sono elastici. Lo stress non è certo di casa. Ottima scelta l’hotel alla Baie des Citreaux perché si può arrivare a piedi in 10 minuti ai taxi boat di Anse Vata. Poco lontano (3 m a piedi) inizia una serie di ristoranti che soddisfano tutti i gusti: italiano, francese, spagnolo, vietnamita… La Barca ci ispira per la musica dal vivo e l’aria informale.
Sabato 21 – Giornata dedicata a Noumea. Seduti sulla panchina ad attendere il bus 10 che alle 8 ci porta al Marchè, siamo avvicinati da una signora di mezza età, appena uscita dall’acqua per la nuotata del mattino, la quale si offre di darci un passaggio verso la città. Stupiti e perplessi di fronte a tale intraprendenza e gentilezza, accettiamo comunque il passaggio per poi farsi prendere un po’ dalla preoccupazione quando la signora prende la direzione opposta. In realtà ci fa fare un giro panoramico ed è molto simpatica. Il mercato di Noumea ci delude perché non ha nulla di tipico ed in effetti, come letto in altri racconti, niente a che vedere con quello di Port Vila alle Vanuatu, né con quello di Rangiroa, tanto per restare nel Pacifico. La nostra prima scelta per l’escursione del giorno, Phare Amedée, ci va male perché per il week end è previsto troppo vento ed il taxi boat non viaggia. Torniamo verso Anse Vata e dirottiamo sull’Ile aux Canards perché i viaggi a Ilot Maitre sono al completo.
Nota pratica: ci sono poche barche che vanno e vengono quindi è meglio prenotare l’uscita. L’acqua è ancora freddina e la muta per noi è una salvezza. Lo snorkeling non è di quelli memorabili, anzi piuttosto scarso se non fosse per due tartarughe, animali marini che a noi piacciono sempre moltissimo.
Rientro in hotel a piedi (10 minuti), doccia e autobus alle 19 per Place des Cocotiers. È sabato sera, abbiamo letto ovunque che è il fulcro della città, dove si vive l’anima cittadina, dove i locali si incontrano… forse ci era sfuggito che questo succede di giorno perché alle 19.15 non c’è anima viva! Gironzoliamo nelle vie intorno per incontrare il nulla. Né persone, né negozi o ristoranti aperti. Una desolazione. Ci salviamo da Chez Toto, piccolo locale, dove agguantiamo l’ultimo tavolo. Ci va anche bene con un eccellente tonno al sesamo e salmone in salsa cognac. Gli autobus per la Baia non ci sono dopo le 19, pioviggina, taxi non se ne vedono e a malincuore marciamo quasi in mezzo alla strada per 45 minuti fino all’hotel.
Domenica 22 – Partenza 5:45 per l’aeroporto Magenta con volo alle 7:10 per l’Isola dei Pini. Att.ne: rigoroso il rispetto del peso dei bagagli. 12kg in stiva e 5 in cabina. Per un chilo in più ci hanno fatto pagare 600 fp. Il bello del volo è guardare dall’alto i primi scorci di barriera quando scorgi il grande blu, i piccoli atolli, le sagome dei coralli e le mille sfumature dell’azzurro. In quest’isola si aggiungono i verdi dei pini colonnari che svettano sopra le palme da cocco. E ti chiedi: sogno o son desto?
La Baia di Kanumera, su cui si affaccia l’Oure Tera Resort è placida, silenziosa, con tutti gli ospiti in contemplazione. Si può tranquillamente stare una giornata nel dolce far nulla, eccetto una pagaiata di mezz’ora.
Lunedì 23 – Escursione in giornata con transfert alla baia di St. Joseph, piroga nella baia di Upi, camminata nella foresta di pini e palme e approdo alle piscine naturali. Un’esperienza unica, un paesaggio pazzesco per l’insieme di elementi; sabbia bianca, pini colonnari, acqua trasparente e pesci pappagallo.
N.P. Spettacolare il paesaggio non altrettanto lo snorkeling. A fine settembre con la muta noi siamo riusciti a stare in acqua per mezz’ora; senza non ci saremmo riusciti. Più o meno tutti arrivano verso le undici e restano fino alle 13, quindi dalle 13 alle 15… c’est super!!! All’ingresso della baia d’oro vale la pena anche fare la passeggiata con i piedi nell’acqua verso sinistra fino in fondo, dove si incrocia il mare aperto. Anche lì i colori sono emozionanti.
Martedì 24 – Per il terzo giorno scegliamo una seconda escursione, quella in barca per le baie e l’Ilot Brosse, con pasto completo a base di aragosta.
N.P. col senno di poi si può fare senza pasto portandosi un sandwich dall’isola perché con tutta la buona volontà dei due caledoniani che hanno cucinato sul posto la differenza di 25 euro a testa per il pasto non sono proprio spesi bene.
L’isoletta è la classica cartolina tropicale con lingue di sabbia bianca, azzurri accecanti, brezza marina ma con ben 3 new entry:
1) i pini in mezzo alle palme sono ancora uno spettacolo, gli aghi “plastificati” (io li credevo di plastica) non fitti gli uni sugli altri fanno in modo che il blu del cielo penetri attraverso il verde brillante. In alcuni scorci, sul lato esposto al vento, dove l’azzurro della laguna lascia il posto al verde trasparente sembra di essere al lago di Braies sulle nostre splendide Dolomiti. Proprio qui arriva la sorpresa:
2) la nursery degli squali pinna nera. Tagliando a metà l’isola, attraversando la boscaglia, si approda ad un’insenatura di rocce e dall’alto di due metri si possono vedere 20,30,40 squali che pinnano tutt’intorno
3) la terza new entry fa parte del mondo animale ed è il tipico serpente ad anelli della Nuova Caledonia. Si trova tra le sterpaglie, a bordo spiaggia, lo si nota per i colori vivi sulla sabbia bianca, ma è molto schivo e si ritrae subito appena si accorge della presenza di due piedi.
Rientrati alle 15 all’Oure Tera facciamo una puntatina per un gelato alla baia di Kuto, passando dalla spiaggia e attraversando la strada nel punto stretto di congiunzione delle due baie, per tornare alle 17.30 a gustarci un rosso tramonto sulle comode sdraio del lodge.
Mercoledì 25 – Primo volo del mattino alle 8:40 per tornare nella capitale ed iniziare il tour della Grande Terre in autonomia con il noleggio auto e prima destinazione Bourail.
Il tratto Noumea Bourail entra ed esce dalla costa, attraverso zone collinari molto verdi ma senza panorami mozzafiato.
La Roche Percèe e la Bonhomme sono i due simboli del luogo, posati su una lunga spiaggia dorata. Il sentiero delle tre baie parte da lì; è una semplice camminata in sali/scendi (2 ore a/r) per ammirare le baie dall’alto. Noi l’abbiamo fatto al mattino con molte nuvole purtroppo.
La Plage de Poè invece è più chiara ma, attenzione: alle 11 la marea è bassissima e l’acqua è tutta ritirata. Ecco perché l’uscita con il battello dal fondo in vetro parte alle 7.15 poi resta in secca. Il vento batte forte, di scendere in acqua non se ne parla e comunque ci pare di capire che lo snorkeling non si fa dalla spiaggia ma solo in escursione con il taxi boat all’Ilot Verte. Rimandiamo ancora l’incontro con i pesci…
Giovedì 26 – Arriviamo nel tardo pomeriggio a Koné, destinazione scelta solo per il volo sul cuore di Voh il mattino successivo. Prima di arrivare al nostro hotel La Nea, sosta all’Hibiscus per pagare l’escursione e firmare le carte di sicurezza e scarico responsabilità.
Venerdì 27 – 7:45 pronti davanti all’hangar. Noi abbiamo scelto la versione più economica e cioè mezz’ora su un ultraleggero a 2 posti, ospite+pilota, da fare uno dietro l’altro. Il senso del tempo è come sempre relativo: 30 minuti si possono consumare in un’eternità monotona, noiosa, terrificante, triste oppure in un battito d’ali di farfalla emozionante, stupefacente, coinvolgente come la visione dal cielo può dare. Prima un passaggio sulla laguna (#bellodalacrima è l’hastag che più si addice) e poi sul grande cuore di Voh, creato in modo naturale dalle mangrovie. E la giornata potrebbe anche terminare qui per la soddisfazione. La tappa successiva è Hienghene attraversando da ovest ad est la Grande Terre e salendo a nord. Questa tappa purtroppo è ancora influenzata dalle nuvole e dalla giornata grigia. Peccato, perché resto convinta che questa destinazione, in condizioni di luce e sole, sarebbe top. La Poule Converse si fa ammirare dal belvedere, accovacciata, a covare, come dice il nome. Il becco di roccia è molto nitido e ben visibile. L’uscita per lo snorkeling che volevamo la mattina dopo non s’ha da fare: Babou Cote Ocean non ha disponibilità e la seconda opzione, Bruno B., non ha la barca adatta perché al mattino c’è ancora bassa marea (l’ultima di settembre. Che sfortuna!). Qui alloggiamo al Koulnoué Village, un giardino tropicale direttamente sul mare, con dei bei cottage e soprattutto un gustoso buffet serale.
Sabato 28 – Prossima tappa, Poindimié. La strada che costeggia il mare è splendida, la natura rigogliosa, nonostante sia primavera ed i fiori tipici delle isole tropicali non siano ancora sbocciati. Alle 13.30 il servizio di taxi boat di Aqualagoon ci porta all’isola Tibarana per il pomeriggio. La reclamizzano come l’isola più bella della NC e lo stesso Martin di Aqualagoon ironizza su questo slogan. Gli ingredienti per due ore di relax ci sono tutti: vegetazione rigogliosa, sabbia bianca, mare dalle mille sfumature, noci di cocco sulla spiaggia… e noi due soli!!! Terminiamo la giornata con un’ottima cena con grande buffet all’hotel Tieti.
Domenica 29 – Mattinata di snorkeling ancora con Aqualagoon, con Martin e Jeanne, eccezionali professionisti, simpatici e capaci di organizzare alla perfezione due discese in acqua di 60 e 45 minuti con foto e video finale montato in pochi minuti. Proprio rivedendo le loro foto e video abbiamo capito che quella che sembrava essere stata un’uscita “normale” senza avvistamenti strabilianti, in realtà, rivedendo le foto di spugne, coralli, anemoni e altre piccole creature si è rivelata proprio una super snorkellata. Notte a Sarramea all’hotel Evasion con bagna caldo in vasca idromassaggio a disposizione degli ospiti in una cornice bucolica.
Lunedì 30 settembre – Partiamo presto per arrivare all’apertura al Parc des Grandes Fougeres, con deviazione apposita a Farino, in collina, perché, confesso, ho una passione, nata in un parco alle Hawaii: i riccioli di felci. Quando ho visto che in NC esiste un parco dedicato proprio alle felci, l’attrazione è stata irresistibile. Ce ne sono di veramente grandi ma la mia attenzione e le mie numerosissime foto si sono concentrate sui riccioli, da dove le felci nascono e si sviluppano. Strepitosi!
Con tempi giustissimi e ben calcolati rientriamo a Noumea per lasciare i bagagli all’hotel Beaurivage e trasferirci a Ouvea più leggeri (12kg in stiva e 5 in cabina). Alle 15.30 avvistiamo la lunghissima striscia di sabbia bianca che corre lungo l’isola, a cui si accosta la strada. Confesso che la prima impressione non è stata entusiasmante come per l’Isola dei Pini ed ho messo in forte dubbio la scelta di Ouvea come seconda isola. Luca mi tranquillizza e mi dice “Vedrai domani”.
Martedì 1 – E così fu. Mari tropicali e lagune negli Oceani, sia Pacifico che Indiano, ne abbiamo viste, ma i colori del mare lungo la costa nei pressi del ponte di Mohui sono unici e nessuna foto potrà mai renderne vero omaggio. Il ponte collega l’isola grande con la piccola Mohui e delimita la zona protetta, la laguna de la coté droite, dove non si può nuotare, da quella libera, a Gauche. Dall’alto del ponte si vedono nitidamente tartarughe e aquile di mare che attraversano la pass. Da sotto il ponte, con maschera e pinne, ci appostiamo in contemplazione di due squali appoggiati ad una roccia, che mostrano corpo e coda, nascondendo il muso. Nel pomeriggio non li troviamo più, segno che nuotavano intorno a noi a ns. insaputa. Il tramonto dalle sdraio del Paradis d’Ouvea è il massimo della pace.
3 giorni trascorrono veloci tra passeggiate a bearsi dei colori del mare e soste sul ponte ad individuare le grandi tartarughe che continuamente emergono per respirare e dipingono di chiarore l’azzurro pazzesco dell’acqua. Il vento purtroppo imperversa proprio in questi giorni ed in parte ci rovina il paradiso.
Una giornata la dedichiamo al giro dell’isola con l’auto noleggiata direttamente all’hotel; da nord a sud con passeggiata fino al ponte degli squali, dove arriviamo con la bassa marea, fino allo snack di chez Ide per una eccellente crepe con panna e marmellata.
Il Paradis d’Ouvea brilla per la spettacolare posizione nel punto, in effetti, più bello dell’isola; se così non fosse non si giustificherebbe un prezzo così alto per una struttura che non fornisce agli ospiti neanche la bottiglietta d’acqua di cortesia. Per cena, complice il fatto che ad inizio stagione i piccoli ristoranti locali intorno sono ancora chiusi, si è costretti a mangiare al ristorante del resort; i piatti sono 5 in tutto e non certo in porzioni abbondanti. Ma è chiaro che la location vale tutto!
Venerdì 5 – si rientra sulla terraferma e completiamo la visita della cittù con il centro Tjibaou, in onore della cultura Kanak , progettato dal nostro architetto Renzo Piano che ha vinto la concorrenza di altri 160 studi di architettura e poi lo ha costruito tra il 1995 e il 1998. E’ un complesso formato da dieci “capanne” di diverse dimensioni , molte sale espositive; una di queste ripercorre la vita di Jean Marie Tjibaou, il leader indipendentista assassinato nel 1989. Davvero interessante.
Sabato 6 – dedicata interamente al Parc de la Riviere Bleue, una riserva naturale che ospita molte specie di uccelli, tra cui il famoso Kagu, unico uccello al mondo che zampetta ma non vola. Scegliamo la combinazione bicicletta per l’andata lungo le rosse strade del parco e kajak per il ritorno nelle acque del Fiume Blu. La location è in alcuni punti “da film” con forte contrasto di colori tra l’azzurro del cielo, il verde delle acque, il bianco sporco delle piante spoglie che emergono dalla superficie ed il grigiore della nebbiolina che lentamente sale sul finire del pomeriggio. Vale la pena passare qui la giornata anche per avvistare il famoso kagu che si lascia tranquillamente avvicinare.
Abbiamo aggiunto un’altra perla del Pacifico alle nostre avventure, alla scoperta di culture diverse dalla nostra. Ci piacciono tutte, ognuna con le proprie peculiarità, perché gli atolli del Sud Pacifico non sono solo spiagge tropicali, anzi forse quelle passano in secondo piano perché quelle si che si assomigliano in ogni parte del mondo; quello che le caratterizza davvero è ciò che le circonda, le culture e le persone che le plasmano. Ecco perché non è possibile fare una classifica tra quelle viste … sono tutte al primo posto.
Au revoir Pacific.