b.faso

BURKINA FASO 08/2009 Lunedì 03-ago Roma Fiumicino, arrivo con largo anticipo al mio check-in con l’air-algerie per i miei prossimi 17 giorni in B.Faso per un viaggio di turismo solidale nella parte est del paese: “…alla scoperta del popolo Gourmantchè e della falesia di Gobnangou…” ; là mi attende Abga l’eco-guida della Tapoa che...
Scritto da: lucalucaluca
b.faso
Partenza il: 03/08/2009
Ritorno il: 20/08/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
BURKINA FASO 08/2009 Lunedì 03-ago Roma Fiumicino, arrivo con largo anticipo al mio check-in con l’air-algerie per i miei prossimi 17 giorni in B.Faso per un viaggio di turismo solidale nella parte est del paese: “…Alla scoperta del popolo Gourmantchè e della falesia di Gobnangou…” ; là mi attende Abga l’eco-guida della Tapoa che mi affiancherà nella mia vacanza.

Vacanza organizzata dall’Italia via internet grazie all’ONG ACRA, con uno scambio di mail fra me e Valeria la referente dell’Acra a Diapaga; città principale del distretto che visiterò, e base dei vari spostamenti.

Aereo pieno come previsto d’algerini e famiglie che tornano a casa, a volte dopo anni, nel mese d’agosto; un pò di trambusto per il troppo bagaglio a mano portato nell’abitacolo e poi si parte.

Scalo ad Algeri per circa 4 ore di attesa del volo per Ouagadougo (per tutti Ouaga); ritardo del volo di due ore ed arrivo a Ouaga alle 02.00 circa invece che alle 23.45.

Abga mi attende all’uscita con un foglio con su scritto LUCAS, presentazioni, saluti e spiegazione che il mio francese è abbastanza approssimativo.

Albergo, pulito e confortevole; ha la TV che non accendo e l’aria condizionata che accendo.

Martedì 04-ago La giornata inizia presto; dobbiamo cambiare gli euro, fare le spese di alimenti e acqua minerale (per me) per il nostro viaggio nella Tapoa, e prendere il pulman per Fada N’Gourma.

Ouaga mi da una buona impressione, le strade laterali sono in terra rossa (come ho già visto in altre città africane), quelle principali asfaltate, il traffico è quello tipico africano di pedoni, motorini, camion, auto, taxi, ma non troppo caotico, ne inquinato.

Dopo le spese di Abga, facciamo un giro in motorino, vedo il centro con la piazza Nazioni Unite e la sede del Fespaco, ritorno in hotel, corsa in taxi alla Gare per prendere il ns. Pulman.

Alla Gare ritrovo la classica confusione di questi posti: passeggeri in attesa, venditori di cibo e di acqua, qualche bambino mendicante, aspiranti portabagagli, ed altri in un’atmosfera che ai nostri occhi occidentali appare confusionaria, ma che ha invece la sua logica. Saliamo sul pulman al volo e ci sistemiamo con il bagaglio sulle gambe, oltre lo zaino abbiamo due scatole di cibo e 20 lt d’acqua, i nostri posti sono di fianco all’autista almeno la visuale è ottima anche se la sensazione è di essere inscatolati fra delle lamiere molto calde. Sono le 13.30 ci aspettano circa 220 Km di viaggio ci metteremo 4 ore.

Dopo una serie di casette di terra ai margini della strada inizia il verde, campi coltivati ed alberi non imponenti, ma tanti, granai, qualche contadino.

Sul pulman tutti parlano a gran voce e ridono, io non capisco e chiacchiero con Abga. Continuano a sfilarmi dal finestrino corsi d’acqua limacciosa, pulmini carichi di tutto, piccole mandrie di Zebù, bimbi che fanno il bagno in pozze d’acqua.

Intanto è sempre più caldo e l’asfalto sempre più rovinato e cosparso di buche; non so ancora che tempo due giorni e non ne vedrò più sostituito dal rosso delle strade in terra battuta e delle piste.

Arriviamo stanchi (io per lo meno!) e andiamo al nostro hotel; una porticina ci conduce ad un cortile con quattro Bungalow un bagno e due docce esterne, da una tettoia in paglia nel giardino pendono oggetti in legno, statue e disegni, insomma un bel posto Oggi scopro è festa nazionale, Abga mi spiega che questa data è quella in cui nel 1960 la Francia concesse l’indipendenza all’allora Alto Volta, ma lui preferiva l’ex festa nazionale del 05 agosto quando nel 1983 il movimento popolare con alla testa Tomas Sankara rovesciò il governo golpista ed avviò un’ esperimento di società che tanto avrebbe da dire ancora oggi. Sono d’accordo con lui, ho letto alcune cose di T. Sankara e non posso che essere d’accordo.

Mercoledì 05-ago Partenza per Diapaga, pulman peggiore di quello con cui siamo venuti, ma ugualmente carico di tutto; all’arrivo vedrò scaricare: 3 moto, 1 letto completo di materasso, sedie, pallets, sacchi di cemento, bidoni di benzina,assi di legno, pneumatici. Dopo circa 3 ore di strada scomoda in cui vedo sfilare dal finestrino molta vegetazione ai lati con pochi insediamenti abitati, termitai giganti, mandrie di Zebù, aironi guardabue, avvoltoi, cormorani ci fermiamo la strada è finita e ci attende la pista; cambio di pulman ne prendiamo uno più piccolo e ancora più rovinato, ci passeremo circa 2 ore fra buche, deviazioni e pozze d’acqua.

Dopo circa un’ora vedo che i miei vicini hanno il viso rosso per la polvere; come me d’altronde, ma non so perché il contrasto con il nero dei loro visi gli da un’aspetto buffo, comunque sono completamente sporco e appiccicato.

Arriviamo a Diapaga dopo circa 5 ore di viaggio totale per circa di 200 km, d’altronde è l’Africa ed è meglio andare lentamente qui che stare in fila in un’autostrada italiana! Hotel, uno spazioso bungalow con angolo dove portare i secchi d’acqua del rubinetto del cortile e fare la doccia, bagno esterno, zanzariera dono dell’Unicef (sic!), ventilatore da terra, sedia e tavolino; polveroso, ma confortevole.

Cena con Valeria di Acra che finalmente conosco, Giovedì 06-ago Svegliato prestissimo dal canto degli uccelli, sento versi di tutti i tipi e modulazioni, è incredibile il frastuono che fanno, penso ce ne siano tantissimi. Abga deve fare alcune commissioni e mi lascia, per la colazione, nelle mani di Pascal il ragazzo che lavora nel bar dirimpetto all’Hotel il maquis di Gilbert.

Nei giorni successivi passerò più volte di qua; una piccola tettoia sulla strada e dietro una specie di cortile con qualche tavolo una panca e delle sedie, i clienti sono gentili e si interessano a me, la sera si suona la chitarra, il giorno si chiacchera, si sonnecchia, si gioca a carte, si parla di bibbia e di cose più prosaiche, ma sempre si beve birra BRAKINA o SO.B.BRA le due birre nazionali poco alcoliche servite in bottiglie grandi.

Facciamo un giro in motorino, le case ai lati delle strade di terra rossa sono tutte ad un piano, c’è molto verde ed alberi, visitiamo il lago sacro usato tuttora dagli animisti per i loro riti religiosi, e la grotta sacra sulla collina dove, mi spiega Agba, all’arrivo dei nemici la figlia più giovane del re si rifugiava nuda in questo modo le api sue alleate uscivano e scacciavano i nemici.

Poco più in là c’è una croce cattolica messa dai missionari immagino per far capire…Chi comanda.

La mostro ad Abga e lui mi dice che nel 2003 tentarono di farci una grossa messa, ma le api lo impedirono.

Continuo a parlare di religione e scopro che Abga è animista asserendo, a ragione, che è l’unica vera religione africana in quanto il cristianesimo e l’islam vengono da altri continenti Per come la vedo io ha perfettamente ragione, e se i comportamenti delle persone sono onesti e buoni possono pregare per Dio , Halla o un albero.

Fra questi luoghi sacri ha sede l’internet-cafè di Diapaga e la sede della radio.

Ci spostiamo al lago Tapoa facciamo due passi a piedi e raggiungiamo delle case di pescatori, con uno di loro faccio un giro in piroga fino all’isola di canne al centro del lago, la tranquillità assoluta l’acqua è marroncina e piena di Ninfe.

venerdì 07-ago ; sabato 08-ago Primo cambio di programma; con un tedesco, una coppia di francesi e una tedesca (tutti cooperanti) andremo per due giorni al Parco W uno dei più importanti in Africa, fra B.Faso, Niger e Benin (dove sono stato due anni fa), chiamato così per la forma disegnata dal fiume Niger e dai suoi affluenti.

Viaggiamo in JEEP con avviamento a spinta, noi, Abga e l’autista, nel corso dei due giorni vedremo: facoceri, antilopi, gazzelle, scimmie, scoiattoli e tantissimi uccelli; anche se l’incontro più ravvicinato avverrà la notte. Qui è veramente l’Africa del mio immaginario, alberi ovunque, e verde senza fine, mi viene in mente il mare. Come quando andavo in barca a vela ed a un certo punto non si vede più la costa, ma solo l’azzurro del mare, qui è la stessa sensazione di essere immerso in un solo colore il verde segnato dalle piccole strisce rosse delle piste.

La notte dormiamo in tenda all’aperto io e Martin il ragazzo tedesco, fa caldo è sereno non mettiamo il copritenda di modo che l’aria passi attraverso i fori del telo interno, mi svegliano dei passi mi volto e vedo che anche Martin si è svegliato, ci parliamo in un francese maccheronico impastato dal sonno, poi guardo dietro e vedo a meno di un metro una testa di animale di almeno 25 cm di diametro, Martin dice che è una iena o uno sciacallo; io resisto 10 – 15 secondi poi, spaventato, mi alzo di scatto e l’animale fugge. Chiacchieriamo un po’ dell’accaduto e poi, sulla scorta del fatto che le iene mangiano i morti ed io sono vivo, mi metto a dormire; la mattina vedrò un’alba bellissima una striscia arancione che soppianta rapidamente il nero intenso della notte e scopre il verde dell’orizzonte per poi arrivare la luce del giorno potentissima come se invece delle 5 del mattino fosse mezzogiorno. Da qui ci spostiamo a Naponkorè, a le giardin (un vivaio di alberi) dove poi passerò il mio soggiorno nella Tapoa.

Passiamo la serata ascoltando Abga che ci racconta le storie sacre degli animali della foresta.

Domenica 09-ago Rientriamo a Diapaga passando per la cittadina di Namounou; è giorno di mercato e qui si svolge il più grande del circondario; effettivamente la confusione è tanta, piccole tettoie di frasche o plastica sotto le quali seduti stanno i venditori, gran vociare, gran pigia pigia, Nonostante siamo gli unici bianchi nessuno ci disturba, ne ci invita a fare acquisti; sia perché il mercato è solo di cibo e oggetti da uso quotidiano, sia (ma questo lo capirò giorno per giorno) perché i Burkinabè sono veramente persone gentili.

Lunedì 10-ago Sono di nuovo solo con Abga dobbiamo tornare a Naponkorè per il mio soggiorno alla falesia.

Partiamo in due su una moto Suzuma 100cc a vederla non gli darei una lira di fiducia da quanto è malconcia e carica di tutti i nostri bagagli, ci attendono 40 km di pista.

Dopo 20 minuti primo intoppo, la moto perde benzina dal carburatore, sosta, immediato crocicchio di gente che si ferma per dare una mano, Abga seraficamente mi chiede se ho il sapone a portata di mano, alla mia risposta affermativa lo prende e, mentre lo osservo stupito, con quello tampona le perdite; non avremo più problemi! La pista è molto rovinata, ma meno impegnativa del previsto tranne i punti dove la terra non è compatta e la moto “pattina”, in alcuni tratti si attraversano pozze o rivoli di acqua, il senso di circolazione è dettato dalle condizioni del fondo; il traffico è scarso, qualche camion stracarico, qualche pulmino.

Arriviamo in un ora e mezzo.

Da Martedì 11 a Giovedì 13 ago La falesia è una formazione rocciosa stratificata, alta qualche decina di metri e con un’estensione di chilometri, la parte superiore non è compatta, ma in molti punti si sono formate delle vallate, c’è una vegetazione bassa, ma anche alberi. Ci sono innumerevoli corsi d’acqua che formano cascate, alcune con salti di pochi metri altre molto più imponenti che si gettano in pozze balenabili o formano torrenti. La sensazione è bellissima, immersi nella natura con il caldo mitigato dall’acqua che corre. La falesia è costeggiata da campi coltivati o da terra incolta. I giorni passano fra passeggiate, bagni e riposo nella quiete del nostro campo base.

Questo è in un pianoro di terra battuta, da un lato la falesia con una cascata, dall’altro campi di miglio, due grossi alberi ci fanno da riparo per il sole. Le persone che ci ospitano sono veramente gentili e sempre pronte a venire incontro alle nostre necessità (fondamentalmente riempire il bidone dell’acqua per le necessità igieniche, cucinare e raggiungere il bar per qualche birra fresca da consumare in compagnia). Ogni sera conosco persone diverse, che poi rincontro la mattina dopo a colazione o nel corso delle escursioni.

Fa giorno presto con il ragliare degli asini ed il canto del gallo, e notte alle 18.00 improvvisa come se qualcuno spegnesse la luce; non c’è energia elettrica e il buio è totale, di notte si vedono centinaia di stelle, la via lattea è così vivida che sembra una maglietta bianca stesa nel cielo.

Da Napankorè ci spostiamo al villaggio di Kim konbou a bordo di una carretta trainata da un asino, sono 15 km ci mettiamo 3 ore all’andata e meno al ritorno.

Visitiamo un centro che si occupa di persone affette da Handicap motori; vedere un turista qua è già cosa rara, vederlo su una carretta è uno spettacolo. Tutti mi osservano e mi salutano, qualcuno fa delle battute spiritose; insomma mi sento un po’ lo zimbello della pista, ma d’altronde anche in Italia quando ho detto che avrei fatto un tour con un somaro i miei amici si sono messi a ridere.

Il paesaggio è povero, così come le persone, usano attrezzi agricoli che sembrano provenire direttamente dalla preistoria, le case sono in fango con tetti di alluminio o di frasche, gli abiti sono lisi o strappati.

Eppure in tutto il viaggio mai nessuno (tranne ad Ouaga) si è rivolto a me chiedendomi un regalo o qualcosa di materiale, la dignità di queste persone è ammirevole, ti chiedono solo di interessarsi a loro, così come loro si interessano a te in maniera spontanea e sincera.

Vogliono sapere da dove vieni, perché sei li, ti chiedono della tua famiglia, si accertano che tu stia bene e fanno di tutto per la tua comodità e il tuo confort.

Nei giorni scopro che esiste una specie di “gerarchia delle sedie”, ovunque arrivo mi invitano subito a sedere e mi offrono la sedia più comoda; più è alto lo “status” della persona più comoda è la sedia che gli viene offerta.

Nel corso del giro con l’asino ho l’onore di conoscere il Re di KimKombou è il 12^ della sua dinastia e regna da appena due settimane, io sono il primo occidentale che incontra da quanto è Re.

E’ tanta la povertà, ma anche lui non mi chiede niente di personale solo di fare qualcosa per lo sviluppo del suo villaggio.

Tramite Abga gli spiego questo tentativo che sta facendo ACRA per avviare il turismo solidale in quella zona e gli auguro tanta fortuna, mi offrono una calebasse colma di liquido non identificabile in cui bagno le labbra, e dopo una serie di inchini e saluti ripartiamo.

Il giorno del ritorno a Diapaga fo dono a Sagnan, il capo della famiglia che ci ha ospitato, di 50,00 Euro che Laura, la mia fidanzata, mi ha dato prima di partire per qualche azione di solidarietà.

Sagnan è il capo di un comitato che cerca di costruire una classe per i bambini del villaggio. Sono così poveri che non pensano affatto ad una scuola, ma semplicemente ad una struttura in mattoni di terra con un pavimento e un tetto che sostituisco la classe attuale: uno spiazzo con delle frasche come tetto; per consentire agli alunni migliori condizioni di studio. La gioia nei suoi occhi è tanta che mi commuovo.

Venerdi 14-ago Rientro in moto a Diapaga

Sabato 15-ago Pulmann per Ouaga, 9 ore di viaggio, arrivo veramente sfinito, doccia e dormire.

Per i giorni successivi ho espresso il desiderio di vedere un po’ l’ovest del paese, Abga mi ha organizzato con una guida sua amica Abdouramane un tour a Bobo Dioulasso e Banfora. Domenica 16-ago Bobo Dioulasso è la capitale economica del paese, il viaggio è confortevole con pulman extra lusso con aria condizionata e video, gente elegante, autista in divisa.

Strada ben asfaltata nella seconda metà.

Lunedì 17-ago Partiamo con il buio, io Abga e il suo amico Abdouramane, prendiamo un pulman e ci carichiamo due motorini tipo Piaggio anni 80 con cui faremo la nostra escursione. Il viaggio è di 80 Km, la pista è pessima, il pulman è pieno.

All’arrivo partenza con i motorini, io sul portapacchi! Giriamo per risaie e campi da zucchero, facciamo il bagno in una cascata, visitiamo delle caratteristiche formazioni rocciose, facciamo un giro in piroga in un lago.

Al ritorno saliamo su di un pulman più grande, ma ancora più pieno. I miei due compagni di viaggio iniziano a fare gli spiritosi con delle ragazze e in poco tempo diventiamo il centro dell’attenzione.

Tutti mi chiedono da dove vengo e se il B. Faso mi piace, inutile dire che la mia risposta affermativa li fa contenti. Mi offrono da mangiare delle cose strane (non troppo buone!) di cui non ricordo il nome ne capisco di che si tratti, ma le accetto volentieri Rientriamo a Bobo Dioulasso dove visito la Grande Moschea in stile sudanese e la città vecchia, ma la stanchezza è tanta e non mi godo la visita.

Martedì 18-ago Rientro a Ouaga.

Mercoledì 19-ago Ultimi acquisti prima della partenza, giri in Taxi della città, cena a casa di un fratello di Abga, saluti e partenza per l’Italia.

E’ il momento dei bilanci.

Il paese è bello e in agosto (stagione delle piogge) la natura è rigogliosa, la gente dignitosa, ospitale e gentile, il cibo monotono (riso, carne), ma buono, Abga si è comportato in maniera encomiabile. Certo è caldo, ci sono zanzare ed insetti di tutti i tipi, gli spostamenti sono scomodi, l’igiene è quello che è (d’altronde senza energia elettrica e acqua corrente non si può pretendere chissà che), spesso non si capisce bene quello che succede.

Tutto ciò, però, non incide assolutamente sulla bellezza delle sensazioni che ho provato, delle cose che ho visto, delle persone che ho conosciuto.

Ne è valsa la pena e lo rifarei.

Luca Lucantoni Ancona luclucan@tin.It



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