Ha scritto la storia dell’arte nel ‘500, ma la sua è una fama che oltrepassa i secoli: ecco perché oggi dobbiamo dire grazie a Giorgio Vasari

Leonardo Anchesi, 30 Mar 2024
ha scritto la storia dell'arte nel '500, ma la sua è una fama che oltrepassa i secoli: ecco perché oggi dobbiamo dire grazie a giorgio vasari
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Architetto, pittore ma, soprattutto, a gran voce il primo storico dell’arte dell’epoca moderna: tutto questo, e molto altro, è Giorgio Vasari, eclettico artista del Cinquecento. La sua vita è stata decisamente intensa e rappresenta il tipico uomo di lettere tardo rinascimentale, impegnato continuamente su numerosi fronti ma tutti con l’unico fine di divulgare la conoscenza. Ha firmato numerose opere celeberrime e la sua produzione, seppur concentrata sul suolo fiorentino, ha diversi esempi anche ben oltre i confini della città dei gigli. Architetto eccelso, pittore un po’ meno, Vasari ha comunque dominato la scena del Cinquecento e, nonostante sia stato un secolo piuttosto affollato di talenti del calibro di Michelangelo Buonarroti e Tiziano Vecellio, ha saputo comunque ritagliarsi un suo spazio, grazie anche alla fiducia concessagli dalla famiglia Medici, al tempo la più importante a Firenze e tra le più influenti in Europa.

Ma ora bando alla ciance e seguitemi, vi porterò a spasso nella Firenze del XVI secolo.

Aretino di nascita, fiorentino di adozione

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La casa di Giorgio Vasari ad Arezzo

Giorgio Vasari nasce ad Arezzo il 30 luglio del 1511, figlio del mercante di stoffe Antonio e di Maddalena Tacci. La sua formazione artistica inizia da bambino nella bottega di un valido pittore di vetrate ad Arezzo, ma ben presto prosegue a Firenze, dove il piccolo Giorgio entra nella cerchia medicea. Dopo alterne vicende e momenti bui, tra i quali anche la morte del padre, Vasari riesce a ritagliarsi un posto di tutto rispetto alla corte fiorentina, diventando artista di riferimento e grande amico di Cosimo il Grande, duca di Firenze e futuro primo granduca di Toscana. Da quel momento, la carriera dell’aretino fu caratterizzata da commissioni importanti che gli permisero di cambiare il volto di Firenze, mutandola nella meravigliosa città rinascimentale che tutti noi possiamo ammirare oggi.

E proprio a Firenze muore il 27 giugno del 1574, solo due mesi dopo il suo caro amico Cosimo de’ Medici. I suoi resti cremati riposano sotto il pavimento della chiesa di Santa Maria della Pieve ad Arezzo.

Architetto eccelso, pittore un po’ meno

Non tutti erano Leonardo o Michelangelo, capaci di eccellere in tutte le discipline in cui si cimentavano; di norma, un’artista riesce a dare il meglio solo in un’arte. E Vasari non fu da meno: egli è infatti annoverato nell’olimpo degli architetti, ma non di certo in quello dei pittori. La sua pittura, seppur decisamente produttiva, non è paragonabile a quella dei grandi del Cinquecento; tuttavia, Vasari ha firmato opere di grande impatto come gli affreschi del Salone dei Cinquecento a Palazzo della Signoria a Firenze (o Palazzo Vecchio, a dir si voglia) e quelli della cupola del Brunelleschi, insieme a Federico Zuccari. Insomma, nonostante una qualità e un estro artistico non particolarmente eccelsi, l’aretino ha realizzato opere che oggi sono note in tutto il mondo.

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Lo scorcio degli Uffizi, così come voluto dal Vasari

Ma come architetto non possiamo proprio dirgli nulla: Cosimo gli affidò l’aggiornamento di diversi ambienti di Palazzo Vecchio, ancora pervasi dal gotico arnolfiano, nel più recente stile tardo rinascimentale. Ma soprattutto a lui va il merito di aver realizzato tutto il maestoso complesso degli Uffizi, un vero e proprio gioiello di architettura del rinascimento nella sua declinazione più matura, al limite di quello che poi verrà definito manierismo.

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Il Salone dei Cinquecento come si presenta oggi

Detta così suona buffo, ma in effetti un po’ di verità in questo titolo audace c’è. Vi racconto una storia: siamo nel 1565 e Francesco de’ Medici, primogenito di Cosimo e la bellissima Eleonora da Toledo, deve convolare a nozze con Giovanna d’Asburgo, quindicesima figlia dell’imperatore d’Austria Ferdinando I. La cerimonia si terrà a Firenze e quindi Cosimo, duca di Firenze, deve fare bella figura. E chi chiamare se non il caro amico, nonché archistar, Giorgio Vasari? In circa un anno Vasari compie una vera e propria rivoluzione dentro Palazzo Vecchio, trasformandolo da austera fortezza medievale, ancora con il volto datogli da Arnolfo di Cambio nel Trecento, in sontuosa reggia rinascimentale, così da accogliere al meglio gli invitati, tutti nobili di altissimo rango, e, soprattutto, la futura duchessa di Firenze, Giovanna.

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L’imponente facciata di Palazzo Pitti

E così, non solo si fa affrescare tutto il cortile di Michelozzo con vedute delle terre austriache, così da far sentire la povera ragazza un po’ più a casa, ma nel frattempo continua i lavori di restauro del Salone dei Cinquecento, per i quali si fece dare anche un suggerimento dal buon Michelangelo che, in buon sostanza, gli consigliò di alzare il soffitto di sette metri, così da dare più volume all’ambiente. E siccome tutto questo non bastava e da poco Cosimo aveva acquistato il principesco Palazzo Pitti (la moglie adorava il verde e Palazzo Vecchio non ce n’era), situato in Oltrarno, Vasari si occupò anche di realizzare il famoso corridoio che, infatti, porta il suo nome.

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Il tratto del corridoio vasariano che costeggia l’Arno

In meno di un anno progettò e realizzò un corridoio coperto di ben 760 metri che si snoda fra le vie di Firenze, lungo Ponte Vecchio, sino a Palazzo Pitti, cosicché anche gli ospiti del matrimonio potessero muoversi agevolmente fra una residenza e l’altra. Niente male anche come organizzatore di eventi il nostro Vasari eh! Ma non solo: in questo modo, prima che la famiglia elevasse a propria residenza Palazzo Pitti, lasciando Palazzo della Signoria (da quel momento divenuto Palazzo Vecchio, ovverosia il vecchio palazzo dei Medici) come sede politica e amministrativa, Eleonora poteva comodamente andare a passeggiare nei meravigliosi giardini di Boboli, dove il verde, che lei tanto amava, di sicuro non mancava.

Il primo storico dell’arte dell’epoca moderna

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L’intestazione della seconda edizione de “Le vite”, edita da Giunti

Prima di concludere, voglio spiegarvi il perché di questo riconoscimento tributato al Vasari. Correva l’anno 1550 e Giorgio (ormai siamo in confidenza) era appena tornato a Firenze dopo un certo peregrinare lungo la penisola. Lì, decise di redigere la prima edizione della sua monumentale opera “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”, edita da Torrentini. In questo manuale, che rappresenta tutt’oggi un’importantissima fonte per studiosi e appassionati, Vasari analizza le vite di numerosi artisti, a partire da Cimabue e sino ad arrivare ai tempi stessi dell’autore. Ma non solo: non contento, nel 1568, probabilmente resosi conto di aver anche tralasciato alcuni artisti fondamentali come Arnolfo di Cambio, pubblica una seconda edizione, questa volta con la collaborazione della famiglia Giunti; tant’è vero che questa particolare pubblicazione porta il  nome di “giuntina”.

In definitiva, qualunque sia l’edizione, io vi consiglio proprio di leggerla per scoprire il mondo di Vasari storico dell’arte.

Credit foto:
Giorgio Vasari
Salone dei Cinquecento
Corridoio Vasariano
Palazzo Pitti
Opera letteraria “Le vite”



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