Roma, un giorno al museo
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Manuale di sopravvivenza
Quando siamo andati al bar di fronte all’entrata ai Musei Vaticani, e abbiamo pagato un cappuccino tre euro, ci siamo sentiti male e bene allo stesso tempo. Male perché per anni, al bar che dista soltanto cento metri da lì, abbiamo preso il cappuccino pagandolo meno della metà, quindi ci siamo sentiti presi in giro. Ma ci siamo sentiti anche bene perché questa era la prova provata che, a quel punto, eravamo “veri turisti”, cioè prede da catturare, limoni da spremere, carne da macello. Sei il turista, fai parte del grande flusso che alimenta l’economia della città. Ma in fondo va (quasi) bene così. Tutta la bellezza di Roma ha giustamente un prezzo. Io-Patrizio ho purtroppo un pessimo carattere, molto nordico, quindi a Roma mi capita spesso di litigare. Ma viceversa è stato bello, per una volta, arrendersi, lasciarsi andare a quel rapporto sadomasochistico che lega il turista a città che da una parte sfruttano il turismo, ma dall’altra ne sono invase, come Roma.
Con Internet salti la coda
Per fortuna non eravamo soli: la nostra Formazione da Viaggio era al completo: con noi c’è anche Orso, il nostro amico “stratega turistico”, l’ingegnere-turista-progettista di tutti i nostri viaggi. Ad Orso non la si fa, lui è un vero esploratore della rete, e grazie a lui abbiamo evitato la coda. Sul sito www.museivaticani.va ha trovato il modo di prenotare la visita. Nel suo caso ha prenotato attraverso l’Opera Romana Pellegrinaggi, che con 26 euro ti offre la visita ai Musei, la visita a San Giovanni e anche l’audio guida. Utile ad orientarsi tra secoli, stili, nomi: centinaia di date e dati che ti si affollano nella mente, di fronte ad una quantità enorme di tesori d’arte. I Musei Vaticani sono un’abbuffata di bellezza, un Varietà Storico infinito. Sembra Disneyland, solo che qui è tutto vero. Sarà l’effetto-barocco, ma ti senti subito sazio, conquistato, riempito di bellezza. Quindi l’audio-guida, alla fine, è una buona bussola, il pretesto per qualche ripassino utile.
Molecole turistiche
All’ingresso, evitando la fila, siamo arrivati dritti al metal detector: sembra quasi di essere in un aeroporto, e in effetti si sta per partire per un viaggio lungo e impegnativo. Ma la prima sensazione è quella di annullamento: non sei più tu, sei una molecola di un Tutto-umano più esteso, che si muove in modo omogeneo, che parla tutte le lingue del mondo, e ha tutti i colori del mondo. Le nazionalità delle comitive le indovini da lontano: se la guida inalbera una bandierina vera e propria sono giapponesi, se alza un ombrellino sono anglossassoni, se agita una camicia o uno straccio, forse vengono dall’est. Ma non c’è disordine, non c’è conflitto: tutto procede, e tu procedi con tutti. È bello ogni tanto togliersi l’audioguida dall’orecchio e ascoltare brandelli di spiegazione in coreano o in australiano. E vedere come vedono le cose gli altri: alcuni a bocca aperta, altri un po’ annoiati. È il mondo intero che si ripassa la propria storia o, meglio, la storia dell’Occidente. E ben presto il tuo sguardo, la tua attenzione, la tua concentrazione vanno “in stand by”, cioè in riserva. È come quando metti la quinta in autostrada, per consumare meno. Infatti ci sono tante e tali cose, che non puoi “vederle” tutte, meglio lasciare che siano gli oggetti a “chiamarti”, ad attirare la tua attenzione, a svegliarti dal torpore un po’ ebete in cui tutto questo ben di Dio ti porta.
Tanti musei
Si sale lungo la moderna scala di Giuseppe Momo, che in effetti è simile a quella del Moma, inteso come il Museo di New York. Lungo la scala io-Patrizio mi sono goduto dei bellissimi modellini di navi antiche, che confermano la teoria di Syusy, secondo cui i Papi di navigazione (e quindi di mappe ed esplorazioni) se ne intendevano. Poi inizia il percorso vero e proprio. E uno capisce perché non si parla di Museo Vaticano, ma di Musei. Infatti i Musei sono tanti. In teoria ognuno di essi merita una visita. Il primo è il Museo Egizio. Poi però ci si trova di fronte ad una possibile biforcazione del percorso: si può deviare per il Cortile della Pigna, che poi porta alla Galleria Chiaramonti e al Braccio Nuovo. Oppure si prosegue, per il Museo Clementino e quindi per il Museo Etrusco. Io-Patrizio non ricordo esattamente dove, ma mi hanno emozionato moltissimo i cilindri di terracotta con incise le iscrizioni dei Sumeri: chissà perché hanno colpito la mia fantasia. Forse perché io-Syusy te ne ho parlato spesso: la tradizione sumera detiene i segreti della storia più antica, possiede le chiavi di antichissimi e misteriosi saperi. Ma non c’è tempo per fermarsi: dopo la Galleria dei Candelabri c’è quella degli Arazzi, e poi finalmente quella delle carte geografiche, intere pareti ornate da carte geografiche, complete e precise. Stavolta ho notato un affresco di Ignazio e Antonio Danti, che raffigura appunto Colombo che è guidato verso l’America da Poseidone in persona: che sia un indizio, una conferma che Colombo è stato portato in America da una volontà superiore? Io-Patrizio invece ho notato che c’era anche la mappa di Bologna, e c’era anche casa nostra, persino la nostra viuzza medievale. Fa impressione: allora è vero che Dio ti vede, e che in Vaticano c’è tutta la sapienza di questo e di quell’altro mondo…
La cappella Sistina
Ogni tanto c’è uno shop, un negozio. Ogni tanto c’è un sedile dove riposare le gambe che sembrano piombo. Ma arrivati alla galleria Pio V bisogna scegliere: o si va verso le Stanze di Raffaello, che poi porterebbero all’Appartamento dei Borgia, oppure si piega verso la Cappella Sistina. Ovviamente abbiamo scelto la seconda ipotesi. Nei Musei Vaticani si può fotografare tutto quello che si vuole, meno la Cappella Sistina. E naturalmente pochi fotografano le varie sale, ma tutti fotografano la Cappella Sistina. Il motivo è che i flash possono rovinarla. Con i moderni telefonini o macchine digitali ormai il flash non scatta quasi più, ma la Cappella Sistina 02 viceversa è tutto un saettar di flash… Tra l’altro del tutto inutili: le dimensioni della Cappella sono davvero considerevoli, quindi nessuna foto fatta con un macchinetta col grandangolo potrà raccontarti le immagini di questo meraviglioso fumettone sacro. A proposito di dimensioni: quelle della Sistina sono identiche a quelle del Tempio di Salomone a Gerusalemme… Io-Syusy ho pensato che in fondo Michelangelo è stato prima di tutto un grande innovatore religioso, a modo suo quasi blasfemo: è stato lui infatti a dare una immagine umana a Dio. Lui lo ha “raccontato”, lui ha popolato il nostro immaginario mistico di immagini concrete. Ha tracciato una particolarità specifica del Cattolicesimo, nei confronti delle altre grandi religioni monoteiste rivelate, che non tollerano l’immagine di Dio. Io-Patrizio ho pensato che vedere la Cappella Sistina è come vedere New York: l’hai già vista, in TV o sulle cartoline o nelle foto o nelle illustrazioni, ma ad un certo punto la vedi davvero dal vivo ed è emozionante. Poi però ho comprato un manifesto con le figure, e me le sono ripassate con calma…
Una volta non basta (e neppure due , tre …)
Tra un Museo e l’altro, ogni tanto si apre una finestra sui Giardini Vaticani, o una terrazza. Ed è una meraviglia, finalmente uno alza la testa, e si rende conto del contesto. Ogni tanto un cortile, dove tra le altre cose ti capita di vedere magari la statua di Laocoonte di Polidoro, un capolavoro di più di 2.000 anni fa. Zoe, nostra figlia, era stata in gita ai Musei Vaticani con la scuola, pochi mesi prima. Ma è come se li vedesse per la prima volta. Infatti non si può dire “li ho visti”. Una visita al massimo può catturare alcune cose, un vago sapore d’insieme, non di più. Con una visita si può dare una occhiata alla forma dei Musei Vaticani, non al contenuto. Che è troppo. Tanto che il consiglio non è – banalmente – quello di tornarci una seconda o una terza volta. Probabilmente sarebbe saggio andare ai Musei Vaticani con uno scopo preciso e circoscritto. Bisognerebbe andarci a colpo sicuro, per vedere questo o quello in specifico, per approfondire un aspetto. Infatti i Musei Vaticani sono quanto di più “generalista” ci possa essere, e in questo senso una visita generica è una sorta di superficiale bagno-di-storia (ci sono 70.000 pezzi esposti, e altri 50.000 conservati nei magazzini, se uno dovesse dedicare anche solo un minuto a pezzo, impiegherebbe a visitare seriamente tutto quasi 15 anni!). Così come grandi musei tipo il Louvre, le raccolte vaticane danno il meglio di sé al visitatore che sa quel che vuole vedere. Il paragone non è casuale: il numero dei visitatori è simile, attorno ai 5 milioni all’anno!