Marche una regione plurale
Verticalmente nelle Marche ci sono almeno tre o quattro “strisce” diverse: il mare, la pianura, la collina e montagna. Orizzontalmente ci sono poi una serie di fiumi, dal Foglia, all’Arzilla, al Metauro, Cesano, Misa, Esino, Musone, Potenza, Chienti, Tenna ecc ecc. (Lo so: sembra l’elenco di un sussidiario di geografia, ma – come abbiamo cercato di dimostrare – la geografia conta). E proprio in questo puzzle di valli diverse, di zone climatiche diverse, di colture diverse, è venuta fuori la regione più “varia” d’Italia. Questo vuol dire una altissima densità di città e di cittadine storiche (da Fano a Corinaldo, da Numana a Loreto fino a Camerino, Fabriano, Acqualagna, Recanati, Senigallia… alla fine sono un centinaio). Tutta questa “storia” vuol dire una quantità esagerata di Borghi e Castelli, e quindi di Musei (più di trecento!). Io tra gli altri mi ricordo il Museo della Carta di Fabriano, dove ho girato una puntata di Tuttofastoria, per History Channel.
A proposito di Storia: le Marche – dalle caverne preistoriche ai Piceni – ne hanno viste (e ne conservano) di tutti i colori. Ogni Corte o libero Comune ha avuto le sue tradizioni (trovate decine di manifestazioni, palii, contrade, sfilate), e ogni luogo ha i suoi campioni e le sue eccellenze (Raffaello a Urbino, Leopardi a Recanati, Pergolesi a Jesi, per non dire di Rossini a Pesaro). Tanti campanili vogliono dire anche tante tradizioni gastronomiche: i prodotti tipici marchigiani sono più di un centinaio. Io mi sono “galvanizzato” in particolare con la Moretta di Fano, che è una miscela esplosiva di liquore, zucchero e caffè: la usavano una volta i pescatori per restare svegli di notte, e pare che la usino oggi anche in qualche rianimazione ospedaliera, astenersi ipertesi.
Insomma, un giro nelle Marche, in un certo senso, è un vero “giro d’Italia” in piccolo.
Patrizio