Parma improvvisata
Andare sì, ma dove? Sono le 8 del mattino… decidiamo lì per lì: Parma. Non ci siamo mai stati e non ne sappiamo quasi nulla.
Dopo qualche ora di strada arriviamo e parcheggiamo un po’ fuori dal centro, ma non troppo. Il lato positivo del giorno festivo è che non si paga il parcheggio. Il lato negativo è che tutti i negozi sono chiusi, ma forse è meglio così, altrimenti si finisce per far shopping perdendosi le bellezze del luogo.
Essendo completamente digiuni di ogni informazione, girovaghiamo cercando il centro “a naso”, gustandoci questa città nella mattina di festa, un po’ lenta e un po’ retrò. Colpo di fortuna o intuito del viaggiatore giungiamo abbastanza agevolmente al punto informazioni turistiche in piazza della Pace.
Ci consigliano di andare subito al Teatro Farnese e alla Galleria Nazionale, perché nel pomeriggio sarebbero stati chiusi. Vi si accede dal primo piano del Palazzo della Pilotta, un insieme di edifici, esternamente piuttosto austero, scarno, con un grande prato antistante, che si trova proprio adiacente all’ufficio informazioni. Il teatro occupa un grande salone ed è caratterizzato da decorazioni a stucco, dicono sia uno degli elementi architettonici più significativi della città.
Data una scorsa agli orari dei vari luoghi di interesse turistico in questa giornata festiva, decidiamo di andare a vedere la Camera di San Paolo, che si trova a due passi (Strada Macedonio Melloni, 3). L’ingresso costa 2 € e non è che ci sia molto da vedere, solo pochi locali, però crediamo che valga la pena per la famosa camera affrescata dal Correggio nel 1500, proprio bella, rimasta i per secoli occultata ai più perché facente parte della parte del convento riservata alla clausura.
Come tappa successiva decidiamo di fare una capatina all’Antica Spezieria (Borgo Pipa, 1). Attraverso una piccola porticina si accede ad una farmacia dove il tempo si è fermato a cinque secoli fa. L’ingresso costa anche qui 2 €. Viene consegnato un foglio con le informazioni sul luogo da restituire a fine visita. Compongono la spezieria tre sale: la sala del fuoco (così chiamata per via del camino) con il bancone delle consegne e le bilance di precisione, la sala dei Mortai, decorata con affreschi rappresentanti i maestri della medicina antica e, ovviamente, presentante una gran raccolta di mortai, e la sala delle sirene con sculture lignee sulle porte, raffiguranti appunto, sirene. Il locale più interessante per noi è stato però il laboratorio, con il pozzo e gli alambicchi per la preparazione delle pozioni medicamentose.
Per pranzare acquistiamo dei panini e due lattine e ci sediamo al sole, proprio davanti al palazzo della Pilotta. Siamo seduti di fronte a ciò che resta del grandioso monumento a Giuseppe Verdi, nativo di Busseto, località nelle vicinanze. Sembra che il grande maestro ci fissi mentre sbocconcelliamo allegramente. Ci divertiamo a interpretare il significato del bassorilievo bronzeo, degli anni venti, che raffigura scene della vita di Verdi e delle sue opere.
L’unica attrattiva culturale aperta fra l’una e le tre del pomeriggio è il museo archeologico. Decidiamo ugualmente di farci un giro, in attesa che aprano il Duomo e il Battistero. Non rimaniamo particolarmente colpiti da quanto in esso conservato. L’unico reperto degno di nota, secondo noi, la grande Tabula Alimentaria traianea rinvenuta nella città romana di Velleia, contenente le disposizioni di un prestito fondiario i cui interessi venivano devoluti per il sostentamento dei fanciulli indigenti della città. Per il resto i reperti non si discostano di molto da quanto si trova in qualsiasi museo archeologico.
Finalmente sono le tre, e noi siamo già in attesa seduti sui gradini in piazza della Duomo. La piazza non è grande, ma al contrario, molto raccolta. Ha proprio l’aria di essere il cuore-salotto della città. La facciata del duomo, tipico stile romanico-padano, e il caratteristico Battistero quasi gotico, di forma ottagonale, realizzato in marmo rosa, formano una cornice davvero graziosa. Purtroppo ci sono “lavori in corso” che riguardano la cuspide del campanile, ma dovrebbero ormai volgere al termine. Grandi pannelli raccontano del fulmine che la notte del 22 ottobre 2009 ha colpito il campanile, con il suo “angelo d’oro” facendo divampare un incendio.
Facciamo un giro all’interno del Duomo, è molto buio, il contrasto è ancora più forte entrandovi dal pieno sole del primo pomeriggio. Svelato l’arcano di tanto buio: per illuminare occorre munirsi di monetina! E’ una delle cattedrali più fittamente affrescate che abbiamo mai visto, oseremmo dire quasi troppo. L’affresco più famoso è quello della cupola, l’Assunzione della Vergine del Correggio. Ci colpiscono anche le iscrizioni che esortano a pregare per i vari personaggi illustri lì sepolti.
Facciamo un giro turistico anche nella chiesa di San Giovanni Evangelista, che riprende un po’ lo stile del vicino Duomo, anch’essa con alcuni dipinti del Correggio. Vorremmo entrare al Battistero, ma la richiesta di 5 € a testa, senza sconto nemmeno per gli studenti under 18, ci sembra un po’ esosa. Inoltre forse per oggi abbiamo già fatto abbastanza il pieno di dipinti, sculture e affini, quindi è ora di “cambiare genere”.
Un gelato da passeggio e torniamo alla macchina: con la piantina alla mano il tragitto per raggiungere il parcheggio è molto più breve che all’andata, però almeno girando un po’ senza meta, prima, avevamo potuto vedere strade e piazze e palazzi (e vetrine di negozi..) che altrimenti ci saremmo persi.
Il giorno è ancora giovane. Siamo indecisi sul da farsi, ci hanno detto che nella zona ci sono molti castelli, ma non abbiamo idea di come raggiungerli. Potremmo anche andare alla Certosa di Parma, oppure optare per gli scavi di Velleia.
Ci ricordiamo di aver visto esposta in un negozio di souvenir di parma una cartolina di Castell’Arquato. Detto-fatto, decidiamo di dirigerci lì, chiediamo a un distributore di benzina e ci dicono di uscire dall’autostrada a Fiorenzuola. Da lì, seguendo le indicazioni stradali, arriviamo facilmente in questo caratteristico borgo medioevale arroccato sulla collina. E’ già tardo pomeriggio, tuttavia c’è ancora una gran folla di visitatori.
Qui si tratta solamente di passeggiare, godendosi l’atmosfera particolare del borgo, curiosando nei negozietti di souvenir e fra i prodotti tipici nelle salumerie e nei piccoli locali da degustazione. Non resistiamo ad assaggiare qualche specialità (ci porteremo a casa anche un bel salame, che risulterà squisito).
Decidiamo di pagare il biglietto per salire sulla torre del castello a guardare il panorama. La rampa è abbastanza erta, non contiamo gli scalini, ma sono decisamente parecchi. Però la salita è intercalata da salette con ricostruzioni modellistiche ed esposizioni di oggetti di vario tipo. Ci fermiamo in una sala ad ascoltare la storia del castello, narrata con una presentazione audio-video estremamente originale e coinvolgente, non il solito documentario filmato, ma un libro bianco che si anima di oggetti, scritte, rumori, suoni e voci. Assolutamente da non perdere se ci sono bambini!
L’esperienza della giornata ci ha dimostrato che anche improvvisando e spendendo pochissimo si possono scoprire angoli particolari, culturalmente ricchi e con atmosfere suggestive, che sono in un certo senso “a portata di mano”. La nostra penisola è uno scrigno di tesori inesauribile per chi ha voglia di esplorarla. Alla prossima!