Da Luca e Aga: Goodbye India

Un paese ad alto rischio di... sbalzi di umore!
LucAga, 03 Set 2010
da luca e aga: goodbye india
E’ già trascorsa una settimana da quando abbiamo salutato l’India ed è giunto il momento di tirare le somme e fornirvi un nostro giudizio generale sul primo paese toccato nel nostro viaggio. Vorremmo scrivere una sorta di sommario ogni volta che avremo lasciato definitivamente un paese, con le nostre valutazioni ed i nostri commenti, di modo che vi possa tornare utile per un eventuale viaggio nell’area, oltre che per raccogliere ed esporre in maniera più ragionata le opinioni presentate via via nei nostri post, più immediati e di pancia. L’India, un paese davvero incredibile, pieno di storia, tradizioni e fascino. Dove ogni cosa è possibile, come ammettono gli stessi indiani con un mezzo sorriso dolce-amaro stampato sul viso. Visitare l’India è un’esperienza, una sfida. Non affrontate un viaggio in India come fareste per qualsiasi altra destinazione. Non è una vacanza. Se avessimo speso qui le nostre canoniche 2/3 settimane di ferie estive, probabilmente saremmo tornati a lavoro più stressati di prima e avremmo dovuto chiedere ferie per riprenderci dalle ferie. Dopo un viaggio in India, se ci si riesce ad innamorare di questo spettacolare paese, si può davvero gridare con orgoglio “Ce l’ho fatta!!!”. L’India, infatti, non è per tutti; non è assolutamente un paese facile da esplorare ed è continuamente necessario scendere a compromessi, anche con sè stessi. Bisogna adeguarsi ad usi e costumi locali ed essere dotati di un’immensa dose di pazienza. Occorre fare molta attenzione alle truffe ed ai raggiri, fronteggiare continuamente individui che cercano di spillare denaro ai turisti in ogni modo possibile ed immaginabile, sgomitare nelle code nelle stazioni dei treni e degli autobus per acquistare un biglietto o per richiedere informazioni, sopportare l’incredibile calca sui mezzi di trasporto locali (in una jeep si viaggia anche con oltre 30 persone), abituarsi ai continui ritardi e disservizi, essere pronti a contrattare sul prezzo di pressochè qualunque bene o servizio, adeguarsi al bassissimo livello di igiene e pulizia e mettere in conto piccoli e grandi problemi di salute che, con molta probabilità, flagelleranno la vostra permanenza nella terra dei marajha. Per quanto ci riguarda possiamo elencare: diverse tipologie di mal di pancia, dovute sia all’abbondanza di spezie e peperoncino nei cibi che alle scarse condizioni igieniche e di conservazione degli alimenti, sfoghi della pelle, allergie, infezioni dell’apparato digerente e respiratorio (con oltre 40° di febbre per quasi una settimana), oltre ad il fatto che Aga è dovuta anche ricorrere al dentista in quanto un ponte, applicatole oltre 10 anni fa, ha deciso improvvisamente che non vi era posto migliore dell’India per andare in pensione. Ok, magari noi siamo stati particolarmente sfigati, ma meglio mettere in conto qualche piccolo imprevisto del genere.

Ovviamente tutte queste difficoltà vi si presenteranno in misura inversamente proporzionale al budget che avrete a disposizione. E’ infatti possibile alloggiare e assaporare la deliziosa cucina indiana in hotel e ristoranti di gran classe, dotati di ogni comfort e assolutamente pulitissimi. Si potrà anche affittare una macchina con autista, come per il nostro viaggio in Rajastan, evitando tutta una serie di problemi legati agli spostamenti. Ma in questo modo, pur se decisamente comodo e gradevole, si corre il rischio di erigere una sorta di barriera tra di voi e la vera India, precludendovi la possibilità di scoprire un mondo tanto affascinante quanto unico, in quanto la bellezza di questo paese si nasconde tra la gente, nel loro modo di vivere la quotidianità, nei loro costumi e nel loro carattere. Si può davvero affermare che chi venga in India piange due volte, una quando arriva ed una quando riparte. Ed è esattamente quanto è successo a noi durante il nostro soggiorno; le difficoltà iniziali incontrate a Delhi, il tramautico incontro con i procacciatori di turisti, lo scioccante impatto con la povertà estrema di alcune aree del paese. Ricordo che dopo il primo giorno a Delhi, il solo pensiero di dover rimanere due mesi in India ci faceva rabbrividire. Superato il primo periodo di ambientazione (vi ricordo che per noi questo è il primo viaggio fuori dai confini dell’Europa) viaggiare attraverso l’India si è trasformato in un’esperienza fantastica ed assolutamente indimenticabile. Le difficoltà da affrontare, i contrattempi, l’emozione di giungere in una nuova destinazione sconosciuta in attesa di scoprire cosa ci attendesse a destinazione, un misto di eccitazione e timore, la ricerca degli hotel e dei ristoranti, i contatti con la popolazione locale, i loro sorrisi, le discussioni con i procacciatori di clienti, gli incontri con gli altri viaggiatori, le loro storie ed il costante scambio di idee e suggermenti; tutto ciò ha reso la nostra permanenza in India indimenticabile. Siamo sicuri che gran parte del nostro amore verso questo paese sia dovuto al periodo di volontariato che abbiamo svolto presso il piccolo villaggio rurale di Dukerphol, nel West Bengala, che ci ha dato modo di scoprire la vera natura del popolo indiano e la sua immensa ospitalità e gentilezza. Non riusciamo proprio ad immaginare l’India senza un periodo di volontariato, possibilmente lontano dalle grandi città e dagli itinerari turistici, e ci sentiamo vivamene di consigliarlo a chiunque. Senza questo mese di volontariato, siamo sicuri che avremmo lasciato l’India con un pò di amaro in bocca in quanto, ok, è molto particolare, vi sono grandi ed evidenti contraddizioni, bei monumenti e magnifici palazzi e templi, oltre a singolari usanze ed abitudini, ma niente di più. Anzi, ad essere sinceri, le città in sè stesse non sono molto belle (nemmeno comparabili ai gioielli che abbiamo in Europa), sono sporche, polverose, caotiche e congestionate dal traffico. Se dovessimo limitare il nostro giudizio sull’India solamente alla prima parte del nostro viaggio, sarebbe sicuramente un giudizio positivo ma non credo ci sentiremmo di raccomandarla. Sfortunatamente la maggior parte dei turisti, per questioni di tempo o di possibilità, si limita solamente ad una visita delle maggiori attrazioni turistiche, senza visitare le aree rurali che, a nostro parere, sono quelle dotate di maggior fascino. Inoltre, nelle grandi città, quando si ha l’occasione di parlare con qualcuno del posto, non si è mai sicuri se sia una normale chiacchierata tra due persone desiderose di conoscersi oppure vi sia qualche fine commerciale celato dietro la gentilezza dell’interlocutore e, sfortunatamente, 90 volte su 100 è proprio così. Invece, ed è importante sottolinearlo, la popolazione indiana è totalmente differente da quella minuscola e fastidiosa percentuale che non permette ai turisti di godersi i tesori e le bellezze di questo incredibile paese. Al di fuori delle grandi città non si è più visti come turisti ricchi portatori di denaro, bensì come ospiti da conoscere e da aiutare in ogni modo possibile. Per noi è stata una piacevolissima sorpresa scoprire la gentilezza e l’infinità ospitalità di questa gente.

Molti di voi saranno un pò confusi leggendo questo articolo, in quanto sono stati messi in luce molti aspetti apparentemente negativi per poi, al contrario, affermare che l’India è un paese assolutamente affascinante. Confrontandoci con i molti turisti incontrati durante il nostro viaggio, abbiamo tutti concordato che la bellezza dell’India si celi proprio all’interno dei suoi difetti e delle sue particolarità. In effetti si ama l’India per gli stessi motivi per cui la si odia. Il viaggiatore, e noi confermiamo in pieno, è continuamente soggetto a rapidi e radicali sbalzi di umore: si passa da momenti di assoluta euforia e felicità, sino al disgusto ed alla frustazione più nera. Una sorta di sinusoide dell’umore. Non ci si può fare niente, l’India ti coinvolge e ti rivolta portandoti repentinamente da un estremo emotivo all’altro. Per citare il simpatico gestore della guest house in cui siamo stati ospiti a Varanasi: “L’India è come una droga; puoi fare un bel viaggio o puoi fare un brutto viaggio….ma cazzo, sarà comunque un dannatissimo viaggio!!!”, e ancora, “Solamente tre tipi di occidentali amano l’India: gli hippy, i criminali o gli svitati”. Ecco, ci sentiamo di escludere la categoria dei criminali… mmh, e a guardarci bene non siamo poi nemmeno così hippy… ahia, il cerchio si restringe!!! 🙂



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