Un’altra Campania…

... ovvero, quella di Caserta, città molto diversa da Napoli, ma ugualmente piena di tesori
Patrizio Roversi, 05 Apr 2012
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Non chiamateli napoletani. Anche se venite da Bolzano, da Aosta, da Reggio Emilia e la distanza vi spinge a fare di tutte le erbe un fascio. Anche se in geografia avete sempre strappato a fatica il sei, non date mai a un casertano l’impressione di considerarlo napoletano. Si offende. Un po’ perché è invidioso di tanta fama, bellezza e tradizione (ma anche questo non va detto). Un po’ perché si sente diverso. E lo è. Napoli è una città di re e gran signori, di università e immensi musei. Caserta è una città di tradizione agricola e operaia, un po’ qualsiasi. Ma con una carta in grado di risollevarne le sorti: la reggia che Carlo III di Borbone commissiona nel 1751 a Luigi Vanvitelli, con l’ordine di farne una delle più grandi e belle residenze reali del mondo. L’architetto e i suoi successori realizzano un progetto letteralmente faraonico, un trionfo di architettura barocca che viene terminato circa un secolo dopo: 1.200 stanze, per una superficie complessiva di 44.000 metri quadrati. Di uguale immensità gli spazi all’aperto: quattro cortili interni e poi un immenso parco di 120 ettari, suddiviso in un giardino all’italiana, con spazi geometrici, e uno all’inglese, che riproduce l’idea romantica di natura. A tagliare il tutto longitudinalmente, infine, c’è un corso d’acqua intervallato da cascate, fontane e laghetti.

SORPRESE FUORI CITTÀ

Se tutto il resto a Caserta si può trascurare senza sensi di colpa, i dintorni nascondono altre meraviglie. Insomma, a risollevare l’appeal della provincia non c’è una sola carta ma un intero mazzo, tra cui San Leucio e Casertavecchia. San Leucio è un particolarità unica nella storia d’Italia, una comunità che nel 1789 conta poco più di 200 persone, a cui Ferdinando IV impone scolarità obbligatoria e istituzione di una cassa di Carità per l’assistenza a vecchi e invalidi. Per i tempi, una manna, che nasce da un preciso progetto: trasformare San Leucio in Ferdinandopoli, città ideale dedita alla lavorazione di altissima qualità della seta. Di quell’impero di eccellenza e lungimiranza restano oggi solo antiche costruzioni (purtroppo non ci sono più seterie attive), comunque da vedere, come il palazzo del Belvedere che ospita il Museo della seta e la bella Casa del Tessitore, che si può visitare su richiesta. Un’altra gita di sicura soddisfazione porta a Casertavecchia, borgo in stile siculo-normanno che sorge alle pendici dei mondi Tifatini a un’altitudine di 401 metri sul livello del mare. Ha almeno due monumenti da visitare: il Duomo con il campanile e i resti del castello.