Italia: la Bellezza che non vediamo
“Ciao, sono a Bologna, ultimamente ci siamo incrociati in diverse occasioni, convegni, spettacoli etc in cui tutte e due parlavamo di turismo, ma non ci siamo conosciuti, hai tempo per vederci?”
Che piacere, certo, dai ci vediamo all’Ambasciatori!” L’Ambasciatori è la libreria/ristorante del centro di Bologna. Ci sediamo, ci guardiamo in faccia, mi sembra inutile ripetere le solite cose, le solite affermazioni: “Potremmo vivere della nostra ricchezza più evidente: la bellezza dell’Italia!”
Lo sappiamo molto bene, frasi dette e ridette che fa rabbia ripetere. Affermazioni che fanno i politici e le persone comuni, come la frase banale che ti ripetono sempre a te madre che ami tuo figlio ”Devi tagliare il cordone ombelicale!”. Lo dice anche il salumiere ormai!!! Frasi banali che a forza di essere ripetute vengono a noia e diventano inutili, contribuiscono a “non fare” invece che a fare. Parlare meno e fare di più è il mio motto!
E infatti noi come Turistipercaso, tornando quattro anni fa dai nostri viaggi per il mondo, abbiamo scelto di lavorare sull’Italia, come potevamo, con le nostre forze, producendo con le regioni e gli enti locali centinaia di filmati nei bei luoghi italiani. E anche e soprattutto distribuendo in 2.500 siti esteri i nostri filmati in pillole sull’Italia minore. Quindi tra noi, tra me ed Emilio, la domanda sul perché l’Italia non riesce, come dovrebbe e potrebbe, ad essere al primo posto tra le mete più gettonate dai turisti nel mondo, si trasforma nella domanda vera: ”Perché gli italiani non apprezzano quello che hanno attorno?”.
Perché se fossimo coscienti del patrimonio di bellezza che ci circonda non lasceremmo la spazzatura nelle aiuole delle strade, non sopporteremmo che venisse deturpato un paesaggio, ci batteremmo perché i nostri amministratori spendessero i soldi per la cultura nel modo giusto e non per loro immediato tornaconto… se apprezzassimo il bello dell’Italia. Ma non dell’Italia intera, posso capire: l’identità nazionale è ancora difficile da percepire per noi italiani. No, non dell’Italia intera, facciamo anche solo della nostra regione, dai! Anche solo del nostro paese, inteso come il luogo in cui abitiamo. Perché non lo capiamo? Forse perché questa che ci circonda non è la bellezza che c’interessa?! Ci siamo nati, vissuti, è naturale che quel paesaggio stia lì. Viceversa è quello che non abbiamo e ci sbandierano come la felicità che c’intriga, che è bello: è il modello globalizzato quello che vogliamo? Vogliamo i centri commerciali, gli stadi, i multisala, i grandi parcheggi e i supermercati con l’aria condizionata e con tutto standardizzato. Vogliamo ancora, purtroppo, l’America! Dopo la guerra, all’arrivo degli Alleati, il modello era quello: chi voleva ancora la miseria dell’Italia? E allora tutto ciò che era americano era moderno, proiettato nel futuro. Tutto ciò che era italiano era folclore. Ma adesso potremmo vivere bene di questo nostro passato e del presente più avanzato, possiamo vivere un “arcaico futuro”, possiamo e dobbiamo accorgerci di quello che abbiamo sotto gli occhi e dargli valore. Succede in tutti i posti del mondo che ho visitato: accanto alla globalizzazione cresce sempre più forte la valorizzazione della propria identità locale. I ragazzi volontari che fanno da guida al sito archeologico del tempio di Mefitis e di Serra San Bernardo vicino ad Acerenza in Lucania lo sanno, perché hanno studiato e imparato ad apprezzare il loro territorio. E cito questo luogo abbastanza sperduto in Basilicata apposta, perché è facile parlare di storia romana, pensare che solo una colonna romana possa essere interessante storicamente e poi dimenticarci di tutto l’altro che abbiamo, appartenente ad un passato non romano ma ancora più grandioso. Ma certo non si può – cari Amministratori improvvisati – pensare di distruggere un luogo con le industrie inquinanti e contemporaneamente, senza intraprendere una vera riconversione e una vera bonifica, pensare di rilanciarlo col turismo. È veramente pretendere l’impossibile!
Insomma, alla fine della nostra chiacchierata con Emilio abbiamo finito per ironizzare su certe rotonde delle strade italiane, rotonde che non portano da nessuna parte, rotonde che vedono automobili di turisti volenterosi girare in tondo senza trovare l’indicazione che cercano. Ci si potrebbe fare una candid camera: anche questo è il teatrino all’italiana!
Syusy Blady