I quattro colori del Perigord

Suggerimenti per partire alla scoperta della Francia più pittoresca
eva noric, 19 Mag 2017
i quattro colori del perigord
Ascolta i podcast
 

A cura di Eva Noric, Guida per Caso di Dordogna e Perigord

– Allora dove andate in vacanza quest’anno?

 

– Ritorniamo nel Périgord. Abbiamo l’intenzione di andare fin là in auto e poi di esplorarlo per bene. Sicuramente faremo anche un giro nel Quercy. Turismo slow, niente code, niente stress, niente jet lag. Visiteremo castelli, navigheremo fiumi, esploreremo grotte, giardini e borghi millenari, partiremo sulle tracce di Jacquou le Croquant, mangeremo come re… E poi, vedi…

Ma qualcosa nello sguardo del mio interlocutore mi obbliga ad interrompere il mio zelante slancio narrativo per apportare qualche precisazione:

– Massì, dai, il Périgord, quella bella regione del Sud-Ovest della Francia, famosa per il foie gras, il tartufo, il vino, Cyrano de Bergerac e l’uomo di Cro-Magnon.

Questo è più o meno il copione che si ripete ogni qualvolta parlo del Périgord. Diversamente da altre regioni francesi, conosciutissime in tutta Italia, il Périgord resta infatti un po’ in disparte dalle rotte turistiche tradizionali, probabilmente a causa della sua posizione geografica (l’aeroporto internazionale più vicino si trova infatti a Bordeaux, a 140 km da Périgueux). Ma forse è proprio questo suo riserbo a conferire alla regione quel fascino un po’ retrò e fuori dal tempo. Con tali premesse, non ditemi che non avete già voglia di partire. E allora, via, suivez le guide. Vi racconterò come trascorrere una decina di giorni all’insegna dello svago, della natura, della cultura, della storia e della buona gastronomia, ripercorrendo gli itinerari che ho potuto personalmente testare più volte.

  • Punto di partenza: Torino.
  • Destinazione: Périgueux.
  • Numero di viaggiatori: 2, la sottoscritta e François, il suo compagno nativo del Périgord (ai quali si aggiungono i nostri 2 nipotini il terzo giorno).
  • Durata del viaggio: 8 ore, senza contare le soste (In barba alla vacanza tutta relax).
  • Tempo a disposizione: una decina di giorni.
  • Sistemazione: in appartamento a Périgueux, b&b a Sarlat e a Rocamadour.

 

PERIGUEUX A PIEDI E IN BICICLETTA

La prima tappa è Périgueux, una città antichissima nel cuore del Périgord Bianco, costruita sulle vestigia dell’antica Vesunna. Périgueux è una di quelle città che si possono sfogliare come un libro di storia: nel primo capitolo, ossia al Musée d’Art et d’Archéologie du Périgord, ci vengono narrate le vicende dei nostri antenati preistorici, fra cui il neanderthaliano Homme de Regourdou, e l’Homo Sapiens “Homme de Chancelade”. Nei capitoli successivi (Musée Gallo-Romain Vesunna, Tempio di Vesunna e Jardins des Arènes) numerosi reperti dell’epoca gallo romana ci illustrano com’era la vita quotidiana dell’antica popolazione locale (i Petrocori) sotto l’influenza romana. Voltando pagina (e facendo pochi passi nelle vie del centro) ci ritroviamo catapultati nel Medioevo e Rinascimento per arrivare infine ai giorni nostri. La città vanta la maestosa cattedrale Saint- Front (registrata non a caso nella lista UNESCO come patrimonio dell’umanità) , che si staglia bianchissima contro il cielo e le cui 5 cupole rotonde di palese ispirazione bizantina si specchiano nelle acque placide del fiume Isle che bagna la città. La sua pianta è a croce greca ( come San Marco a Venezia) .

Appena usciti dalla cattedrale ci si può avventurare nelle strade del centro storico e fare qualche goloso acquisto in Rue Limogeanne. Fra le specialità locali sono da segnalare il tartufo nero, la noce del Périgord in tutte le sue declinazioni (olio alla noce, aceto, liquori e ovviamente dolciumi), formaggi (Cabécou e Trappe d’Echourgnac), vini di Bergerac, confit de canard (carne d’anatra cotta nel suo grasso) e il foie gras. Per concludere la giornata cosa c’è di meglio di una bella passeggiata in bicicletta lungo la Voie Verte, una pista ciclabile e pedonale che seguendo il corso del fiume costeggia la città e attraversa la campagna per arrivare fino a Trelissac (a circa 8 chilometri di distanza). Su di essa è facile incontrare anatre e anatroccoli in primavera, gallinelle d’acqua, aironi, e nutrie. Tutto l’anno mandrie di mucche e cavalli pascolano placidi nei prati circostanti. E nel tardo pomeriggio o presto la mattina, se aguzzate la vista e guardate in lontananza verso i prati e boschi o fra i rami degli alberi, non è difficile intravedere la sagoma di qualche cerbiatto, leprotto e scoiattolo.

ABBAZIE, GROTTE E MISTERIOSI CASTELLI

Dedichiamo la giornata alla scoperta del Périgord Vert e della sua “capitale” Brantôme, definita nel 1913 dall’allora presidente R. Poincaré La Piccola Venezia del Périgord. Benché tale definizione vada presa cum grano salis, la città, un’isoletta costruita attorno ai due rami del fiume e collegata alla terraferma da ponti e passerelle, ha senza ombra di dubbio tutto lo charme di una città lagunare. Il più caratteristico dei suoi ponti è il cosiddetto Pont Coudé, ossia un ponte costruito ad angolo retto che attraversa sia la Dronne che un suo canale e dal quale si può ammirare il romanticissimo mulino dell’abbazia, ora parte di un ristorante ed hotel di charme. Il luogo è molto suggestivo: ai piedi della falesia che sormonta il fiume si erge l’abbazia benedettina, che la leggenda vuole sia stata fondata da Carlomagno. Alle spalle dell’abbazia si snoda, su circa 600 m, il percorso trogloditico. Nel corso dei secoli infatti, le numerose grotte della falesia accolsero non solo alcuni religiosi desiderosi di vivere da eremiti, ma fecero anche da rifugio ai monaci benedettini per sfuggire e difendersi dagli assedi dei quali l’abbazia fu spesso oggetto. Da non perdere l’enigmatica grotta del Jugement dernier (giorno del giudizio), nella quale furono scolpiti due giganteschi bassorilievi (risalenti al XV o XVI secolo). L’opera è un vero un grattacapo per gli storici dell’arte in quanto il suo stile e la sua maniera inconsueta di rappresentare la crocifissione, non rispecchiano in alcun modo le correnti religiose ed artistiche dell’epoca. L’ingresso all’abbazia è di 5 euro. Per completare la visita consiglio la mini crociera in partenza dal Pont Coudé che in poco meno di un’ora vi porta alla scoperta della città e dei suoi dintorni.

Orari di apertura e tariffe: da aprile ad ottobre, 8 € per gli adulti e 5,50 € per i bambini fino ai 12 anni.

Se avete bambini al seguito non potete assolutamente perdervi la visita della Grotte de Villars, (GROTTE DE VILLARS – Le Cluzeau – 24530 – VILLARS) a circa 20 minuti in macchina da Brantome. Si tratta di un’immensa grotta (lunga più di 10 km, di cui 600 m accessibili al pubblico) scoperta negli anni ‘50 da alcuni membri del club speleologico di Périgueux. Al suo interno l’atmosfera è surreale: nel corso dei millenni l’acqua e la roccia si sono sbizzarrite nel creare incredibili sculture e stratificazioni naturali , fra cui gigantesche stalattiti e stalagmiti, laghetti sotterranei e maestose colate di calcite. Ma il clou della visita sono, secondo me, le pitture rupestri (rigorosamente autentiche) raffiguranti animali, dipinte più di 19 mila anni fa dall’uomo di Cro Magnon, il quale si dà il caso vivesse da queste parti…

(La grotta di Villars è l’unica nel Périgord a presentare al pubblico pitture preistoriche originali).

I bambini apprezzeranno moltissimo le animazioni che vengono proposte durante le vacanze scolastiche, tra cui un’iniziazione alla pittura parietale nonché la visita ludico-pedagogica del giardino preistorico che permetterà loro di rispolverare le conoscenze sul nostro antenato di Cro Magnon.

Orari d’apertura: Aprile / Maggio / Giugno / Settembre: dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 19. Luglio / Agosto: dalle 10 alle 19.30. Ottobre / 11 Novembre: dalle 14 alle 18. Ingresso: Adulti 8,50 €, Bambini da 5 a 12 anni 5,50 €.

Percorrendo circa una quarantina di km in macchina (D 707 e poi D78) si arriva infine castello di Jumilhac le Grand, un gioiello incastonato fra valli verdissime e dolci colline. Ciò che colpisce immediatamente il visitatore è il suo magnifico tetto in ardesia che alternando torrette a forma di coni e di piramidi conferisce al castello un’aria misteriosa ed enigmatica. Avvicinandosi poi alla piazza antistante l’ingresso, il mistero si infittisce: sempre sul tetto sono visibili alcuni pinnacoli decorativi in piombo rappresentanti bizzarre figure antropomorfe. L’arcano ci viene svelato durante la visita guidata, nella quale apprendiamo che, sebbene costruito intorno al 1200, il castello venne più volte rimaneggiato nel corso dei secoli successivi. L’aspetto attuale lo deve in parte ad Antoine Chapelle, il primo Conte di Jumilhac,che visse alla fine del XVI secolo. Si dà il caso che il conte fosse un alchimista desideroso di lasciare una traccia duratura delle sue attività nella struttura dell’edificio. Infatti, oltre che negli elementi decorativi del tetto, il tema dell’alchimia, della trasmutazione del piombo in oro e della ricerca della pietra filosofale è presente anche in alcune sale e nei giardini del castello. Inoltre, sempre in tema di misteri, un affresco raffigurante una giovane filatrice, custodito all’interno di una delle stanze, ha alimentato la macabra leggenda secondo la quale Louise de Hautefort, giovanissima moglie del secondo conte di Jumilhac, fu murata viva dal marito geloso in una delle torri dell’edificio. Si dice che la sua prigionia durò ben 20 anni durante i quali la giovane soleva trascorrere le giornate a filare la lana ( e a scrivere di nascosto biglietti d’amore al giovane servitore di cui era segretamente innamorata).

Orari: Da giugno a settembre tutti i giorni: dalle 10 alle 19. Fuori stagione e per le visite notturne a lume di candela rivolgersi all’ufficio del turismo: 0033 05 53 52 55 43

A PROVA DI BAMBINO

È il giorno in cui i TPC raddoppiano: mia cognata (cha abita a Périgueux) ci affida i suoi due gouyassous (bambini in occitano): Arnaud e Thibault, di 7 e 5 anni. Il più piccolo ha una passione sviscerata per i rettili e gli insetti. Il più grande vuole fare l’esploratore ed ha un debole per i dinosauri. il mio compagno ed io privilegiamo una bella passeggiata all’aria aperta. Come fare per soddisfare le aspettative ed esigenze di ciascuno? Cartina alla mano, tracciamo l’itinerario: prima tappa: villaggio di Limeuil, nel Périgord Noir.

Questo graziosissimo villaggio ha la caratteristica di essere stato costruito, in epoca medievale, alla confluenza della Dordogna e della Vézère. Ma come far camminare 2 mocciosi in un villaggio che, ad ogni evidenza, non rispecchia il loro canone estetico? La risposta la troviamo all’ufficio del turismo che ci suggerisce di visitare i Jardins Panoramiques, i quali, dalla cima della collina e ai piedi del vecchio maniero oltre ad offrire al visitatore 2 ettari di percorso didattico-pedagogico alla scoperta dei diversi tipi di piante, organizzano, apposta per i bambini, atelier di tessitura ed altri antichi mestieri. Ritorniamo alla macchina ed in pochi minuti eccoci giunti alla nostra seconda tappa: l’Acquario del Périgord Noir, il più grande acquario d’acqua dolce d’Europa (per la gioia di Thibault, fornitissimo in rettili ed altre creature spaventosissime). Fra le numerose animazioni le più gettonate sono gli incontri ravvicinati con gli alligatori e i rettili e la vasca tattile per accarezzare e dare da mangiare ai pesci.

Aquarium du Périgord Noir 99, avenue Paul-Jean Souriau 24260 Le Bugue sur Vézère

Il pomeriggio lo dedichiamo alla passione di Arnaud per le terribili creature preistoriche che popolano ancora i boschi del Perigord e terrorizzano tutti i gouyassous. Jurassic Park? Non esageriamo. Le creature in questione sono di resina, ma viste da lontano – la miopia in questi casi aiuta…- potrebbero trarvi in inganno. Il bello di questo parco (Le Conquil a Saint Léon-sur-Vézère) è che prevede un percorso ludico-didattico nel bosco, con tanto di piantina e mini-guida che fa corrispondere ad ogni belva una breve scheda di presentazione sulle sue abitudini e caratteristiche. Arnaud, che ha da poco imparato i rudimenti della lettura, si mostra all’altezza della situazione e ne rende partecipe anche il suo fratellino più piccolo. Ed eccoli i nostri piccoli esploratori che sgambettano qua e là intenti a fare amicizia con quelle terrificanti creature. Arnaud ovviamente predilige il tirannosauro Rex, Thibault invece si sente più a suo agio col triceratopo, rassicurato dal fatto che si tratta di un erbivoro. La passeggiata termina con la visita sotto la roccia di un autentico rifugio dell’uomo primitivo e, per i bambini con un percorso sospeso fra tronchi e rami, passerelle di legno e teleferiche nel parco giochi.

Le Conquil lieu dit: La Croix de François (bourg), 24290 Saint-Léon-sur-Vézère. Orario: Da Aprile ad Agosto: dalle 10 alle 19:30; Settembre, Ottobre: dalle 11 alle 18.

SARLAT

Sarlat, la capitale del Périgord Noir, si sviluppò nel IX secolo attorno all’abbazia benedettina, ma fu soltanto 6 secoli più tardi, che, grazie alle fiorenti attività commerciali ed artigianali, la città si arricchì dei suoi gioielli architettonici più preziosi. Il comune denominatore che unisce i magnifici palazzi tardo rinascimentali di Sarlat (la città d’Europa col maggior numero di monumenti storici per km quadrato) è il colore giallo ocra delle pietre con cui sono costruiti i suoi edifici. Nei giorni in cui splende il sole l’effetto di contrasto con le tegole grigio-nero dei tetti è sorprendente. Place de la Liberté, che si affaccia sul palazzo municipale e che offre una una bellissima prospettiva sul campanile gotico della cattedrale Saint Sacerdos è la piazza principale. È qui che si tiene il celebre mercato che attira acquirenti, turisti e curiosi di tutta la regione. Nella via che conduce al Manoir de Gisson, uno dei più eleganti edifici della città, non si può far a meno di notare la statua raffigurante un ragazzo seduto sul muretto. Nonostante l’opera si intitoli “Le badaud” ossia “il passante”, agli abitanti di Sarlat piace credere che si tratti di Jacquou le Croquant, il protagonista dell’omonimo romanzo di Eugène Le Roy, ambientato proprio qui nel Périgord ai tempi delle jacqueries, le sommosse anti feudali francesi del XVII e XVIII secolo.

Ma il panorama più suggestivo di Sarlat è quello che si gode dall’alto della torre campanaria della chiesa Sainte-Marie, oggi sede del mercato coperto. Una volta raggiunta la cima grazie all’ascensore di vetro, un monumento molto particolare attirerà sicuramente la vostra attenzione. Si tratta di un’enorme costruzione cilindrica sormontata da un tetto a forma conoidale situata all’interno del vecchio cimitero. Nonostante venga comunemente chiamata la “lanterne aux morts”, la sua funzione non è stata accertata e il motivo della sua costruzione costituisce ancor oggi un’enigma. Le ipotesi più accreditate vogliono sia stata eretta verso il XII secolo in onore di San Bernardo e la sua funzione sarebbe stata quella di guidare, come un faro, le anime dei defunti. Ma il mistero perdura…

GITE IN CANOA TRA I BORGHI E CASTELLI DELLA VALLE DELLA DORDOGNA

Se c’è un luogo che, per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi, per il caratteristico stile architettonico delle case, per l’abbondanza di castelli e per l’inespugnabilità delle sue fortezze medievali, custodisce e concentra l’anima del Perigord Noir, questo è a mio avviso La Vallée de la Dordogne. Non a caso un’antica leggenda narra che il Signore, distribuendo castelli a tutte le regioni del mondo, lasciò inavvertitamente cadere il suo sacco al di sopra della Dordogna. Il modo migliore di scoprire questi pittoreschi villaggi è senza dubbio la via fluviale. Per esempio ci si può accomodare a bordo di una delle numerose imbarcazioni (gabarre) per un’escursione di circa un’ora, oppure noleggiare una canoa a Vitrac e discendere il corso del fiume per 5 km fino a Beynac et Cazenac. In entrambi i casi vedrete sfilare davanti a voi deliziosi borghi immersi nel verde di antiche foreste, castelli da sogno e vertiginose falesie a picco sul fiume.

La Roque Gageac è iscritto, assieme a Beynac e Castelnaud, sulla lista dei più bei villaggi di Francia. Schiacciato fra il fiume e le rocce della falesia, questo originalissimo borgo si espande verso l’alto, in verticale. Questa mancanza di spazio spiega, in parte, l’abbondanza di abitazioni scavate e costruite sulla roccia che si fondono e confondono perfettamente con il paesaggio circostante. Su alcune di esse la vegetazione ha addirittura preso il sopravvento,come ad esempio il Manoir de Tarde, rivestito di un denso manto di edera rampicante.

Grazie alla sua esposizione sud a ridosso della falesia, la Roque Gageac gode tutto l’anno di una temperatura particolarmente mite per queste latitudini. Questo microclima permette la crescita di diverse specie di piante esotiche nel rigoglioso giardino che, partendo dal parcheggio, si inoltra nel villaggio lungo un sentiero-balcone

Pellegrinaggi, leggende e misteri di Rocamadour

Lous oustals sul riou, las gleisas sus oustals, lous rocs sus las gleisas, lou castel sul roc

Ossia “Le case sul fiume, le chiese sulle case, le rocce sulle chiese, il castello sulle rocce”. Ecco come un antico detto locale descrive la struttura di questo sorprendente borgo nel cuore del Quercy che, dall’alto dei suoi 150 m a picco sulla parete rocciosa ed affacciato sulla valle dell’Alzou, sembra restare sospeso in equilibrio fra il cielo e la terra. Affinché possiate accertarvi della veridicità di questo detto, è necessario trovare un punto d’osservazione che offra una visione globale del villaggio.

Per questa ragione consiglio di parcheggiare l’auto nei pressi della frazione l’Hospitalet (a circa 1 km da Rocamadour) e di recarvi al belvedere situato di fronte all’omonimo albergo. Da qui potrete proseguire il cammino a piedi sulla via dei pellegrini, detta Voie Sainte. Già in epoca medievale tappa intermedia del Cammino di Compostela, Rocamadour cela all’interno delle sue mura numerose leggende. Una di queste narra di come nel XII secolo fu scoperta una sepoltura che custodiva un corpo mummificato in stato di perfetta conservazione. Gli abitanti del villaggio decretarono che si trattasse di un eremita che era solito rifugiarsi in una delle caverne sotto la roccia. In onore di questo personaggio (che fu poi identificato con Saint Amadour) essi ribattezzarono il villaggio “Roc Amadour“, ossia “amante della roccia” (dall’occitano Roc Amator).

Ma Rocamadour deve la sua fama soprattutto alla statua lignea della Vergine Nera, i cui miracoli, puntualmente annunciati dal rintocco delle campane della chiesa, la elevarono al rango, almeno fino al XIV secolo, di una delle maggiori mete di pellegrinaggio d’Europa. Seguiamo dunque dalla frazione del Hospitalet le tracce dei pellegrini ripercorrendo la Voie Sainte. Il sentiero conta numerosi punti panoramici che rivelano tutta la bellezza del paesaggio, un territorio segnato dall’erosione delle rocce e ricoperto da una fitta vegetazione di querce, castagni e alberi da frutto. Arrivati alle fortificazioni e una volta oltrepassata la porta d’accesso al villaggio ci si ritrova sulla strada principale della città bassa, una via costellata di negozi e botteghe, nei quali comprare tante specialità regionali (ovviamente al ritorno, perché ora bisogna prepararsi spiritualmente, ma soprattutto fisicamente all’ascesa verso la cosiddetta Città religiosa). Infatti è una monumentale scalinata di circa 220 gradini a separare questo tempio profano della gastronomia dal sagrato della chiesa all’interno della quale è custodita la statua della Madonna Nera. In passato i pellegrini venuti qui per fare penitenza o per implorare un miracolo dovevano rispettare numerosi codici di comportamento, fra i quali quello che imponeva loro di farsi attaccare una catena attorno al collo e di salire la scalinata sulle ginocchia. Giunti in questo modo al sagrato della chiesa ai penitenti veniva offerta la tradizionale “sportella” ossia la medaglia della Vergine di Rocamadour. (Che ora si può tranquillamente acquistare nel negozio dirimpetto la chiesa). Refrattari alle penitenze e alle salite? Nessun problema, l’ascensore situato accanto all’Hotel Best Western vi garantirà per qualche euro un’ascesa rapida ed indolore. Prima di entrare nella cappella Notre Dame, sollevate lo sguardo verso l’alto: vedrete una spada conficcata nella roccia. Secondo la leggenda non sarebbe nient’altro che la celebre Durlindana del paladino Orlando. Per terminare la visita in bellezza consiglio di accedere dal castello al cammino di ronda. Il panorama è mozzafiato (attenzione però se soffrite di vertigini). Ingresso a 2 euro.

DISCESA NELLE VISCERE DELLA TERRA

Cosa avreste fatto voi se foste vissuti tre o quattro secoli fa e, camminando in aperta campagna, vi foste trovati improvvisamente sull’orlo di un enorme abisso di forma circolare d’un diametro di circa 35 metri e apparentemente senza fondo? Probabilmente la stessa cosa che fecero in quell’epoca gli abitanti di Padirac: avreste pensato si trattasse della porta d’accesso agli inferi e avreste inventato un gran numero di leggende a suo riguardo. Perché la Gouffre de Padirac diventi un’attrazione turistica bisognerà attendere il mese di luglio 1889, anno in cui lo speleologo Edouard-Alfred Martel effettua le sue prime esplorazioni. Nel novembre dello stesso anno il sito apre al pubblico. Situata a 8 km da Rocamadour, Le Gouffre de Padirac è una vertiginosa cavità naturale profonda 103 metri e formatasi in seguito al crollo della volta di una grotta. I visitatori, dopo avere effettuato una prima discesa in ascensore, raggiungono a piedi l’imbarcadero per una una gita lungo il fiume sotterraneo. La trasparenza dell’acqua è tale che si ha l’impressione che la barca sia sospesa nel vuoto. Dopo circa 10 minuti di navigazione si prosegue la visita a piedi in quella che è a tutti gli effetti una fantasmagoria di concrezioni dalle forme più disparate. La più famosa è senza dubbio la Grande Pendeloque, una stalattite di 60 m che sovrasta il Lac de la Pluie. Attenzione! In estate come in inverno la temperatura all’interno della grotta è costante: 13°. Portatevi dietro un maglioncino, non ve ne pentirete. È inoltre consigliabile, soprattutto in alta stagione, prenotare in anticipo su internet. Ecco il link con le tariffe.

BERGERAC, MONBAZILLAC

Adagiata sulle sponde della Dordogna e circondata da lussureggianti colline ricoperte di vigneti, Bergerac è la capitale del Périgord Pourpre. Consiglio di iniziare la visita partendo dalla sponda sud della Dordogna collegata al centro dal Vieux Pont, perché è qui che la città offre il più bel panorama sui suoi edifici medievali e rinascimentali. Sullo sfondo svetta il campanile di stile neogotico della chiesa Notre-Dame, mentre sul lato opposto del fiume in primo piano, il vecchio porto testimonia di come in passato Bergerac fosse uno dei maggiori centri del commercio della regione. E non è raro, ancora oggi, avvistare alcune delle tradizionali imbarcazioni (gabarres) che esportavano il prezioso vino di queste terre in tutta Europa. Penetrando nel centro storico ci si ritrova immersi in un dedalo di viuzze dalle case con travi a vista e tetti spioventi, piazzette fiorite e numerosi negozi di souvenirs e prodotti locali. Arrivando in Place Pelissière ci si imbatte nella statua del famoso Cyrano, il personaggio che ha ispirato l’opera di Edmond Rostand. Non senza una punta di delusione però scopriamo che il vero Cyrano non ha probabilmente mai messo piede a Bergerac. Questo dettaglio non ha comunque impedito alla città di farne il proprio emblema e di dedicargli un’altra statua in Place de la Mirpe. Un palazzo del XVII secolo, costruito attorno al Chiostro des Récollets, ospita la Maison des vins de Bergerac. Oltre ad un percorso olfattivo e tattile, la Maison offre degustazioni ed in alta stagione è possibile incontrare i viticoltori desiderosi di condividere i segreti del loro mestiere.

Per una gita fuori porta consiglio la visita al castello di Monbazillac, in cui si produce il vino omonimo (un vino liquoroso che deve il suo alto tenore in zucchero al fungo microscopico Botrytis Cinerea). Costruito verso il 1550, quello di Monbazillac è uno dei pochi chateaux aperti al pubblico e dall’alto della sua collina il panorama spazia su tutta la valle della Dordogna. L’interno del castello custodisce mobili d’epoca, incisioni e stampe , quadri e, ovviamente il museo del vino. Alla fine della visita viene offerta una degustazione. Monbazillac si trova 8 Km a sud di Bergerac e la si raggiunge seguendo la D13.

Quando: Il periodo migliore per visitare il Périgord va da giugno a metà ottobre. Luglio e agosto sono i mesi meno piovosi.