Cosa c’entrano Bayeux, Giotto e la Cometa di Halley? Tutti e 3 hanno a che fare con l’adorazione dei Re Magi
Ed eccoci giunti al fatidico 6 gennaio, il giorno che, oltre a concludere l’impegnativo ciclo di festività religiose in onore della venuta di Cristo Salvatore, celebra l’adorazione di Gesù da parte dei Re Magi, evento che tutti noi conosciamo sin dalla più tenera età, appena accennato nei Vangeli canonici (l’unico in cui se ne fa cenno è il vangelo di Matteo, il più antico dei quattro) e ben narrato, di contro, in diversi testi apocrifi. Grazie a questi, infatti, sappiamo che i Re Magi erano tre e rispondevano ai nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e che portarono al Bimbo Gesù in fasce i doni che si confanno a un re: oro, incenso e mirra. I diversi vangeli, canonici e apocrifi, che trattano l’argomento riportano alcune differenze nel racconto; tuttavia, tutti sono concordi nell’affermare che i tre giunsero alla grotta seguendo una stella cometa.
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Insomma, un evento astronomico ben definito che si innesta nella tradizione cristiana più antica; ma quel corpo celeste è esistito davvero? Partendo dal presupposto che i racconti evangelici sono narrazioni di fatti avvenuti e non mere invenzioni di fantasia, gli studiosi ritengono che un astro particolare sia realmente passato sopra la terra negli anni appena precedenti al fatidico “zero” (che, in realtà, sarebbe l’anno 1 d.C.); alcuni di loro, in particolar modo, pensano di aver individuato questa stella nella cometa di Halley, il famigerato asteroide che ruota attorno al sistema solare e si palesa ciclicamente all’occhio di noi umani. Nel corso della storia numerosi sono stati i passaggi e ben due di essi (oltre a questo) hanno influenzato opere d’arte e pittori. Vi ho fatto incuriosire abbastanza? Bene, allora continuate a leggere che oggi si vola nel cosmo.
Cristo non è nato nell’anno 1.
No, amici cari, Gesù, contrariamente a quanto è noto ai più, non è nato nell’anno 1. O, per meglio dire, quando il monaco Dionigi il Piccolo, nel VI secolo, calcolò l’anno di nascita di Cristo, dal quale poi si sviluppa il calendario che noi utilizziamo tutt’oggi, commise un errore di qualche anno; secondo i dati storici, difatti, il figlio di Dio sarebbe sceso sulla terra in una data tra il 7 e il 5 a.C.; in poche parole, oggi dovremmo già essere attorno all’anno 2030. E provate a indovinare, in base a complessi calcoli astronomici, quale corpo celeste passava vicino alla Terra proprio attorno a quegli anni? Esatto, proprio la cometa di Halley.
Il gioco, quindi, è presto fatto: la stella cometa (o più correttamente Stella di Betlemme) che i Re Magi seguirono per giungere sino al punto esatto ove era collocata la grotta di Gesù Bambino non può essere che lei. Tuttavia, questa tesi non mette tutti d’accordo; un nutrito gruppo di studiosi, tra cui Keplero, individua il fenomeno astronomico di Betlemme in una congiunzione tra Giove e Saturno, avvenuta nell’anno 7 a.C.; come spesso accadde, non emergerà mai una verità unica ma a noi, più che altro, interessa vedere cosa è accaduto dopo nel corso della storia.
L’arazzo di Baieux: quando la cometa illuminò i cieli d’Inghilterra
Una scena solenne dell’arazzo: re Aroldo è appena stato incoronato
Facciamo un balzo in avanti di oltre 1000 anni: siamo in Inghilterra, per la precisione nei pressi della cittadina di Hastings, e l’esercito normanno duca Guglielmo (passato alla storia come Guglielmo I d’Inghilterra, detto il Conquistatore) affronta le truppe del re anglosassone Aroldo II. La battaglia è feroce, i corpi a terra si accumulano in grandi mucchi informi e il risultato è una decisiva vittoria delle truppe normanne; l’esito decreta la fine della dominazione anglosassone in favore dei popoli provenienti dal nord Europa. Un evento di questa portata non poteva non essere cristallizzato in un’opera d’arte e questo avvenne negli anni immediatamente seguenti i fatti; a mente fresca, potremmo dire. Il risultato fu il famigerato arazzo di Baieux, una monumentale opera di oltre 68 metri di lunghezza, realizzato dai monaci dell’abbazia di Sant’Agostino a Canterbury, su commissione di Oddone di Bayeux, duca del Kent.
I popolani osservano meravigliati la cometa di Halley
Insomma, agli occhi di un lettore poco attento, nulla di nuovo: un grande evento che viene celebrato in un’opera. Se non fosse che, in una delle numerose scene che si susseguono come in un arcaico film a colori, appare un astro che altri non è che la nostra cometa di Halley: nel 1066, precisamente ad aprile, la stella errante fece un passaggio sulla Terra e venne, ovviamente, notata dagli uomini impegnati nella battaglia e il tutto venne annotato nelle cronache per poi essere trasformato in immagine.
All’origine della stella Cometa come la conosciamo oggi c’è un pittore di nome Giotto
Il colpo d’occhio lascia senza fiato: è la Cappella degli Scrovegni
Con la rapidità che solo l’immaginazione unita alle parole ci permettono di fare, passiamo oltre e arriviamo all’anno domini 1301. Lo scenario cambia: siamo a Padova, non ci sono guerre o battaglie, quanto meno in questa zona, ma, in compenso, c’è il figlio di un facoltoso usuraio, Enrico degli Scrovegni. Il giovane è ricco, anzi, spudoratamente ricco; ha appena fatto edificare la nuova residenza di famiglia e, come la tradizione voleva, accanto realizza anche la cappella privata. Siamo in Italia, agli inizi del XIV secolo ed Enrico ha a disposizione una quantità di denaro pressocché illimitata: chi chiamare per decorare il proprio, personalissimo luogo di preghiera? La scelta non poteva che ricadere su Giotto di Bondone, il pittore fiorentino (più precisamente di Vicchio) che da diversi anni faceva parlare di sé in tutta la penisola.
Giotto dipinge la cometa di Halley
La sua presenza sul cantiere è attestata fra il 1303 e il 1305 e l’esito è il poderoso e sfolgorante impianto decorativo della cappella degli Scrovegni, intitolata alla Madonna della Carità. Ne parleremo certamente in un’altra occasione. Qui, adesso, ci interessa in particolar modo l’Adorazione dei (Re) Magi: Giotto, indovinate un po’, ritrae la stella di Betlemme ispirandosi proprio alla cometa di Halley che aveva “sfiorato” il nostro pianeta nel 1301, suscitando la curiosità del pittore. La particolarità è che questa rappresentazione è quella a cui tutt’oggi fa riferimento l’immaginario collettivo: insomma, era nata la “nostra” Stella Cometa.
Buona Epifania a tutti voi da Turisti per Caso e dal vostro Mediev(al)ista di fiducia!
Credit foto:
Arazzo di Bayeux – Wikipedia
Cappella degli Scrovegni – Wikipedia