Le Isole Svalbard, termometro del pianeta
A proposito di voli: il Dirigibile Italia di Umberto Nobile è partito proprio dalle Svalbard nel 1928, e qui è morto il grande Roald Amundsen nel tentativo di salvare Nobile, che pure gli stava molto antipatico. A Ny-Alesund (la Baia del Re) c’è ancora il pennone su cui attaccarono il Dirigibile Italia, e c’è anche un piccolo monumento: commovente.
Le Svalbard sono state frequentate fin dal 1100 da pescatori e poi da balenieri, anche se furono “scoperte” dagli Olandesi alla fine del 1500, e furono poi sfruttate, fin quasi ai nostri giorni, per le miniere di carbone. Adesso sono abitate da circa mille giovani e giovanissimi studenti e ricercatori e da circa duemila orsi bianchi. Alle Svalbard si va in giro obbligatoriamente armati o accompagnati da una guida (armata): all’aeroporto c’è la foto di un turista incauto, sbranato da un orso. Naturalmente, alle Svalbard fa freddo: in inverno meno 40 gradi e d’estate più sei. Ma perché andare alle Svalbard e – nel caso – quando andare? Io-Patrizio ci sono stato nel periodo migliore, che è a cavallo fra aprile e maggio: è tutto ghiacciato come d’inverno, ma c’è luce praticamente per 22 ore su 24, e ci sono solo 20 gradi sotto lo zero, ma senza umidità. Il paesaggio delle Svalbard, almeno in questa stagione, è indescrivibilmente bello: si va in giro in motoslitta, oppure con le slitte trinate dai cani (groenlandesi, cattivissimi), si possono visitare grotte di ghiaccio, c’è la città mineraria russa (ex sovietica) ora semi-abbandonata di Barentsburg, c’è la “capitale” Longyearbyen con la sua vita tutta particolare, ci sono tracce preziose di una storia fatta di esplorazioni e ricerche che durano anche oggi. E c’è la miglior guida di tutte, che guarda caso è italiana: Stefano Poli, nomen-omen.