Il Vietnam visto da Patrizio

Nel mio immaginario, nella memoria della mia generazione, il Vietnam occupa un posto importante
Patrizio Roversi, 25 Giu 2014
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Stavamo facendo il Giro del Mondo e con Syusy ci dividevamo le tappe. Dovevamo raccontare la penisola indocinese: a lei Thailandia e Cambogia (ci teneva troppo ad andare ad Angkor Wat, coi suoi templi) e a me è toccato il Vietnam. Ma in realtà – per una volta – eravamo perfettamente d’accordo, perché io il Vietnam non lo volevo perdere. Volendo essere precisi, infatti, Adriatica non passava direttamente per il Vietnam e avremmo potuto anche saltare questa tappa. Ma abbiamo voluto aggiungerla, anche un po’ pretestuosamente, perché nel mio immaginario, nella memoria della mia generazione, il Vietnam occupa un posto importante.

E in effetti è un viaggio in cui gli aspetti prevalenti possono essere diversi, ma comunque orientati verso interessi che hanno a che fare con la Storia, recente e meno recente. Visitando i monumenti del Vietnam, ma anche solo gustando la sua raffinatissima cucina, ci si rende conto ad esempio che non si tratta di un satellite della Cina, tant’è che per decenni ha fornito cultura e classe dirigente (i famosi Mandarini). A proposito di cucina: ottima, ma attenzione, perché tra i loro piatti c’è una salsa che assomiglia al garum degli antichi Romani, in pratica pesce andato a male. Io non mi sono gustato un pranzo meraviglioso, solo perché sentivo una gran puzza e non capivo che cosa fosse… In ogni caso non definirei il Vietnam un viaggio “naturalistico”, visto che il clima e i colori sono spesso come da noi sul delta del Po a novembre.

Ma il delta del Mekong, Ho Chi Minh City, Hanoi e le altre città rappresentano un itinerario pieno di spunti “civili”, nel senso appunto della politica e del sociale, e naturalmente della storia. Storia delle tante religioni che da sempre hanno resistito qui con le proprie tradizioni, e naturalmente storia di un popolo che ha lottato in modo incredibilmente tenace contro l’Imperialismo, prima francese e poi nordamericano, per più di 30 anni, dal 1945 al 1976.

Le tappe da non perdere – in questo senso – sono i Cunicoli di Cu Chi (una vera città sotterranea costruita per sfuggire ai devastanti e disumani bombardamenti americani col napalm) e i musei, quello di Ho Chi Minh, quello di etnologia ad Hanoi (uno spaccato antropologico e storico del Vietnam, realizzato in modo moderno ed efficace) e quello della guerra, che poi è un museo della Pace, ad Ho Chi Minh City, che riesce a raccontare gli orrori della guerra in una prospettiva non vendicativa o rivendicativa, ma serena: è pieno di decorazioni di militari americani che, tornati in Vietnam, hanno restituito le medaglie e chiesto scusa, tra le lacrime. Poi il Vietnam è anche molto altro: i motorini, le risaie, le case con annesso laboratorio artigianale, i templi d’ogni tipo, le giunche, i mercati sulle barche etc etc. Un viaggio bellissimo.