Budapest, voto 6+ di incoraggiamento!

Budapest, ci tenevo tanto, ma riesco a dare solo un 6+ di incoraggiamento.
Scritto da: ag.rebos
budapest, voto 6+ di incoraggiamento!
Partenza il: 09/04/2010
Ritorno il: 13/04/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Questa volta decolliamo da malpensa con lufthansa italia alle 7.20, quindi ci tocca una levataccia, abbiamo 130 km. di viaggio. Per la prima volta sperimentiamo il check-in on line che si verifica una grande comodità e risparmio di termpo, tanto più che bagaglio da consegnare non ne abbiamo. Posteggiamo al P4, e al ritorno avremo, come previsto una mazzata, ma già si sa che le comodità si pagano.La compagnia ci riserva la piacevole sorpresa della colazione a bordo, erano dai mitici anni ottanta che non avevamo il piacere di avere qualcosa gratis da mettere sotto i denti;l’aereo è in più che buone condizioni, i sedili sono distanziati talmente tanto che ti premettono pure di stenderti. Atterriamo,in perfetto orario. L’aereoporto è piccolo, identico a quello di Praga, il traffico aereo quasi nullo. Subito scesi cambiamo i soldi, il cambio si verificherà meno conveniente di quello di città. ma dobbiamo prendere i mezzi per raggiungere l’albergo.Da subito vorrei fare l’abbonamento settimanale ai mezzi, ma le macchinette sotto la pensilina non offrono questo tipo di biglietto, Achille insiste per il taxi cumulativo,e, a malincuore lo accontento, compro solo il biglietto di andata, per il ritorno si vedrà; con l’equivalente dei nostri 8 euro a testa dopo 45′ circa di tragitto il taxista, dal servizio ineccepibile, ci lascia davanti all’hotel.La coppia che è con noi, tutta presa dalla Budapest card viene lasciata prima. Durante il tragitto ne approfittiamo renderci conto della periferia: vediamo molto disordine, costruzioni semi abbandonate e ancora molto degrado.Il nostro hotel,della catena Best Western, prenotato con booking si trova dietro al Parlamento; visto il cambio favorevole questa volta ci siamo concessi un 4 stelle e siamo da subito soddisfatti. Il check-in è stato veloce tra un comprensibile inglese e un discreto italiano,nonostante fossimo in mattinata subito ci danno la stanza, una camera accogliente, spaziosa arredata in stile moderno, sembra silenziosa. Una doccia veloce ed eccoci subito fuori; l’intenzione è quella di fare un giretto di ricognizione dei dintorni, giusto per prendere confidenza con la città. La giornata è soleggiata, un caldo vento ci accompagna, siamo troppo vestiti, stiamo sudando; arriviamo sulla via principale, il marciapiede è sconnesso, come quasi tutti quelli che incontreremo nei giorni a venire,metto male un piede, mi prendo una storta di quelle micidiali, credo di svenire. Mio marito mi dice di farla corta, ma ho veramente male, mi ci vogliono parecchi secondi prima che riesca a riprendermi un atttimo, poi provo a muoverla, rotta non sembra, riesco a camminare, adagio, ma cammino. Come inizio non è il massimo!Giriamo a desta, svoltiamo a sinistra, un pò avanti e un pò indietro, paline marroni inesistenti, ed eccoci al Parlamento, maestosa costruzione assomigliante a quella di Londra. la visita la rimandiamo ai giorni successivi. Gironzoliamo per il quartiere, arriviamo fino al Ponte delle Catene, quando questa giornata troppo calda inizia a darci noia, ci riposiamo su una panchina sul lungo Danubio e prendiamo fiato.Questo giro di approccio ci lascia un pò freddini, pensavamo qualcosa in più, ma forse è solo la stanchezza del viaggio che non ci fa apprezzare la zona. pensiamo bene di rientrare non prima di aver acquistato un pò di frutta al negozietto davanti all’albergo.Per l’equivalente di 2,50 euro compriamo:una treccina di pane con pomodorini secchi, due mele, due banane, un dolcetto e una bottiglietta d’acqua.Al pomeriggio dopo esserci veramente riposati siamo pronti per la scoperta vera della città.La Budapest card per noi non è conveniente, quindi tappa alla metro per l’abbonamento settimanle: dallo spioncino della cassa la dipendente che, alla nostra richiesta, ripone il suo pranzo, toglie da un cassetto chiuso a chiave un blocchetto, conta sul calendario i sette giorni, prende un timbrone e stampa sul biglietto data di inizio e di fine validità.Tutto rigorosamente a mano, bande magnetiche inesistenti.Proseguiamo il nostro itinerario fino ad arrivare alla cattedrale di santo Stefano e l’isola pedonale di Vaci ucta, il vero struscio della città.Pochi i turisti in giro, poca anche la gente del posto.Sarà questo caldo fuori programma, sarà la mia caviglia gonfia, ma non riusciamo ad ingranare, nulla fino ad ora ci “prende”.Entriamo perfino nei famigerati negozietti di souvenirs che solitamente evitiamo,niente da fare.Le ore passano, la mia caviglia reclama riposo, dobbiamo tassativamente rientrare dopo una veloce cena; in stanza inizio ad “impomatare” caviglia e piede, riservo loro un trattamento super, poi mi fiondo sotto il piumone e confido nella notte; l’albergo è super riscaldato, il pigiama non serve, abbassiamo pure il termostato in camera, bella comodità. All’alba altra impomatata, non voglio certo rovinarmi la vacanza per una distrazione, fatto sta che per colazione mi sembra di stare meglio,la caviglia mi sembra meno gonfia.Scendiamo e la colazione si rivela super al self service troviamo di ogni: dai cetrioli alla frutta fresca,alle marmellate ai cestoni di panini e di dolci, uova sode e fritte, bacon di tutti i tipi,yogourt a scelta per non parlare delle bevande calde e fredde. Insomma siamo a nozze.Achille frigge, vuole andare da subito al mercatino delle pulci di Ecseri, io sarei stata a piluccare ancora qualcosina, ma l’accontento, mi rifarò domani. Usciamo la città è deserta, pochissimo traffico automobilistico e pochi pedoni, è sabato anche da loro.Prendiamo la metro fino a Ferenc Korut e poi in piazza Boraros il bus 54. Anche qui l’autista ci accoglie con un panino in mano. Ci sediamo, altri turisti salgono e dopo 20 minuti di tragitto fuori porta, alla fermata indicataci da non sappiamo quale sito internet vediamo che nessuno scende. Chiediamo informazioni alle due adolescenta avanti a noi che non conoscono il posto,un anziano signore ce lo indica, ma in ungherese;finalmente il signore seduto accanto a noi, che dall’abbigliamento poteva sembrare italiano ci dice:seguite me.Al che mio marito si indispettisce:razza di italiano maleducato, non potevi parlare da subito, senza farci sgolare per tutto il bus, noi saremmo intervenuti subito in aiuto di connazionali!.Alla fermata giusta, segnalataci anche da una gentile signora del posto, scendiamo, seguiamo il nostro “amico”, il quale preso dalla foga del “bric a brac” ci semina, peggio di speedy gonzales con gatto silvestro.Sempre i soliti italiani.Stiamo al mercatone per tutta la mattina; lì si trova di tutto dall’abbigliamento semi nuovo o usato alle anticaglie più o meno autentiche.Alla fine dopo estenuanti trattative ce ne usciamo con un’icona russa, rizzata. Quelle di legno hanno prezzi proibitivi per le nostre tasche, siamo però molto contenti dell’acquisto.Conversiamo picevolmente con un turista francese che incontreremo più volte, del nostro connazionale nemmeno l’ombra,volatilizzato.Achille è stato accontentato, il pomeriggio è mio.Andiamo al Museo del terrore in Andrassy.La visita è interessante e merita, vengono raprresentate le barbarie e le torture dei due regimi che gli ungheresi hanno dovuto sopportare:il nazismo prima e il comunismo poi.Peccato, però, che sotto alle foto non ci sia nemmeno una scritta ,almeno in inglese,i fogli sempre e solo ininglese, all’ingresso di ogni stanza vanno bene, ma spesso non si ha voglia di leggere tutto il papiro, tanto più che la luce è fioca.E’ già tempo di cena. in giro non c’è nessuno, i viali sono semi deserti; troviamo una cosa veloce e rientriamo; il tempo sta cambiando, si sta rinfrescando. Domenica inizia con una calma colazione e poi ci incamminiamo per piazza degli eroi, dove al museo delle arti è allestita la mostra Dega-Picasso, quadri provenienti da una collezione russa, quindi mai visti.Come al solito arriviamo presto, il museo è ancora chiuso, la piazza deserta, solo donne magiare che tentano di venderci la loro mercanzia, queste donne le troveremo in tutti i punti turistici. Dal cancello del museo osserviamo la scena e vediamo che ogni tanto un uomo passa a rifornirle. Stiamo nel museo tutta mattina,nonostante la mostra sia interessante l’affluenza è scarsa. All’uscita prendiamo un pò di sole sulle poltrone sotto il porticato, giovani donne ungheresi ci fanno compagnia. Dopo esserci riposati facciamo qualche foto sulla piazza e ci dirigiamo al parco Varosliget con il suo laghetto, castello e amenità varie.Anche qui tutto ci lascia indifferenti, un giro veloce ed usciamo.Troviamo un supermercato aperto, compriamo frutta.Al pomeriggio pensiamo di andare al castello. Se vogliamo salire con la cremagliera, che è stata ristrutturata lo scorso anno, nessun abbonamento è valido, il bus 16 non è indicato da nessuna parte, salvo su una palina dove sembra che di pulmini ne passi solo uno all’ora, il nostro è già partito, quindi prendiamo il biglietto per la cremagliera.Achille non condivide per nulla la mia scelta, le reciproche teorie si sprecano, tanto più che per risparmiare ho fatto andata e ritorno.La salita dura si e no tre minuti di orologio, forse meno. Facciamo un veloce giro delle antiche mura, il castello, le viuzze dell’interno e l’unica cosa che ci prende un pò sono i bastioni dei pescatori per il resto tutto ci lascia indifferenti; per giunta ci accorgiamo che il bus 16 va quasi a giro continuo.Furbacchiotti questi ungheresi!!Pazienza.Pare pure che il tempo stia veramente cabiando, fa freddino.Rientriamo in albergo e pensiamo per la cena.Stranamente, oggi che è domenica, e che sovente nelle città non c’è nessuno, qui in centro troviamo gente i negozi sono aperti e c’è pure una specie di concerto; bancherelle alimentari fanno da contorno. Per noi fa troppo freddo per cenare all’aperto, troviamo un locale e finiamo la serata in una spartana ma confortevole pasticceria chiacchierando con i titolare e il suo fedele cameriere, gente cordiale e simpatica,davanti ad un loro dolce tipico.I giorni passano e questa capitale non ci prende.Dal punto di vista culturale è molto scarsa, ma lo sapevamo, e anche dal punto di vista paesaggistico ci lascia alquanto indifferenti. Le terme non fanno per noi.Lunedì piove a dirotto e fa pure freddo. Con il tram 2 scorrazziamo sul lungo danubio entriamo in gallerie d’arte, quando ci sovviene che potremmo passare un pò di tempo al mercatone coperto di Fovam, che è quello più grande e famoso. E così facciamo. Qui acquistiamo gulasch e paprika; la mattina l’abbiamo rappezzata.Al pomeriggio anche se il tempo è brutto e freddo, prendiamo la metro, passiamo il danubio e passeggiamo per la zona di Batthiany fino ai bagni termali, ma senza entusiasmo. Le due chiese dl quartiere sono chiuse; cambiamo completamente isolato e ci dirigiamo al quartiere ebraico, qui va un tantino meglio.La sinagoga merita e anche i dintorni.Per aggiustare la giornata e visto che è la nostra ultima sera ci concediamo una vera cena ungherese.In un ristorante del centro dall’esotico nome Etno troviamo il menù che fa per noi. Ci servono una calda e deliziosa zuppa di gulasch, un altrettanto ottimo roast-beaf con patate, il tutto innaffiato da una buona birra. Finalmente possiamo dire, noi che non andiamo alla caccia di ristoranti, di essere soddisfatti.Anche oggi, che è martedi il nostro ultimo giorno, piove. Abbiamo il volo in serata quindi dobbiamo pensare qualcosa per la mattina. L’intenzione è di andare alla Cittadella, ma acqua e vento ci fanno cambiare idea, l’isola margherita non la prendiamo nemmeno in considerazione, la casa dei fotografi apre al pomeriggio, i battelli sul Danubio,meglio di niente sono fermi, quindi dopo aver gironzolato per altri mercati coperti di minore importanza decidiamo di risalire al castello e di vederci la città nuovamente dai bastioni, l’unico punto che ci è veramente piaciuto.Alle 14 carichi di umidità rientriamo in albergo, ci facciamo l’ultimo tè caldo al self service, ci scaldiamo e poi riprendiamo la strada di casa.Con la metro arriviamo al capolinea del tram 200E che ci lascia, dopo un’estenuante viaggio a tappe su un bus a fisarmonica carico di ogni tipo di passeggeri dagli studenti ai lavoratori ai turisti, davanti all’ingresso dell’aeroporto. Lufthansa ci offre una veloce cena a bordo e alle 21,30 siamo nuovamente nel tepore della nostra italia con la mazzata del posteggio, ma ne eravamo ben consapevoli. Ci dispiace molto dare un giudizio appena sufficente su questa città che tante persone indicano come stupenda. per noi non è stato così.Solitamente ritorniamo molto soddisfatti dalle nostre mete, qua qualcosa non ha funzionato: gli ungheresi sono brave persone, disponibili, sottomessi; la città si sta svegliando dal torpore comunista,sta lavorando ma ha ancora tanto tanto da fare. Ora vengo a capire perchè Budapest raramente rientra nei circuiti internazionali di viaggi. Achille, che visitò la città negli anni settanta, mi aveva avvisato, ma io non volevo credergli. Questa volta mio marito aveva perfettamente ragione, a lui l’onore delle armi, nonostante tutto tifiamo per l’ungheria e alla fine siamo certi che ce la farà.


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