Sulla rotta dei Popoli del Mare!

Dal 18 ottobre su Yacht&Sail le nuove puntate: ecco un assaggio dall'Isola d'Elba
Syusy Blady, 06 Ott 2010
sulla rotta dei popoli del mare!
Dal 18 ottobre Syusy e Patrizio tornano in tv con una nuova serie inedita girata la scorsa estate tra le coste di Toscana, Lazio e Sardegna! È la seconda serie de “I Popoli del Mare” che andrà in onda su Yacht&Sail (canale 430 di Sky) tutti i lunedì e i martedì alle 21.25… Dieci puntate che raccontano il viaggio a bordo di Adriatica sulla rotta dei Popoli del Mare, antichi navigatori del Mediterraneo, per scoprire i misteri celati nei resti archeologici lasciati da queste antiche popolazioni e per conoscere i luoghi che si affacciano sul Mar Tirreno. La prima puntata in onda lunedì 18 si intitola “L’Elba e gli Argonauti”, ecco in esclusiva per il nostro sito il diario di bordo a due mani scritto da Patrizio e Syusy durante il viaggio. Per sbirciare dietro le quinte e -perché no- rifare il loro itinerario!

Prima però prendete nota della messa in onda: 1. L’Elba e gli argonauti, 18 ottobre 2. Baratti e Populonia: etruschi popoli di mare, 19 ottobre 3. Pianosa e Montecristo: le isole protette, 25 ottobre 4. Le mura ciclopiche e il porto invisibile di Orbetello, 26 ottobre 5. Tarquinia: da Enea al simposio etrusco, 1 novembre 6. Cerveteri: la battaglia di Enea e i butteri, 2 novembre 7. Dalla sirenetta delle isole Pontine all’antica Pyrgi, 8 novembre 8. Alatri e il Circeo fra mura ciclopiche e templari, 9 novembre 9. Verso l’antica città di Nora, 15 novembre 10. I fenici di Sulki e la maestra di bisso, 16 novembre

Tutte le puntate sono in replica più volte in orari diversi, che potete consultare sul sito di Yacht&Sail:

I POPOLI DEL MARE: ELBA E POPULONIA

Syusy: Siamo a ottobre. Noi questa estate abbiamo fatto un bellissimo giro lungo le coste Tirreniche, e anche voi siete ancora in tempo a farlo. Noi l’abbiamo fatto in barca, con frequenti tappe, fermate e incursioni a terra. Ma si può anche rifare tranquillamente semplicemente via terra, con l’ausilio di qualche traghetto e magari con qualche meravigliosa parentesi sul mare…

Patrizio: Abbiamo navigato per circa un mese, dall’Elba lungo la costa toscana e poi laziale, fino alle Isole Pontine, poi abbiamo attraversato il Tirreno e siamo arrivati nel sud della Sardegna. E naturalmente è stato un viaggio che contiene tanti viaggi, tanti quanti le persone che erano a bordo. Oltre a noi sono stati a bordo i quattro equipaggi che hanno vinto il cosiddetto “Concorso CercasistarQ8”: in tutto una ventina di persone, tra loro diversissime per aspettative, esperienze e motivazioni, che comunque a bordo sono state benissimo, trovando da subito un ottimo equilibrio. Nella prima tappa sono stati con noi Lorella (architetto, scenografa), Guido (esperto di finanza), Lara (mamma di due bambini stupendi), Filippo (esperto di logistica) e Stefano detto Mataro (artista, cantante e musicista, con la sua lira). A bordo e a terra non abbiamo loro concesso mai tregua: se non si navigava si scendeva a fare riprese, e i nostri passeggeri son diventati ben presto nostri complici nelle ricostruzioni storiche di Syusy, perché a me interessava soprattutto la navigazione lungo una costa piena di attrazioni paesaggistiche e turistiche, ma lei invece, come al solito, ha privilegiato l’ottica del viaggio-a-tema

Syusy: Sì, certo, questo giro è interessante perché – oltre a portarci in luoghi bellissimi – ci svela anche qualche cosa della nostra storia (storia della nostra Italia, del nostro Mediterraneo) che ancora non conosciamo del tutto. Viaggiando infatti per il Mar Tirreno, oltre ad incontrare gli Etruschi e i Fenici (già lo sapete che i Romani non ci interessano…) ci troviamo di fronte a delle domande affascinanti. Prima degli Etruschi chi ha solcato questi mari, visto che nei siti Etruschi o Fenici troviamo sempre vestigia che non sono attribuibili solo a loro? Gli archeologi “tradizionali” direbbero semplicemente che prima c’erano i Villanoviani, e poi questa Civiltà si è evoluta velocemente fino a produrre quella Etrusca. Ma se si guarda con molta curiosità, soprattutto navigando lungo le coste, troviamo tracce di una Civiltà dotata di una capacità di navigare sorprendente. Troviamo resti di navi lunghe 30 metri. Troviamo grandi ancore che presuppongono barche altrettanto grandi. Troviamo industrie di produzione di ceramiche, da usare come contenitori di olio e altre derrate alimentari. Troviamo, sempre sulla costa tirrenica, due porti particolarissimi: Orbetello e il Circeo. E nelle vicinanze di questi porti troviamo guarda caso antiche e grandi città, cinte da mura megalitiche. Insomma, il nostro è stato un viaggio ancora una volta sulle rotte dei Popoli del Mare, che anche stavolta ci hanno sorpreso, facendoci capire come questa Civiltà (coi suoi traffici) sia stata molto importante per la nostra storia successiva. Allora, partiamo? Noi siamo partiti dall’Isola d’Elba…

Patrizio: All’Elba ovviamente c’eravamo già stati, anche in barca. Dopo aver fatto alcuni conti io ho anche il sospetto di essere stato concepito dai miei genitori in una vacanza all’Elba, ma questa è un’altra storia… Ma sarà forse per questo che, la prima volta che l’ho vista, ho pensato che quest’Isola fosse il posto più bello del mondo. La sua natura e il suo paesaggio hanno il più alto tasso di variabilità possibile: dalle montagne coperte di castagni dell’interno, alle coste che, in base all’orientamento, sono verdi come le rive di un lago oppure aspre e ricoperte solo di macchia mediterranea, coste che vanno dalla roccia alla spiaggia, dal massimo della dolcezza allo strapiombo. Poi c’è lo spessore e il fascino che soltanto la storia riesce a dare ai luoghi. Perché va bene la natura, ma anche l’uomo, quando vuole, produce bellezza. Oddio, all’Elba ormai l’uomo ha fatto fin troppo, ed ora dovrebbe fare e costruire il meno possibile… Comunque i Paesi dell’Elba sono ancora un piacere. Portoferraio, per esempio, per me comincia entrando sotto al voltone che immette nel centro partendo dal Porto, e poi sale nelle strade e nei vicoli, con i ristorantini, fino in cima.. L’Elba è Napoleone, che in pochi mesi qui ha lasciato la sua traccia. Ma Syusy, naturalmente, è interessata a tracce storiche più antiche…

Syusy: Per me il posto più interessante dell’Elba è la Spiaggia delle Ghiaie, a pochi metri da Portoferraio. E’ una spiaggia di ciotoli, bianchi, con macchie nere. Si dice che le macchie nere siano le gocce di sudore “metallifero” degli Argonauti (quelli di Giasone, e del Vello d’oro), che secondo la leggenda dovrebbero essere sbarcati proprio qui. In realtà potrebbe trattarsi del ricordo mitico del grande lavoro che occorreva fare per estrarre il ferro dalle miniere di cui era ed è ricca l’Isola. Mi son fatta l’idea che gli Argonauti potrebbero rappresentare quei “cercatori di metalli” che, all’origine dell’Età del Bronzo e del ferro, si muovevano via mare alla conquista di queste preziose materie prime. Quindi, eccoci in piena storia dei Popoli del Mare! Gli Etruschi (noti per aver sfruttato le miniere) sono i prosecutori i questa ricerca. Nelle miniere si estraeva, oltre al ferro, anche il rame e l’argento. Ancora oggi si possono visitare i luoghi di estrazione abbandonati da non tanto tempo: per il turista è una bellissima passeggiata, che si fa ben volentieri, in vista del mare. E non bisogna perdere l’occasione di vedere i due Laghetti: uno verde come lo smeraldo, l’altro rosso sangue, come il rubino! Parlo del Lago rosso delle Conche, nel Parco Minerario di Rio Marina, che grazie alla pirite si colora non solo di rosso, ma anche di viola, e poi di bianco. E poi del Lago delle terre Nere, vicino a Porto Azzurro, in località Terranova, che in realtà è verde, in riva al blu del mare. E’ qui che abbiamo girato la scena di Giasone e Medea, con Zoe nei panni di Medea-giovane, Lorella Medea-matura e Giasone interpretato da Mattia, il nostro skipper…

Patrizio: …i pochi bagnanti che si erano spinti lungo il sentiero, vedendoci, hanno pensato di aver preso un colpo di sole! Io da parte mia posso solo aggiungere che, se volete farvi un giro dell’Isola un po’ più… metropolitano e attuale, Porto Azzurro è un gran bel posto. Noi ci siamo arrivati in barca, e ci siamo ancorati in rada. Per me, che sono decisamente un navigatore “per caso”, il bello è sbarcare, e trovare nei paesini le mie comodità e amenità minimali, che sono poi quelle che si gode qualsiasi villeggiante. A questo proposito posso annotare che a Porto Azzurro c’è una sola edicola, e il giornale arriva un po’ tardi la mattina. Invece di baretti in cui prendere un cappuccino o un aperitivo è piena la piazza, appena restaurata con un nuovo arredo urbano. Se avete fame, andate in un forno a prendere un pezzo di Schiaccia ‘Briaca, cioè macerata nell’Aleatico… E se poi vi sentite in colpa per le troppe calorie introdotte, davanti all’edicola, nella Piazza della COOP, trovate un bel cartello che da una parte ha una cartina dell’Isola, e dall’altra vi suggerisce una magnifica gita a piedi, un percorso che parte dal Paese e arriva più su, all’interno, fino alla Madonna del Monserrato. Mattia e Carlotta, gli skipper di Adriatica a suo tempo l’hanno fatto, e hanno molto gradito. Io purtroppo non ne ho avuto il tempo, mi son limitato ad una passeggiata fino al quartiere in alto in cui sorge il Carcere. Syusy ha voluto partire…

Syusy: Facendo lo stesso percorso che faceva il materiale ferroso fin dall’antichità, dall’Elba al Continente, si risale e si sbarca a Baratti, sulla costa della Toscana. Visto dall’alto dell’abitato di Populonia, il Golfo di Baratti appare come un perfetto rifugio per le navi. Quindi un Porto naturale. E allora si capisce perché Populonia sia stata densamente abitata dagli Etruschi fino al medio Evo, e si capisce come mai questo luogo abbia ospitato una Civiltà ancora più antica. Infatti, dopo aver visto le strutture dei Templi che dovevano svettare sull’Acropoli, giusto più sotto, le gentili guide-accompagnatrici del Museo di Populonia mi hanno mostrato una grande, recente scoperta: mura ciclopiche poligonali, anche a Populonia! E percorrendo il perimetro di quella che doveva essere la città, queste mura te le trovi sotto ai piedi, quasi come mura fondanti di quella che è stata la civiltà pre-Etrusca, mura di contenimento che si affacciano direttamente sull’Arcipelago!

Patrizio: Beh, questo ha appassionato molto anche me. Per fortuna, di fronte al Golfo, abbiamo incontrato Giulia Pettena, una giovane archeologa che si occupa di storia della navigazione, che mi ha raccontato cose interessanti, fra l’altro ben spiegate anche all’interno del piccolo Museo. Per la particolarità geografica dell’Arcipelago, qui non a caso si è sviluppato un sistema avanzatissimo di navigazione e di scambi. Infatti, dalla terrazza naturale di Populonia, tutte le Isole dell’Arcipelago Toscano appaiono vicine e ben riconoscibili. Un sistema di segnalazioni, con fuochi e torri, permetteva di navigare a vista. E, in termini navali, le barche erano già molto tecnologicamente avanzate, per l’epoca. Pare addirittura che la bolena, cioè la scultura che alza la prua, fosse a suo modo un sistema di orientamento: serviva per traguardare il sole e le stelle. Che Syusy abbia ragione? Che gli antichi Etruschi avessero ricevuto nozioni di navigazione da altri, più antichi di loro? Non so se il virus filo-archeologico di Syusy mi stia contagiando: fatto sta che il panorama del Golfo, oltre al resto dell’abitato di Populonia, merita il viaggio! Tra l’altro noi abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in una giornata di tempo ventoso e perturbato: pessimo per la nostra navigazione, ma ottimo per la visibilità e la limpidezza. Peccato che mentre io me lo sto godendo, Syusy sia già salita ancora più in alto…

Syusy: Da non perdere qui nel sito di Populonia il luogo in cui sorgevano le antiche capanne, di cui sono stati trovati i fori nella pietra in cui erano infilate le travi e le colonne di legno. Le capanne – guarda caso – erano circolari, rotonde come le yurte dei Popoli dell’Asia. In uno di questi fori sono state trovate le ciotole rotte dai partecipanti al rito di insediamento di un nuovo Capo-Clan di tremila anni fa! Poi, nella parte bassa del sito archeologico, vicino al mare, lungo il Golfo di Baratti, ci sono le tombe dei grandi personaggi dell’epoca. Siamo entrati in una delle più grandi, a tumulo, con una grande volta. Assomiglia in modo straordinario a New Grange, in Gran Bretagna. Questo è significativo, e anche l’archeologa esperta di navigazione Giulia Pettena annuiva, quando le parlavo di un collegamento con le popolazioni del Nord Europa! La Tomba di Populonia, oltre che esser uguale a quella di New Grange, funzione allo stesso modo: al solstizio il sole entra nella tomba stessa attraverso il corridoio che va dall’entrata fino al luogo delle sepolture. L’effige simbolica della spirale è presente qui e là. Questo potrebbe significare che questa civiltà Megalitica potrebbe venire dal Nord Europa. Vuol dire che navigatori esperti navigavano dall’Atlantico fino al Mediterraneo attraverso le Colonne d’Ercole! Quindi forse, ancora una volta, hanno ragione coloro (Felice Vinci, Widmer Berni) che sostengono che l’origine dei Popoli del Mare è nordica. Come dice appunto Felice Vinci l’Iliade e l’Odissea potrebbe essere una storia vera, che accadde nell’antichità nel Baltico – dove si ritrovano toponimi, dove ritroviamo le stesse armature e dove effettivamente la battaglia di fronte alle porte di Ilio si sarebbe potuta svolgere davvero in piena notte, visto che lassù d’estate il sole non tramonta mai del tutto.

Patrizio: Avviso ai naviganti, e ai turisti per caso a cui magari poco importa se Troia fosse collocata vicino a Costantinopoli o alla periferia di Oslo: guardate che anche un Museo può essere davvero divertente, appassionante e coinvolgente. Provare per credere. Giù, a Baratti, c’è un gruppo che fa la cosiddetta “archeologia sperimentale”. In pratica, usando le stesse tecnologie e gli stessi materiali in possesso degli antichi, si prova a riprodurne i gesti della vita quotidiana, si prova a risolverne i problemi di sopravvivenza, e a vedere l’effetto che fa. L’effetto è oltremodo divertente, oltre che importante dal punto di vista scientifico. Perché solo così si può ricostruire un dato storico concreto. Il gruppo di operatori e di archeologi qui ha ricostruito perfettamente una capanna, fatta di pali di legno composte da telai per le pareti riempiti di terra. In pratica hanno usato l’adobe, come l’abbiamo visto in Messico e in altri posti. La capanna è completa di focolare e di “soppalco”, dove la gente dormiva, ed è bella e accogliente. Poi hanno ricostruito e rifatto i processi di tessitura, di oreficeria, di fusione dei metalli e della ceramica. Interessante la scrittura, e naturalmente l’alfabeto. Intanto che uno “gioca” a farsi un vasetto o a scrivere il proprio nome da destra a sinistra usando le lettere etrusche, gli vien spontaneo fare un sacco di domande e in questo modo ottiene un sacco di risposte. A proposito: pare che tra gli Etruschi le donne facessero un sacco di cose, e comandassero loro. Come ai giorni nostri del resto: non sono riuscito a finire il mio nome sulla tavoletta di cera, perché Syusy era già da un’altra parte…

Syusy: Non mi aspettavo di trovare anche a Populonia un porto così antico e importante e le Mura Megalitiche. Capisci cosa significa? Potrebbe essere la prova che le origini delle nostre Civiltà, e in particolare quella Etrusca, derivano dalla migrazione qui in Mediterraneo di Popoli più antichi, grandi navigatori, che venivano dal Nord, o anche dall’Oriente. Questo è il mistero dei Popoli dei Mare, ed è un mistero affascinante, anche senza scomodare altre teorie atlantidee.

Patrizio: Io volo meno alto, e se non ti dispiace continuo sulla via dell’Archeologia sperimentale. Nel Museo di Piombino, che in sé merita una visita, si organizzano anche manifestazioni di… archeo-gastronomia! Il metodo – squisitamente scientifico-filologico! – è lo stesso delle ricostruzioni della ceramica o dell’edilizia o della fusione dei metalli. La domanda è: cosa avevano a disposizione gli antichi Etruschi? Quali ingredienti? Quali materie prime? Dopodichè, i moderni post-etruschi, si provano a combinare questi ingredienti, immaginando – ma soprattutto sperimentando – quel che poteva essere stato un pasto etrusco. Gli ingredienti erano cereali di vario tipo, soprattutto farro. E poi carne di selvatico, soprattutto cinghiale. Poi c’era una sorta di vino, molto acido e piuttosto acetico (non conoscevano alla perfezione il processo di vinificazione e si limitavano ad una prima fermentazione) che andava allungato con acqua e aromatizzato (cioè reso potabile!) da spezie varie e soprattutto miele. Ovviamente non c’erano i pomodori, non c’era il mais. C’era l’olio. C’erano latticini, derivati dalla lavorazione del formaggio. C’era pesce, che significava anche il famigerato garum, quella poltiglia di liquami di pesce andato a male, molto nutriente ma molto ammorbante, di cui si sarebbero cibati soprattutto i marinai e i soldati Romani. Escludendo il garum, gli appassionati e gli esperti del Museo di Piombino ci hanno organizzato una vera cena etrusca, interessante e anche assolutamente godibile!

Syusy: Noi però ci abbiamo messo del nostro: abbiamo sfoderato i nostri costumi da Argonauti, e abbiamo organizzato, assieme agli amici del Museo di Piombino che a loro volta erano in costume, una scena perfetta! Io ho fatto la parte della “domina”, della padrona di casa…

Patrizio: …guarda caso …

Syusy: …Guido (il nostro economista palermitano) ha fatto la parte di Ganimede, il coppiere, poi c’era Mataro che suonava meravigliosamente la lira e cantava le sue creazioni archeo-musicali, cioè ricostruzioni tratte da testi arcaici…

Patrizio: …il metodo è lo stesso: ricostruire al presente coi dati del passato…

Syusy: Ma anche tutti gli altri componenti della ciurma di Adriatica facevano la loro figura, in abiti Etruschi. Mancavi solo tu!

Patrizio: Beh, la mia montatura d’occhiali non era filologica. Io ero in cucina, a parlare coi cuochi. Ho seguito Mario e Barbara intanto che preparavano crostini di pane artigianale di segala conditi con caprino, noci, finocchio selvatico, olive, nocciole e prezzemolo. Oppure mentre preparavano un passato di ceci con carote, sedano e timo. Il tutto farcito con melograno e prugne. Poi c’era una sorta di purè di fave o di lenticchie, uovo e persino tonno al vapore. Alla fine come dolce pane con fichi o con amarene!

Syusy: Ho capito: hai molto assaggiato…

Patrizio: Sì, ma anche questo racconto non è che un assaggio: qui è finita la prima tappa del nostro viaggio. Poi viene il bello: da qui siamo salpati per Montecristo, per Pianosa, poi l’Argentario… Ma ne parliamo prossimamente…

Sulla Rotta dei Popoli del Mare: CONTINUA!!