Il tesoro dei Catari

Tra Tolosa e i Pirenei... nella patria della Linguadoca
Patrizio Roversi, 14 Nov 2011
il tesoro dei catari
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Purtroppo non ci sono mai andata nel sud della Francia, in quel posto magico che sta tra Tolosa e i Pirenei. Ci sono passata in treno per andare in Spagna ma non mi sono mai fermata. Peccato! È un luogo estremamente interessante, l’ex regno Visigoto, la Patria della Linguadoca. Questa mia lacuna è per fortuna colmata da Annamaria e Natalia, le mie amiche dell’associazione Aestene, che organizzano viaggi e conoscono bene la zona. Per capire lo spirito della Linguadoca bisogna partire dall’eresia che vi si sviluppò, inaccettabile per la Chiesa tanto d’arrivare allo sterminio: l’eresia Catara. Ma che cosa è il Catarismo? L’ho chiesto appunto ad Anna Maria.

“È una religione fondata sulla Rivelazione con predilezione alla lettura del Vangelo di San Giovanni in quanto il suo messaggio è quello del Cristo. Il Catarismo non ha mai preteso altro che essere l’autentico Cristianesimo. Persino San Bernardo diceva di loro ”Nessun sermone è più cristiano del loro e la loro morale è pura”. Purtroppo questo messaggio di purezza – Catari vuole dire Puri – si è rivelato incompatibile con l’ortodossia romana in quanto il Catarismo credeva in due principi creatori (uno buono e l’altro cattivo) eterni ed antagonisti. Questo dualismo era un corpo estraneo per Roma che ad un certo punto s’impegna a rigettarlo con ogni mezzo di repressione. Dal XI al XV secolo, e soprattutto nella Linguadoca, migliaia di uomini e di donne sono morti per la loro fede catara. Eppure quello Cataro era il più bel messaggio d’amore che l’Occidente aveva conosciuto dai tempi apostolici… Tra Tolosa e i Pirenei, decine di siti testimoniano ancora del grande dramma politico e religioso che ha lacerato la Linguadoca medievale, si possono ancora leggere nelle rovine i loro messaggi. Da Roquefixade, Lastours, Quéribus, Termes, Minerve, Foix, Puilaurens a Puivert il castello dei Trovatori della Corte d’Amore e scelto per girare le scene del film “La Nona Porta” con Johnny Deep, fino a Montségur, ultimo baluardo cataro dove ancora oggi viene ricordato il massacro con una stele e con un momento magico nella notte del solstizio, cioè il giorno di San Giovanni. Poi c’è Carcassonne, città che sembra uscita dal mondo delle favole. E Fanjeaux, culla del catarismo. Insomma, questo può essere un magnifico viaggio lungo i luoghi più segreti della Linguadoca. Un viaggio fra i ricordi di un epopea straziante e dove si respira ancora aria di eresie…”.

Effettivamente, secondo coloro che sono appassionati di misteri, come me, i Catari rappresentavano – possedevano – qualcosa che poteva mettere in discussione il cattolicesimo: come poteva la Chiesa Cattolica rimanere insensibile? Anzi doveva fare di tutto per impossessarsene. Bisognava prendere una decisione, l’unica possibile era il loro sterminio. C’è da aggiungere che in quel periodo il movimento cataro era molto radicato nella Linguadoca ed era diventato ormai alternativo al cattolicesimo. Nel 1208 in Linguadoca venne assassinato uno dei legati pontifici. Papa Innocenzo III bandì allora una Crociata contro l’eresia. Nel 1244 cadde l’ultima fortezza, Montségur, che si trova a 40 Km da Rennes-le-Château. I Catari si erano stabili nella fortezza nel 1208, dopo due anni che Raymond de Perelha, signore di Montségur, l’aveva ristrutturata. L’architettura della Fortezza di Montségur ha una particolarità: durante il solstizio d’estate, i primi raggi del sole attraversano il loggione da parte a parte. Per alcuni è un caso, per altri è la prova di un culto solare, cioè pagano. Forse altro non era che il desiderio di essere in armonia con la natura, ma per la Chiesa era una ulteriore prova di disubbidienza. Comandante della difesa di Montsegur era Pierre-Roger Mirepoix, e il Conte di Tolosa Raymond VII lo aiutava inviando viveri ed acqua. Nel mese di gennaio del 1244 due Catari, Mattheus e Pierre Bonnet, lasciarono la fortezza per nascondere in una grotta il loro tesoro. Il 13 marzo dello stesso anno tre “Parfaits” Amiel Aicard, Hugo e Poiterin ed un “credente”, lasciarono la fortezza, durante una tregua, mettendo in pericolo la vita di tutti gli altri, portando via qualcosa di molto prezioso per loro e legato alla “loro religione”, un tesoro spirituale. Ricordo che i “Parfaits” erano quelli che avevano ricevuto il “consolament” e che appartenevano alla Chiesa di Dio, cioè adepti Catari. Ma cosa avevano portato via? Fernand Niel (il grande studioso del catarismo, scomparso nel 1985) si chiede: … manoscritti o il segreto di un nascondiglio di un tesoro più che materiale? Insomma un segreto da nascondere e da non fare cadere in mani crociate. Pierre-Roger Mirepoix dichiarerà agli Inquisitori che lo torturavano dopo la caduta di Montsegur che i tre “Parfaits” erano fuggiti affinché la Chiesa degli eretici non perdesse il suo tesoro e non perdesse neanche il tesoro nascosto nella foresta, di cui i tre “Parfaits” conoscevano il nascondiglio. Dopo lo sterminio e la distruzione del castello i Crociati dovevano recuperare qualcosa a Montségur, ma non la trovarono mai, perché era stata portata via quel famoso 13 marzo 1244. Forse i Templari conoscevano a loro volta questo segreto. E qui la storia misteriosa continua…