Belle con l’anima

Le isole dell'arcipelago di Malta affascinano e conquistano
Weekend & Viaggi, 26 Feb 2010
belle con l'anima
Sarà capitato anche a voi di avere un amico che ha fatto una settimana di mare a Malta. Spesso l’amico in questione torna a casa tiepido, a volte deluso: l’isola è «molto costruita», ha «poche spiagge» e «tanto traffico». Un viaggiatore incontentabile? O non capisce niente? Un’ipotesi è che invece l’ “amico maltese” abbia capito benissimo, capito che anche se è piantata nel blu del Mediterraneo, anche se gode di un clima mite che più mite non si può, Malta non è una destinazione balneare. O meglio, non va scelta per il mare, perché ha molto, molto di meglio da offrire. E, allora, via per un viaggio tra musei, città e isole poco conosciute. Scommettiamo che l’amico resterà a bocca aperta?

SILENZIO, PER FAVORE!

Chi ci abita definisce Malta come «l’isola dei 20 minuti», quelli necessari per andare da un qualsiasi posto a… un qualsiasi altro posto. Con questa premessa, non ci sono scuse. Arrivati a La Valletta, si può subito partire per Mdina, l’antica capitale che sorge nell’entroterra. Abitata e fortificata, prima dai fenici, poi dai romani e dagli arabi, la città è un susseguirsi di vicoli e cancellate che custodiscono giardini e fontane. Una storia di lusso e nobiltà che s’interrompe nella seconda metà del Cinquecento, quando i Cavalieri di San Giovanni trasferiscono a La Valletta il quartier generale. Negli anni seguenti, Mdina diventa la «città silenziosa», definizione che suggerisce l’atmosfera di pace che si respira ancora. Senza auto e quasi disabitata (vi risiedono poco più di 200 persone), Mdina vanta una lunga lista di edifici storici. Perdendosi per le stradine, prima o poi si arriva a Villegaignon Street, su cui si affacciano la medievale casa dei Normanni, il convento dei carmelitani, la cattedrale di St. Paul e le monumentali inferriate di casa Iguanez. Sempre in Villegaignon Street c’è una delle tipiche botteghe dell’isola: Joe Farrugia & Son, produttore e doratore dei Tallira, i tradizionali orologi maltesi da parete (se siete interessati all’acquisto, entrate, altrimenti meglio sbirciare dalla vetrina: mister Farrugia ha un caratterino…). Ma è alla sera, quando il sole lascia il posto alla luce delle candele, che Mdina dà il meglio di sé, aprendo le porte delle enoteche e dei bistrot sulle mura (spettacolare il Fontanella in Bastion Street, basta seguire l’odore di torta appena sfornata per trovarlo). Per una cena e un riposo nella storia, l’indirizzo giusto è The Xara Palace, ricavato da un palazzo nobiliare letteralmente appoggiato alle mura.

LA VALETTA , I MAGNIFICI QUATTRO

Dalle atmosfere rilassanti di Mdina al ritmo concitato di La Valletta: è uno shock, ma fa bene. La città è il luogo ideale in cui cogliere il mix di arabo-inglese-italiano che costituisce la cifra di tutto l’arcipelago (a proposito, si dice solo Malta, ma non bisogna dimenticare Gozo, Comino e Cominetto). Si inizia la visita a La Valletta dai giardini di Upper Barrakka, costruiti come luogo di riposo dei cavalieri. Di riposo e di delizia, data la vista che si gode da questa altezza: da una parte sul Grand Harbour, sempre trafficato di barchini e barconi, dall’altra sulle strade dritte della città. La principale è Republic Street e proprio qui ci sono le quattro tappe che è vietato saltare. La prima è il museo Archeologico (auberge de Provence, tel. 21221623), con i reperti dei siti megalitici dell’arcipelago, frequentati dal 5.000 al 2.500 a.C.: altari monumentali, ceramiche, monili e soprattutto statue femminili, tra cui la Dormiente e la famosa Venere di Malta. Pochi passi più avanti, la co-cattedrale di St. John, uno dei più alti esempi di barocco del mondo. Al suo interno, le intricate decorazioni realizzate su disegno di Mattia Preti e, nell’Oratorio, La decollazione di San Giovanni Battista, brutale e sensazionale dipinto del Caravaggio che vale qualsiasi coda. Di nuovo sull’affollata Republic Street, si fa un balzo di qualche centinaio di anni entrando in Casa Rocca Piccola (74 Republic Street, visite tel. 21221499), dimora che il marchese e la marchesa De Piro “condividono” con i turisti. Autore di libri sull’arte e il costume di Malta, Nicholas De Piro è un cavaliere di nome e di fatto: perché fa parte del leggendario ordine e per il modo cortese e “democratico” con cui accoglie i visitatori. Le emozioni fanno bruciare molte energie, si sa. Per recuperarle ci vuole una sosta ai tavolini del Caffè Cordina, all’ombra della Biblioteca Nazionale, dove servono il vero espresso e ottimi snack (la specialità maltese è il pastizz, un salatino-poco-salato con pasta sfoglia e ricotta).

VIVA LA CAMPAGNA

Basta Malta, basta città: è il momento della “cugina di campagna”. A 30 minuti di navigazione, Gozo è più piccola e più verde: il regno delle passeggiate in paesi dalla tranquillità assoluta oppure tra campi e strade sterrate che si perdono tra cielo e mare. Al centro dell’isola, alta sugli orti vicini, Victoria (ma tutti la chiamano ancora con l’antico nome arabo, Rabat) è la “capitale” di Gozo. Ancora più su, la domina Cittadella, le cui mura proteggono la cattedrale, la torre dell’orologio, il palazzo del governatore e quello del vescovo. Ma Cittadella non è solo storia, come dimostra il Cittadella Center, galleria d’arte che ospita artisti internazionali chiedendo, come pagamento, un’opera (i primi passi –spiega il direttore Carmel Zammit– di un futuro museo d’arte contemporanea). Percorrendo la stessa strada ci si imbatte in un altro genere di arte, quella che Rikardu esprime ai fornelli. Nel piccolo ristorante che porta il suo nome si mangiano i tipici piatti dell’isola, come ravioli ripieni di formaggio di capra e coniglio cotto nel vino. Per un dopocena indimenticabile, a Victoria si può andare in Piazza Sant Gorg, teatro di disfide tra campanari veramente… all’ultimo rintocco. E, quando i batacchi tacciono? Di solito iniziano i complessi musicali, con base ai tavoli del The Grapes Wine Bar, e lo “struscio” dei ragazzi.

GOZO SU 4 E 2 RUOTE

Per girare a Gozo ci vuole la libertà che solo un’auto può dare (attenzione: si guida a sinistra!). Su quattro ruote si raggiunge la gigantesca basilica di Ta’ Pinu, costruita nel luogo in cui nel 1883 una contadina disse di aver sentito la voce della Madonna. A pochi chilometri c’è il paesaggio da cartolina più famoso di Gozo: Azure Window, un grande arco di roccia che collega la costa a un possente scoglio dalle pareti verticali. Voltate le spalle alla “finestra” ed ecco un altro miracolo dell’erosione: lo scoglio di Fungus Rock, difeso notte e giorno ai tempi dei cavalieri per la coltivazione unica al mondo di Cynomorium coccineum, pianta dalle proprietà emostatiche. Business farmacologico a parte, un bel panorama. Dalla parte opposta dell’isola (ma dista pochi chilometri), un altro luogo da vedere: Ggantija, sito di misteriosi templi megalitici. Lasciata l’auto si può inforcare una mountain bike, facendo tappa nel paese di Gharb, con la chiesa barocca e un museo del folklore, per poi raggiungere, tra la macchia mediterranea e i fiordi scavati dal mare, la “valle del sale”. La costa nord-est è zona di saline scavate nella roccia, simili a occhi azzurri che si aprono nella pietra. Un altro giro da fare in bici (li trovate tutti in in Gozo Retreat, www.gozoretreat.com) porta alla grotta in cui la ninfa Calipso tenne prigioniero Ulisse. Angusta e umida, ma con vista sulla spiaggia più bella dell’isola: Ramla Bay. Ecco il posto giusto in cui, infine, concedersi un bagno.