La chiesa più piccola di Roma è l’incredibile gioiello barocco del Borromini a soli 400 metri dal Quirinale

Leonardo Anchesi, 13 Apr 2024
la chiesa più piccola di roma è l'incredibile gioiello barocco del borromini a soli 400 metri dal quirinale

La storia (dell’arte) ci insegna che esistono gli artisti del barocco e, poi, quei pochi illuminati capaci di far propria la più intima essenza dello stile e trasformarla in un gioiello unico e tra di essi possiamo annoverare, senza timore di smentite, Francesco Borromini. Architetto originario del Canton Ticino, Borromini operò nel XVII secolo, quasi esclusivamente a Roma, apprendendo tutti i segreti di quella corrente artistica che si stava sviluppando proprio in quegli anni: il barocco. Nonostante il suo talento indiscusso, le sue committenze furono principalmente grandi opere di restauro, facendo sì che i suoi cantieri ex novo risultino decisamente la minoranza; i motivi li scopriremo più avanti. Tuttavia, quei pochi denotano un estro decisamente geniale e, fra di essi, uno dei più affascinanti è senza ombra di dubbio la piccola chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, nel cuore del rione romano di Monti. Seguitemi, andiamo a scoprirla.

Storia di un gioiello prezioso realizzato da Borromini

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Correva l’anno 1634 e Borromini era già nella capitale da quasi 15 anni, tanto che il suo nome iniziava a circolare e la sua fama lo precedeva. Egli, difatti, aveva già avuto modo di far conoscere il proprio talento collaborando alla realizzazione di palazzo Barberini e del baldacchino di San Pietro, passato alla storia come il “Baldacchino del Bernini” e, secondo le cronache, cantiere ove si consumò la rottura definitiva fra i due Maestri. Sta di fatto che i frati Trinitari, sponsorizzati dal cardinal Francesco Barberini, nipote del pontefice Urbano VIII, commissionarono all’architetto ticinese la realizzazione del loro nuovo convento con annessa chiesa, che doveva nascere nel rione Monti, alle spalle del palazzo del Quirinale, al tempo residenza pontificia.

Borromini si mise subito al lavoro, dovendo subito superare due grandi ostacoli: l’esiguità dei fondi a disposizione dei frati (il munifico cardinale non era stato poi così tanto munifico) e la scarsità dello spazio a disposizione. L’edificio era, infatti, da un lato costretto dai palazzi già esistenti e dall’altro dalla pubblica via. Insomma, una bella sfida che costrinse il Borromini a dare fondo a tutta la propria arte, diventando quasi un gioielliere atto a dover incastonare una pietra preziosa in una montatura a dir poco angusta.

Una pianta centrale e una facciata a dir poco scenografica

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Copyright foto: Pianta di San Carlo alle Quattro Fontane – Wikipedia

La scelta di Borromini ricadde sulla pianta centrale, schema a lui tanto caro che abbiamo visto anche in Sant’Ivo alla Sapienza, seppur in una declinazione diversa (ricordate?). Per questa opera l’architetto optò per una pianta mistilinea decisamente complessa ma dal risultato altrettanto pregevole: in buona sostanza sovrappose una pianta a croce greca allungata ad una a forma ellittica, andando a terminare le estremità dell’asse maggiore con due absidi semicircolari. L’ispirazione della croce greca gli arrivò sicuramente dal simbolo dei frati Trinitari che era, per l’appunto, una croce a bracci uguali. Il risultato è un pianta unica nel suo genere, morbida ed equilibrata.

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La facciata della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane

La facciata è, di contro, un vero e proprio turbinio di linee convesse e concave che si inseguono, generando un perenne ondeggiare dei marmi bianchi. Suddivisa in due registri sovrapposti, il movimento è analogo in entrambi, con l’inserimento di elementi di richiamo classicheggiante, come le colonne con capitelli corinzi. Tale e tanto è l’ardire delle forme curve che sembra di ammirare un qualche tipo di illusione ottica, pronta da un momento all’altro a svanire, facendo tornare le superfici piane come ci aspetteremmo. In questo elemento è racchiuso tutto il travagliato moto interiore di Borromini, che qui prende forma e si presenta allo spettatore nella sua più pura e intima essenza di questo suo gioiello, quasi a presentare più se stesso che il santo titolare dell’edificio.

All’interno un abbagliante candore del gioiello del Borromini

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All’interno domina il colore bianco

Nell’alveo della migliore tradizione borrominiana l’interno è caratterizzato dal colore bianco che, letteralmente, pervade ogni angolo, quasi abbagliando lo spettatore. Numerose sono le nicchie, decorate con motivi a conchiglia classicheggianti, che scandiscono il paramento murario. All’interno delle due absidi, le cui volte sono a cassettoni decorati con motivi a rosetta, e delle nicchie realizzate all’estremità dell’asse minore, sono inseriti quattro dipinti su tela i cui colori, insieme alle brillanti cornici dorate, spezzano il candore del resto della struttura.

La cupola si raccorda alla parte inferiore dell’edificio tramite quattro pennacchi, scaricando così il proprio peso sulle quattro semi cupole che sormontano gli apici della pianta. Tanto piccola, quanto complessa, questa chiesa denota una piena maturità dell’artista, al tempo solamente trentacinquenne, ma già perfettamente padrone, se non addirittura pioniere dello stile barocco per come poi verrà conosciuto in tutto il mondo.

L’eterno secondo del barocco

baldacchino san pietro in vaticano

Nonostante tutto quello che abbiamo appena letto e visto, Borromini fu sempre, al suo tempo, considerato l’eterno secondo, quello che arrivava sempre alle commesse minori o, comunque, quelle che gli davano una visibilità ridotta. Complice di tutto questo fu la coesistenza, temporale e locale, con Gian Lorenzo Bernini, la vera archistar del barocco, non tanto per merito (capiamoci, era un fenomeno anche lui eh) quanto, piuttosto, per una grande capacità nel sapersi rapportare con il prossimo e con i Pontefici, seppur abbia anche lui passato momenti poco felici; i Papi, infatti, rappresentavano i migliori committenti, per disponibilità di fondi e per visibilità. Per questo, le commesse migliori di quegli anni andarono a Bernini, relegando il genio borrominiano a un ruolo di secondo piano, per essere solamente oggi individuato per quello che fu realmente: il vero genio dello stile barocco.

Informazioni utili 

La Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane si trova a Roma, in Via del Quirinale 23. È visitabile tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 10 alle 13. È possibile arrivare con la metropolitana di Roma, linea A, fermate Repubblica (via Nazionale, poi via delle Quattro Fontane) o Barberini (via delle Quattro Fontane).



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