Malindi Palude d’Italia

Egregio Signor Roversi, prima di tutto mi permetta di presentarmi, il mio nome è Ugo Troiani e sono il presidente del Comitato degli italiani residenti in Malindi, Watamu e Mambrui. Mi scuso anzitutto per aver lasciato questa lettera in ‘Posta e risposta’, ma in tutto il sito ‘Turistipercaso’ non c’è un Suo contatto diretto, o...
Ugo Troiani 3, 15 Feb 2010
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Egregio Signor Roversi, prima di tutto mi permetta di presentarmi, il mio nome è Ugo Troiani e sono il presidente del Comitato degli italiani residenti in Malindi, Watamu e Mambrui. Mi scuso anzitutto per aver lasciato questa lettera in ‘Posta e risposta’, ma in tutto il sito ‘Turistipercaso’ non c’è un Suo contatto diretto, o quantomeno della redazione. Spero pertanto che Le arrivi e mi risponda.

La ringrazio invece per il Suo intervento pubblicato nella Rubrica ‘Posta e Risposta’ a difesa degli italiani residenti nelle suddette località. Devo affermare però che non concordo su alcuni passi del Suo intervento. Al di là delle Sue spiegazioni sullo scopo e funzionamento del sito, mi sia consentito fare alcune osservazioni.

La tesi secondo la quale i dibattiti via Internet rappresentino uno strumento di accrescimento e di maturazione democratica al servizio degli utenti al di fuori dei controlli e dei vincoli normalmente connessi al mezzo della stampa e/o della televisione, è senz’altro condivisibile. Nel caso in specie però, occorre chiedersi quali ‘opinioni’ esprima l’articolo di Fabrizio oggetto del mio e Suo intervento. Infatti la parola “opinione” evoca il riferimento a pensieri analitici riferiti ad ideologie e/o correnti di pensiero. Classificare indeterminati gruppi di persone riferiti solo per residenza geografica, razza, opinioni politiche, scelte religiose, come ‘gente buona’ o ‘gente cattiva’ è prerogativa di tecniche di pensiero elementari, in genere provenienti da individui spaventati dalla complessità della realtà che ci circonda e tentati dal desiderio di dipingerla in bianco e nero. Gli esempi storici si sprecano, dai ‘perfidi Ebrei’ di Hitleriana memoria, fino ai ‘Cristiani infedeli’ di un più recente e tragicamente attuale ‘estremismo Islamico’.

La Comunità italiana di Malindi è composta, come in genere ogni tipo di comunità, da individui di provenienza eterogenea, che hanno tutti però in comune la passione per la poesia, i colori, la Natura, i volti, le voci, i suoni, gli odori dell’Africa, così come milioni di occidentali che nel passato, nel presente e nel futuro celebreranno la straordinaria ed incomparabile bellezza di questo Continente: da Karen Blixen ad Ernest Hemingway, da Livingstone a Stanley il mito del Mal d’Africa continua ad attrarre in questi luoghi viaggiatori da tutto il mondo. Normalmente detti viaggiatori hanno a disposizione abbondanti ragioni per spendere le loro vacanze celebrando il mito e la bellezza della Natura Selvaggia. È assolutamente sbalorditivo che l’elemento più rimarchevole che taluno possa trarre da una sia pur breve permanenza in questi luoghi, abbia a che fare con prostituzione, pedofilia e spaccio di droga. Mi sembra che sia lo stesso tipo di atteggiamento mentale di chi, recatosi per la prima volta al Museo del Louvre o agli Uffizi di Firenze, si soffermi sul colore delle uniformi dei custodi o sulla sagoma dei cestini delle immondizie posti negli angoli delle sale di esposizione. La psicoanalisi moderna è ormai universalmente d’accordo sul fatto che individui ossessionati dai comportamenti pedofili del prossimo, sono in realtà pedofili latenti essi stessi. Individui che non fanno consumo di sostanze stupefacenti normalmente non sanno chi sia lo spacciatore di droga del quartiere, e se lo sanno è perché normalmente ne sono clienti e/o soci-compari in affari. Non so dirLe quanti o quali siano gli spacciatori di droga in Malindi semplicemente perché non ho alcun motivo per saperlo e non so chi e quanti siano i pedofili di Malindi e/o Bologna e/o Torino e/o Casalpusterlengo, perché non ho alcun motivo per saperlo. La storia del genere umano degli ultimi duemila anni dovrebbe infine averci insegnato che la politica delle generalizzazioni in senso negativo e positivo è foriera di catastrofi, nel caso di specie è invece foriera semplicemente di attività calunniatorie. Ciò segna il confine fra il diritto alla libertà di espressione del proprio pensiero, di cui Internet è l’estremo baluardo e attività criminali (ripeto criminali) di contenuto calunniatorio che vanno esenti da sanzioni penali solamente perché il loro autore si nasconde nell’anonimato della comunicazione telematica, baluardo, purtroppo in questo caso, non della libertà di espressione delle masse, ma della codardia di un singolo criminale calunniatore.

Invito formalmente questo ‘individuo’ a farsi avanti con nome e cognome e dirmi quante volte e in quali occasioni ho spacciato droga in Malindi o altrove, quante volte e in quali occasioni ho svolto attività pedofile in Malindi o altrove, quante volte e in quali occasioni ho svolto attività connesse allo sfruttamento della prostituzione in Malindi o altrove.

Caro Signor Roversi, vorrei sapere quali potrebbero essere le Sue reazioni al fatto di trovarsi accusato pubblicamente di svolgere una delle attività criminali sopraindicate e se, in special modo, sarebbe disposto comunque ad accettare queste calunnie a Suo danno e a sacrificare la propria reputazione nei confronti di mogli, figli, parenti e amici, sull’altare della ‘libertà di espressione telematica’.

Vi è soltanto un modo da parte Sua per dissociarsi chiaramente e univocamente dal ‘modus operandi’ di Fabrizio, ed è quello di dare ampio risalto, nella stessa pagina recante l’intervento di Fabrizio, a questi pochi amari pensieri ed invitare gli utenti del sito, dato anche il Suo ruolo di personaggio pubblico, ad un uso civile ed appropriato del dibattito di idee via Internet.

Cordialmente.

Comitato Italiano Il presidente Ugo Troiani