Vietnam, vera scoperta

Un po’ di storia… e consigli di viaggio
Syusy Blady, 28 Nov 2011
vietnam, vera scoperta
Se andate in Vietnam per fare un viaggio squisitamente naturalistico, state a casa: c’è un clima che – col suo 80% e passa di umidità media – assomiglia un po’ a quello di Rovigo in novembre. Ma se siete minimamente interessati a farvi coinvolgere in un viaggio nella storia (passata-presente-futura) dell’Indocina, con tutti gli annessi e connessi, allora il Vietnam è estremamente stimolante e divertente. A proposito di storia: io pensavo di andare in una specie di sotto-provincia della Cina. Sbagliato! Cinesi e Vietnamiti (che allora non si chiamavano ancora così) cominciano a guerreggiare tra loro fin dal 200 avanti Cristo (regno di Au Lac), e il Grande Vietnam (Dai Co Viet) vede la luce fin dal 900 d.C. Addirittura, attorno al 1200, i Cinesi devono soccombere di fronte ai Mongoli, i Vietnamiti invece li cacciano. E nel 1400 il Vietnam conquista in pratica tutta l’Indocina. Quindi parliamo di una identità storica fortissima! Ai primi dell’800 arrivano i Francesi, ma nel 1954 Ho Chi Minh è il primo leader al mondo a cacciare a mare una potenza europea coloniale, nella famosa battaglia di Diem Bien Phu. A quel punto il Vietnam si divide in due, Nord e Sud, in attesa di elezioni e di riunificazione. Ma gli Usa (noti esportatori di democrazia) hanno paura che queste elezioni siano vinte dai comunisti (in realtà allora più nazionalisti che comunisti), intervengono, massacrano i Viet Minh (simpatizzanti sudisti dei comunisti) e inizia la guerriglia dei Vietcong, che dura 10 anni (1964-73), sostenuta da Russia e Cina da una parte e dagli Usa dall’altra. Con massacri spaventosi, da tutte le parti, il napalm, i bombardamenti ecc. Una guerra che ha rappresentato per la mia generazione un tema centrale, ha ispirato centinaia di film, migliaia di manifestazioni pacifiste, milioni di ore di dibattito sul Colonialismo ecc ecc. Dopo la cacciata degli Usa il Nord ne approfitta, in barba ai trattati conquista il Sud, la capitale Saigon diventa Ho Chi Minh City e nel 1976 nasce la Repubblica Socialista del Vietnam, unificato.

Segue un periodo buio, di post-stalinismo e di chiusura sociale e politica, poi da alcuni anni a questa parte una nuova apertura (sia pure con qualche ombra sui diritti civili). Questi sono solo appunti, informatevi meglio. Ma credo siano sufficienti a motivarvi ad andare a visitare i monumenti di Huè, l’antica capitale, e anche quel gioiello che è Hoi Nan (fate anche una gita n barca, nei villaggi attorno). Se poi vi stupirà scoprire che la cucina vietnamita non ha nulla da invidiare a quella cinese, sappiate che da sempre il Vietnam ha fornito alla Cina la classe dirigente (Mandarini, artisti, cuochi). Le guerre anticolonialiste hanno definito l’identità di intere generazioni di Vietnamiti: assolutamente da non perdere la città sotterranea di Cu Chi (costruita per salvarsi dai bombardamenti americani), o il Museo della Guerra a Ho Chi Minh City-Saigon (commovente, un vero urlo contro la guerra, con migliaia di americani che lo visitano ogni anno, tra cui veterani che lasciano le loro mostrine e medaglie), o il Museo di Hanoi (un’opera architettonica pregevole e un percorso antropologico interessante).

Dicono che se il Vietnam si è salvato dalle aberrazioni poststaliniste da guerra fredda il motivo sia anche che la popolazione non ha mai perso di vista un’etica, dovuta alla sopravvivenza di tradizioni religiose importantissime (si può dire che fu il bonzo buddista Quang Duc a dare l’avvio alla guerra dandosi fuoco per protesta nel ’63 contro il Vietnam del Sud). In Vietnam quindi sono molto interessanti anche i luoghi di culto, antichi e moderni (confuciani, taoisti, buddisti). Dopodiché da un punto di vista naturalistico, la Baia di Ha Long in giunca, o il delta del Mekong in barca a motore, sono escursioni bellissime. A me – lo devo dire – ha colpito però in particolare il Vietnam quotidiano: la gente laboriosissima che fa due o tre lavori, le migliaia di motorini che intasano le strade (destinati a diventare altrettante auto), le case rurali che sono divise in tre (il laboratorio artigianale nel retro, la casa vera e propria nel mezzo e la bottega sul davanti), i contadini che si fanno seppellire dentro l’amata risaia, le scuole ecc. Tutti segnali socio-culturali di un futuro economico prossimo che avrà i suoi effetti anche da noi.