Friuli Venezia Giulia, una tappa obbligata

Un giro tra parchi, dinosauri, castelli e porticcioli
Patrizio Roversi, 02 Dic 2011
friuli venezia giulia, una tappa obbligata
Anche – forse soprattutto – col clima invernale, il Friuli Venezia Giulia è una meta ottima. Noi ci siamo stati, un paio di volte (molto meno di quanto avremmo voluto) e, infatti, ne abbiamo già parlato, sul sito e sulla rivista. Siamo stati dalle parti di Cormons (e ci ricordiamo le sue cantine) e soprattutto nel circondario di Monfalcone, dove Adriatica (la barca dei velistipercaso) ha subito varie manutenzioni (al Cantiere Hannibal).

E tra una riunione e l’altra per decidere se cambiare il motore o la vela, siamo andati a esplorare le Foci dell’Isonzo, in particolare il Parco e la Riserva dell’Isola della Cona, dove hanno s-bonificato (cioè ri-allagato) una parte del terreno per restaurare filologicamente il territorio, cioè ricreare le condizioni per il passaggio e la sosta degli uccelli migratori. Si può fare bird-watching, ma anche belle passeggiate in bicicletta o a cavallo, o gite in barca.

A Duino, al villaggio del Pescatore, siamo andati a vedere l’Adroasuro, il dinosauro fossile vecchio di 70 milioni di anni. Lì vicino poi c’è Aquileia, storicamente imperdibile (il Museo e anche la Basilica). Io-Syusy sono andata ovviamente a indagare il mistero (peraltro ampliamente svelato) delle grotte in cui si celebravano i riti del Dio Mitra, il culto precristiano. Se andate in Friuli non potete perdere i Castelli, quello di Duino e soprattutto di Miramare. E a quel punto siete ormai nei paraggi di Trieste.

Io-Patrizio ci sono stato varie volte, in occasioni di manifestazioni legate al mare e alle barche: ho sempre trovato meraviglioso il lungomare con le più vecchie e gloriose associazioni di marinai, i porticcioli come l’Adriaco e altri dove si possono vedere bellissime barche d’epoca. Dappertutto quella che conta è la gente, ma in Friuli di più: abbiamo provato a chiedere ai friulani “da dove venivano i tuoi nonni?”. E la risposta è stata stupefacente: ognuno aveva quattro nonni che venivano da ogni parte d’Europa e d’Italia: dalla Slovenia, dall’Austria, dall’Ungheria, dalla Polonia, dalla Grecia o magari dal Veneto e dalla Sicilia. Il Friuli è da sempre terra di confine, propaggine della Mitteleuropa. Una volta magari sarà stato un limite, foriero di conflitti, ma adesso è una meravigliosa opportunità: la variabilità linguistica del Friuli lo rende un posto aperto, pronto alle nuove identità europee. E si vede, e si sente.