Kalliste, l’ile de beaute’: una montagna in mezzo

Kalliste "ile de beauté": una montagna in mezzo
Scritto da: elenick2004
kalliste, l’ile de beaute’: una montagna in mezzo
Partenza il: 15/06/2008
Ritorno il: 06/07/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Quest’anno abbiamo saputo a fine maggio di poter fare le ferie nella seconda metà di giugno. In un primo momento abbiamo pensato alla Sicilia ma il costo del traghetto era veramente proibitivo. Per di più, avendo un carrello tenda un po’ vecchiotto, che in passato ci ha dato un po’ di problemi con la stabilità delle gomme, non ci sentivamo sicuri di arrivarci in automobile. Quindi abbiamo optato per la Corsica quasi all’ultimo minuto! … e non ci siamo per niente pentiti, anzi L’Ile de Beautè, come la chiamano i francesi, è stata una vera rivelazione.

Crocevia da 4000 anni di rotte e di popoli, l’isola che, secondo la leggenda, i Greci chiamarono Kallíste (la più bella), racchiude tutte le sfumature dei colori presenti sulla tavolozza di un pittore. L’azzurro del mare e degli stagni costieri si combina con il verde della macchia mediterranea (o maquis, in francese o mucchio, in corso), costituita da rosmarino, asfodelo, cardo, ginepro, mirto, ginestra, cisto, corbezzolo, erica, che in primavera si tinge di giallo, bianco, rosa. Nell’interno la macchia lascia il posto agli argentei ulivi ed agli agrumi. Più in alto si trova il verde chiaro dei castagni ed il verde scuro dei pini larici. Sulle alture il verde dei pascoli alpini si sposa con il blu dei laghetti di montagna. Tra le rocce regnano sovrani il rosso del granito ed il nero del basalto che lasciano il posto al bianco nelle falesie calcaree del sud e nelle spiagge caraibiche.

Per conservare queste bellezze naturali nel 1972 è stato creato il Parco Naturale Regionale Corso (PNRC) con lo scopo di favorire una migliore conoscenza ed una reale protezione della natura corsa. Il PNRC si estende per 33.0000 ettari, copre più di un terzo della superficie dell’isola e ne racchiude le sue meraviglie: le grandi foreste (Aitone, Valdo-Niello, Vizzavona, Bavella, l’Ospedale), le gole (Spelunca e Restonica), i laghi (Creno, Nino, Melo), i massicci (Monte Cinto, Monte Rotondo, Monte d’Oro, Monte Renoso, Monte Incudine, Col di Bavella) e le famosissime Calanches. L’attività del parco è indirizzata soprattutto a preservare la flora e la fauna (aquila pescatrice, gabbiano corso, muflone), a salvaguardare le costruzioni tradizionali (ovili o bergeries, mulini, vecchie case), a restaurare e valorizzare i monumenti (torri genovesi, cappelle) o i resti archeologici. Esistono poi cinque Riserve Naturali a tutela di ecosistemi unici e fragilissimi: le isole Cerbicales sono il santuario dei Cormorani con il ciuffo, l’ isola di Lavezzi ha fondali incontaminati dove vivono 68 specie di pesci, le isole Finocchiarola sono l’habitat di numerosi uccelli marini tra cui il gabbiano corso, la penisola di Scandola è la prima riserva naturale terrestre e marina francese, lo stagno di Biguglia è l’area dove nidificano 127 specie di uccelli acquatici. Per cercare di vedere la maggior parte di queste meraviglie abbiamo deciso di fermarci in due campeggi, uno a sud ed uno a nord, e di girare in automobile (abbiamo percorso circa 2350 Km in Corsica e 780 Km nel continente). La cosa migliore sarebbe stato spostarci ogni giorno con una tenda leggera e magari in moto. Ma con due figli ed il nostro carrello-tenda, un po’ arduo da montare, non potevamo permetterci di cambiare più di due campeggi.

Abbiamo prenotato per il 15 giugno il traghetto della Corsica Ferries, che doveva partire alle 8.30, per poter avere più tempo per scegliere il primo campeggio. Abbiamo quindi deciso di partire sabato 14 per andare a Marina di Pietrasanta a trovare mia madre e per essere più vicini al traghetto l’indomani mattina. Qualche giorno prima della partenza però ci è arriva un sms che ci informava che la partenza era spostata alle 10.30!!! DIMANCHE 15 JUIN 2008 Partenza: Bastia Arrivo: Baia di Asciaghju Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Portivechju/Porto Vecchio Km tappa: 143 Km Appena svegli ci dirigiamo verso Livorno. Dopo aver posizionato l’auto nella stiva, cerchiamo un posto ponte ed attendiamo la partenza della nave prevista per le 10.30. Poco dopo la partenza, Sergio ed i bimbi vanno all’interno perché fuori c’è troppo vento mentre io rimango sul ponte. Per prima cosa vedo la Torre della Meloria situata presso le omonime Secche. In questo specchio d’acqua nel 1284 avvenne la celebre Battaglia della Meloria che sancì la fine di Pisa come potenza marinara ad opera della Repubblica di Genova. Proprio in seguito a questa battaglia la Corsica passò dal dominio pisano a quello genovese. Pian piano passiamo accanto all’isola Gorgona e poi alla Capraia. Dall’altra parte si vede in lontananza l’isola d’Elba avvolta da foschia. Alle 14.30 arriviamo a Bastia ed impieghiamo una buona mezz’ora per uscire dal porto. Ci dirigiamo verso Porto Vecchio e per la strada i bimbi dormono un pochino. Cominciamo a cercare un campeggio dove passare la prima settimana. Rileggendo i consigli trovati su internet, decidiamo di andare verso la zona della spiaggia della Palombaggia per cercare i camping U Pirellu ed Asciaghju. Arrivati in prossimità del primo vediamo che bisogna attraversare una strada trafficata per arrivare al mare. Noi preferiamo un campeggio dove i bimbi possono andare al mare anche da soli per cui proseguiamo verso il secondo. E’ un campeggio spartano (senza animazione, piscina, campi da tennis, market), pulito e molto tranquillo. Ci assegnano una piazzola piuttosto grande e scopriamo che ogni giorno si può prenotare dalla signora del campeggio baguettes e croissants per l’indomani. Purtroppo al campeggio non hanno bombole a gas per cui dobbiamo attendere il giorno successivo per affittarla da un benzinaio … quindi niente gas per cena e colazione. Sergio comincia a costruire la tenda mentre noi scarichiamo un po’ di cose dall’auto. Verso le 20.00 andiamo in una vicina pizzeria a mangiare una pizza ammirando il panorama marino delle Isole Cerbicales. Sono 5 isolotti (Forana, Mestro-Maria, Piana, Pietricaggiosa, La Vacca) che fanno parte di una riserva naturale per cui vi è vietato lo sbarco nella stagione estiva. Sono coperti dalla macchia mediterranea e sono ricchi di fiori rari come il giglio ed il loto. Inoltre sono abitate da uccelli e mammiferi rari.

LUNDI 16 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Luoghi visti: Baia di Asciaghju Facciamo colazione al bar del campeggio con i croissants. Dopo colazione, mentre Sergio monta la veranda, andiamo alla Baia di Asciaghju, cui si arriva mediante un sentiero lungo 300-400 metri. E’ una spiaggia bellissima e tranquilla, ed è una delle 3 spiagge della Palombaggia. Infatti la Spiaggia della Palombaggia va da Punta Cerbicale a Punta Columbara da cui inizia la spiaggia di Tamaricciu. Questa spiaggia termina con la Punta di Asciaghju caratterizzata da dune di sabbia bianca digradanti su rilievi rocciosi ed arricchita da pini, ginepri, tamerici, sugheri. Da qui continua la Spiaggia di Asciaghju caratterizzata da sabbia bianca e mare trasparente. I bimbi indossano subito pinne, maschera e boccaglio alla ricerca di pesciolini. L’acqua è limpida ma molto fredda per cui la durata del nostro bagno è piuttosto breve. Tornati al campeggio, i bimbi aiutano Sergio a montare i mobiletti mentre io vado a fare la spesa all’Hyper U di Porto Vecchio. Noto subito che i prodotti alimentari in Corsica sono più cari che in Italia. Cerco anche alcuni cibi tipici della Corsica. Tra le specialità della Charcuterie corsa scelgo il prisutto, piuttosto saporito ed aromatizzato, ed il lonzu, di cui Andrea si rivelerà ghiottissimo. E poi compro il famosissimo brocciu, realizzato con il siero che avanza dalla lavorazione del latte di capra o pecora, mescolato con latte intero. E’ simile alla nostra ricotta ed è utilizzato in molti piatti dolci o salati. Per finire prendo un vasetto di miele dell’Alta Rocca da accompagnare al brocciu, che si può mangiare fresco dall’autunno alla primavera come dolce.

Il tempo peggiora e nel pomeriggio facciamo il bagno sotto un cielo coperto di nuvole che minaccia pioggia. Facciamo un giro sulle dune della Punta di Asciaghju per vedere la vicina spiaggia di Tamaricciu che, in confronto alla nostra, è piuttosto affollata.

Ceniamo assaggiando brocciu e miele: divino! MARDI 17 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Km tappa: 128 Km Luoghi visti: Col di Larone Sentiero Cascades du Polischellu Col di Bavella Cascade Piscia du Gallu Oggi il tempo è piuttosto nuvoloso e decidiamo di andare nell’interno. Ci dirigiamo a nord di Porto Vecchio, lungo la litoranea. Vediamo la genovese Tour de Fautea e continuiamo lungo la Cote des Nacres (madreperle), l’unico tratto roccioso del litorale orientale. Da Solenzara saliamo per una strada di montagna costeggiata da alte creste ed ombreggiata dai pini della foresta di Tova. Ci fermiamo in un belvedere dove il fiume Solenzara crea delle piscine naturali. Qui i bimbi assaggiano una crepe con nutella. Facciamo una seconda sosta al Col di Larone dove si scorgono le enormi lastre color arancio delle Teghie lisce e la guglia Lunarda. Qui comincia a diluviare.

Saliti in macchina ci addentriamo nella Foresta di Bavella dove si trova un insieme di guglie dalla forma particolare scolpita dal vento e dal colore cangiante della roccia. Tutt’intorno il bosco è costituito da pini larici, cedri, abeti e castagni. Alcune mucche scendono dal pendio al lato ed attraversano la strada incuranti del traffico. Ci fermiamo in un grosso spiazzo per mangiare i nostri panini ma rimaniamo chiusi in auto. Appena smesso di piovere, ci incamminiamo su un sentiero in salita per arrivare alle Cascades du Polischellu. Man mano il sentiero si fa più ripido. Purtroppo le rocce, dopo la pioggia, sono scivolose e non vogliamo rischiare che i bimbi “volino di sotto”. Quindi decidiamo di tornare indietro. In seguito due ragazzi americani incontrati qui e poi alla cascata di Piscia di Gallo ci confermeranno che da lì il sentiero diventa sempre più arduo, anche a causa della pioggia.

Dall’automobile vediamo il Trou de la bombe (Buco della bomba), un foro nella roccia di una montagna di 7-8 metri di diametro. Arriviamo quindi al Col di Bavella, un valico a 1218 m di altitudine, da dove si dovrebbe godere di una incantevole vista dei famosi bastioni di granito. Facciamo un po’ di foto ma la nebbia a tratti nasconde le bellissime guglie. Inoltre c’è un vento micidiale.

Ci dirigiamo verso l’Alta Rocca, un sistema di valli e altipiani tra Porto Vecchio ed il Golfo di Valinco, e la Foresta dell’Ospedale. Ci fermiamo per vedere un caos roccioso immerso nella foresta. Proseguiamo fino al parcheggio per la Cascade Piscia du Gallu. Da qui parte un bel percorso di 30’-40’ che conduce alla sorgente del fiume Oso. Il sentiero si dipana in un paesaggio stupendo. Infatti l’altopiano dell’Ospedale è caratterizzato da verdi pinete tappezzate di felci, da blocchi di granito e soprattutto da strane formazioni rocciose che sfidano la legge di gravità. Arriviamo al view point sulla cascata e scendiamo per un percorso attrezzato, a tratti scivoloso, che ci fa avvicinare alla cascata. Questa fuoriesce da un piccolo foro ed ha un salto d’acqua di 50 metri. Sergio ed Irene seguono le altre persone che, oltrepassato il filo di recinzione, scendono sulle rocce per arrivare proprio sotto la cascata. Io ed Andrea li guardiamo! Torniamo indietro assaporando il paesaggio che ci circonda e mangiamo una crepe al chiosco vicino al parcheggio. Torniamo al campeggio dove ha piovuto un po’.

Stasera c’è Italia-Francia. Dopo cena ci posizioniamo nel bar del campeggio dove c’è un silenzio irreale: siamo circa una quindicina di italiani ed i gestori “corsi” del campeggio. Esultiamo, senza esagerare, al gol di Pirlo e poi a quello di De Rossi. In questa occasione assaggiamo la birra Pietra, “accumudata cu a castagna”: buonissima! Infatti dal 1996 la corsa birreria Pietra produce due tipi di birra a base di farina di castagne: la Pietra, ambrata ed a 6°, e la Serena, bionda ed a 4,5°.

MERCREDI 18 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Km tappa: 56 Km Luoghi visti: Isola di Lavezzi Bunifaziu / Bonifacio Circuit Pédestre des Falaises Oggi è una bella giornata! Decidiamo di approfittarne per andare all’Isola di Lavezzi e ci dirigiamo verso Bonifacio, la cittadina che si trova nell’estremità sud della costa orientale. E’ aggrappata alla punta meridionale della Corsica e torreggia su alte (60m) e bianche scogliere calcaree che delimitano le Bocche omonime. Bonifacio si estende su un promontorio lungo 1500m che corre parallelo alla costa, creando un profondo fiordo e quindi un porto naturale riparato dai venti. Il sito era abitato già 8500 anni fa come testimonia la Dama di Bonifacio, uno scheletro umano. Perfino Ulisse approdò in un porto, descritto nell’Odissea, che ricorda la stretta imboccatura di Bonifacio. Nel 833 Bonifacio, marchese di Toscana, si fermò nel piccolo porto, sulla via del ritorno da un spedizione contro i saraceni, e vi fondò la prima cittadina. Nel 1187 la città fu conquistata dai genovesi ma mantenne i privilegi di una piccola repubblica. Per questo motivo rimase sempre fedele a Genova anche nei secoli a venire.

Arriviamo alla città bassa chiamata Marina o Porto, distesa sulla banchina e dominata dall’imponente bastione che controllava l’accesso alla Cittadella. La città bassa si è sviluppata intorno al canale murale, il fiordo protetto dal promontorio, dove si trovano case a più piani, tinteggiate con colori pastello, e locali alla moda. Lasciamo l’auto nel parcheggio all’entrata del Port de Plaisance e proseguiamo a piedi. Per arrivare all’Isola di Lavezzi scegliamo le Circuit n°2 (Croisière sur la réserve naturelle des Iles Lavezzi + grottes, falaises) di “Thalassa” che parte alle 10.15. Cominciamo a navigare nel fiordo riparato dai venti. Vediamo la Grotta di Saint Antoine, la cui forma ricorda il cappello di Napoleone, che è ricca di stalattiti. A destra il faro della Madonnetta ci fa capire che stiamo per entrare nelle Bocche di Bonifacio e la differenza si sente! Poco dopo appare in tutta la sua bellezza la città alta abbarbicata sulle bianche falesie. Dalla parte opposta scorgiamo la Sardegna e l’arcipelago della Maddalena. Ci avviciniamo al faro di Capo Pertusato e dirigiamo verso l’isola di Lavezzi: uno scoglio granitico in mezzo al mare. I lavezzi sono infatti gli scogli emersi che compongono l’isola. Scesi sull’isola cominciamo a cercare un posto dove fare il bagno. I bimbi si spogliano in una caletta ma il fondale è molto ghiaioso per cui decidiamo di camminare ancora un po’ in cerca di un’altra baia. Ci soffermiamo a vedere gli uccelli marini (il gabbiano corso ed il marangone dal ciuffo) che galleggiano sull’acqua, spiccano il volo e tornano giù in picchiata. Arriviamo a Cala della Chiesa dove c’è una bella spiaggia di sabbia rosata circondata da rocce granitiche. Ci immergiamo e quasi subito Irene schizza fuori dall’acqua perché ha visto un “pesce grossissimo”. Effettivamente è un sarago notevole … anzi la baia è praticamente un acquario di saraghi di varie dimensioni. Così nuotiamo insieme alla ricerca di pesci sempre diversi. Mangiamo un panino ed i bimbi provano a dare qualche mollichina ai pesci che arrivano veloci in superficie. Durante la digestione, facciamo un giro dell’isola e vediamo un’altra bella spiaggia: la spiaggia di Achiarino. Davanti c’è un piccolo isolotto con la Piramide della Semillante, che commemora il naufragio di una fregata nel 1855, narrato da Alphonse Daudet. L’incidente fece 750 vittime che furono sepolte nel cimitero adiacente ed in quello vicino all’imbarcadero. Aspettiamo l’ora del bagno e ci tuffiamo anche in queste acque stupende: qui vediamo perfino i rombi che nuotano lungo il fondo e si mimetizzano con il fondale a tratti sabbioso ed a tratti sassoso. E’ come essere in un documentario! Purtroppo il vento si sta alzando, i bimbi cominciano ad avere freddo nell’acqua ed escono. Sono già le 16.00. Io ed Irene vorremmo provare ad andare a nuoto sull’isolotto vicino ma il vento è incessante e in questo braccio di mare la corrente piuttosto forte. Ci accontentiamo di fare l’ultimo tuffo nella parte più riparata alla ricerca dei nostri amici rombi che stanno tranquilli sul fondo spacciandosi per sassi. Ancora bagnati ci dirigiamo verso la barca che partirà alle 17.30. Il viaggio di ritorno non è una passeggiata! Io mi posiziono in punta perché dovremmo fare una crociera di circa un’ora lungo la costa per vederne le meraviglie da vicino. Gli altri saggiamente restano all’interno. Per prima cosa circumnavighiamo l’isola di Cavallo. Per me è tempo perso perché purtroppo l’isola è di una bruttezza incredibile a causa dell’abuso edilizio compiuto da vari VIP europei. Il cicerone della barca indica le ville dei vari personaggi famosi! Da qui entriamo in mare aperto e cominciano ad arrivarci in continuazione onde addosso. Fradicia come un pulcino e temendo per la telecamera desisto e torno all’interno. Vediamo l’isola di Piana e le falesie. Ci soffermiamo vicino al Grain de Sable ed all’Escalier du Roi d’Aragon (o Scala degli Aragonesi) ma acqua e vento sono implacabili. L’Escalier du Roi d’Aragon è formata da 187 gradini, tagliati nella roccia calcarea della falesia, che arrivano al mare. Entriamo velocemente nella Grotta Saint Antoine e nella Grotta di Sdragonato, famosa per l’apertura che ricorda la sagoma della Corsica. La calca di passeggeri non mi permette di fare neanche una foto! Rientriamo al porto cotti dal sole e dal vento. Mangiamo una crepe alla Montèe Rastello da dove inizia la nostra visita alla città alta. Questa è l’antica via gradinata che penetra sotto la piccola rocca e che fu per molto tempo l’unica entrata della città. Al belvedere del Col Saint Roch si trova la Cappella omonima eretta sul luogo dove morì l’ultima vittima della peste nel 1558. Da qui si gode un bel panorama su entrambi i lati del promontorio: da una parte il fiordo con il porticciolo e dall’altra le falesie che si allungano fino alla punta di Capo Pertusato. Costeggiamo il Bastion de l’Etendard, utilizzato per la guarnigione fino alla Rivoluzione francese, che oggi ospita un piccolo museo. Entriamo nel cuore della Città Alta di Bonifacio dalla Porte de Gênes. Ci affacciamo al Belvedere du Marchè da dove si riescono a scorgere anche le coste delle isole dell’arcipelago della Maddalena. Entrando nella cittadina ci si presenta un intrico di vicoli e stradine strette, costeggiate da edifici storici e negozi di artigianato. Un tempo le strette case bonifacesi erano vere e proprie fortezze a cui si accedeva attraverso una scala esterna, ritirata al cadere della notte. Internamente, al pianterreno, intorno al cortile, si trovavano un frantoio d’olive, una cantina, una riserva di grano e talvolta una stalla per l’asino. Ogni abitazione possedeva inoltre il proprio forno e la propria cisterna. Gli edifici erano composti originariamente di un solo piano. Nel XIX secolo, furono rialzati, a causa della crescita demografica, ed acquisirono l’aspetto attuale. La case odierne, a tre piani con balconi, non superano però per questione di sicurezza l’altezza dei bastioni e sono costruite in pietra calcarea presa dalla falesie e poi tinta con colori pastello. Un caratteristico sistema di archi collega un abitazione alla altre. Queste arcate che attraversano anche strade e vicoli, avevano la funzione di raccogliere le acque piovane che cadevano sui tetti della città e di incanalarla verso cisterne comuni, indispensabili per resistere agli assedi. Vediamo l’Eglise Ste. Marie Majeure (XIII) secolo caratterizzata da una loggia in legno, il cui campanile è in fase di ristrutturazione. Prenotiamo la cena per le 20.30 alla Cantina Doria, consigliata dalla Routard e su internet. E ci dirigiamo verso il sentiero pedonale delle falesie (Circuit Pédestre des Falaises). E’ una passeggiata di 2 ore e 30’ a/r che conduce al Capo Pertusato lungo la scogliera. Noi ci fermiamo prima, ma il percorso a strapiombo sulle bianche falesie è spettacolare. Sotto di noi vediamo i due scogli più famosi Le Timon e Le Grain de Sable, blocchi calcarei staccatisi dalla scogliera che ospitano migliaia di nidi di uccelli. Da una parte vediamo le scogliere sovrastate dal faro e dall’altra l’abitato di Bonifacio in equilibrio sul vuoto! Le foto si sprecano ai numerosi view points che incontriamo. Peccato che il sole sia ancora alto e quindi le foto verso la città alta sono tutte controsole. Torniamo indietro ed andiamo a cenare alla Cantina Doria. Scegliamo il menù da 16 euro per noi (charcuterie, lasagna ai formaggi corsi/trippa corsa, gelato castagna e brocciu-figu) e quello da 8 euro per i bambini (cannelloni al brocciu/omelette naturale, gelato castagna e cioccolato/gelato vaniglia e miele). In realtà Andrea mangia le mie lasagne ed io i suoi cannelloni! Dopo cena torniamo al campeggio veramente stanchi!

JEUDI 19 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Luoghi visti: Baia di Asciaghju Dormiamo un po’ di più. I bimbi girano un po’ in bici e vanno a comprare la solita baguette.

Passiamo tutta la giornata alla Baia di Asciaghju nuotando alla ricerca di nuovi pesci e giocando a palla nell’acqua.

VENDREDI 20 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Km tappa: 267 Luoghi visti: Allineamento di Palagghju Sito archeologico di Cauria Sartè / Sartène Plage de Portigliolo Sito archeologico di Filitosa Oggi andiamo in cerca di resti preistorici. Oltrepassato Bonifacio la costa è bellissima e frastagliata con piccole spiagge in fondo a varie calette. Prima di Sartene prendiamo la D48, una stretta strada poco segnalata, verso Tizzano ed arriviamo all’Allineamento di Palagghju o Pagliaghju. A causa delle molteplici curve incontrate nel percorso, appena fermi Andrea vomita in auto! Io ed Irene andiamo a piedi alla ricerca dei resti archeologici mentre i maschi attendono all’ombra di una pianta. Dopo una breve salita incontriamo una casa abbandonata e giriamo a destra per scendere in una vallata ricoperta di maquis. In poco più di mezz’ora arriviamo al sito archeologico vero e proprio. Con 269 megaliti, è uno degli allineamenti più importanti del mediterraneo. Purtroppo la vegetazione ha ricoperto molti menhir che sono abbattuti al suolo per cui l’impatto visivo non è così impressionante come potrebbe sembrare. Tornando all’automobile cerchiamo di allungare il passo per non far attendere troppo gli altri. Riprendiamo la D48 in senso contrario e giriamo a destra al primo incrocio per raggiungere il Sito archeologico di Cauria. Andrea ingigantisce il suo malessere per non fare la passeggiata quindi ci incamminiamo soltanto io ed Irene. Il sito archeologico è caratterizzato da 3 siti distinti ed il percorso circolare che li collega richiede circa un’ora di cammino. Incontriamo l’Allineamento di Stantari con circa 20 menhir, di cui alcuni scolpiti ed armati, ritenuti più antichi di quelli di Filitosa. A circa 500m vediamo l’Allineamento di Rinaiu o Rinaghiu in mezzo agli alberi. Proseguendo su una collinetta arriviamo al dolmen di Fontanaccia, in granito, scoperto nel 1840 da Prosper Merimè. Risale al II millennio a.C. E viene chiamato anche A Stazzona de u Diavoli (la fucina del diavolo). Torniamo indietro fino all’automobile e ci dirigiamo verso Campomoro passando per Sartene. La cittadina, abbarbicata sulla roccia della montagna, è definita “la più corsa delle città corse” ed è caratterizzata da vecchie abitazioni di pietra con i muri spessi e da edifici scuri, alti e larghi come fortezze. Queste case possiedono sia una scala interna, sia una scala esterna che dà accesso al primo e talvolta al secondo piano. Il centro di Sartene è un labirinto di viuzze scure, lastricate, collegate da scale e volte, fiancheggiate da case di granito grigio. Prendiamo la strada D121 per Campomoro. Ci rendiamo conto che sono già le 15.00 ed i bimbi non hanno ancora pranzato perché l’idea iniziale era fare un bagno alla spiaggia di Campomoro. Questo paese dista però ancora 25 km, da fare lungo una stradina collinare. Quindi decidiamo di fermarci alla Plage de Portigliolo per fare un bel bagno. Ci affacciamo così nel Golfo del Valinco, il più meridionale dei grandi golfi della costa occidentale. Le rive del golfo sono ricamate da coste scoscese, colline coperte da olivi e belle spiagge di sabbia fine. La spiaggia di Portigliolo è frequentata da molti surfisti. E’ caratterizzata da sabbia bianca e da una zona rocciosa dove io ed Irene ci immergiamo per vedere pesci multicolori, mentre Sergio ed Andrea giocano a palla nell’acqua trasparente. Mangiamo un panino e poco dopo riprendiamo il nostro cammino per arrivare a Filitosa. Il sito di Filitosa è il più importante della Corsica e risale a più di 8000 anni fà. E’ immerso in un paesaggio ricco di ulivi ed una musica di sottofondo accompagna la visita.

Per primo vediamo Filitosa V (3mx1m e 2 tonnellate!), la statua menhir meglio armata del sito con spada e pugnale. Si prosegue verso le Mura Ciclopiche (130mx40m) che danno accesso alla piattaforma di osservazione orientale, che si appoggia sulla cinta muraria. Arriviamo al Monumento Centrale. Qui 6 piccoli menhir (Filitosa I, Filitosa XI, Filitosa VII, Filitosa IX, Filitosa X, Filitosa XIII) sono esposti all’esterno della camera. Vicino Filitosa VI, rotta in 3 blocchi, oltre ad avere il volto scolpito, presenta sul retro un elmo emisferico e corsaletti protettori. Poco sotto c’è la roccia che sovrasta il Monumento occidentale: la camera principale è suddivisa in due parti ed alcuni diverticoli danno accesso a cavità sotterranee la cui funzione è incerta. Il sentiero scende nella vallata. L’allineamento ai piedi della collina, sotto un magnifico ulivo di 1200 anni, è costituito da 5 menhir scolpiti a forma di colonna (Filitosa III, Filitosa IV, Filitosa I, Tappa I, Filitosa II). Si continua salire fino alla cava di granito da cui vennero estratte le pietre per le costruzioni. In questo ammasso granitico è possibile scorgere la figura di un dinosauro.

Tornando indietro visitiamo il Museo dove sono conservati altri menhir come quello di Scalsa Murta dove sono ben evidenti la colonna vertebrale e le costole.

Ci dirigiamo verso il campeggio ripassando da Sartene.

SAMEDI 21 JUIN 2008 Alloggio: Camping Asciaghju, Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Km tappa: 90 Km Luoghi visti: Baia di Roccapina Baia di Asciaghju Dal giro di ieri abbiamo dovuto sacrificare la spiaggia di Roccapina perché il giro dei siti archeologici ha portato via molto tempo. Quindi oggi andiamo a vedere questa spiaggia consigliata da tutti quelli che l’hanno vista. Dopo Figari prendiamo la N196 e vicino all’Auberge Corallo prendiamo una strada sterrata. Parcheggiamo davanti al campeggio, credendo di non trovare un parcheggio vicino alla spiaggia. In realtà ce n’è uno. Facciamo una breve passeggiata sullo sterrato ed arriviamo alla spiaggia di Roccapina che deve il suo nome all’omonimo promontorio sul quale svetta una torre di avvistamento. Infatti proprio su questo lido approdavano in passato orde di pirati. Le erosioni calcaree hanno dato origine a forme bizzarre come il famoso Rocher du Lion, un grosso scoglio con le fattezze di un leone che si staglia tra cielo e mare e sembra far la guardia alla torretta. La sabbia è bianchissima e l’acqua è cristallina anche se sul fondo ci sono alghe secche. Andrea dice “il mare sembra una tavola” e per lui resterà una delle più belle spiagge visitate. La spiaggia è circondata da piccole dune ricoperte da ginepri. Questa zona è popolata da molti uccelli acquatici.

Torniamo al campeggio per mangiare e dopo pranzo cominciamo a smontare i mobiletti. Più tardi, mentre Sergio restituisce la bombola del gas al distributore e smonta la veranda, noi andiamo a fare il bagno nella nostra spiaggia di Asciaghju. Finalmente oggi è cessato il vento e l’acqua è più calda … è veramente difficile trovare il coraggio per uscire dall’acqua. Decidiamo di arrivare fino all’estremità della Punta di Asciaghju per vedere da vicino il pino abbarbicato all’estremità della penisola. Saliamo sulle dune e ci infiliamo tra gli arbusti del maquis. Arriviamo in una specie di pinetina che ci conduce al possente pino solitario. Questo è collegato a terra da grossissime radici. Vediamo gli scogli antistanti la punta e le vicine isole Cerbicales. Torniamo verso la spiaggia divertendoci a scendere dalle dune. Facciamo un po’ di foto e torniamo alla tenda dove ci attende Sergio con le pizze. DIMANCHE 22 JUIN 2008 Partenza: Baia di Asciaghju, Porto Vecchio Arrivo: Calvi Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 221 Km Luoghi visti: Baia di Asciaghju Baia di Calvi Stamani facciamo colazione al bar del campeggio ed i bimbi ritirano l’ultima baguette prenotata per preparare i panini per il viaggio. Mentre Sergio finisce di smontare la tenda, accompagno i bimbi a fare l’ultimo bagno nella nostra bellissima spiaggetta che salutiamo con qualche foto.

Ci dirigiamo verso nord lungo la litoranea, poi imbocchiamo la N193 e ci fermiamo in un parcheggio per mangiare i panini. Continuiamo il viaggio entrando nella zona della Castagniccia e seguendo a ritroso il corso del Golo. Prendiamo la N1197 che ci conduce al mare. Cominciamo a costeggiare la Balagne, la regione compresa tra i fiumi Ostriconi e Fango, che fu definita “le jardin de la Corse” per il clima mite che permetteva la coltivazione di ulivi, fichi ed arance.

Ci dirigiamo verso Calvi e distinguiamo in mezzo alla nebbia la sua cittadella, che domina una vasta baia costeggiata da una lunga spiaggia protetta da una pineta. Durante la pianificazione, abbiamo deciso di scegliere un campeggio a Calvi perché il 26-27 dovrò tornare a Roma per lavoro e questo è il paese sul mare più vicino all’aeroporto. Ci fermiamo al primo campeggio incontrato: La Pinède. Scegliamo una piazzola abbastanza vicina all’entrata ed ai bagni. Questa zona è ricoperta di eucalipti ma poco ombreggiata mentre la zona più distante è ricoperta di pini. Dopo aver posizionato la tenda, lasciamo Sergio al lavoro e noi andiamo al mare. E’ un arenile sabbioso lungo 4km, separato dalla strada da basse dune protette da palizzate. Qui infatti passa il famoso trenino della Balagne che collega Calvi ad Ile Rousse. Il primo impatto non è dei migliori. Ormai ci siamo abituati alle piccole spiagge caraibiche del sud. Qui troviamo uno spiaggione vasto e molto popolato (è anche domenica!) dove il cielo grigio e la foschia non mettono in risalto i veri colori del mare. Inizialmente ci pentiamo un po’ di non aver soggiornato per più giorni a sud dove le spiagge sono più selvagge. Comunque in due minuti siamo di nuovo in acqua a cercare nuovi pesci. Davanti a noi possiamo ammirare la cittadella di Calvi con le sue possenti mura e dall’altro lato il paesino di Lumio abbarbicato sulle colline. Alle nostre spalle la pineta regna sovrana.

La sera ceniamo alla pizzeria del campeggio (anche qui non hanno la bombola del gas nonostante ci sia un market!) e vediamo la partita Italia-Spagna. Fuori dal locale c’è un cartello che ribadisce la consumazione obbligatoria per chi vuole vedere la partita e riassume il concetto con “No drink, no match”. I francesi fanno un tifo esagerato anti-Italia ed alla fine della partita sono molto contenti.

LUNEDI 23 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 80 Luoghi visti: Baia di Calvi Spiaggia di Ostriconi I bimbi comprano qualcosa al market per pranzo e cena e poi andiamo alla spiaggia di fronte al campeggio per fare il consueto bagno. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso la Spiaggia di Ostriconi, che si trova poco prima dell’inizio del Deserto des Agriates, in fondo all’ansa di Peraiola. Qui termina la Valle dell’Ostriconi, il fiume che sbocca in mare con languidi meandri formando alla foce una zona paludosa e ricca di selvaggina. Dalla strada asfaltata si arriva alla spiaggia grazie ad un sentiero abbastanza ripido. Il posto è meraviglioso, è come il punto d’incontro di due zone paesaggistiche differenti: a destra il fiume Ostriconi serpeggia nella macchia rigogliosa dove le mucche sono al pascolo, a sinistra le acque azzurre e limpide lambiscono dune di sabbia bianca ricoperte di ginepri. Una mucca si tuffa nel fiume colpendo il filo della canna da pesca di un ignaro turista. Facciamo un bel bagno giocando anche a palla.

Torniamo indietro cercando un supermercato aperto ma qui chiudono tutti troppo presto! Quindi rimandiamo la spesa all’indomani.

MARDI 24 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 153 Km Luoghi visti: Col di Palmerella Portu/Porto ed il suo golfo Scandola e la sua riserva Golfo della Girolata Les Calanches di Piana Stamani per prima cosa facciamo la spesa al Super U di Calvi e riponiamo il tutto in tenda. Poi, passando davanti all’aereoporto, ci dirigiamo verso Galeria in un paesaggio piuttosto brullo. La D81 da Galeria a Porto ci fa addentrare in un bel paesaggio roccioso ma è lunga e tortuosa ed Andrea comincia a non stare bene. Arriviamo al Col de Palmarella dove c’è una bella vista sul Golfo di Girolata: a destra si scorgono le scogliere di granito rosso che creano un mirabile contrasto con il mare. Da qui comincia una strada a mezza costa, dove ogni curva regala a noi una vista sempre diversa e … ad Andrea un certo rollio nello stomaco! Quindi Sergio cerca di guidare sempre più piano per non ripetere l’episodio di Palagghju. Arrivati in prossimità di Capo Sennino si apre la vista sul Golfo di Porto. Porto si trova in una posizione particolarmente propizia al centro di una regione in grado di offrire sia il piacere del mare che quello della montagna. Infatti è situato in prossimità dei ripidi versanti di una valle incisa nelle rocce, caratterizzata da una foresta densa e fitta da cui fuoriescono i graniti coperti di rade chiazze d’erba e di cespugli, e si affaccia sul mare e sul fiume che ha inciso la valle stessa. Il simbolo di Porto è l’imponente torre genovese (1549) situata in cima ad uno scogliera di granito rosa spazzata dalle onde. Appena arrivati prenotiamo per le 14.30 la barca di “Nave Va” che compie un giro in giornata nella Riserva Naturale della Scandola, nel Golfo della Girolata e nel Golfo di Porto fino a Capo Rosso. Ci dirigiamo verso una spiaggia di ciottoli ed attraversiamo il fiume Porto passando su un pittoresco ponte di legno. Qui i bimbi fanno il bagno ma tutti quei sassi sono un po’ scomodi per giocare a palla! Mangiamo il panino e ci mettiamo in fila ad attendere la nostra imbarcazione: Ville d’Ajaccio. Siamo i primi … ma quando arriva la barca un bel gruppo di furbacchioni sgomita per salire, quasi schiacciando i bambini, e prende i posti migliori nonostante i rimproveri dell’equipaggio. Per prima cosa l’imbarcazione si dirige verso il promontorio della Scandola, parte costiera del PNRC, che svetta, con i suoi 560 m d’altitudine, tra la Punta Rossa a Sud e la Punta Palazzo a Nord. Creata nel 1975, Scandola è stata la prima riserva naturale francese con doppia estensione: marina e terrestre (la sua superficie terrestre è di 919 ettari e la superficie marittima include più di 1000 ettari). Dal 1983 Scandola è sulla lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il promontorio è un impressionante massiccio di origine vulcanica che alterna falesie di granito rosso a colate di lava scura. Le cime sono state modellate dal vento e dall’acqua e sono caratterizzate dai “taffoni”. La parola è corsa, e significa “grosso buco”: sono infatti cavità di parecchi metri che sprofondano nella roccia granitica. La rottura della struttura di un solo cristallo basta a innestare un processo di “carie” gigantesca, sotto l’azione combinata di variazioni di temperatura e umidità. Alcuni taffoni non si evolvono più, altri invece, essendo sempre sottoposti all’azione degli agenti atmosferici e dell’acqua salmastra, sono vivi. L’erosione marina e la differente resistenza delle rocce hanno creato un alternarsi di grotte e fessure costellate di muraglie e di picchi appuntiti. Sulle falesie rosse si abbarbica la vegetazione: mirto, lentisco, euforbia arborescente, lecci, fitte macchie di corbezzoli, erica e cisti. La Riserva è anche luogo di studio degli uccelli rari che nidificano o passano da Scandola: i falchi pescatori, i cormorani cappelluti, i falchi pellegrini e le berte grigie. Dirigendoci verso punta Palazzo ci soffermiamo nella Baia d’Elbo dove ammiriamo il fenomeno delle “canne d’organo”, formazioni a sezione prismatica create dal rapido raffreddamento di colate basaltiche durante il permiano superiore. A Punta Palazzo ci soffermiamo tra le alte pareti di un calanco e penetriamo in una grotta dalle acque trasparenti. A pelo dell’acqua si sviluppa un’alga calcarea che si è infittita nel corso degli anni fino a formare in alcune grotte veri e propri sentieri. Qui è possibile osservare un “marciapiede” naturale di 100 metri di lunghezza, su una larghezza di 2 metri (il più lungo che si conosca nel Mediterraneo), creato dall’alga Lythophyllum, che forma incrostazioni calcaree a sbalzo. Per questo marciapiede è stata determinata un’età approssimativa di 1000 anni! Dalla barca vediamo anche grossi pesci multicolori che viene voglia di seguire immergendosi in queste bellissime acque blu. Nei fondali le posidonie creano un manto erboso fino a 45 metri dalla riva. Più a nord vediamo l’ennesima torretta di avvistamento e una grossa roccia dalle sembianze di un teschio che secondo la guida presente sulla barca è il guardiano della costa che spaventa chi non è in grado di mantenere pulito ed incontaminato questo luogo paradisiaco.

Tornando indietro costeggiamo l’Ile de Gargalo, il cui faro segna il punto più occidentale della Corsica. Qui è stato girato il film “Angelica ed il gran sultano” testimoniato da una torretta costruita appositamente per il set. Ci avviciniamo nuovamente alla penisola di Scandola dove vediamo la fusione di rocce rosse e nere che fanno assumere alla parete l’aspetto della tavolozza di un pittore. Poi notiamo in alto delle aperture nelle falesie che ricordano la Sardegna e la Corsica poste una sull’altra. Sulla via del ritorno, la barca supera la Punta Scandola per entrare nel golfo della Girolata. Costeggiando questa zona costiera incrociamo uno grosso scoglio rosso dove si scorgono alcune capre. Il Golfo di Girolata prende il nome dall’antico villaggio di pescatori di aragoste, ricostruito da poco rispettando lo stile antico. Possiede un ottimo porto naturale dominato da un fortino genovese a torre quadrata (1530), situato sul promontorio. Qui fu tenuto prigioniero il capo corsaro Dragut, catturato da Andrea Doria. Poco tempo fa Girolata non aveva né elettricità né telefono. Ancora oggi nessuna strada arriva sino al villaggio, che vive di pesca e turismo. Quindi vi si accede, per via terra, solo per una mulattiera che parte dal Col de la Croix. La nostra barca attracca al porticciolo e ci permette di fermarci 30’! Ci immergiamo prontamente partendo dalla spiaggia di ciottoli. L’acqua è un po’ sporca per il numero esagerato di natanti attraccati. Comunque riusciamo a vedere molti pesci colorati che possiamo seguire nel loro cammino. Appena sentiamo la sirena della barca, torniamo a bordo prendendo un gelato al bar della spiaggia. Lasciata Girolata la barca punta dritta su Porto per lasciare i passeggeri che non continueranno il giro fino alle Calanches di Piana e far salire quelli che invece faranno solo questo giro. Ci posizioniamo sulla punta della barca e costeggiamo i calanchi. Anch’essi sono frutto dell’opera erosiva del vento e dell’acqua che hanno modellato la roccia in forme bizzarre. Vediamo in alto una formazione definita “i due innamorati” e scorgiamo la bella spiaggia di Ficajola. Ci avviciniamo alla costa per apprezzare meglio i giochi di colori dovuti alle colate nere di basalto sul rosso granito e vediamo una grotta la cui apertura ricorda la sagoma della Corsica, se viene guardata da una particolare angolazione. Ci avviciniamo a Capo Rosso dove la Torre del Turghio si erge sul promontorio di porfido rosa dominando il mare da più di 300 metri di altezza. Vediamo altre grotte scavate nelle rocce rosate e, su alcuni picchi rocciosi, i nidi del falco pescatore (o aquila di mare) costruiti con ramoscelli, che sembrano essere le sentinelle di questo universo selvaggio. Il falco pescatore è infatti l’emblema della fauna del parco. Torniamo verso Porto cercando di catturare i ricordi di questo bel giro con la macchina fotografica. Sono già le 19.30 e decidiamo di trovare un posto dove mangiare: scegliamo Le Belvedere, consigliato dalla Routard. Scegliamo per noi il menù di pesce da 18.50 euro (“mules” ripieni, pesce al cartoccio, crème brulèe alla castagna/gelatone cioccolato e vaniglia) e per i bimbi quello da 8 euro (nuggets di pollo e patatine, bibita). Sergio si sacrifica cedendo il suo gelato ai bimbi ed ognuno di loro mangia una pallina.

Sulla via del ritorno tra Porto e il Col di Palmarella incontriamo decine di mucche e qualche maiale che stanno ai bordi della strada o addirittura in mezzo alla strada (3 perfino dopo una curva) incuranti delle poche auto in circolazione. Torniamo al campeggio verso le 23.00.

MERCREDI 25 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 137 Km Luoghi visti: Spiaggia di Lotu Spiaggia di Saleccia San Fiurenzu/Saint Florent Partiamo con calma e perdiamo un po’ di tempo nella strada piena di curve che costeggia il Deserto des Agriates. Per le 11.00 siamo al grazioso porticciolo di St. Florent. Vado subito a fare i biglietti per l’escursione alla spiaggia di Lotu con “Popeye” e riesco a trovare posto sulla barca delle 11.15. Alla biglietteria bisogna già fissare l’ora di rientro e decido per la barca delle 17.30 (l’ultima in questo periodo). Con la barca costeggiamo il selvaggio Deserto des Agriates e vediamo Tour Mortella, una torre genovese danneggiata. Arriviamo alla bianca spiaggia di Lotu dove ci immergiamo subito. Facciamo una bagno di circa un’ora avvistando piccoli pesci bianchi e qualche medusa violetta. Mangiamo i nostri panini e sotto il sole cocente delle 13.30 ci incamminiamo verso la spiaggia di Saleccia, armati di ombrellone e pallone! In questo modo possiamo conoscere meglio il Deserto des Agriates, che non è un vero deserto visto che qui ci sono acqua, ruscelli e stagni. E’ stato definito “deserto” perché in questa zona non si incontravano villaggi o tracce umane. Oggi è un’area protetta di 5000 ettari, caratterizzata da rocce erose, ricoperte dalla macchia mediterranea (corbezzolo, rosmarino, lentisco, mirto), che digradano verso il mare. Questi 40km di costa incontaminata celano bellissime spiagge di fine sabbia bianca. Durante la passeggiata sentiamo un odore di rosmarino veramente inebriante. Sul nostro cammino incontriamo i pagliaghji, fienili in pietra ricoperti di teghje, che sono le uniche costruzioni della zona. Fino alla metà del XIX secolo la regione era fertile, il grano veniva battuto sull’aghja e conservato nei pagliaghji. Dove erano ospitati anche i braccianti che venivano a lavorare da Saint Florent e dintorni. Il nome Agriates deriverebbe infatti dal latino ager, terreno coltivato. Successivamente i campi sono stati abbandonati e la macchia ha ripreso il sopravvento Ad un tratto il sentiero è interrotto: la stradina è diventata un fiumiciattolo colmo d’acqua fangosa. Attorno a noi solo due vitellini che stanno giocando! Che fare? Arrivano anche due francesi che sono interdetti quanto noi. Proviamo a passare in mezzo ai rovi e ci troviamo in un pascolo di mucche. Andiamo ancora avanti, saliamo su un ponticello creato da un albero abbattuto, entriamo nel recinto del campeggio di Saleccia e da qui in un attimo siamo alla spiaggia. La spiaggia di Saleccia è un miraggio: un chilometro di spiaggia bianca, costeggiata da dune e da una pineta di pini d’Aleppo. Qui furono girate le scene della sbarco in Normandia del film “Il giorno più lungo”. L’acqua è cristallina ed il fondale è per lo più bassissimo per molti metri, non ci sono molti pesci ma troviamo belle conchiglie e qualche medusa dalla forma particolare. In una zona circoscritta vicino alla riva, il fondale improvvisamente si abbassa notevolmente e vediamo grosse rocce, alghe e diversi pesci colorati. I bimbi incontrano 3 bimbi italiani ed improvvisano una partita di palla a volo nell’acqua. Anche qui il bagno dura un’oretta. Alle 16.00 ci prepariamo per tornare alla spiaggia di Lotu dove ci attende la barca. Tornando verso il porto vediamo St. Florent incoronata delle colline del Nibbio sullo sfondo. Il paese sorge su una lieve altura a Nord della foce dell’Aliso. È la capitale commerciale del Nebbio e un’importante stazione balneare. Facciamo un rapido giro per St. Florent caratterizzata da case raggruppate intorno alla chiesa, il cui campanile domina il porto, riparato dal lungo molo. JEUDI 26 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Luoghi visti: Baia di Calvi All’alba Sergio mi accompagna all’aeroporto perché devo tornare a Roma per lavoro e la tratta Corsica-Italia non è servita molto bene. Gli aerei devono fare scalo nella Francia continentale e da qui volano in Italia. Sergio ed i bimbi restano tutto il giorno alla baia di Calvi dove fanno due bagni lunghi.

VENDREDI 27 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 6 Km Luoghi visti: Baia di Calvi La mattina Sergio ed i bimbi fanno un giro a Calvi e prendono gli orari del trenino della Balagne. Poi vanno a fare il bagno nella spiaggia del campeggio.

Verso le 16.00 mi vengono a prendere all’aeroporto ed insieme andiamo a fare un altro tuffo in mare. SAMEDI 28 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 203 Km Luoghi visti: Gole della Restonica Lac Melo Corti / Corte Oggi ci dedichiamo alla montagna. Partiamo con troppa calma e ci dirigiamo verso Corte. Da qui parte la strada che conduce alla valle della Restonica, caratterizzata da profonde gole incassate fra montagne altissime. Sono 15 km da fare in macchina su una strada molto stretta, costeggiando il fiume Restonica che nasce dal Lac Melo e diventa un torrente di montagna, che scorre tra le rocce di granito formando piscine naturali. Ai castagni delle prime curve si sostituiscono i pini larici ed i pini di Corte. La stradina si stringe ancora di più e continua a salire in quota fino ad arrivare agli alpeggi delle Bergeries de la Grotelle (1375m), dove la strada carrozzabile termina. Questo è il punto di partenza di sentieri immersi in un paesaggio tipicamente alpino, con il Monte Rotondo (2622m) che vigila sull’intera valle. Noi riusciamo a trovare parcheggio soltanto lungo la strada per cui impieghiamo una mezz’oretta a piedi per arrivare alle Bergeries de la Grotelle. La “bergerie” è l’abitazione stagionale del pastore di pecore durante la transumanza. Queste sono strutture protette dal PNRC dove è presente anche il recinto per le pecore ed i locali addetti alla produzione del formaggio. Entriamo in un bar ricavato in una bergerie dove all’interno sono esposti vari prodotti tipici della Corsica. Alle 12.00 intraprendiamo la salita per arrivare al Lac Melo! Percorriamo un sentiero che costeggia il fiume, che a sua volta ci regala graziose cascatelle. Ad un tratto vediamo 2 sentieri che portano al lago. Scegliamo quello a sinistra che ci fa guadare il fiume. Proseguiamo lungo un pendio piuttosto ripido su un sentiero pieno di massi di varie dimensioni. Alla nostra sinistra ci sono ancora zone innevate. Alle 14.30 arriviamo al Lac de Melo (1711m), un bellissimo lago alpino, chiuso ad anfiteatro da cime che sfiorano i 2000m e che presentano lingue di neve. Irene immerge i piedi nel lago gelato e passeggiando sui massi cade vestita nelle sue acque. Quindi mettiamo i suoi vestiti ad asciugare e lei rimane in costume. Mangiamo i panini accerchiati da corvi che si contendono ogni nostra briciola. Allora i bimbi si divertono a tirargli alcune mollichine che loro riescono a prendere al volo. Nei nostri piani c’era la salita al Lac Capitello ma ormai è troppo tardi. Purtroppo il dover partire sempre da Calvi ci ha penalizzato in alcune escursioni … avremo una scusa in più per tornare in Corsica. Assaporiamo il silenzio e contempliamo la maestosità del luogo. Scendiamo a valle utilizzando l’altro sentiero. Percorrendo questo all’andata la salita sarebbe stata più corta ma con una pendenza maggiore. Infatti da questo lato ci sono tre scale a pioli da oltrepassare ed un piccolo tratto dotato di catene fissate alla roccia. Arriviamo alle Bergeries de la Grotelle dove ci concediamo una bibita fresca e compriamo la famosa cartolina che ritrae Lac Capitello e Lac Melo insieme! Torniamo a piedi all’automobile in una mezz’oretta. Ci dirigiamo verso Corte, cittadella appollaiata su uno sperone roccioso ed incorniciata dalle montagne, dove Pasquale Paoli vi stabilì per 14 anni la sede del governo corso. Qui si trova il “Museu di a Corsica”, un museo etnografico piuttosto recente (1997). Passeggiamo tra le sue viuzze e ci fermiamo in Place Paoli, dove c’è la statua in bronzo dell’eroe nazionale. Imbocchiamo la rue Scoliscia, costeggiata da case arroccate sulla salita, e saliamo verso Place Gaffory con al centro la statua in bronzo del generale patriota omonimo. Da un lato c’è la Chiesa dell’Annunciazione ornata da un campanile, che è il monumento più antico di Corte. Raggiungiamo il Belvedere, detto anche “Nido D’Aquila”, posto sulla cima dei bastioni. E’ un balcone panoramico da cui si può ammirare l’intera città con la sua Cittadella, ma anche la confluenza dei fiumi Tavignano e Restonica. Decidiamo di cenare al ristorante U Museu, consigliato dalla Routard. Scegliamo il menu da 17 euro per noi (torta alle erbe, haricot de figatellu/trota in salsa piverunata, assaggio di formaggi corsi con marmellata di fichi, fiadone/gateau de chataigne) e quello da 8 euro per i bimbi (milanese di pollo e patatine, una pallina di gelato, una bibita). Il figatellu è una salsiccia di fegato che in questo piatto viene servito “in umido”. Il fiadone è una torta tipica corsa di brocciu e limone. Torniamo al campeggio verso le 23.00.

DIMANCHE 29 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 20 Km Luoghi visti: Baia di Calvi Notre Dame de la Serra Golfo della Revellata La mattina andiamo con calma alla spiaggia del campeggio e facciamo il consueto bagno alla ricerca di pesci e conchiglie. Nel pomeriggio ci dirigiamo al promontorio di Notre Dame de la Serra dove dall’ottocentesca cappella si ha una vista panoramica sul Golfo di Calvi e le montagne della Balagna.

Scendiamo verso il Golfo della Revellata che termina con l’omonima punta caratterizzata da un faro. La costa è rocciosa con fondali ricchi di flora e fauna. E’ il regno delle criques, le calette che si perdono tra le rocce ricoperte di maquis. Una strada sterrata, veramente da paura, ci conduce alla spiaggia dell’Aghja, che sfortunatamente è piena di alghe e di natanti. Proseguiamo quindi a piedi e ci fermiamo in una graziosa caletta. Qui il fondale è piuttosto basso e ricoperto da fitta vegetazione. Riesco a trovare un murice con dentro l’animaletto rosso-porpora, lo faccio vedere ai bimbi e lo riposiziono in mare. Vediamo un buon numero di pesci colorati. Io ed Irene ci divertiamo a seguire un branco di piccoli pesci giallo-argento che cercano cibo sul fondo, nuotano un po’, si rifermano di nuovo, etc, creando delle bellissime coreografie. Ad un tratto Irene esce urlando dall’acqua perché ha visto un polpo accanto a sé. Dalla sua descrizione sembra un vero polpo! Provo a cercarlo anch’io ma non riesco a vederlo. Dopo il bagno i bimbi si divertono a far rimbalzare i sassi della riva sulla superficie dell’acqua. Torniamo all’automobile e riusciamo ad arrivare indenni fino alla strada asfaltata.

Stasera c’è la finale degli Europei. Dopo cena andiamo al bar per vedere la partita. A stento troviamo due posti per i bimbi perché la sala e la terrazza sono gremite di tifosi tedeschi con volti dipinti e bandiere in mano e qualche francese travestito da spagnolo! In questa occasione abbiamo anche potuto apprezzare la sportività dei tifosi tedeschi che alla fine della partita hanno applaudito la vittoria della Spagna. LUNEDI 30 JUIN 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 172 Km Luoghi visti: Col de La Croix Calanches di Piana Spiaggia di Ficajola Sentiero des Roches bleues Chateau Fort Oggi torniamo a Porto per vedere les Calanches via terra. Per prima cosa salutiamo due famiglie italiane vicine di “tenda” che stanno partendo. Ci scambiamo gli indirizzi e facciamo una foto-ricordo. Poi alle 10.00 partiamo. Sergio guida piano sempre memore dei problemi di Andrea durante il giro precedente.

Ci fermiamo al Col de La Croix per fare alcune foto e ci dirigiamo verso Piana, oltrepassando Porto. Dopo Porto infatti iniziano circa 2 chilometri lungo i quali si hanno scorci suggestivi sulle Calanches: pareti vertiginose di 300m d’altezza, faraglioni di granito rosso, frastagliati ed erosi dal tempo. “Una vera foresta di granito color porpora … rocce dalle sagome strane, monaci, diavoli cornuti, uccelli smisurati, tutto un popolo mostruoso, uno zoo da incubo pietrificato dal volere di qualche dio stravagante” Guy de Maupassant. Questi particolari ammassi rocciosi compongono uno scenario naturale particolarmente spettacolare, dovuto all’erosione delle rosee rocce granitiche del litorale e delle zone interne, caratterizzato dai “taffoni”, spaccature lunghe alcuni metri.

Attraversiamo Piana, un paesino appollaiato sopra i calanchi rossi a quasi 500m di altitudine, e prendiamo una stradina che discende vertiginosamente per quattro chilometri nei calanchi. La strada è molto stretta ed in molti punti 2 macchine non riescono a passare. Parcheggiamo, facciamo una breve passeggiata ed arriviamo alla spiaggia di Ficajola. E’ una piccola spiaggia rosa circondata da alte pareti di porfido rossastro. Ci immergiamo in questo mare blu che contrasta con il rosa circostante. A qualche passo dalla riva sassosa il fondale scende bruscamente e qui vediamo tantissimi pesci di tutte le dimensioni. Vediamo anche un branco di spigole. E’ veramente uno spettacolo della natura. Pranziamo con il solito panino mentre cerchiamo di asciugarci. Torniamo all’automobile e percorriamo un pezzo di strada verso Capo Rosso perché in cielo vediamo un falco pescatore … ma, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo né a fotografarlo né a riprenderlo.

Andiamo all’Ufficio del Turismo di Piana per avere una cartina dei sentieri che permettono di fare una passeggiata tra le rocce. Ma la signora ci dice che la cartina è direttamente sul luogo nei pressi dello stadio di Piana. Qui vediamo il percorso di 5 sentieri ad anello ma non sappiamo quale scegliere. Vediamo anche in lontananza la vecchia mulattiera Piana-Ota. Ci incamminiamo per il sentiero des Roches Bleues incontrando rocce rosse di varie forme ed arriviamo in un punto dove si può vedere il mare ed i calanchi sottostanti. Torniamo indietro al parcheggio ed attraversiamo nuovamente i calanchi in automobile. Su una curva, qualche km dopo lo stadio di Piana, troviamo un parcheggio dove un cartello segnala la “Tête de chien”, una roccia a forma di testa di cane, sul bordo della strada. Da qui parte il sentiero per lo Chateau Fort che permette di addentrarsi meglio nei calanchi. All’inizio vediamo un paesaggio da fiaba immerso in un boschetto. Spingendoci verso il mare incontriamo altre rocce rosa modellate che si stagliano contro il cielo. Riprendiamo l’automobile e ci fermiamo nei pressi di Porto per una pizza. Ma questa volta la scelta non è stata azzeccata! Tra l’altro il cameriere capendo che siamo italiani dice ad Andrea “Questa volta la vostra squadra di football è affondata! Eh! Eh!” Al ritorno incontriamo le solite mucche in mezzo alla strada ed i bimbi fanno a gara per fotografarle ma al buio è un’impresa piuttosto ardua.

MARDI 1 JUILLET 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 20 Km Luoghi visti: Baia di Calvi Train des Plages de la Balagne Algajola Calvi La mattina andiamo a fare la spesa al Super U ma non troviamo il brocciu, la cui stagione si conclude a giugno. In questa stagione c’è soltanto la brousse, che (come scrive la Routard) è esattamente la stessa cosa (siero di latte misto a latte intero) ma non è frutto del bestiame locale. Poiché il latte viene dal continente, qualunque sia l’animale che l’ha prodotto, la brousse non ha mai il sapore del vero brocciu. Noi la compriamo per non deludere i bimbi ghiotti di brocciu e per sentire se la differenza è così marcata. Torniamo alla spiaggia del nostro campeggio per il bagno quotidiano. Nel pomeriggio prendiamo il trenino della Balagne che collega Calvi ad Ile Rousse. Il treno permette di fermarsi in una decina di spiagge. Saliamo alla stazione vicina al campeggio (Tennis Club) alle 16.07 ed i bimbi si posizionano dietro il guidatore per scoprire i segreti della guida. Scendiamo ad Algajola, l’antica Argha, fondata dai fenici. La cittadina conserva le mura del XVII secolo, recentemente ristrutturate. Andiamo alla spiaggia che purtroppo è molto affollata ed un po’ sporca (pezzi di plastica, bottiglie, etc). Facciamo bagno e merenda. Poi torniamo alla fermata del trenino e saliamo su quello delle 18.43.

La sera facciamo un giretto a Calvi lungo i suoi bastioni. Poi scendiamo nella zona della Marina per mangiare una crepe. Ma questa zona è veramente troppo affollata per cui torniamo rapidamente al campeggio. MERCREDI 2 JUILLET 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 276 Km Luoghi visti: Gola della Scala di Santa Regina Calacuccia Foresta di Valdu-Niellu Col de Vergio Foresta dell’Aitone Evisa Gole Spelunca Chemin des Chataigniers Piscine naturali dell’Aitone Oggi torniamo nell’interno dirigendoci verso Corte. Da Corte risaliamo la valle del Golo che si restringe per formare una gola lunga 17km: la Gola della Scala di Santa Regina. Percorriamo questo stretto canyon tra pareti di granito rosso nel quale serpeggia la strada. Il nome deriva dall’omonima scala, intagliata nella riva sinistra del fiume Golo che metteva in comunicazione la regione del Niolo con la zona costiera. Secondo la tradizione popolare sarebbe stata creata dalla Vergine dopo la lotta tra il diavolo e San Martino. La vegetazione in questa parte della regione è rada e composta prevalentemente da piccoli arbusti spinosi. Arriviamo alla piana di Calacuccia, la piccola capitale del Niolo, caratterizzata dalla presenza di un lago artificiale. Vista l’ora (12.00) decidiamo di pranzare per poter poi fare il bagno nelle piscine dell’Aitone.

Ci addentriamo Foresta di Valdu-Niellu dove vediamo i primi castagni. Questa pianta ha preso piede in epoca genovese quando ogni famiglia possedeva almeno 4 alberi. Il legno del castagno serviva per la costruzione delle case e dei mobili. La farina derivata dalle castagne era alla base dell’alimentazione per cui il castagno era chiamato “albero del pane”. Lungo la strada incontriamo mucche e soprattutto maiali selvatici. In realtà i maiali non sono veramente selvatici, ma sono volutamente lasciati liberi perché così si possono nutrire di ghiande e di castagne, rendendo la carne più buona. La strada prosegue in mezzo al bosco fino al Col de Vergio, che è il passo “asfaltato” più alto dell’isola (1464m) da cui si gode una bellissima vista del Monte Cinto (2700 m) e del Paglia Orba (2500 m). Vediamo il caratteristico Monumento al Legionario.

Continuiamo addentrandoci nella Foresta d’Aitone, che copre un’area di 2400 ettari a un’altitudine tra gli 800 e i 2000 m. Sembra derivare il suo nome dal latino abies, abete. E’ famosa per i suoi giganteschi pini larici, alcuni dei quali raggiungono i 1000 anni di età ed i 40m d’altezza. Oltrepassiamo Evisa e ci affacciamo per vedere la zona delle Gole della Spelunca, un canyon di rocce rosse, ed in lontananza il paesino di Ota. Torniamo indietro e ci fermiamo al villaggio di Evisa, il regno della castagna insitina chiamata “Marron d’Evisa”. Percorriamo a piedi le Chemin des Chataigniers partendo dal bar della Posta. E’ un percorso di 3,5 km che racconta, attraverso 13 pannelli, la storia della castagna corsa e delle attività ad essa legate. Nella prima parte il sentiero è delimitato da muri a secco. Un cane si accoda a noi e ci accompagnerà per tutta la passeggiata. Vediamo alcuni maialini addormentati sotto un castagno. Altri giocano e combattono all’interno di un recinto. Vediamo i chjostri, tipici della Corsica, dove vengono messe le castagne appena raccolte prima di portarle al mulino. I pannelli illustrano anche i nemici dei castagni come le malattie, gli insetti ed i pini larici che pian piano stanno rimpiazzando i castagni. Inoltre vengono evidenziate le differenze tra pini larici e marittimi. Incontriamo un maiale che sicuramente vorrebbe qualcosa da mangiare. Il sentiero termina in prossimità delle cascate dell’Aitone. I bimbi provano l’ebbrezza di attraversare un ponte sospeso sul fiume. Poi ci dirigiamo verso le piscine naturali formate dall’Aitone dove è possibile fare il bagno. L’acqua è freddissima! E’ divertente provare l’idromassaggio nelle cascatelle lungo le rocce. Dopo essere andato sott’acqua, Andrea dice stupito: “Ma non è salata! E’ come l’acqua che si beve! … E non brucia gli occhi!” Ci asciughiamo e torniamo indietro. Vista l’ora decidiamo di non ripercorrere il sentiero ma di camminare lungo la strada asfalta per tornare ad Evisa a riprendere l’automobile. Lungo la strada incontriamo altre mucche e maiali. Saliamo in auto ed all’altezza di Calacuccia scorgiamo un gregge di capre che pascola beato. Ceniamo al campeggio assaggiando la brousse. Andrea l’assaggia per primo e, pur non sapendo della differenza, esclama:”Ma non è come il brocciu! E’ aspra!” Cerchiamo di minimizzare ma quando proviamo ad assaggiarla ci rendiamo conto che il brocciu è veramente di un altro pianeta. Incredibile il diverso risultato partendo da latte di origine diversa. JEUDI 3 JUILLET 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 6 Km Luoghi visti: Calvi Baia di Calvi Stamani andiamo a fare l’ultima spesa e poi ci dirigiamo a Calvi per fare un po’ di foto. Calvi è il capoluogo della Balagna ed è divisa in due zone distinte: da una parte la Marina con l’animata Quai Landry, passeggiata a mare con caffè e ristoranti, sviluppata attorno al porto, dall’altra la Cittadella arroccata su un promontorio roccioso e cinta da possenti mura. Costruita nel XII secolo, la cittadella fu fortificata in seguito sotto il dominio genovese. Da piazza Cristoforo Colombo si accede alla Cittadella circondata da 4 bastioni che la cingono in un quadrilatero. All’entrata delle mura ci accoglie la scritta “Civitas Calvi semper fidelis” che testimonia la fedeltà della città a Genova durante la lotta per l’indipendenza condotta da Paoli. In Place d’Arme, cuore della Cittadella, si trova la caserma Sampiero, quartier generale della Legione straniera. Da qui si arriva alla duecentesca cattedrale di Saint Jean-Baptiste. Calvi rivendica i natali di Cristoforo Colombo: c’è una lapide che segna il punto dove si dice che sia nato. In effetti la sua famiglia ha vissuto qua, ma pare che poi si sia trasferita a Genova. Facciamo un giro della cinta muraria per apprezzare il panorama sul golfo di Calvi e della Revellata.

Torniamo in spiaggia per un veloce tuffo. Nel pomeriggio di fermiamo più a lungo in spiaggia per fare un bagno più lungo.

VENDREDI 4 JUILLET 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Km tappa: 264 Km Luoghi visti: Pont Neuf La Canonica ed area archeologica di Mariana Plage de la Marana Stagno di Biguglia Défilé de Lancone San Michele di Murato Spiaggia di Bodri Isula Rossa/Ile Rousse Oggi andiamo alla ricerca di tracce storiche nell’isola. Faccio delle foto al caratteristico paesino di Lumio situato sopra il golfo di Calvi, al centro di un anfiteatro montuoso ricoperto di ulivi. Il borgo conserva una pregevole cappella romanica del XII secolo dedicata a San Pietro e Paolo.

Attraversiamo tutta la Balagne e vediamo che oggi il mare è notevolmente mosso. Ci addentriamo nell’interno e lungo la strada N193 ci fermiamo a Pont Neuf. Qui nel 1769, dopo 14 anni di indipendenza, l’esercito corso dovette arrendersi ai francesi e Pascal Paoli fu esiliato a Londra. Ci spingiamo verso la costa orientale e raggiungiamo il vasto complesso romanico di La Canonica, costituito dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta del XII sec., ed i resti del Palazzo Vescovile della stessa epoca. Sul portale della chiesa, magnifico esempio di romanico pisano primitivo, si possono ammirare fregi che rappresentano animali. E’ la più importante basilica romanica della Corsica ed a me ricorda la bellissima Basilica di San Piero a Grado, nelle vicinanze di Pisa. Particolare è il gioco di colori dovuto al marmo proveniente da Cap Corse, che alterna effetti policromi sui toni del grigio, giallo, verde. Adiacente è l’area archeologica di Mariana, città romana fondata da Mario nel 93 a.C. Alla foce del fiume Golo. Si possono scorgere le rovine di un battistero del IV sec. Con vasca, gradini e pavimento musivo, della basilica paleocristiana del IV sec, delle terme e delle abitazioni. La colonia romana fu la seconda per importanza sull’isola dopo Aleria. Alla basilica romana abbandonata nell’XI sec, si sostituì nel corso del XII sec la Cattedrale di Santa Maria Assunta.

Vediamo anche la vicina chiesa di San Parteo in attesa di ristrutturazione.

Cerchiamo un posto dove fare il bagno e ci fermiamo alla Plage de la Marana. L’acqua non è pulitissima ma è calma. Mangiamo i nostri panini e ci rimettiamo in marcia. Costeggiamo lo Stagno di Biguglia, il più grande stagno di acqua salmastra della Corsica. Andando verso il Défilé de Lancone ci addentriamo in una gola, e vediamo lo stagno dall’alto con il mare sullo sfondo.

Ci dirigiamo verso Murato, un piccolo borgo di montagna. Dal passo di Santo Stefano si può ammirare il panorama del golfo di St. Florent, del Deserto degli Agriates, delle montagne del Nebbio e della spina dorsale di Capo Corso. Circa 1 Km prima di Murato, isolata su un pianoro a 475 m, la Conca d’Oro, è situata la splendida chiesa pisana di San Michele, il cui profilo si staglia nel cielo corso. L’edificio risale al 1280. La struttura è semplice e compatta, a navata unica rettangolare, con una piccola abside semicircolare ed un campanile-portico addossato alla facciata sostenuto da due grandi colonne circolari. La policromia è stata ottenuta utilizzando calcare bianco e serpentino verde, entrambe pietre locali, disposti a scacchiera irregolare. E’ ritenuta uno dei più begli esempi di architettura romanico pisana dell’isola, caratterizzata da archetti ciechi. Le mensole e le cornici delle finestrelle mostrano bassorilievi con motivi di animali e piante. Sul lato nord si vede Eva che coglie il frutto proibito dal serpente e grappoli d’uva che ricordano le viti del Nebbio. Qui si coltiva il nielluccio, portato dai pisani nel XIII sec. E parente del sangiovese di toscana.

Torniamo indietro per andare a fare un bagno nella bella spiaggia di Bodri, situata vicino al campeggio che avrei scelto se non avessi dovuto tornare a Roma il 26-27. Purtroppo c’è un vento micidiale ed il mare è molto mosso per cui risulta difficile fare il bagno. Mentre io e Sergio andiamo a fare un po’ di foto lungo il bel promontorio, i bimbi si riparano dal vento incessante stando sotto l’asciugamano.

Lasciamo questa bella spiaggia selvaggio ed arriviamo ad Ile Rousse, città figlia della rivoluzione corsa, fondata nel 1758 proprio dal padre della patria corsa, Pascal Paoli per far concorrenza alla vicina Calvi, troppo legata a Genova. Il nome della città deriva dal colore delle rocce dell’isola che si trova esattamente di fronte. Ci incamminiamo verso l’Isola della Pietra, caratterizzata da rocce in porfido rosso e collegata alla terraferma da un ponte. Qui sulla scogliera si trova una torre genovese e un buon numero di gabbiani. Il vento è sempre più forte per cui Andrea e Sergio desistono mentre io ed Irene arriviamo al Faro della Pietra da cui si dovrebbe godere un bel panorama. Qui non si riesce a stare in piedi per il vento ed ho paura che Irene voli via! Ci ripariamo dietro il faro per fare una foto che testimonii la nostra impresa e torniamo indietro in tutta fretta.

Facciamo una passeggiata per le strette viuzze del centro storico di Ile Rousse. Place Paoli, il cuore della città, è circondata da caffè con tavolini posizionati sotto i platani. Prendiamo un grossissimo gelato alla menta! Ci sediamo su una panchina di Place Paoli, dove sul lato opposto al nostro si affaccia l’ottocentesco mercato coperto.

SAMEDI 5 JUILLET 2008 Alloggio: Camping La Pinède, Calvi Luoghi visti: Baia di Calvi E’ l’ultimo giorno! La mattina andiamo a fare il bagno nella spiaggia di Calvi. Il vento di ieri ha veramente pulito l’aria, togliendo quella leggera foschia che ci ha accompagnato nei giorni precedenti. Oggi la cittadella fortificata si vede in maniera nitida. Il mare è calmo e ci divertiamo ad inseguire i pesci ed a raccogliere conchiglie. Dopo pranzo cominciamo a raccogliere le nostre cose ed a smontare i mobiletti. Più tardi torniamo alla spiaggia mentre Sergio smonta la veranda e riconsegna la bombola del gas al distributore. Facciamo l’ultimo bagno in Corsica! La sera mangiamo una pizza alla pizzeria del campeggio. Ma prima di cenare andiamo sulla spiaggia a fare un po’ di foto ricordo al tramonto.

DIMANCHE 6 JUILLET 2008 Partenza: Calvi Arrivo: Bastia Km tappa: 111 Km Stamani togliamo gli ultimi picchetti e chiudiamo il carrello. Ci incamminiamo verso Bastia per non perdere il traghetto delle 13.30. Mentre Sergio fa la fila per salire sulla nave con l’automobile, noi andiamo in cerca di panini e di due magliette ricordo della Corsica. Lasciamo a malincuore quest’isola stupenda e torniamo in Italia!



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