Zanzibar, l’isola delle spezie 5

Sette giorni alla scoperta delle meraviglie di Zanzibar, tra profumi, colori e paesaggi mozzafiato. Una settimana per innamorarsi di quest'isola strepitosa e delle sue spiagge paradisiache
Scritto da: fede_thebest
zanzibar, l'isola delle spezie 5
Partenza il: 22/07/2011
Ritorno il: 29/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Dopo una lunga ed estenuante attesa durata un inverno intero, il 22 luglio 2011 è iniziata per me ed il mio compagno Alberto una delle vacanze più belle che avessimo mai trascorso.

Completato il check-in all’aeroporto di Milano Malpensa, e trascorse le 8 ore di volo con la compagnia Meridiana Fly, verso le 9 del mattino siamo atterrati a Zanzibar, l’isola della spezie, un paradiso di appena 1.554 km2 immerso nelle acque dell’Oceano Indiano.

Ciò che ci si staglia davanti, appena scesi dall’aereo, è un piccolo aeroporto piuttosto spartano che ben presto si colma di passeggeri rumorosi e impazienti di completare le solite noiose trafile burocratiche (pagamento delle tasse d’entrata in dollari e visto di soggiorno).

L’operazione dura una ventina di minuti, giusto il tempo di ritirare i propri bagagli e si parte, fuori dalla struttura alla scoperta di un paese tutto nuovo dal fascino incredibile.

Ad aspettarci troviamo i pulmini dell’EdenViaggi che in circa un’ora e mezza ci portano al villaggio, il Kendwa Beach Resort, nella parte Nord Occidentale dell’isola. La strada per arrivare al villaggio è piuttosto lunga ma il tempo vola visto lo spettacolo che ci si presenta fuori dal finestrino. Natura rigogliosa e squarci di vita quotidiana in cui i veri protagonisti sono i sorrisi e le grida dei bambini che gironzolano per le strade.

Ad accoglierci, una volta entrati dal portone della struttura, troviamo un gruppo di Masai che cantando e danzando con i loro abiti tipici ci danno, a loro modo, il benvenuto. Ci offrono un bicchiere di succo di mango e veniamo poi indirizzati nelle nostre stanze.

La nostra è una camera standard, con aria condizionata e ventilatore a pale sul soffitto; è arredata in maniera semplice, un grosso letto a baldacchino, una scrivania, una poltrona e un mobile dotato di specchio e cassetti, con frigorifero e macchina per il tè. Il bagno è piccolo ma la doccia è comoda e spaziosa. Ciò che subito notiamo e l’assenza del televisore che tuttavia poi scopriremo non essere per niente utile visto il poco tempo che ci troveremo a trascorrere in camera senza nulla da fare.

Verso le 12, spinti dai morsi della fame, abbiamo avuto l’onore di testare la speciale cucina del cuoco Francesco, un italiano trsferitosi a Zanzibar ormai da anni che garantisce nel resort una cucina davvero di alto livello. I pasti sono serviti a buffet, la scelta non è ampissima in quanto il resort è di ridotte dimensioni, ma la pasta è sempre presente, preparata al momento, con la possibilità di scegliere tra sughi diversi e la varietà di carne e pesce è sempre stata, a mio parere, decisamente sufficiente. I dolci sono buoni e la frutta strepitosa, fresca e succosa.

Il risotrante è direttamente sulla spiaggia, con una bellissima vista sull’oceano e una nota decisamente positiva è garantita dalla gentilezza del personale di sala, sempre pronto a risolvere qualsiasi problema e a rispondere alle esigenze di tutti.

Il primo pomeriggio di vacanza lo abbiamo dedicato al relax, per riprenderci dalle fatiche del viaggio; stesi con l’asciugamano su una meravigliosa spiaggia bianca tra sole e bagni in mare, in un’acqua limpida e pulita che alla vista si presenta colorata di mille sfumature che vanno dal verde, all’azzuro, al blu intenso.

Ciò che ci colpisce subito è la grande quantità di (cosiddetti) Beach Boys che stanziano per tutto il giorno davanti alla spiaggia dell’albergo, così tanti da rendere un’impresa arrivare al mare. Appena varcata la soglia della proprietà privata del resort, costantemente sorvegliata da diversi Masai, si viene “assaliti” da questi individui inizialmente fastidiosi ma che poi, con il passare del tempo, si impara a conoscere ed amare. Il loro lavoro è proporre ai turisti le varie escursioni a prezzi decisamente più vantaggiosi rispetto a quelli del tour operator ed è per questo che anche noi ci siamo affidati a loro.

La prima escursione si è svolta durante il nostro terzo giorno a Zanzibar: partenza alle 7 del mattina dal nostro villaggio con i Beach Boys chiamati Italia, Bruno e King in direzione di Stone Town, la capitale, da dove saremmo partiti per raggiungere Prison Island, un’isoletta nel mezzo dell’oceano su cui oggi sorge un piccolo resort ed un allevamento di tartarughe giganti.

L’mbarcazione su cui abbiamo viaggiato era piuttosto piccola e solcare il mare su di essa è stato un po’ come essere sui canotti del parco acquatico, il che è stato molto divertente soprattutto per i bambini del nostro gruppo. Dopo venti minuti di navigazione siamo dunque approdati sull’isola, un vero gioiellino su cui, in tempi passati, sorgeva un’antica prigione di schiavi. L’ambiente è molto suggestivo e l’incontro con le tartarughe giganti è stato proprio emozionante; gli animali sono docilissimi e si avvicinano per farsi accarezzare o per mangiare qualche foglia dalle mani dei turisti.

La seconda tappa dell’escursione, raggiugnibile tramite un’altra manciata di minuti in barca, è stata la piccola lingua di sabbia bianchissima di Nakupenda, un isolotto che di giorno emerge dall’oceano per poi scomparire nuovamente. Lì abbiamo trascorso un pomeriggio meraviglioso, contemplando le bellissime conchiglie che si trovavano sulla sabbia, facendo snorkeling tra i coralli ed i pesci tropicali e gustando uno squisito pranzo offertoci dalle nostre guide. Tonno, gamberi, calamari e patatine fritte seduti sotto un piccolo gazebo in riva all’oceano, accarezzati dalla brezza del mare e immersi in un’atmosfera magica, tanto da non voler più ripartire alla volta del resort.

Il quinto giorno di permanenza a Zanzibar l’abbiamo invece dedicato ad un’altra interessante escursione: una visita alle piantagioni di spezie e alla città di Stone Town.

Siamo partiti nel primo pomeriggio in compagnia dei soliti Beach Boys per giungere poi, in una quarantina di minuti, ad un villaggio dove abbiamo incontrato la nostra nuova guida. Era un ragazzo molto simpatico, abile nel parlare l’italiano, che ci ha scortati attraverso una vegetazione lussureggiante alla scoperta di un’immensa quantità di piante profumate attraverso le quali vengono prodotte le diverse spezie che ognuno di noi ha in cucina; impressionante è stato rendersi conto di quanto noi occidentali, pur consumando abitualmente quei prodotti, non fossimo minimamente in grado di riconoscerne l’arbusto di provenienza. La visita si è svolta in circa 2 ore durante le quali ci è stata molto gentilmente offerta della frutta, costantemente seguiti da un gruppo di bambini che si divertivano a fabbricare gioielli e borsette con le foglie di banano che poi, con molto dolcezza, ci hanno donato.

La seconda parte della giornata è stata invece dedicata alla visita della capitale, una grande città ricca di storia e contaminata da culture differenti. Inizialmente siamo stati condotti tra le bancarelle del mercato in cui chiassosi ambulanti cercavano di attirare in ogni modo la nostra attenzione al fine di venderci beni di ogni genere. Frutta, verdura e carne erano esposte in ogni dove, pendevano dal soffitto o erano adagiate a terra e spuntavano ovunque i piccoli banchi delle spezie e dei manufatti artigianali. Siamo stati poi guidati attraverso le strette vie della città che, come un labirinto, si incrociano tra di loro formando un gomitolo inestricabile di edifici, negozi, e porte spuntonate, una delle principali caratteristiche della città. Abbiamo avuto l’onore di ammirare la casa natale del famoso cantante Freddy Mercury e di rilassarci passeggiando tra i meravigliosi giardini di Forodhani. L’atmosfera di Stone Town è incredibile, un mix perfetto tra cultura africana e orientale; un insieme impressionante di colori e odori diversi, ancor meglio percepibili camminando tra la gente del luogo, magari fermandosi qua e là ad offrire caramelle ai bimbi che con i loro occhioni sanno dimostrare tutta la loro gratidutine per quel piccolo gesto.

Ciò che ci ha colpiti maggiormente durante la nostra permanenza a Zanzibar sono state proprio le persone; gli abitanti dell’isola, gente solare e allegra che non la smette mai di sorridere e cantare. Uscendo semplicemente dai confini del resort e passeggiando lungo la spiaggia era infatti possibile incontrare spesso uomini e donne di ogni età, intenti nei loro lavori quotidiani, che non perdevano mai l’occasione di regarci un saluto ed augurarci una buona vacanza libera da pensieri tramite la tipica espressione “Hakuna Matata”.

Il litorale era poi sempre colmo di bambini, alcuni davvero piccoli, che si divertivano a correre e giocare, avvicinandosi ai turisti per chiedere una caramelle (Pipi in swahili) o cercando di raccimolare qualche soldo. Noi un pomeriggio ci siamo imbattuti in una bambina che, con molta ingenuità, ha addirittura tentato di portarsi via le nostre scarpe; un gesto sbagliato ma per cui è impossibile prendersela, soprattutto dopo essersi soffermati a guardare gli stracci con cui si coprono quei bimbi; magliette di 3 taglie più grandi, pantaloncini stracciati e spesso senza nulla ai piedi. Sono creature semplici, che vivono senza pretese, capaci ancora di emozionarsi davanti ad un pacco di penneralli e ad un quaderno su cui scrivere, tanto da farci sentire ancora il rimpianto di non aver portato qualche giocattolo o abitino in più da lasciare loro.

Gli occhi di quei bambini ci sono davvero rimasti nel cuore, quasi quanto i meravigliosi tramonti che l’isola di Zanzibar è in grado di regalare. Il sole cala piuttosto presto a luglio e lo spettacolo che offre è mozzafiato. Il cielo si tinge di rosso, gialla, arancione e rosa e viene riflesso dal mare tanto che ogni sera noi ci accocolavamo sulla spiaggia, lontano dalle luci del villaggio, per goderci quel panorama fantastico.

La nostra settimana è perciò trascorsa così, con gli occhi sgranati ad ammirare le meraviglie che quest’isola è capace donare a tutti e nel tentativo di vivere al cento per cento un ambiente, una cultura e un’atmosfera totalmente diversa dalla nostra che non può non incantare e guadagnarsi un posticino nel cuore di chiunque.

Ad un anno di distanza io ed Alberto sentiamo ancora la nostalgia di quella terra in cui ci siamo ripromessi di tornare prima o poi; l’isola delle spezie ci ha davvero fatto innamorare!

Federica

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IL MARE DI ZANZIBAR

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IL TRAMONTO

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MASAI AL VILLAGGIO

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BAMBINI ZANZIBARINI

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ARCOBALENO SULLA SPIAGGIA

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BANCARELLA DELLE SPEZIE

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TARTARUGA GIGANTE



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