Viaggiarevolare: Vietnam, Laos e un po’ di Cambogia

Un viaggio tra Paesi forti, selvaggi e in crisi d’identità
viaggiarevolare: vietnam, laos e un po' di cambogia
Partenza il: 21/07/2013
Ritorno il: 21/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Arrivo Ho Chi Minh volo interno fino a Da Nang

Hoi an, hue raggiunta con treno.

Vientiane 23 ore di bus entriamo in laos.

Vang vieng, luang prabang, nong kiaw tutte mini van.

Rientro in vietnam con 2 giorni di mezzi pubblici. Ha noi, halong bay.

Volo interno ha noi-ho chi minh.

Bus verso Phnom Penh. Fino a sihanoukville raggiunta l’incontaminata koh rong nel golfo della Thailandia. Rientro a ho chi minh con bus.

21 luglio

Nella vita di tutti proviamo delle sensazioni che non ci lasciano mai, per me é sempre stato cosi, sono segnata dalla memoria e dal ricordo e dalla voglia di andare lontano forse per immergermi in acque che non sono mie… Il disagio é un sentimento che é diverso dagli altri, pensi di averlo sconfitto, fai finta magari di non essere suo schiavo, ma poi in fondo si ripresenta sempre…

C’é una teoria secondo la quale i viaggiatori, quelli che si differenziano dai turisti per il diverso spirito di viaggio (e talvolta di mezzi in abbondanza), sviluppano una reazione al senso di inadattamento: partono e riescono a catapultarsi in una realtá che non é quella che sono abituati a vedere.

Ogni viaggio, ogni partenza per me é sempre uno shock, fin dalla nascita ho sempre teso a radicarmi ad aggrapparmi alle cose, alle situazioni…

Sono ripartita, questa volta é diversa dalle altre, sono montata sull’aereo con un malessere addosso che mi tratteneva a non andare… Dopo 48 ore, 1 treno 3 aerei, sono a ho chi minh city la vecchia saigon, Ho chi minh si trova a sud del vietnam é la tipica cittá asiatica: caotica piena di rumori e odori diversi…

Il bus 44 ci ha portati a ben than market al nostro albergo… sul bus una signora parlava vietnamita e mi voleva dire qualcosa alla fine ho capito “come sei alta”, tutto il bus é scoppiato in risate… Amo questa gente, ed è proprio per questo che continuo a viaggiare in asia, hanno sempre cordialitá e sorrisi per tutti.

Qui sono le 7 di sera e se non fosse per i piedi che mi sudano , per i 30 gradi e il 96% di umiditá non realizzerei nemmeno di essere a piu di 10000 miglia da casa… Paradossale come la mente avvolte giochi dei brutti scherzi ci sovrasti e poi ci distolga cosi tanto dalla nostra realtá…

24 luglio

Hoi an é una cittadina di appena 130mila abitanti costruita sul fiume Thu bon, conosciuta in passato come Faifo era uno dei maggiori porti di tutto il Vietnam e dell’Asia. Passare dal caos di ho chi minh al clima rilassato di hoi an appare perfino strano. Hoi an attira viaggiatori da tutto il mondo per la quantità e l’antichità dei suoi siti tutti patrimonio dell’UNESCO; ma anche per la sua speciale atmosfera… A partire dal 1300 hoi an fu regno dei cham. Il porto poi fu invaso dai cinesi, giapponesi, indonesiani ed europei. I cinesi che si insediarono in questa cittadina lasciarono traccia del loro passaggio, disseminandola di sale di riunioni per la celebrazione di riti. La più famosa delle sale delle congregazioni é quella della congregazione fujian. Durante la mia visita ero sola, cosa molto strana data l’affluenza di turisti scalmanati in giro… Ha iniziato a piovere ed io non mi son mai sentita così in pace con me stessa. Questi luoghi costruiti intorno a cortili con laghetti immagini e statue, oltre che dal punto di vista architettonico ti toccano anche a livello spirituale. Impressionerebbero perfino il più agnostico degli uomini. Oggi seduta davanti all’altare mi sono sentita davvero parte di un tutto, gli incensi e il suono della pioggia hanno fatto da cornice alla mia visita rendendola perfetta. A volte si tende ad aver bisogno di cose che nemmeno noi sappiamo, quando basterebbe spogliarsi di tutto, aldilà del fattore spirituale anche se a hoi an é la prima cosa che ti pervade e che ti lascia un segno indelebile… 26 luglio Vi é mai capitato di essere stanchissimi ma di essere talmente attirati da una cosa o situazione da non chiudere occhio?

Stazione di danang, qui non ci sono linee gialle o divieti di attraversamento di binari, qui ci si butta verso la carrozza noncuranti… Prendere i treni in Asia per un europeo é un’esperienza esilarante o nauseante… Io adoro i viaggi in treno specie quelli nelle vecchie carrozze con l’odore dei noodles e del riso fritto. Durante il tragitto siamo passati lungo la costa centrale del Vietnam costeggiando da un lato le acque blu dell’oceano e dall’altra gli altopiani centrali….gli occhi mi si chiudevano, ero esausta ma come si fa a dormire quando davanti agli occhi ti scorrono delle immagini cosi? Arrivati a hue, il tempo di trovare la sistemazione che ci buttiamo in strada….Hue é una città importante in Vietnam ed é quel tipo che di cittá dove la modernità non riesce a risaltare agli occhi perché l’antico é troppo presente… La città imperiale é grandiosa ed é aperta solo fino a una certa ora del pomeriggio , questo proprio per preservarne l’autenticità e per tenerla in salvo dalla confusione e dal traffico.

Con un pó di coraggio sono salita sulla bici, i motorini le macchine, i tuk tuk sfrecciavano sulla strada io sempre incerta maledivo la mia decisione…. Riuscivo solo a vedere il mio miraggio in lontananza: l’area pedonale “precittá imperiale”…

La cosa che colpisce oltre che alle stupende strutture costruite del 1600, sono i fossati larghi 30 metri che la circondano al cui interno contengono oltre che delle cicciute carpe koi viziate dai turisti, piante di ninfee con fiori bellissimi.

Al tramonto con la bici ci siamo spinti fino sul fiume “suong huong river” che letteralmente significa fiume dei profumi… Qualcuno fa perfino il bagno, altri sulla riva si rilassano e trovano sollievo dai 30 gradi e dall’umiditá che qui é triviale….

Domani partenza per il Laos, un viaggio in van di 20 ore, spero di chiudere occhio qui é gia mezzaotte passata e io ho ancora le immagini di ciò che ho visto che mi scorrono davanti agli occhi…

29 luglio

24 ore stipati in bus. Vietnamiti ci salutano con “hello” divertiti, siamo gli unici occidentali a bordo. Dopo 8 ore passiamo la frontiera “welcome lao people democratic republic”. Qui le persone sorridono, é il loro biglietto da visita.

Alle 4 di notte arriviamo a Vientiane, il bagaglio dei vietnamiti a cui ci siamo legati durante il tragitto é stato smarrito, aspettiamo un’ora e mezzo, loro senza mai perdere la calma accettano del denaro e la promessa che rinvieranno il loro bagaglio al loro indirizzo in vietnam.

Dividiamo un tuk-tuk 20000 kip a testa per raggiungere l’hotel. Quando scendiamo in strada é l’alba, file di monaci a piedi nudi camminano in fila diretti verso le pagode.

Vientiane é considerata una delle capitali più tranquille al mondo, adesso capisco il perché, la pace ti pervade il cuore e la mente e ti dona un senso di benessere; benessere molto lontano da ció che pensiamo noi occidentali. Qui la vita é scandita dai dettami della religione buddhista. Essere monaci per i cittadini laotiani puó essere un’esperienza transitoria da fare appena compiuti i 20 anni o una scelta di vita.

Qui la tollleranza é il primo presupposto per la convivenza di ognuno, é una delle città del mondo considerate “gay-friendly”. La diversitá é ricchezza. Mi chiedo: come fa un paese che ha aperto le sue frontiere appena 21 anni fa ad essere cosi avanti mentalmente?

Camminiamo nella zona centrale della cittá “Chanthabuly”, ci spingiamo fino al Mekong. Quante volte l’ho sognato e immaginato, mai avrei potuto immaginarlo cosi, é maestoso e infinito, sembra di essere davanti ad un oceano.

Davanti a uno degli 11 fiumi piú grandi del mondo ho pensato: quanta vita deve aver visto lungo il suo corso? Quanta morte? A dir la veritá mi sono addirittura emozionata, stupido emozionarsi per un fiume… Ma non per il Mekong, la “madre dei fiumi”.

Il pomeriggio ci siamo diretti alla lao herbal sauna, uno dei pochi posti ancora tradizionali, per un prezzo veramente esiguo 1 euro e mezzo abbiamo a disposizione the e sauna infiniti fino alle 9 di sera. Ci mischiamo ai laotiani. Nel cortile di pietra l’odore delle erbe si mescola a quello degli oli essenziali e degli infusi. Vientiane é davvero uno dei pochi posti in Asia e nel Mondo ad essere ancora autentica.

28 luglio decidiamo di prendere un tuk tuk per mezza giornata, il ragazzo sorride sempre mentre sobbalziamo continuamente per le buche e ripete sempre “same same to italy”, ci guarda dallo specchietto divertito. Primo stop, wat si saket, questo tempio é l’emblema di Vientiane e di tutto il Laos, ristrutturato malamente dai francesi in etá coloniale resta comunque splendido e colossale. É veramente un posto magico, gruppi di monaci svolgono le loro attivitá quotidiane. Vivono in un regime autarchico condividendo tutto e prendendosi cure dei templi.

Una sfilza di buddha placcati in oro circonda la struttura; camminando in questi luoghi si respira una magia unica. Questo viaggio decisamente mi ha avvicinato alla religione buddhista, tutto sembra così chiaro, nulla é confuso ognuno é al suo posto. Questa religione rigenera l’anima e il cuore, apre la mente, nessuno é sopra nessuno, tutti stanno al medesimo livello. Mi sembra quasi di camminare in cielo, invece sono su un tuk tuk diretta verso un’opera d’arte incredibile: il buddha park, un buddha di 40m steso su di un lato sovrasta la struttura che contiene circa 200 sculture. Il buddha park é un’opera particolare perché contiene sia elementi hindu che buddhisti, l’ideatore del parco ha passato tutta la sua vita cercando di unire le due culture e in quest’opera é decisamente riuscito a farlo.

La giornata si é conclusa con il pha that luang, la mia prima affermazione é stata “wow” é enorme e favoloso. Non riesco ad esprimere in realtá cosa mi sia passato per la testa perché certe cose ti lasciano senza respiro.

Ogni giorno che passo in questo paese magnifico mi rendo conto di quanto possa imparare e lavorare ulteriormente su me stessa per rendermi una persona migliore.

30 luglio

Immaginate un paesino in mezzo alle montagne, costruito in armonia con la fitta vegetazione. Immaginate ancora un fiume che divide il villaggio dalle montagne e dalle magnifiche grotte. Vang vieng appare perfetta il fiume nam song scorre veloce e trascina con se folle di persone a bordo dei tubes; enormi farfalle si posano sui cespugli di fiori splendidi.

Arriviamo dopo pranzo, per 10 euro abbiamo una doppia con vista sul fiume, tutto é così maledettamente perfetto. Le giornate qui scorrono veloci, la sera la cittadina si trasforma e mostra il suo lato peggiore: folle di turisti ubriachi si riversano per le strade, locali che vendono ogni tipo di droghe esistenti. La bellezza e la potenzialitá di vang vieng passano in secondo piano, qui tutti si preoccupano di bere e fare festa fino alle 4 del mattino e niente più. É triste, sembra uno show fatto apposta per i turisti.

Cammino per la strada schivando i venditori di cibo insistenti, le bancarelle eccessivamente care, trovo la tranquillitá passando su di un ponticello e andando al di lâ del fiume, il sole inizia a bruciare meno e lascia il posto alla sera. Il paesaggio si trasforma : le cime delle montagne vengono coperte da nubi mistiche, non c’è nessuno, solo il rimbombo della musica ad altissimo volume che richiama i soliti idioti.

Mi dirigo verso la pagoda, da quando sono in laos almeno un’ora al giorno la trascorro nei templi,per meditare e tirare un sospiro di sollievo ed é qui che faccio il mio incontro. Mi avvicino ad un cucciolo di cane, mi siedo a terra e inizio a giocarci e arriva un giovane monaco si siede accanto a me inizia a parlarmi.

Si chiama “lah”, é giovane ha appena 20 anni, viene dal sud del laos, dalla terra delle 4000 isole, situate lungo tutto il tratto meridionale del Mekong. É dolcissimo mi chiede di dove sono, cosa faccio nella vita e mi racconta che é da 10 anni che vive spostandosi di cittá in città, di pagoda in pagoda, e che 4 anni fa si é fermato a Vang Vieng perché qui tutti locali hanno bisogno di ritrovare il loro equilibrio e riconciliarsi alla religione. Parliamo di tutto, si fa buio, lo saluto. Nei suoi occhi scuri ho visto una bontà e una tristezza incredibili, non potrò mai cancellarli dalla mia mente.

Vang vieng sarebbe veramente il paradiso se ritrovasse quel suo carattere tipico e rustico e abbandonasse la via materialista e festaiola.

La mattina seguente ci svegliamo e ci dirigiamo alla base del tubing, il tubing consiste in una enorme ciambella su cui ti siedi e ti lasci trasportare dalle correnti, qui é l’attivitá piu celebre. Il percorso del fiume lungo 4 km é circondato da bar da cui ti gettano corde per metterti di riposarti e di salire per bere qualcosa. É tanto divertente quanto spettacolare, inizia a piovere le montagne enormi passano alla nostra destra, la pioggia cade su di noi ormai bagnati. É stata un’esperienza bellissima, che porterò con me sicuramente, la partenza però é doverosa.

Sabaidee vang vieng.

4 agosto: Luang prabang, laos settentrionale

Sulla guida la definisce suggestiva e incantevole, e lo é certamente, ma io la definirei piuttosto una di quelle città malinconiche che affascinano in modo molto più profondo, perché ti chiudono lo stomaco. É come quando ci innamoriamo e sentiamo le famose farfalle nello stomaco, solo che innamorarsi di un posto é ben diverso da innamorarsi di una persona: le persone cambiano ci deludono, ci fanno male, i posti possono certamente cambiare ma nell’aria potrai sempre trovare quei sapori, odori, che ti faranno tornare alla mente pensieri e sensazioni. Lo stesso vale per casa, basta anche solo un richiamo che nella nostra mente verranno evocate immagini e vicissitudini. Mai quanto in questi momenti capisco il significato delle parole di Proust.

Luang prabang non é come Vientiane, capitale del Laos, non contiene templi di grande interesse; d’importanza potrebbe essere paragonata a una Torino o a una Firenze, insomma ad una città importante, ma non é caotica, ci sono pochi mezzi, qui vanno tutti in bici o in tuk tuk; è affacciata sulla madre dei fiumi, il Mekong e qui avere la barca a motore per gli abitanti ė una ricchezza unica. La sera la strada principale si ricopre di artigiani, artisti che vendono qualsiasi tipo di cosa. I dintorni di luang prabang sono unici, cascate, grotte, trekking nella giungla a bordo di elefanti, esperienze uniche che ti fanno sentire a contatto con una natura che qui é prorompente. Per arrivare alle cascate di Tat Sae é necessario attraversare in barca un tratto di Mekong, saliamo a bordo esaltati, dopo 5 minuti scendiamo e percorriamo un tratto in salita e davanti ai nostri si presenta questa cascate fatta a salti, numerose pozze d’acqua, gli alberi raggiungono quasi il cielo e creano piacevoli ombre, é uno spettacolo unico. Ci buttiamo in acqua nuotiamo, ci rilassiamo. Monaci fanno il bagno con i loro vestiti sgargianti, i turisti passano perfino in secondo piano.

Il secondo giorno arriviamo al “alllaoelephantvillage” un’associazione benefica che organizza trekking nella giungla e lungo il fiume nam khan. Appena arrivati vediamo in lontananza questi magnifici animali.

Gli elefanti asiatici sono la metá di quelli africani che sono celebri per essere enormi. Iniziamo a fraternizzare, diamo loro delle banane e le canne da zucchero loro accettano volentieri le nostre offerte di cibo, saliamo a bordo iniziamo il percorso, il mahout il “driver dell’elefante é una cosa sola con l’animale, arriviamo al fiume e scende é il nostro turno. Terrorizzata inzio a guidare questo animale anche se in realtà é lui che guida noi, bastano poche parole per indirizzarlo e lui esegue.

Questa esperienza é stata una delle più belle della mia vita, non scorderò mai il respiro e la forza di questi animali, la loro bontà; se solo volessero potrebbero ucciderci in un secondo e invece sono così mansueti, non come noi uomini.

Gli elefanti in laos sono decimati a causa del bracconaggio e sono costretti a stare in delle riserve, questo non dovrebbe accadere. Ma per fortuna ci sono ancora delle persone che se ne prendono cura e riescono a proteggerli.

Domani iniziamo il viaggio di ritorno verso il Vietnam per vedere la parte del nord, passeremo attraverso dei villaggi tribali dove l’elettricità ancora non é arrivata.

8 agosto

Da qualche ora mi trovo ad Hanoi la capitale del Vietnam. Per arrivare qui é stata una vera avventura: dalla turistica Luang prabang all’isolata nong kiaw, all’ibrida cittadina di oudomxay dove l’influenza cinese si fonde con la cultura laotiana, e passando infine da dien bien phu confusionaria e disordinata.

Ritorno in Vietnam per proseguire il mio viaggio nella parte nord orientale e occidentale, e lasciandomi alle spalle la frontiera di un paese così diverso dal nostro, così indietro ma così avanti, così selvaggio e così pieno di contrasti.

Se dovessi fare un bilancio di questo magnifico paese, e se dovessi scegliere il modo in cui farlo sceglierei sicuramente la via sensoriale. Il Laos travolge i sensi e ti lascia qualcosa in più di tutti gli altri posti in cui sono stata. Forse perché é così incoerente, si crede pronto per il turismo ma non lo é, al contrario ha un’anima selvaggia che deve essere guidata nella giusta via, non la via del turismo di massa, ma quella dei viaggiatori appassionati che vogliono succhiare tutta l’essenza di questo piccolo, grande paese.

Ci sono dei colori che durante questo viaggio mi hanno accompagnata e che non riuscirò mai a dimenticare: Il verde delle immense foreste, il rosso della terra così fertile, il nero degli occhi dei laotiani così spirituali, così taciturni, e infine il marrone delle acque del Mekong.

Se c’é una cosa che mi ha colpito ancora di più sono stati gli incontri che ho fatto lungo il mio tragitto, queste persone vivono in modo semplice, senza nessuno sfarzo, senza attaccamento alle cose materiali, vivendo alla giornata, seguendo la filosofia buddhista, onorandola in ogni sua parte.

Compiere buone azioni per la maggior parte di loro é il fine e il mezzo con e per il quale realizzarsi, per avere una vita serena. Durante questo viaggio mi sono emozionata ancora ed ancora, mi sono riscoperta fragile, bambina e ho ritrovato una parte di me che credevo negli ultimi tempi di aver perduto. Nella vita bisogna essere appassionati, bisogna seguire le sensazioni, conoscere, vedere, provare, solo così potremmo essere umani pensanti e non solamente uomini.

Io ho scoperto che niente mi appassiona di più del viaggio, avere belle e brutte esperienze perché anche quest’ultime insegnano, cercare di placare il mio disagio, tornare a casa e capire quanto sono fortunata. A luang prabang c’era una bambina accanto al mio hotel, tutti i giorni appena mi vedeva correva da me. Mi ha dato tanto affetto, abbiamo parlato tanto grazie a google translate e ciò che più mi ha colpito di phen é che a 9 anni mi ha detto “io sono fortunata perché posso andare a scuola e non devo lavorare”, mi sono sforzata di non piangere e in quegli occhi così scuri ho pensato a casa mia, a mio padre, a mia madre, a mia sorella, sempre pronti a fare tutto per me, ho pensato a tutti i miei amici vicini e sparsi per il mondo a miei studi così importanti per me. Mi sono sentita una phen un po’ cresciuta, mi sono sentita viva.

Una persona l’altro giorno mi ha scritto: “quando avrai fatto tutte le tappe nel mondo, torna dove sarà rimasto il tuo cuore, lì ci sarai tu”.

Ringrazio questa persona perché mi ha fatto riflettere ancor di più.

10 agosto

Elegante, trafficata, questi due aggettivi ad costituiscono un binomio perfetto e fanno di Hanoi la capitale più affascinante dell’Indocina.

Dicono che gli opposti si attraggono e questa grande città ne dà la conferma, la confusione e il ritmo sfrenato vengono attenuati dai luoghi di grande interesse i quali costituiscono un’oasi di pace, una medicina alla crescente urbanizzazione.

Il Lago di “hoan kiem” letteralmente lago della spada restituita, é specchio d’acqua sovrastato da uno splendido ponte rosso “huc”. La leggenda narra che durante il XV secolo gli Dei inviarono una spada magica all’imperatore. É grazie a questa che egli riuscì a cacciare i cinesi dal Vietnam. Al termine della guerra un’enorme tartaruga comparve sulla superficie del lago, prese la spada e scomparve nelle profondità delle acque. All’alba ogni mattina i vietnamiti praticano esercizi di t’ai chi lungo la riva.

Queste persone continuano ad essere legate alle loro tradizioni, accettano il progresso e riescono a fonderlo con la loro antica cultura. Camminando sulle rive del lago si può sentire il frastuono dei motorini, ma questo viene meno di fronte alla bellezza del luogo, lo stesso vale per il quartiere vecchio, i locali occidentali vengono oscurati dagli edifici tipici vietnamiti dalle bancarelle di street food dai mercatini; tutto é in armonia.

C’é un’altra leggenda che riguarda un altro posto dichiarato patrimonio dell’UNESCO e entrato a far parte delle sette meraviglie del Mondo: “la baia di Halong” che in vietnamita vuol dire ‘dove il drago scende nel mare’ é composta da tremila isolotti di formazione calcarea nel golfo del tronchino. Arrivati sotto la pioggia, ero già pronta a rimanere delusa a tornare indietro amareggiata per il brutto tempo, invece per fortuna i monsoni sono imprevedibili e questa volta ci hanno voluto bene.

Saliti a bordo della giunca siamo partiti. La baia di Halong é immensa: migliaia di grotte, spiagge incredibili, villaggi galleggianti, dove da generazioni le persone sono dedite alla pesca. Un solo aggettivo che racchiuda la bellezza di questo sito non esiste in italiano, in inglese si dice “breath-taking”, da togliere il respiro.

Scesi sulle varie isolette ci siamo addentrati nelle grotte, sorprendenti stalagmiti e stalattiti di ogni forma, il sogno di ogni geologo. La baia d’Halong é unica, alcune persone fanno dei paragoni con Krabi in Thailandia o con Guilin in Cina, ma sono affermazioni del tutto blasfeme.

Di questa esperienza mi ricorderò il vento nei capelli, l’aria così mistica di questo luogo e anche il rammarico di aver visto in alcune zone rifiuti. Spero che questo problema venga risolto e venga preservato in maniera consona questo spettacolo della natura, una natura preziosa che ci sorprende sempre.

16 agosto

Koh rong sud della cambogia: selvaggia e incontaminata quest’isola nel golfo della Thailandia é un vero e proprio paradiso.

Le giornate sono scandite dal sorgere e dal calar del sole. Snorkelling, pesca, trekking nella giungla ancora completamente intatta, visita ai villaggi, bufali che camminano sulla spiaggia, queste sono le cose che vedi e fai a koh rong.

Qui si respira un’aria completamente differente, un clima rilassato e una vita che é tutta il contrario della nostra. Molti occidentali arrivano qui e non tornano più indietro.

L’elettricità qui c’é solo in alcuni momenti del giorno, internet é ancora più sporadico. Vivere senza problemi, senza preoccupazioni é la cosa più importante per tutti, lontani dalla tecnologia e da tutto il resto.

Sott’acqua c’è un altro mondo, pesci,coralli ricoperti di plancton, fondali perfetti. Non so che cosa sia la perfezione ma queste sabbie bianche idilliache, le palme che incorniciano il tutto, ci si avvicinano anzi la incarnano in maniera impressionante. Il rientro si avvicina, questa tappa così perfetta non ha fatto che farmi sognare ancora di più.

Difficile svegliarsi.

17/08

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Sulla barca a koh rong mi sono sentita un po Ulisse quando navigava per mari, anche io oggi avevo un mare di blu sotto di me. La barca sfrecciava e l’acqua e il sole mi tagliavano la pelle. Che immensa sensazione di libertá, koh rong vista dalla barca é ancora più selvaggia, la giungla straborda e il rumore degli animali si fa assordante.

Qui si impara a convivere con la natura, a gioire per la pioggia che un’ora al giorno rinfresca e riempie le riserve della doccia, a gioire per le 3 ore di elettricità giornaliere. Si vive distaccati da tutto e si respira un’aria pulita, si stacca la spina del cervello. Le giornate in barca a pescare sono state tra le più belle di tutto questo viaggio.

Oggi é il giorno della partenza, uno sleeping bus ci aspetta per riportarci in vietnam ad ho chi minh city e lunedì ci aspetta il volo intercontinentale. É sempre brutto tornare alla normalitá ma é emozionante sapere che ovunque tu vada c’é sempre qualcuno che ti aspetta. Same same to italy but different.

21/08

Laozi diceva che anche un grande viaggio inizia con un passo, ebbene di passi ne abbiamo fatti tanti, tantissimi. Siamo giunti al termine di questa esperienza e abbiamo lasciato pezzi di cuore qua e là.

Non posso dire di aver visto e vissuto solo cose positive, questi paesi vivono ancora dure realtà ed é quasi impossibile dimenticarsi lo sguardo triste dei senzatetto, dei bambini troppo piccoli per lavorare, degli orfani spinti ai margini della società dei quali nessuno si cura.

Questi tre paesi così diversi ma così pieni di persone semplici mi hanno fatto pensare molto a quanto noi non ci accontentiamo mai di niente, a quanto vogliamo e esigiamo cose che non fanno che svuotarci di sensazioni, di calma, di spirito.

Il Vietnam così forte e così desideroso di cancellare i segni di una guerra che ha massacrato miliardi di persone, innocenti, civili, guerrieri.

Il Laos così selvaggio quanto imperturbabile, afflitto dalle persecuzioni, dal traffico di oppio, oggi vuole dare prova del suo immenso potenziale, e sono sicura che ce la farà, perché é fatto da persone che vogliono riscattarsi con tutto il cuore.

E, infine, la Cambogia. Di questo grande paese non ho visto molto come nei due precedenti, ma quel poco mi é bastato per capire. La Cambogia si porta dietro gli strascichi di una guerra sanguinosa, e ancora oggi sta passando una profonda divisione politica, é come se avesse una crisi d’identità un po’ come quella che abbiamo noi italiani. É una nazione di bambini e anziani perché la maggior parte di quelli dell’età dei miei genitori sono stati sterminati dagli khmer rossi. Ho sofferto lungo le strade di Phnom Phen, ho pianto a vedere bambini soli, ragazze della mia età costrette a prostituirsi per mangiare.

Sono convinta e lo sarò sempre: le cose brutte servono per far capire quanto il mondo sia altrettanto pieno di belle. Senza le brutte non riusciremo ad apprezzare le altre, e questo pensiero mi ha accompagnata durante tutto il viaggio.

Giunti alla fine di questo tragitto, come mi sento? Mi sento arricchita,triste, felice e soddisfatta di aver fatto così tanta strada, di aver sacrificato tante giornate a studiare per riuscire a partire, di essermi messa da parte i soldi e di non averli spesi in cose diverse da questo.

Il viaggio é l’unica cosa che compri e che ti rende più ricco.

Ringrazio voi, pochi e molti, sconosciuti, conoscenti e amici che hanno seguito questo mio diario di viaggio, spero di avervi trasmesso un po’ della passione che ho io, e magari di avervi convinto ad andare lontano, a staccarvi dal familiare, da quello che già conoscete. E ringrazio tutte le persone che ho incontrato lungo il mio cammino con cui ho condiviso tuk tuk, esperienze e risate.



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