Mito, storia ed eccellenze della Ciociaria, sul cammino di San Benedetto
Se nominiamo la Ciociaria, evochiamo subito il celebre film con Sophia Loren: questa zona del Lazio è in provincia di Frosinone, posizionata tra Roma, Napoli e l’Abruzzo. È un terra piuttosto ampia, ricca di boschi e paesaggi naturali incontaminati, con una serie di piccoli borghi che, avendo mantenuta intatta la loro struttura urbanistica, raccontano la lunga storia medievale di questa zona. Il nome Ciociaria viene da ‘ciocie’, le calzature che un tempo venivano indossate dai pastori e dai contadini: sono dei calzari di cuoio che venivano fissati, con delle fasce, al piede e alla gamba. Le peculiarità di questi luoghi e della sua gente, le ritroviamo nell’arte dei maestri dell’800: tutto il folklore è immortalato nei quadri esposti anche in luoghi prestigiosi come il Museo d’Orsay a Parigi. Il costume ciociaro nei suoi colori, dal rosso sfarzoso, all’azzurro e verde scintillanti, abbinato a queste originali calzature, ha ispirato artisti ed intellettuali, rapiti anche dalla fisionomia degli uomini e delle donne dagli occhi intensi e ricce capigliature. Un mondo agreste, quello della Ciociaria, ben riconoscibile nell’immagine femminile con il cesto sulla testa, il grembiule sulle grandi gonne, il grosso fazzoletto e la catena di corallo al collo.
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Abbazia di Montecassino, uno dei posti più celebri della cristianità
Il turismo in Ciociaria offre davvero molto perché è costellato non solo dai borghi: ad impreziosire la storia di questa terra ci sono monasteri ed abbazie. San Benedetto ha lasciato un segno indelebile nella storia: è patrono d’Europa per la sua immensa opera, fondamentale per ‘’l’unità spirituale […] in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio”. L’Abbazia di Montecassino
fu fondata nel 529 ed è il luogo dove San Benedetto scrisse la sua ‘’Regola’’: è sorta sull’acropoli dell’antica Casinum e, nonostante sia stato distrutta quattro volte, sprigiona tutta la suo fascino non solo per quello che rappresenta, ma anche per la sua posizione. L’Abbazia è stata costruita a 516 m s.l.m. sulle pendici del monte Cairo: questo luogo è molto amato anche da chi pratica trekking, gli escursionisti raggiungono questo posto per il suo meraviglioso belvedere che spazia dal Parco Nazionale d’Abruzzo, al Tirreno.
Storia e tradizione anche nell’enogastronomia
Attraversare questa terra significa anche conoscere tutti i prodotti tipici, che raccontano altrettanto bene la storia e l’identità del territorio. Si spazia dal pane, all’olio EVO, ai legumi, agli insaccati: Sagne e fagioli sembra essere stato il piatto che già Cicerone aveva apprezzato. Questa ricetta è una pasta e fagioli, un classico della cucina italiana antica, quando i legumi erano protagonisti delle tavole contadine: la preparazione è molto semplice, perché si uniscono acqua e farina, in modo da ottenere un impasto da stendere con il matterello per ricavarne dei maltagliati. La pasta va poi condita con un buon sugo fatto con soffritto di cipolle, aglio e sedano, si aggiunge anche il peperoncino per la giusta piccantezza: protagonista della ricetta è Fagiolo Cannellino di Atina DOP e il tutto va servito in una zuppiera di terracotta.
Una storia millenaria per il vino più pregiato
Cesanese del Piglio è una straordinaria DOCG che rende onore alla viticoltura di questi luoghi, che da sempre hanno visto l’uomo dedito alla coltivazione della terra: la tradizione è passata dall’epoca romana a quella medievale, per giungere fino a noi e il Cesanese, vitigno autoctono, si esprime oggi nella sua forma più pregiata. La viticoltura è stata da sempre la coltura principale di questo territorio, celebrata con la Sagra del Cesanese del Piglio che vanta mezzo secolo di storia. Questo vino rosso rubino, è caratterizzato dai profumi che richiamano i frutti a bacca rossa tipiche di questa cultivar, ha un gradevole retrogusto amarognolo, di buona struttura e longevità, un vino equilibrato disponibile anche nella versione Superiore e Riserva.
Il Cesanese del Piglio è un vino rosso ben si sposa ai piatti della tradizione romana e qui possiamo davvero spaziare tra tante ricette molto note: l’abbacchio, agnello arrosto arricchito con un trito di aglio, rosmarino, acciughe e aceto a fine cottura, in modo da ottenere una salsa che ne esalti il sapore. I rigatoni con pajata, un primo piatto imperdibile: questo tradizionale ragù a base di intestino di vitello, diventa il condimento prelibato per un ricetta unica; qui l’abbinamento con il Canavese è davvero strepitoso!
La coda alla vaccinara, un inimitabile stufato con lardo e pomodori maturi, simbolo per eccellenza della cucina tipica romana. Con la ‘’regina del quinto quarto’’, apriamo sicuramente un Canavese del Piglio, vino pregiato di questo territorio, grazie al legame unico che la tradizione vitivinicola ha stabilito tra il lavoro dell’uomo e la costruzione della sua forte identità.