L’imperdibile carnevale di Offida, una storia lunga 500 anni tra corride e raviolate

Manuela Titta, 02 Feb 2024
l'imperdibile carnevale di offida, una storia lunga 500 anni tra corride e raviolate

Siamo ad un anniversario straordinario, ben 500 anni di Carnevale storico per uno dei borghi più belli delle Marche. Qui, immersi tra le colline che separano idealmente Ascoli Piceno dalla sua Riviera, il Carnevale di Offida è l’evento che ti farà scoprire scoprire perché questa località attira tante persone nella settimana più divertente dell’anno.  

Tra le magnifiche colline del Piceno: alla scoperta di Offida

Offida è un gioiello che svetta da una delle tante colline del territorio, fatto da un susseguirsi di campi e di piccoli paesi che dominano dall’alto. Alzando gli occhi mentre si percorre la strada per Offida, si può ammirare Santa Maria della Rocca che si staglia imponente su uno sperone roccioso: questa chiesa è un magnifico tempio romanico-gotico in laterizio. Prese il posto di una piccola chiesa benedettina e fu eretta nel 1330 da Maestro Albertino. Quando il visitatore arriva, si trova di fronte l’abside che è dotato di un ingresso tramite il quale si accede alla cripta a tre navate della chiesa inferiore. Tramite una scalinata si accede alla chiesa superiore, la cui facciata guarda verso la vallata sottostante.

Atmosfera medievale

Il centro storico di Offida si presenta in tutta la sua armonia, grazie agli elementi architettonici che si snodano lungo le stradine. Appena arrivati ci troviamo di fronte le Mura Castellane risalenti al XII – XIII secolo, una struttura militare fatta dai muraglioni intervallati dalle torri: il torrione quadrato era l’ingresso principale al quale si accedeva attraverso un ponte levatoio. Ciò che rimane rende bene l’idea della funzione di queste mura, che, in epoca medievale, oltre a dare una definizione urbanistica, si ergevano per la sicurezza del luogo, in chiave di difesa militare, ma anche per esercitare un controllo politico e sociale. Bisogna immaginare Offida come una piccola città che guarda verso le colline dove la campagna ha sempre rappresentato una grande ricchezza da gestire. Questo è anche il posto del tombolo, l’arte del merletto a fuselli che vanta una tradizione molto antica: un tempo le signore del luogo si radunavano in piccoli gruppi davanti all’uscio di casa, ognuna seduta ed impegnata a praticare gli intrecci con una grandissima disinvoltura. Simbolo di Offida, il tombolo è perfetto per i manufatti di pregio. 

Il cuore di Offida

Immaginate una sera d’estate, quando fa molto caldo: se si decide di salire verso Offida si comincia un po’ a respirare e passeggiare per il centro diventa piacevolissimo. Appena si arriva in Piazza del Popolo, si coglie subito la caratteristica forma triangolare, con il magnifico loggiato del Palazzo Comunale che comprende anche il piccolo Teatro Serpente Aureo. I palazzi e la chiesa della Collegiata che definiscono la piazza sono del sette-ottocento: la piazza è incorniciata da questi elementi che mettono il visitatore in condizione di godersi lo spazio, raccolto ma non piccolo, il luogo perfetto per celebrare il carnevale.

Il Carnevale di Offida: ecco perché è così speciale

vlurd

Una scena del Carnevale di Offida, che quest’anno (2024) compie ben 500 anni

La tauromachia non è prerogativa spagnola, perché si praticava anche in centro Italia ed è stata una realtà fino alla metà del 1800. Gli spazi pubblici dove si svolgeva prevedevano lo steccato, una barriera che utilizzava cani addestrati, ma spesso anche uomini che correvano e giostravano con il toro. Si narra che nel Piceno fosse usanza mettere a disposizione dei meno abbienti un animale, un bovino, che veniva cacciato e mattato. 

Il venerdì grasso

Offida a carnevale è sempre una buona idea, ma andarci di venerdì grasso significa rivivere tutto questo, in un pomeriggio che riporta indietro nel tempo: “Lu Bov Fint”, come suggerisce il nome, è realizzato con una intelaiatura di legno che ne definisce la sagoma, è ricoperto da un telo bianco a strisce rosse ed è completato dalla testa con le corna. Il bove, solo contro tutti, viene letteralmente condotto per le vie della città, la folla lo insegue e si simula una vera e propria corrida. La sagoma è mossa da un uomo che si infila sotto ed è guidata da una seconda persona che lo indirizza verso le persone che lo provocano: durante la sua corsa e giravolte su se stesso, il bove cerca di incornare la folla che urla e partecipa con grande passione. Complice una certa ebbrezza generale, si arriva a sera quando il bove viene simbolicamente ucciso, “matato” di fronte al loggiato del Palazzo Comunale, si mette un fazzoletto rosso sul muso e viene poi portato via per le strade del paese, accompagnato dal canto diAddio Ninetta addio’’.

Bianco e rosso

Al Bove si indossa preferibilmente la M’ntura o mutandoni, che ricorda la divisa tipica di Pamplona: questo abbigliamento consente movimenti molto più agevoli rispetto a quelli che consentirebbe il Guazzarò, indumento simbolo del carnevale Offidano. Il guazzarò è un capo di tela bianco con dei bordi rossi, usato anticamente per i lavori nei campi. Questo indumento era usato per il lavoro di cantina, perché veniva usato per svinare e pulire le botti e da qui è passato al carnevale, dove il vino è sempre protagonista ad Offida. Da sempre è tradizione segnare il viso con un tappo di sughero bruciato ad una estremità: a contatto con la pelle ci si dipinge la faccia, vecchia usanza di quando si aveva poco a disposizione, ma ci si ingegnava per trovare una nota distintiva per celebrare il carnevale.

Martedì grasso

La chiusura del carnevale di Offida coincide con un enorme falò che si accende in mezzo a Piazza del Popolo, dopo che tutte le Congreghe hanno sfilato portando a spalla lunghi fasci di canne accesi che alimenteranno il fuoco. I primi riferimenti di questo rituale sono del 1814: Vlurd è un’espressione dialettale che sta per “bigordo” (bagordo), in riferimento alle giostre medievali disputate in occasione di festeggiamenti. All’imbrunire si accendeva il fuoco e il termine Vlurd, che nell’uso comune è sinonimo di baldoria, è passato ad indicare i fasci di canne accesi. Piazza del Popolo si illumina in maniera ipnotica, mentre il falò arde sempre più forte man mano che arrivano tutti i vlurd che, gettati nel fuoco, sprigionano un calore enorme e cambiano completamente l’atmosfera e i colori. La folla è completamente rapita da questo rito di passaggio che porterà al mercoledì delle ceneri: finché vi è fuoco, si continua a ballare girando vorticosamente intorno alle fiamme che sprigionano tutto il loro fascino. Stare lì ha qualcosa di magico perché il tempo sembra fermarsi, eppure tutti si muovono, come se le persone presenti componessero un unico corpo che ruota incessantemente fino alla fine. 

I sapori tipici di Offida, dal vino ai ravioli 

Offida DOCG, un vino d’autore

Abbiamo già parlato del legame indissolubile tra il vino e la città di Offida e non è un caso che una delle cinque DOCG delle Marche sia proprio qui: il motivo è la storia di millenaria tradizione dietro la coltivazione della vite nel piceno, perché questa coltura ha caratterizzato il territorio che è stato plasmato nel corso del tempo ed ora raccoglie i frutti migliori. La qualità raggiunta negli ultimi anni, paga dell’intenso lavoro che è stato dedicato dai produttori locali, che hanno saputo interpretare al meglio le peculiarità, sia delle terre che dei vitigni autoctoni sui quali è stato fatto un grandissimo lavoro corale. I risultati sono evidenti, non solo sul mercato interno, ma anche in quello estero, dove le Marche possono vantare vini dal grande carattere. 

I vitigni a cui fa riferimento la denominazione sono Pecorino e Passerina per la vinificazione in bianco, e il Montepulciano per il rosso che si presenta come un vino dalla grande intensità. 

La raviolata

Diffusi in tutto il Piceno, i ravioli di carnevale si trovano in svariati modi: l’assortimento messo a disposizione in questo periodo, concentra una carrellata di sapori che soddisfano tutti i gusti. Se quelli con il ripieno di gallina, conditi con pecorino e cannella, sono stati riconosciuti come De.Co dalla città di Ascoli, dobbiamo segnalare anche la versione dolce. Esattamente come si faceva fino all’introduzione del pomodoro in cucina, i primi piatti venivano conditi con zucchero: ecco quindi che i ravioli lessi di gallina vengono conditi con zucchero e cannella. Immancabili sulle tavole i ravioli fritti con un ripieno di castagne o crema, dolci delizie dalla sfoglia friabile e dal gusto intenso.