Viaggio di nozze in Nuova Zelanda

Un lungo on the road per scoprire Aotearoa, "la terra della lunga nuvola bianca"
Scritto da: marisa85
viaggio di nozze in nuova zelanda
Partenza il: 03/10/2015
Ritorno il: 21/10/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Aotearoa, “la terra della lunga nuvola bianca” come la chiamano i Maori

Oggi è il mio trentesimo compleanno e per non pensarci troppo ecco le valigie pronte all’ingresso di casa. Il nostro tanto sognato viaggio di nozze sta per iniziare… rotta verso la terra dei Kiwi!

Un viaggio di questo tipo (circa 32 ore dall’Italia) a mio parere richiede – anche per potersi godere i paesaggi dell’Isola del Nord e del Sud e coglierne a pieno le peculiarità – una permanenza di almeno 3 settimane circa. Nel nostro caso (19 giorni di vacanza, 16 effettivamente trascorsi in NZ) è stato peraltro necessario fare delle scelte, tagliando purtroppo l’estremo Nord (Hauraki Gulf fino a Cape Reinga), la parte occidentale dell’isola del Nord e quella nord orientale di quella del sud. La scelta si è comunque rivelata azzeccata, anche se in realtà la tappa all’interno del Tongariro NP un po’ ci siamo pentiti a non averla inserita, però tutto non si poteva fare!

AUCKLAND

Siamo partiti alle 22 del 3 ottobre da Milano MXP ed atterriamo (finalmente!) ad Auckland, dopo una tappa intermedia ad Abu Dhabi e Melbourne, il 5 ottobre alle 15…urgente bisogno di una doccia! Non ci facciamo vincere dalla tentazione di buttarci sul letto ma usciamo subito alla scoperta della città più popolosa del Paese, ove vive circa ¼ della popolazione neozelandese.

Il nostro hotel si trova nei pressi all’Albert Park, zona universitaria molto vicina al centro, ci fermiamo in un ristorante molto invitante, ottima cena, la prima very kiwi style (!), giretto sul porto, una birra in un locale dove suonano dal vivo sotto la Sky Tower e a nanna!

La mattina ci svegliamo comunque abbastanza presto, per nulla storditi dal jet leg! Iniziamo la giornata visitando la cittadella universitaria; ci spingiamo poi verso il Town Hall e Aotea Square passando per la Auckland Art Gallery; purtroppo non riusciamo a visitarla ma da fuori regala un fantastico spettacolo di architettura moderna, legno e leghe perfettamente combinati insieme! Ci spostiamo a questo punto verso il porto, nella zona del Britomart, e decidiamo a malincuore di non andare col traghetto a Devonport perché altrimenti rischieremmo di andare troppo fuori orario, ci dirigiamo invece verso il Wynyard Quarter, interamente rimesso a nuovo in occasione dei Mondiali di Rugby del 2011! Un tempo questa era una zona industriale ed è stata ottimamente recuperata, senza perdere le tracce del passato…approvato a pieni voti! Pranzo vista mare in uno degli innumerevoli localini sulla darsena (impossibile scegliere, sono uno più bello dell’altro!) e rientro in hotel per partire alla volta della Coromandel Peninsula!

PAUANUI – CATHEDRAL COVE – COROMANDEL PENINSULA

Iniziamo a prendere confidenza con gli splendidi paesaggi che ci accompagneranno per tutto il nostro viaggio on the road, prati sconfinati, mandrie di mucche e pecore che pascolano pacifiche! Arriviamo a Pauanui, nostra meta per la notte, a fine pomeriggio. Alloggiamo al (consigliatissimo!) Pines Motor Lodge, dove i simpaticissimi proprietari ci consigliano di “hurry up” per non perderci il tramonto a Cathedral Cove… ci lasciano anche un paio di pale nel caso volessimo fermarci ad Hot Water Beach sulla via del ritorno! Col senno di poi avremmo potuto pernottare più vicino a Cathedral Cove, autentico spettacolo della natura cui si arriva dal paese di Hahei in mezz’ora di cammino attraverso un facile sentiero (dedicato alla battaglia di Gallipoli, dove persero la vita molti neozelandesi) immerso nella foresta pluviale… ad ogni modo, nonostante l’aver fatto di corsa il sentiero per timore di arrivare ormai al buio, la scelta (a dire il vero dettata dal caso!) dell’ora del tramonto è stata azzeccatissima…non solo perché in spiaggia c’eravamo solo noi ed altre due coppie di intrepidi, e quindi ci siamo evitati le orde di turisti del pomeriggio, ma abbiamo visto pesci che saltavano qua e là, uccelli che si preparavano alla notte, e soprattutto colori INDIMENTICABILI!

Rientrando ci siamo fermati a cena ad Hahei in un pub- birrificio artigianale (in NZ ce ne sono molti, abbiamo poi scoperto!) ed abbiamo mangiato un buonissimo fish&chips, il primo di una lunga serie!

Purtroppo quando abbiamo terminato la cena era ormai tardi ed eravamo troppo stanchi, così non siamo andati ad Hot Water Beach, dove la gente armata appunto di pale scava delle buche nel terreno caldissimo per avere una autentica e gratuita esperienza termale, che di sera dicono essere ancora più suggestiva! Motivo in più per tornare in NZ!

HOBBITON VILLAGE

Purtroppo il tempo a nostra disposizione non ci consente di visitare i due punti forti di Pauanui, ovvero la chilometrica (5 km a dirla tutta!) spiaggia affacciata sull’Oceano Pacifico o la tosta passeggiata fino in cima al Mt. Pauanui… dopo una corroborante colazione portata direttamente in camera, partiamo per Hobbiton!

E’ proprio il set cinematografico della saga de “Lo Hobbit”, cui si accede obbligatoriamente tramite un tour guidato (che noi abbiamo prenotato dall’Italia via internet) che parte ogni 30 minuti esatti (per cinque minuti di ritardo ci hanno spostati in quello successivo!); nonostante sia certamente un’attrazione prettamente turistica merita una visita, soprattutto se siete grandi appassionati della saga! Tutto è organizzato nei minimi particolari, c’è un’estrema cura del dettaglio, ovunque si trovano giardinieri che sistemano la zona del villaggio, non c’è un filo d’erba fuori posto, guide turistiche molto cortesi ma sempre con un occhio all’orologio, il tour non dura un minuto più del dovuto…simpatica l’idea di concludere in prossimità della locanda dove viene offerta birra o ginger ale, e dove si possono acquistare alcune prelibatezze locali, dolci o salate!

Hobbiton si trova immerso nel verde assoluto, all’interno di grandissimo allevamento che conterà pecore ed il panorama è, ancora una volta, incantevole!

ROTORUA

Riprendiamo la marcia verso Rotorua, patria dei Maori e dei fenomeni geotermici! Questa città adagiata sull’omonimo lago, all’apparenza tranquilla, poggia in realtà su una camera magmatica di discrete (forse un eufemismo!) dimensioni, che si trova a 5 km sotto terra! Sentirete ovunque un persistente odore di zolfo, ma questo sarà compensato dalla vista di geyser, fumarole, pozze di fango ribollente, tutto troppo bello per essere descritto adeguatamente! Le cose da fare a Rotorua sono tantissime, e molto dipende dai gusti di ciascuno. Noi abbiamo visitato il TE PUIA, parco culturale – naturale gestito dalla comunità Maori, ed abbiamo optato per l’esperienza serale, il TE PO, che comprende una full immersion nella cultura Maori, dall’intarsiatura del legno, alla scuola di cucito, fino alle danze tradizionali, ovviamente Haka compresa. E’ sicuramente un’esperienza pensata per i turisti, ma non è mai stucchevole, anzi permettere di conoscere più a fondo questo meraviglioso popolo di temibili guerrieri. Il tour comprende anche la visita alle “mud pools” ed al grandioso “Pohutu geyser”, che erutta spontaneamente (lo dico perché altri geyser in zona vengono fatti eruttare con una reazione chimica generata con del sapone!) . Al termine del giro nel parco si cena in perfetto stile Maori con cibi cotti con il sistema HANGI (ovviamente ora viene utilizzato un moderno macchinario per effettuare la cucina a vapore che un tempo si faceva mettendo il cibo sottoterra) e dopo cena si torna a vedere il geyser seduti su blocchi di pietra scaldata naturalmente, con la cioccolata calda che viene servita per risollevare lo spirito dal freddo della notte! Infatti una caratteristica almeno della stagione primaverile è l’incredibile sbalzo termico tra giorno e notte!

Il secondo giorno di permanenza lo dedichiamo a WAI-O-TAPU, che in lingua maori significa “acque sacre”. Nothing else matter. La cosa più bella e surreale che abbia mai visto.

Arriviamo sotto un acquazzone tremendo, quindi non ci godiamo granché l’eruzione del Lady Knox geyser, ma nel giro di mezz’ora il cielo si apre, ed i colori di questo parco si mostrano nella loro assurda ed incredibile bellezza! E’ un’esperienza assolutamente da non perdere! Il percorso si articola in tre anelli, di circonferenza crescente, il più ampio dei quali consente di vedere anche le zone più remote del parco… confortati dalle condizioni climatiche ormai in deciso miglioramento superiamo la Champagne pool, coi suoi colori che vanno dall’arancione, al verde acido, al giallo, e ci dirigiamo lungo il sentiero che costeggia un fiume solidificato di lava lasciato da un’antica eruzione…proseguiamo il tour passando da Oyster pool e da una serie di altri interessanti fenomeni geotermici frutto delle più disparate reazioni chimiche, fino ad arrivare alla cosa più strana e pazzesca del parco: il Devil’s Bath, una pozza vulcanica verde fosforescente, causata dalla forte presenza di zolfo nelle sue acque!

Il tempo scorre in fretta…sembrano passati dieci minuti da quando siamo entrati nel parco ma sono già le 2 del pomeriggio!

Da Wai-o-tapu ci spostiamo nell’incredibile Redwood Forest; anche qui ci sono una moltitudine di sentieri da scegliere, tutti ben segnalati e di diversa lunghezza e difficoltà. Noi optiamo per la passeggiata più semplice, un anello all’interno del nel bosco che si completa entro circa un’ora… passiamo tutto il tempo col naso all’insù ad ammirare gli incredibili Pini di Monterrey, importati nell’Ottocento dalla California e perfettamente adattatisi alla terra neozelandese!

Ultima tappa del giorno è il Rainbow Springs Nature Park, dove abbiamo l’opportunità di vedere dal vivo alcuni esemplari di kiwi, il timidissimo uccello simbolo della NZ, altrimenti difficilissimo da avvistare. Sono le 19 e si sono appena svegliati, quindi con l’aiuto di una guida zoofila li osserviamo al momento del pasto, rigorosamente in silenzio ed al buio quasi completo… sono tenerissimi!

HUKA FALLS – LAKE TAUPO – NAPIER

Ci lasciamo alle spalle Rotorua dopo una breve passeggiata sul lungolago. Oggi dobbiamo arrivare fino a Napier, definita dalla nostra guida la capitale dell’art decò, una delle pochissime città al mondo interamente costruita in questo stile in voga negli anni ’30, il che dipende dal fatto che proprio in quegli anni un violentissimo terremoto distrusse la vecchia città e la ricostruzione risentì quindi della moda dell’epoca.

Abbiamo programmato due soste intermedie, una alle Huka Falls e l’altra al lago Taupo, benché molto vicine.

Appena arrivati in prossimità del belvedere che consente un primo sguardo sulle cascate ci rendiamo subito conto della potenza di Madre Natura. Si sente già da lontano il rombo di tuono generato dalle Huka Falls che, a dispetto di un salto non poi così alto, hanno una portata d’acqua in termini di volume tra le maggiori al mondo! Arriviamo al parcheggio e, lasciata la macchina ci incamminiamo verso il ponte sulle cascate, dal quale possiamo ammirare il colore cristallino dell’acqua e la sua incredibile potenza; volendo il sentiero prosegue da una parte fino alle chiuse e dall’altra fino alla città di Taupo ed è percorribile in bici o a piedi. Per chi soggiorna qui vale sicuramente la pena percorrere i 7 km quasi in piano di questo tracciato!

Ci fermiamo per il pranzo sulle rive del Lago Taupo, in una meravigliosa giornata di sole che ci consente di ammirare in tutto il suo splendore il Monte Fato de “il Signore degli Anelli”, nella realtà il Mt. Tongariro!

Riprendiamo la Hwy verso Napier, dove arriviamo intorno alle 16, lasciamo i bagagli in quello che sarà uno dei migliori hotel della vacanza, il SCENIC HOTEL TE PANIA, ed usciamo alla scoperta della città…delusione totale. Forse siamo partiti troppo carichi di aspettative o forse ha contribuito il fatto che il venerdì alle 17 chiudono tutti i negozi/musei/bar e ci si ritrova nel bel mezzo del nulla; peccato, perché secondo me il museo della città aveva diverse cose interessanti da visitare. Insomma ci ha dato l’impressione di una cittadina in totale decadenza, compresi i palazzi art decò, di cui magari non abbiamo apprezzato a pieno lo stile. Ci siamo risollevati il morale comunque con una bella passeggiata lungo la spiaggia ed una libidinosa cena nel costosissimo ma buonissimo ristorante “Mister D”!

CAPE KIDNAPPERS – WELLINGTON – NELSON

Oggi è prevista una tappa piuttosto lunga, che ci porterà nella capitale neozelandese, Wellington. Facciamo però subito una sosta, a circa venti chilometri da Napier, sulla Hawke’s Bay, per visitare la più grande colonia di sule australiane (Takapu in maori) che nidificano su queste coste tra settembre ed aprile.

La colonia sorge all’interno di una riserva faunistica privata quindi per accedervi è indispensabile partecipare ad un’escursione organizzata, a meno che non si pernotti presso il Lodge! Ci sono, se non sbaglio, due compagnie che effettuano i tour alla colonia, una passa via spiaggia portando i turisti su una sorta di trattore (gli orari delle escursioni variano però in base alle maree), mentre l’altra, la Gannet Safari Overland, cui ci siamo appoggiati noi, passa via terra, all’interno della riserva; partiamo alle 9.30 del mattino a bordo di un piccolo pulmino per massimo 15 persone, sono previste varie soste panoramiche (mozzafiato, come sempre!) prima di arrivare nei pressi della colonia dove la guida/conducente, che durante il tragitto spiega molte cose sulle abitudini delle sule (anche se l’accento dei neozelandesi non è sempre facile da comprendere!), offre bevande calde e pasticcini, prima di concederci una mezz’ora abbondante per girare la colonia e scattare foto sia agli uccelli che al favoloso Cape Kidnappers, che deve il nome al rapimento di un marinaio del Capitano Cook, altrimenti raggiungibile solo via mare.

Rientriamo alla base dopo circa tre ore, e ci mettiamo subito in auto poiché ci aspettano ancora quattro ore e mezza di strada prima di arrivare nella “windy Welly”, la ventosissima capitale di questo incredibile Paese!

Usciamo che è quasi ora di cena, per fortuna siamo vicinissimi al centro ed in un attimo siamo in Cuba Street…è sabato sera, c’è un sacco di gente in giro, complice anche un festival dello street food, con tantissime specialità locali ed asiatiche da far venire l’acquolina in bocca…la stanchezza del viaggio però ci fa propendere per la ricerca di un posto dove poter stare seduti e riposarci un po’! Le sensazioni sono positive, sarà perché arriviamo da una serie di località molto “low profile” la sera, ma la città dà l’idea di essere viva, piena di giovani e molto allegra! Per la prima (ed unica!) volta in tutta la vacanza riusciamo addirittura a cenare alle 21.30, all’ “Ombra”, un ristorante italiano di tutto rispetto! Di solito all’estero li evitiamo ma avevamo letto recensioni positive ed avevamo voglia di cibo di casa…e non ci ha deluso! Dopo due passi ed una birretta il sonno ha la meglio e torniamo nell’appartamento per abbandonarci tra le braccia di Morfeo!

La sveglia suona presto, alle 15 abbiamo il traghetto per l’Isola del Sud e vogliamo prima girare un po’ per Wellington, approfittando della bella giornata primaverile. Andiamo a piedi verso il Te Papa, museo della storia della Nuova Zelanda, compresa quella geologica e vulcanica, gratuito (salvo alcune esibizioni temporanee) e davvero molto interessante! Proseguiamo poi a piedi lungo il waterfront, fino al Queen’s Wharf incontrando delle installazioni moderne, passiamo per il Wellington Museum e le Academy Galeries e ci spostiamo verso il Parlamento; si è fatta l’ora di andare a prendere la macchina, purtroppo non abbiamo tempo di visitare i cable car, ci rimarrà il ricordo di quelli di San Francisco, ed il belvedere dal Mount Victoria, che vedremo tuttavia da lontano durante la traversata.

Lasciamo la nostra fida Toyota Corolla al porto e ci imbarchiamo per Picton con la compagnia Interislander. Funziona un po’ come all’aeroporto, le valigie grandi fanno il check in e si ritirano a destinazione mentre coi bagagli a mano e/o zaini si può salire in nave. La compagnia con cui abbiamo effettuato il noleggio, Budget, prevedeva obbligatoriamente il cambio auto tra isola del Nord e isola del Sud, mentre altre compagnie (tipo Juicy) consentono il trasporto in nave dell’auto; alla prova dei fatti siamo ben contenti di aver scelto così, perché le operazioni di imbarco/sbarco dei mezzi sono molto lunghe mentre noi in dieci minuti dall’arrivo avevamo già sbrigato le pratiche di passaggio auto (avevamo già fatto tutti i documenti all’inizio del noleggio) ed eravamo già pronti a ripartire!

Avevo letto che lo stretto di Cook, che separa le due isole, è caratterizzato da acque molto agitate; in realtà, passato il primo tratto fuori Wellington abbiamo viaggiato in piena bonaccia, e l’ingresso nell’Isola del Sud attraverso i Marlborough Sounds è stato fantastico…ho passato infatti tutto il tempo fuori a godermi il paesaggio, mentre il maritino dormiva beatamente in poltrona!

Prendiamo la strada per Nelson, il navigatore segna due ore e mezza di strada, sono le 18 e pensiamo quindi di arrivare in tempo per cena… mai fare i conti senza l’oste, dicono i saggi! Per la prima volta ci rendiamo conto che in effetti tante cose che abbiamo letto sulle strade neozelandesi hanno un vero fondamento di verità. Un grave incidente blocca infatti completamente il traffico a metà strada tra Picton e Nelson, e la polizia non sa dirci quando riapriranno la strada…apriamo dunque la cartina (che ho insistito a prendere in aggiunta al navigatore!) e con una certa disperazione constatiamo che ci toccherà fare un giro incredibile passando per i monti, attraverso St. Arnaud, per arrivare a Nelson…stremati, arriviamo alla meta poco dopo le 21.30. Nonostante avessimo avvisato l’hotel, che aveva il suo ristorante, ci comunicano che purtroppo la cucina ha dovuto chiudere e così, non trovando altre valide alternative a quell’ora, ci rifugiamo da Mac Donald’s a mangiare nuggets e patatine come non ci fosse un domani!

ABEL TASMAN NP

Dimenticate le disavventure della sera prima ci svegliamo di buon’ora per dirigerci a Kaiteriteri, circa 50 km a nord di Nelson, una delle principali porte di accesso all’Abel Tasman NP. Arriviamo alle 8.30, e scambiamo alla biglietteria i voucher acquistati on line dall’Italia con i biglietti per l’escursione semi indipendente all’interno del parco con la Wilson’s Abel Tasman, che consigliamo vivamente per l’assoluta precisione e professionalità! Pausa colazione ed acquisto di un po’ di viveri per la giornata dopodiché raggiungiamo il molo dove ci aspetta la goletta che ci porterà via mare fino a Totanarui, quindi per quasi l’intera estensione del parco, con alcune soste intermedie per far scendere/salire altri escursionisti. Da Totanarui, dopo aver assistito alla danza di alcuni delfini intorno alla barca ed avvistato diverse otarie, rientriamo fino a Medlands Beach dove inizia la nostra escursione; abbiamo scelto il percorso di circa tre ore che, attraverso una sensazionale foresta pluviale ricca di alberi di Ponga (la pianta simbolo della NZ, quella della “silver fern” presente sulla bandiera!), passando su un ponte sospeso e vedendo paesaggi cangianti a causa della bassa o alta marea, ci riporta fino a Torrent Bay. Ci concediamo un rapido pasto, anche perché siamo tormentati da affamatissimi gabbiani e dai mosquitos (consiglio vivamente di dotarsi di spray repellente!), e riprendiamo da qui la goletta che ci riporta a Kaiteriteri. Nel frattempo è appunto arrivata la bassa marea, quindi ci fermiamo dove al mattino c’era mare profondo…la spiaggia è diventata chilometrica e piena zeppa di enormi conchiglie bianche… uno spettacoloooo!

Purtroppo il tempo a nostra disposizione ci consentiva solo una gita in giornata all’interno di questo favoloso parco, ma merita senza dubbio una permanenza più lunga, almeno di un paio di giorni, per visitarlo più approfonditamente ed arrivare fino alla punta estrema, una lingua di sabbia bianchissima chiamata Farewell Spit, che con enorme rammarico non siamo riusciti a vedere.

Dopo il junk food della sera precedente, ci concediamo una cena prelibata da Ford’s, nel centro di Nelson!

PUNAKAIKI – PANKAKE ROCKS

Le previsioni meteo non sono incoraggianti quindi ne approfittiamo per ricaricare le batterie, dormire un pochino in più e dopo un’abbondante colazione nella fantastica lobby del nostro Hotel Gran Mercure Nelson Monaco siamo pronti per ripartire per Punakaiki…occhi ad Occidente, il Mar di Tasmania ci aspetta!

Il viaggio è abbastanza lungo, la pioggia della mattinata ha lasciato tracce evidenti… i fiumi, abbondanti in questa zona, sono tutti in piena! Giungiamo a Westport, prima città sulla costa arrivando da Nelson, che è quasi ora di pranzo; avevamo in programma un’escursione a piedi verso Cape Foulwind dove abbiamo letto ci sia una grande colonia di otarie ursine ma le condizioni meteo sono ancora proibitive e desistiamo, anche perché il sentiero è lungo l’oceano e ci sono onde alte almeno un paio di metri! Come si sarà inteso, un viaggio in NZ implica una buona dose di pazienza unita ad una grande capacità di riprogrammazione, perché il tempo cambia repentinamente!

Arrivati a questo punto vari cartelli ricordano di fare benzina ora perché per quasi 100km non si troveranno altri benzinai! Sulla strada per Punakaiki ci fermiamo in un area di sosta con un bel panorama a mangiare velocemente un panino e poi via verso il nostro hotel per la notte, il Punakaiki Resort. In realtà, Pankakes a parte, Punakaiki non offre praticamente nulla, ci sono un paio di alberghi e la Punakaiki Tavern, che merita certamente una visita per le fantistiche birre e i mega hamburger, ma col senno di poi avremmo potuto fare qui una semplice sosta e poi pernottare magari ad Hokitika, capitale della Pounamu (giada), più grande ed attrezzata. Ad ogni modo, ci consoliamo con la nostra sistemazione, un cottage praticamente in riva al mare, che ci fa apprezzare una mareggiata pazzesca sul Mar di Tasmania e – più tardi – un incantevole tramonto col sole che si tuffa in mare proprio davanti ai nostri occhi. Ma torniamo a noi…appena rinfrescati, aggiunta una maglia sotto la giacca a vento perché in effetti fa un po’ freddo, partiamo verso le Pankake Rocks, formazioni rocciose chiamate così perché l’attività erosiva degli agenti atmosferici le ha rese molto simili ai buonissimi pankakes… viene quasi l’acquolina in bocca! Il percorso di visita è ben articolato, per buona parte accessibile anche ai disabili, e permette di fotografare alcuni scorci incredibili. Come spesso accade in NZ ovunque ci si giri si rimane a bocca aperta, davanti a noi il mare che si staglia minaccioso sulle Pankake’s Rocks, dietro un’apparentemente incontaminata foresta pluviale dove la ormai nota Punga la fa da padrona… semplicemente …“amazing”! Il giro ad anello è relativamente breve, soste fotografiche comprese ci si impiega circa un’ora a farlo tutto…quando usciamo sono le 17, il Visitor Center è già chiuso e i due bar a fianco stanno già pulendo…aiuto, cosa facciamo ora? Per fortuna ci viene in soccorso la nostra Lonely Planet, che consiglia un giro sul Truman Track, poco più a Nord…mai consiglio fu più gradito! Ci addentriamo in un sentiero nel bosco, lì per lì un po’ titubanti; in realtà il percorso è ben segnalato e qua e là ci sono cartelli esplicativi sulla flora e fauna tipica di questa foresta…all’improvviso usciamo dal bosco ed il paesaggio che ci si apre davanti ci lascia estasiati! Proprio sotto di noi c’è una spiaggetta, le onde frangono lunghe, e dall’alto – probabilmente per la tanta pioggia scesa nelle ore precedenti – scende sulla spiaggia una cascata naturale…intorno a noi nessuno, per un momento mi sembra di essere parte della spedizione del Capitano Cook, a fine ‘700! Scendiamo in spiaggia, e scopriamo che oltre alla cascata grande ce ne sono diverse altre più piccole, è qualcosa di meraviglioso e le foto che abbiamo fatto, pur bellissime, non renderanno mai giustizia al piacere del vedere tutto questo dal vivo!

Di rientro ci fermiamo per una sosta ristoratrice alla Punakaiki Tavern dove bevo un buonissimo ginger ale e poi cena in hotel, le prospettive non sono molte quindi ci ritiriamo in camera abbastanza presto, fuori si sente il mare in burrasca e fa quasi paura!

FRANZ JOSEF GLACIER

Oggi ci spostiamo verso il primo dei due famosissimi ghiacciai neozelandesi che visiteremo, il Franz Josef Glacier. Sulla strada ci fermiamo ad Hokitika, capitale della lavorazione della “Pounamu”, la giada neozelandese, pietra sacra per i maori. Ci sono diversi negozi dove viene venduta ma, sulla base di quanto riportato dalla LP, confortati anche dalla ragazza che ci ha servito la colazione al bar, andiamo a fare shopping al “Mountain Jade”, dove peraltro si può ammirare in diretta la lavorazione di questa pietra semi preziosa. Riprendiamo il nostro viaggio verso il Franz Josef, la strada offre scorci magnifici, ed arriviamo al nostro Motel, il Punga Grove, consigliatissimo, per l’ora di pranzo. Tempo di prendere un paio di cartine della zona, mangiare un hot dog di pecora (ebbene sì!) ed eccoci sul sentiero per il ghiacciaio. Piove a dirotto ma non importa, lo spettacolo che ci circonda lascia senza parole. Cascate ovunque, che scendono poderose da pareti ripidissime. Ad attenderci il primo Kea, il pappagallo di montagna, specie autoctona; è l’unico pappagallo che non sa “parlare” ma si dice essere il più intelligente. In effetti sembra proprio un furbacchione, sta tentando in tutti i modi di corrompere un giapponese che sta mangiando il suo panino al riparo, però come raccomandano le guide “don’t feed the animals”, ed il ragazzo è stato bravo a resistere!

Ci sono diversi sentieri per visitare la zona del ghiacciaio, la scelta dipende anche dal tempo a disposizione e dall’allenamento; noi abbiamo fatto il “Franz Josef Glacier Valley Walk” che in circa 45 minuti porta fino al fronte estremo del ghiacciaio. All’arrivo a destinazione un altro Kea ci attende per essere immortalato in posa, col ghiacciaio alle sue spalle… mitico! Nel frattempo ha anche smesso di piovere e qua e là si vede qualche sprazzo di azzurro che rende le foto ancora più sensazionali!

Rientriamo con tutta calma e facciamo una deviazione per andare a fare delle fotografie in prossimità di una cascata facilmente accessibile, dopodiché prendiamo un altro sentiero che ci porterà fino alla Peters Pool; là dove un tempo arrivava il fronte del Franz Josef, a diversi kilometri da dove si trova ora, è rimasto solo questo laghetto di origine glaciale dove nuotano placide diverse anatroccole. Insomma, gli effetti del surriscaldamento globale qua si vedono in tutta la loro drammaticità.

Discorso a parte rispetto ai sentieri che possono essere affrontati da soli va fatto per le escursioni che portano direttamente sul ghiacciaio. Ci sono svariate compagnie che propongono il pacchetto, si parte dal centro di Franz Josef con l’elicottero, si arriva sul fronte e da lì parte l’escursione in sicurezza con una o più guide, i costi si aggirano sui 400 NZ$. Noi non abbiamo provato perché in quota c’era parecchia nebbia, ma sicuramente dev’essere un’esperienza emozionante.

Cena da Alice May, uno dei migliori della vacanza per rapporto qualità/prezzo! Pietanze tipicissime e cucinate molto bene, unite ad una buona dose di simpatia dei gestori… ecco servito il menu per una perfetta cena nz style!

FOX GLACIER – QUEENSTOWN

Oggi sveglia prestissimo, quella che ci aspetta è in assoluto la tappa più lunga dell’intero viaggio, anche se intervallata da diverse soste. La prima è proprio al Fox Glacier, considerato ancora più bello e meno turistico del F.J.. Sarà che oggi c’è il sole e sono le 8.30 del mattino ma in effetti lo scenario è per certi versi ancor più bello, anche se alla resa dei conti non saprei scegliere tra i due, sono entrambi da visitare! Anche in questo caso optiamo per il “Fox Galcier Valley walk”, l’ultimo tratto è abbastanza pendente però comunque è una passeggiata agevole e più corta di quella del Franz Josef; infatti in mezz’ora scarsa siamo già ai piedi del ghiacciaio, sostiamo per qualche foto di rito, ci godiamo in pace il silenzio di quest’ora del mattino e rientriamo, oggi nessun Kea in vista, purtroppo! Mi sento di consigliare assolutamente la visita ai ghiacciai fuori degli orari di maggiore affluenza, o al mattino relativamente presto o tardo pomeriggio, stagione permettendo.

La strada che percorreremo per arrivare a Queenstown, capitale degli sport estremi, è considerata la più panoramica della NZ; in effetti nel giro di un’ora si passa dalle spiagge del Mar di Tasmania, all’Haast Pass, un vero e proprio passo di montagna con altissime cime ancora innevate a fare da contorno… siamo entrambi esterrefatti…ovunque laghetti glaciali dai colori turchesi accesi, fino ad arrivare alla meraviglia delle meraviglie per me (forse perché lo si vede all’improvviso dietro una curva) ovvero il Lake Hawea… nessun termine che esprime meraviglia e stupore gli potrà rendere sufficiente giustizia, è da ammirare, in silenzio ringraziando Madre Natura per gli spettacoli che ci offre!

In questo tratto di strada sono state create in vari punti delle aree di sosta fotografica, cosa mai vista, eppure molto utile… non ne ho saltata una! Inevitabilmente la durata del viaggio si allunga ma ne vale assolutamente la pena!

Consolati solo da qualche cracker che per fortuna avevamo di scorta verso le 16 arriviamo a Wanaka, località molto frequentata dai giovani sulle sponde dell’omonimo lago e ci concediamo un graditissimo sandwich! Purtroppo il ritardo sulla tabella di marcia mi impedisce di andare alla ricerca del “That Wanaka Tree”, fotografatissimo simbolo della città… deve rimanere in una zona un po’ fuori dal centro ma purtroppo mi dovrò accontentare di vedere le foto degli altri, anche se mi rode parecchio!

Su consiglio della ragazza della panetteria anziché tornare indietro a riprendere la Hwy6, tagliamo per una strada secondaria che passa da Cardrona, nota località sciistica durante la stagione invernale; le condizioni della strada sono ok quindi ci avventuriamo… al termine di una strada tortuosa arriviamo in cima ad un passo, siamo quasi a 2000 mt, ed ecco laggiù il Lake Wakatipu e la nostra destinazione finale… Queenstown!

Arriviamo al Copthorne Hotel & Resort Lakefront, ottima sistemazione, stanza vista lago…dopo una doccia ristoratrice ed un po’ di riposo andiamo in centro Queenstown per cena… è venerdì sera, è pieno di gente, sul lungo lago ci sono diversi locali dove suonano dal vivo… we like it! Ad ogni modo non facciamo tardi, domani ci aspetta Milford Sound!

MILFORD SOUND

Da tutti considerata la regina delle attrazioni neozelandesi… oggi lungo, lunghissimo viaggio verso le remote zone del Fiordland NP, alla scoperta del rinomato Milford Sound o Piopiotahi in maori! Inizialmente volevamo andare in macchina, ma le previsioni meteo decisamente nefaste, e quindi il conseguente obbligo di dotarci di catene da tenere a bordo, ci ha fatto propendere per la combinazione autobus con fermata davanti all’hotel fino a Milford Sound e crociera sul fiordo della durata di due ore. Noi abbiamo prenotato on line sul sito della Awesome NZ, veloce e comodissimo, ma volendo in centro a Queenstown ci sono svariate agenzie presso le quali prenotare direttamente.

Nella scelta sul da farsi bisogna tenere conto che la strada – in particolare in una giornata di brutto tempo (sono circa 200 all’anno con un media di 16 metri, sì metri, di precipitazioni annue!) – è molto stretta ed in prossimità del Homer Tunnel è parecchio ripida, e spesso alle 5 di pomeriggio chiudono il tunnel, quindi bisogna fare in fretta a rimettersi in moto da Milford, senza contare le 5 ore di viaggio da Queenstown (circa 3 da Te Anau)… il rischio che diventi una giornata sfiancante è molto elevato. Per cui col senno di poi posso dire che, nonostante lo scetticismo iniziale, siamo stati davvero soddisfatti della scelta. L’organizzazione è svizzera, come concordato alle 7.45 in punto l’autobus ci ha prelevati dall’hotel, a bordo un autista-guida che fornisce tante informazioni su Milford e la sua storia, wi-fi gratuito, finestrini panoramici (anche il tetto era tutto vetri!) per non perdersi nessuno spettacolo durante il tragitto, una sosta un po’ più lunga a Te Anau per colazione ed eventuali acquisti ed un paio di soste panoramiche lungo il percorso. Verso le 12 arriviamo a destinazione e saliamo a bordo della goletta della Southern Discoveries con la quale faremo il giro sul fiordo; come previsto nel pacchetto ci viene servito il pranzo a buffet: a differenza di altri nostri compagni di avventura non mangiamo molto perché le condizioni meteo sono decisamente peggiorate ed il mare è in burrasca… meglio evitare disastri!!! Terminato il tempo dedicato al pranzo, finalmente partiamo alla scoperta del fiordo…la pioggia incessante non ci consente di vedere granché, certo è che scendono cascate da ogni dove, questa terra è intrisa d’acqua! Arriviamo sotto il Mitre Peak, che però non si vede nella sua maestosità perché è parzialmente coperto dalla nebbia…è divertente il fatto che con la barca ci si avvicina molto alla base di alcune cascate e si possono fare foto fantastiche, bagnandosi come pulcini nonostante le cerate fornite direttamente dalla compagnia… ma non si può perdere quest’esperienza assolutamente elettrizzante!

Un raro barlume di sole permette di vedere una famiglia di otarie saldamente attaccate ad una serie di rocce, caspita che coraggio stare in balia delle onde con questo tempo! Purtroppo non ci è consentito uscire in mare aperto date le condizioni proibitive quindi rientriamo passando dall’altro lato del fiordo… anche qua cascate a non finire!

Saliamo sull’autobus e, dopo aver prenotato l’escursione per il giorno dopo alle Glowworm Caves di Te Anau, ci facciamo una bella dormita per tutto il viaggio di ritorno!

Che dire, Milford Sound è sicuramente un luogo da vedere, perché dal punto di vista naturalistico è sorprendente, con queste vette altissime che scendono vertiginosamente fino al mare… certamente si apprezza maggiormente in una bella giornata di sole, come l’abbiamo visto noi lascia ahimé un po’ un senso di incompiuto!

Col senno di poi sarebbe stato bello visitarlo con una delle crociere che prevede il pernottamento a bordo, per viaggiare lungo il fiordo in notturna… dev’essere un’esperienza unica!

TE ANAU

Lo sconvolgimento dei piani relativamente alla gita a Milford Sound ci consente di prendercela con calma…Queenstown è nota come capitale delle attività ad alto tasso adrenalinico, dal bungee jumping al paracadute, allo swing bridge… non essendo dei veri cuor di leone ci accontentiamo di risalire il lago Wakatipu a tutta velocità con improvvisi giri a 360° in K – Jet!

Dopo pranzo ci mettiamo in viaggio per raggiungere Te Anau tramite una strada panoramica, tutta prati verdi, mucche, pecore e allevamenti di cervi (sì, avete letto bene!), per arrivare in tempo per la gita delle 17 alle Glowworm Caves prenotate ieri…o almeno così avremmo dovuto fare… purtroppo le piogge torrenziali del giorno prima hanno inondato le grotte che sono pertanto inaccessibili per un paio di giorni… sfiga nera! così, dopo aver perso le Glowworm Caves dell’isola del Nord ci tocca saltare anche quelle del Sud… è proprio destino che non riesca a vedere questi vermiciattoli fluorescenti!

Ne approfittiamo per fare una passeggiata lungo il lago Te Anau, meraviglioso coi colori del tramonto! Per gli appassionati escursionisti segnalo che Te Anau è il punto di partenza di due dei 10 sentieri più belli al mondo che, attraverso percorsi diversi, ed almeno un paio di giorni di cammino, consentono di arrivare fino al Milford Sound.

DUNEDIN

Questa parte finale del viaggio sembra segnata negativamente, ma non ci perdiamo d’animo! Infatti avevamo programmato di arrivare fino a Bluff, il punto più a Sud della NZ, a soli 2500 km dall’Antartide (wow!) e proseguire verso Dunedin, capitale scozzese dell’emisfero australe, tramite la bellissima strada panoramica che attraversa i Caitlins, con breve passeggiata e sosta al faro di Nuggets Point… ahimé non siamo riusciti a fare nulla di tutto ciò se non, con qualche difficoltà, arrivare a Dunedin! La nostra guida, come una sorta di presagio, avvertiva che la strada dei Caitlins è tanto bella nei giorni di sole quanto un inferno nelle giornate in cui spira il terribile vento antartico che spesso flagella queste zone… ovviamente a noi è capitata la seconda opzione, in combinato con una perturbazione che ha portato acqua a catinelle per una giornata intera…abbiamo provato ad arrivare fino ad Invercagill ma il cielo nero, il vento che spirava a circa 120 km/h, la pioggia che a causa del vento arrivava addirittura in orizzontale (!) abbiamo desistito dall’andare oltre, così abbiamo ripreso la Hwy1 e, dopo aver visto la grandine, un fulmine che ha fatto saltare probabilmente i ripetitori telefonici visto che i cellulari sono rimasti isolati per un’ora buona, ancora piogge torrenziali, finalmente ci siamo tirati fuori dalla perturbazione giunti ormai quasi a Dunedin… lasciamo le valigie in hotel e ci informiamo con la reception se è ancora possibile prenotare una delle escursioni guidate ai luoghi dove nidificano i pinguini nella Otago Peninsula, visitabili al tramonto…purtroppo sono quasi le 17 e non riusciamo a trovare nulla, gite già partite o disponibilità esaurita…ma non voglio deprimermi quindi, guida alla mano, leggo che all’estremità nord della Otago Peninsula, a Taiaroa Head, si trova Pilot Beach, dove i pinguini minori rientrano nei loro nidi verso l’ora del tramonto…peraltro è anche una zona dove si possono avvistare gli Albatross, quindi partiamo in fretta per non perdere questa occasione unica!

L’Otago Peninsula si estende poco fuori Dunedin ed è attraversata da una strada a tratti molto stretta ma che offre scorci fantastici nonché un’ampia varietà di fauna autoctona facilmente avvistabile! Si susseguono una serie di piccoli villaggi marinari molto caratteristici fino ad arrivare all’ultimo tratto dove la strada si inerpica su per la collina fino ad arrivare a Taiaroa Head! Il cielo si è rasserenato ma in compenso soffia un vento talmente forte che ci impedisce di rimanere fermi! Entriamo prima al Visitor Centre, per scoprire qualcosa di più sulle abitudini dei pinguini blu, tipici della NZ, e degli Albatross, di cui questa è l’unica colonia al mondo sulla terraferma… wow!

Appena usciti fuori, veniamo attirati da una folla di curiosi col naso all’insù, guardiamo il cielo ed una enorme figura di uccello ci compare davanti agli occhi… ecco l’Albatross reale, signori! I gabbiani che gli volano vicino sembrano pulcini a confronto! Peraltro questi ultimi non riescono a reggere la forte corrente contraria del vento mentre l’altro non sembra minimamente toccato da tutto ciò, continua il suo placido volo come nulla fosse!

A questo punto andiamo ancor più speranzosi verso la spiaggia… abbiamo visto l’albatross perché non dovremmo vedere anche i pinguini? Al Visitor Centre abbiamo letto che tra i più temibili predatori dei pinguini ci sono le otarie, e quando queste si appostano sulla spiaggia in attesa di un lauto pasto i pinguini, animali intelligentissimi, non si fanno vedere! Mentre giro per la spiaggia usando lo zoom della macchina fotografica come cannocchiale un improvviso lamento mi fa sussultare! Non mi ero accorta di essere a pochi metri da una gigantesca otaria… ahhhh che paura! Però, nonostante l’avvertimento si è fatta immortalare in tutte le pose! peccato però che, nonostante un’attesa di oltre mezz’ora dal tramonto del sole, i piccoli pinguini non si siano fatti vedere…beh almeno ci abbiamo provato ed è stata comunque un’esperienza unica!

Col senno di poi consiglio assolutamente di prenotare per tempo una delle innumerevoli visite guidate al tramonto, vedere questi animali in libertà non ha prezzo!

La sera abbiamo cenato al ristorante italiano consigliato dalla LP… che emozione scoprire una passione in comune per Fabrizio de André col proprietario di origine italiana e sentire cantare nel mio dialetto a così tanta distanza da casa! “Etrusco at the Savoy” è il nome del locale, da provare!

CHRISTCHURCH

Colazione e giretto in centro a Dunedin, che richiama il nome gaelico di Edinburgo (ovvero dun eideann)…è in effetti una città molto europea soprattutto nell’architettura, come si può notare ad esempio nella splendida “First Church of Otago” o nella Railway Station. La vita gira intorno alla piazza principale, The Octagon. Dunedin è peraltro la città universitaria di riferimento per l’isola del sud, infatti pullula di ragazzi ed è abbastanza vitale la sera!

Terminato il nostro giro per la città, ci spostiamo verso l’ultima tappa di questo fantastico viaggio… Christchurch.

Risalendo a Nord facciamo una sosta alle Moeraki Boulders, incredibili formazioni rocciose perfettamente sferiche, come biglie dimenticate da giganti sulla spiaggia…la Nuova Zelanda è così, stupore e meraviglia in ogni dove! Silenzio, poca gente, spiaggia chilometrica e cielo terso, un paradiso insomma! Questa zona è soggetta a maree, noi siamo stati fortunati perché senza programmare abbiamo trovato la bassa marea ma, se si ha tempo di farlo, è meglio cercare su internet gli orari di alta e bassa marea per arrivare nel momento migliore per osservare questo insolito spettacolo della natura!

Arriviamo verso sera a Christuchurch, durante il viaggio, leggendo anche la guida, ci siamo preparati a visitare una città profondamente ferita dal violento terremoto che l’ha distrutta nel 2011… anche se vedere tutto questo dal vivo è stato di grande impatto emotivo.

Il motel dove alloggiamo è forse uno dei peggiori di tutta la vacanza, quindi facciamo di tutto per uscire dalla stanza il prima possibile…è quasi ora di cena e – vinti dalla fame ci rechiamo in un locale consigliato, Fiddlestick, vicino al Canterbury Museum in ricostruzione, dove svetta a caratteri cubitali e multicolor una scritta di speranza per la città: “everything is going to be alright”! In effetti la scelta si è rivelata ottima, abbiamo mangiato e bevuto molto bene!

Il mattino seguente sveglia di buona lena, vogliamo girare il centro e poi abbiamo prenotato l’Antartic Centre, proprio di fronte all’aeroporto, ultimissima tappa di questo meraviglioso viaggio.

L’impatto con le zone più colpite dal terremoto è stato fortissimo; i segni sono ancora molto evidenti, ciò che lascia più sgomenti è la cattedrale anglicana, completamente sventrata… ovunque ci sono gru ed operai che si occupano di ricostruire dalle macerie, ed un importante segnale di positività si riscontra visitando “RE: start Mall”, una serie di container colorati che ospitano quei negozi che un tempo stavano in centro e dopo il terremoto non hanno più avuto una sede. Assolutamente da non perdere è la visita a Quake city, che fa ben comprendere come può cambiare improvvisamente la vita delle persone, anche se gli abitanti di Christchurch sono abbastanza preparati, visto che la citàà è costruita su una faglia e spesso è soggetta a terremoti.

Dal centro ci spostiamo all’Antartic Centre, frutto di una collaborazione scientifica tra Italia, USA e NZ per cercare di svelare i segreti dell’Antartide…finalmente riusciamo a vedere da vicino i pinguini, anche se questi sono quelli in riabilitazione e quindi un po’ malandati! Simuliamo poi una gita sul cingolato utilizzato in Antartide come mezzo di trasporto e soprattutto una vera e propria tempesta antartica con venti forti e freddissimi, la temperatura che si sviluppa è di gran lunga sotto lo zero… copritevi!

A questo punto non ci resta che dirigerci in aeroporto… la vacanza è finita ma il ricordo di queste emozioni ci accompagnerà per sempre!



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