Mas Vale a… Valencia!

Quattro giorni tra sole, mare e cultura nella terza città della Spagna
Scritto da: motta d.
mas vale a... valencia!
Partenza il: 01/10/2018
Ritorno il: 04/10/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Data l’imprevedibilità del clima quest’anno quale potrebbe essere nel mese di ottobre una meta economica che abbini mare (ogni tanto ci vuole), sole e un po’ di cultura? Ma naturalmente… VALENCIA! Detto fatto. Partenza alle ore 08:45 da Oro al Serio con Ryanair il giorno 01 ottobre e rientro alle ore 21:55 il giorno 04 al prezzo di 83,21 €.

PRIMO GIORNO

L’aereo atterra puntualmente all’aeroporto di Valencia alle 10:45. Il volo, della durata di circa 2 ore, è stato reso più divertente da una proposta di matrimonio “ad alta quota” fatta da una passeggera al suo futuro marito…che (purtroppo per lui) ha accettato. Immediate le condoglianze allo sposo da parte mia. Appena ritirato il bagaglio mi fermo all’ufficio turistico per prendere il solito corredo di mappe e guide e subito dopo in quello della metropolitana dove, per 25 €, acquisto la tourist card valida per tre giorni. Questa consente l’accesso illimitato a tutti i mezzi pubblici per un periodo di 72 ore a partire dalla prima convalida. Inoltre permette di avere notevoli sconti (o addirittura ingresso gratis) in diversi luoghi di interesse della città. La tessera comunque è corredata di guida. Raggiungere L’albergo è piuttosto semplice: devo prendere la linea verde fino all’altro capolinea Martin-Serreria e poi proseguire a piedi per circa 10 minuti. La metro è pulita e veloce. Valencia è la terza città della Spagna per grandezza e ha ben 9 linee della metropolitana. Accidenti!! Nella città sono ufficiali due lingue, il castigliano (o spagnolo) e il valenciano, il nome storico e ufficiale utilizzato dalla Comunità Valenciana per indicare la lingua parlata, molto simile al catalano. Arrivo in albergo alle ore 12:45 circa. Si tratta dell’hotel Marina Atarazanas, un quattro stelle a 15 minuti a piedi dalla spiaggia di Las Arenas, prenotato su Booking al prezzo di 148,50 € per tre notti, più 18 € di colazione a parte. Lo consiglio a tutti per la sua posizione strategica rispetto al centro (raggiungibile con la metro), alla spiaggia e alla città delle arti e della scienza (20 minuti a piedi). Il check-in purtroppo è alle ore 14:30 per cui, dato che ormai è ora di pranzo, decido di tappare il buco nello stomaco in uno dei numerosi locali della zona. Ne scelgo uno a caso proprio dietro l’albergo dove, con 11,10 €, mi sazio con un piatto di calamari, una porzione di crocchette di patate e mezzo litro di acqua gasata. Non molto abbondante ma buono. Proseguo il giro a piedi fino ad arrivare alla playa de Las Arenas, una delle più famose della città. La spiaggia è enorme, molto pulita e con un bellissimo lungomare costellato di ristorantini invitanti. La temperatura è ottimale: 27°C, e la brezza che spira dal mare rende assai gradevole la permanenza sulla battigia (cosa che devono pensare anche i numerosi bagnanti di tutte le età). Effettuato un primo giro di perlustrazione torno sui miei passi per effettuare il chek-in e riposarmi un poco. La stanza è molto bella e pulita, situata al settimo piano e con una splendida vista sulla città. Il bagno è assai grande (anche se manca la porta) e dotato di doccia e vasca idromassaggio (che utilizzerò più volte). Molto curiosa la presenza di una luce rossa (di cui mi sfugge la funzione) che illumina il bagno come una camera oscura. Boh. Tuttavia l’albergo è un po’ trascurato e credo che meriti al massimo tre stelle. Dopo essermi rinfrescato un po’mi dirigo verso il centro città, dove arrivo con la metropolitana verde scendendo alla fermata di Xativa. Attraverso plaza del Ajuntamento e arrivo fino alla Piazza del Mercato, dove si trova il Mercato Centrale, che però scopro essere aperto solo fino alle 15:30. Con 3 € mi consolo con un ottimo gelato preso in una gelateria attigua gestita da due simpatiche italiane e mi dirigo quindi senza indugi alla Cattedrale, che dista pochi minuti di cammino. Questa risale al tredicesimo secolo e venne edificata su un terreno considerato sacro dove erano già state costruite un tempio romano e una moschea. La visita inizia dal Micalet, la torre che sovrasta la cattedrale e che offre, per soli 2 €, un fantastico panorama su tutto il centro storico, anche se a prezzo di qualche sforzo per raggiungere la cima. L’ingresso alla cattedrale vera e propria costa solo 5,50 € grazie alla tourist card. Il “pezzo forte” è costituito dal Santo Graal, il calice che Gesù pare abbia utilizzato durante l’ultima cena, custodito all’interno, in una cappella separata. Molto suggestivo. La visita mi porta via una buona mezz’ora e all’uscita decido ti tappare il buco che sento nello stomaco con un piatto tipico valenciano: un bocadillo con prosciutto crudo (4,95 €) che qui dicono essere molto saporito… e con ragione. Al termine dello spuntino decido di girare senza meta per il centro storico respirando a pieni polmoni l’atmosfera della città. Alle 19:30, un po’ per pigrizia e un po’ perché la stanchezza comincia a farsi sentire, mi fermo a cenare in un Mc Donald’s a due passi dalla cattedrale dove, con 6.60 €, mi sazio con un big mac menù. Dopo un ulteriore passeggiata digestiva nel centro città decido di tornare in albergo per un meritato riposo. Mi fermo però a fare qualche scatto alla fontana in plaza de Ajuntamento, che dopo il tramonto si illumina cambiando di colore.

SECONDO GIORNO

Si comincia con una robusta colazione continentale, non molto varia ma sicuramente abbondante. Caffè, frutta, formaggi, salumi… non mi faccio mancare niente. Subito dopo mi reco nuovamente nel centro città con la metropolitana verde. Fortunatamente anche oggi il tempo è magnifico. Nel tragitto mi colpisce la quantità di piste ciclabili e di negozi che affittano biciclette, tanti da avere poco da invidiare alle capitali del nord Europa. Attenzione ai più freddolosi: all’interno dei vagoni della metro l’aria condizionata funziona anche troppo bene. Brrrr… Volevo iniziare con una visita alla Plaza de toros, proprio alla fermata di Xativa, ma dato che la stagione delle corride è lontana l’edificio è chiuso. Pazienza. Mi dirigo subito allora verso Piazza del Mercato, dove si trova la Lonja de la Seda, una delle principali attrazioni di Valencia. Si tratta di una specie di antica borsa valori, costruita agli inizi del sedicesimo secolo come centro di attività commerciali e culturali, che nel 1966 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Con la tourist card oltretutto l’ingresso è gratuito. Molto spettacolare la stanza delle colonne o stanza dei contratti, dove i mercanti si riunivano per firmare i contratti. Concepita come un tempio al commercio, il suo interno rappresenta un’allegoria del paradiso, con le colonne che ricordano le palme e le cupole come simbolo della volta celeste. La visita dura circa 45 minuti e al termine, visto che ormai è quasi ora di pranzo, entro nel Mercato Centrale, che si trova proprio li accanto. E’ una struttura in acciaio, con vetrate colorate e ceramiche dipinte a mano, che al suo interno ospita ben 959 banchi di prodotti freschi creando un intreccio di colori, odori e sapori che stuzzicano l’appetito. Lasciate ogni dieta o voi che entrate direbbe Dante. In effetti sembra che uscire senza avere gustato un panino col prosciutto di Salamanca non sia cosa da fare. E chi sono io per andare contro una tradizione consolidata? Mi rifocillo quindi un bocadillo con prosciutto (2,50 €), un succo di frutta fresca (1 €) e una macedonia (2 €), tutti buonissimi e consumati rigorosamente in piedi. Dopo avere speso anche una dozzina di euro in souvenir vari mi dirigo verso l’uscita per prendere un caffè in uno dei bar adiacenti e riposarmi un po’ le gambe. Al termine gironzolo un po’per il centro storico, arrivando fino alle Torre del Serranos, una delle dodici porte che si aprivano nelle antiche mura della città, sulla quale però non salgo. Proprio li davanti infatti si aprono i Jardines del Turia, assolutamente da vedere. Si tratta di un parco di 110 ettari, che si snoda per buona parte della città ed è il più grande giardino urbano di Spagna. Dopo la grave alluvione avvenuta dell’ottobre 1957 che causò gravi danni e uccise molte persone, si decise infatti di deviare il fiume fuori dai confini della città e di realizzare dei giardini nel suo vecchio letto. Oggi ospitano, campi da calcio, centri sportivi, piste ciclabili, fontane e sono una delle mete preferite dei valenciani per trascorrere il tempo libero. Naturalmente non percorro per intero i 19 km di lunghezza del parco ma solo una piccola parte e al termine, data la stanchezza, me ne torno in albergo per sdraiarmi un po’ (e usare la vasca idromassaggio). Per la cena mi oriento su uno dei tanti locali dalle parti dell’hotel che preparano i “platos combinados”, cioè una specie di piatto unico, e per 6,90 € prendo 2 uova, patate fritte, pollo, una lattina di sprite e un caffè. Buono. Al termine mi dirigo verso la città delle arti e della scienza, che si trova da quelle parti, a circa 2 fermate di autobus. Ovviamente di sera è tutto chiuso ma volevo fare qualche scatto in notturna della struttura. Con mia grande sorpresa scopro che anche dopo le 21:00 il parco li attorno è frequentato da una fauna davvero variegata: persone che fanno jogging, un gruppo di cinesi che fanno thai chi, ciclisti e altri ancora. Ma la visita vera è propria è rimandata a domani. Adesso è ora di riposare.

TERZO GIORNO

Dopo una abbondante colazione, di buon mattino, eccomi alla città delle arti e della scienza, che dista solo 20 minuti di cammino. Prima di arrivare mi fermo a el corte ingles, un centro commerciale li accanto, e scopro che hanno orari molto “morbidi”. Dal lunedì al sabato aprono alle 10:00 e chiudono alle 22:00 mentre la domenica aprono addirittura alle 11:00 e chiudono alle 21:00. Se la prendono comoda questi valenciani. La città delle arti è un complesso architettonico, costruito dagli architetti Santiago Calatrava e Felix Candela a partire dal 1996, composto da cinque differenti strutture, suddivise all’interno di tre aree tematiche: arte, scienza e natura. Si possono scegliere diversi tipi di biglietto, a secondo delle preferenze. Io scelgo, al costo di 31,70 € (grazie anche alla tourist card), quello che comprende il Parco Oceanografico, il Museo della Scienza Principe Felipe e l’Hemisferic. Si può anche suddividere la visita in due giornate, scelta che consiglio a chi ha più tempo a disposizione. Data la mia passione per gli acquari comincio subito dal Parco Oceanografico, che si estende su una superficie di 110.000 metri quadri ed è uno dei più grossi acquari d’Europa. Al suo interno trovano posto circa 500 specie di animali diversi per un totale di più di 40.000 esemplari, suddivisi in 4 aree geografiche principali: Mediterraneo, artico, oceano e tropici. Il parco (anche se non sono un fan degli zoo) è a dir poco stupendo. Gli animali sembrano tutti in ottima salute fisica e mentale. I “fiori all’occhiello” sono un tunnel sottomarino dentro gli acquari, i beluga e i trichechi, nella sezione artico. Piuttosto deludente invece lo spettacolo dei delfini; mi aspettavo di meglio. Per visitare tutta la struttura mi ci vogliono più di tre ore e all’uscita, visto che il caldo si fa sentire, di disseto con una delle specialità di Valencia: un bel bicchiere di orzata (2,80 €). Visto che il tempo è tiranno mi dirigo senza indugio verso il Museo della scienza principe Felipe. Si tratta di un museo scientifico interattivo con la forma che ricorda vagamente lo scheletro di un enorme dinosauro e che meriterebbe una visita meno frettolosa di quella che ho fatto io. Purtuttavia ho molto apprezzato la ricostruzione di una catena di DNA alta 10 metri, la mostra dedicata ai dinosauri (completa di copia di un dinosauro in grandezza naturale) e soprattutto quella dedicata ai mattoncini lego. Qui, nella sezione Mezzi di Trasporto, dove troviamo fedeli ricostruzioni in scala di automobili, aerei, treni e navi, troneggia maestosa una copia del Titanic lunga almeno tre metri. Nella sezione Spazio troviamo addirittura un modello dello Shuttle sulla rampa di lancio alta più di due metri. Tutto fatto solo con i celebri mattoncini. Mitico. All’uscita mi concedo uno spuntino al bar del museo e con 6,50 € mi rifocillo con un panino col formaggio, una brioches e un caffè, il tutto veramente pessimo. Bocciato. Mi avvio quindi verso l’Hemisferic che si trova appena fuori dalla struttura. Questo è una sorta di cinema in 3D (ma senza uso di occhiali) al cui interno vengono proiettati, su uno schermo di quasi 900 metri quadri, film tridimensionali Imax. La sua forma ricorda la gigantesca metà di un occhio umano, che diventa completo grazie al suo riflesso sull’acqua. All’ingresso viene fornita una cuffia con cui si può selezionare la lingua dell’audio e per mia fortuna c’è anche l’italiano. Il film, un documentario sui parchi del Nord America, comincia con 40 minuti di ritardo sul programma e dura meno di un ora ma quando inizia la proiezione rimango a bocca aperta. L’effetto tridimensionale è incredibile e assolutamente realistico. Quando all’inizio la voce narrante diceva che si sarebbero potuti avere fenomeni di vertigini, nausea o svenimenti non esagerava affatto. Le riprese aeree fatte coi droni ti danno l’illusione di volare come se fossi un aquila. Consiglio a tutti indistintamente questa esperienza… anche, se a prezzo di qualche capogiro magari. Al termine torno in albergo per riposarmi e rinfrescarmi. Per la cena, con 8,00 € mi sazio con un plato combinado a base di uova, prosciutto, patatine e coca cola che mi lascia del tutto soddisfatto. La serata prosegue al Barrio del Carmen, il quartiere della movida valenciana, dove si trovano i ristoranti più eleganti, molto frequentato dai turisti e dalla gioventù locale. Questo si trova nel centro storico, proprio dietro la Lonja de la Seda, per cui… solita metropolitana e camminatina. Anche se ho già mangiato, è bello perdersi in questo dedalo di vicoli e viuzze, sentendo i rumori e gli odori che escono dai vari locali. Dopo qualche scatto in notturna nel barrio e nel centro storico decido di tornare in albergo per un meritato riposo. Purtroppo però perdo l’ultimo treno e sono costretto a prendere un taxi per tornare in hotel. Per mia fortuna riesco a dividere la spesa con una simpatica coppia di tedeschi incontrati alla fermata della metropolitana che andavano nella mia stessa direzione, spendendo quindi solo 3 €. Conveniente.

QUARTO GIORNO

La mia ultima giornata a Valencia sarà all’insegna della tintarella e del relax…almeno la seconda parte. Dopo una abbondante colazione mi dirigo verso il centro storico per prendere qualche souvenir nei negozi già adocchiati in precedenza e vederne gli ultimi angoli che mi mancavano. Arrivo senza fretta alle Torres de Quart, una delle antiche porte della città. L’ingresso è gratuito grazie alla tourist card e il panorama dalla sommità è davvero incantevole, oltretutto senza barriere di sorta. Vale la pena sobbarcarsi tutti quei gradini per salire. All’uscita entro in una bellissima caffetteria peruviana il cui arredamento è interamente fatto di legno grezzo. Il caffè purtroppo è davvero disgustoso e caro: 1,50 €. Da dimenticare. Meglio sciacquarsi la bocca con un bicchiere di orzata rinfrescante. Mmmmhhh…ottima e dissetante (2,50 €). L’ora di pranzo ormai mi vede cliente abituale del Mercato Centrale, dove mi rifocillo con un bocadillo col chorrizo (3 €), un cono con degli involtini di prosciutto crudo arrotolati (3 €), un succo di frutta al mango (1 €) e una macedonia (1 €). Per recarmi in spiaggia prendo la metro numero 5 fino al capolinea e poi la numero 8. Quest’ultima è la più breve di tutte le linee e si compone soltanto di 4 fermate, giusto fino a la Playa de Las Arenas dove scendo. Purtroppo però, dato che il mio abbonamento è scaduto da un oretta, devo spendere 2,50 € per la corsa singola e più tardi ben 5 € per andare fino all’aeroporto. Il resto del pomeriggio lo trascorro sdraiato in spiaggia a fare provviste di sole e di iodio per l’inverno, dato che il mare non lo rivedrò tanto presto temo. Verso le 18:30 torno in albergo a recuperare il bagaglio e mi avvio verso l’aeroporto. Arrivederci Valencia.

TIRANDO LE SOMME…

Valencia è sicuramente una città dove vale la pena di passare almeno tre o quattro giorni, in qualsiasi periodo dell’anno. Certo è meglio nei mesi compresi tra maggio e ottobre, in modo da potere anche eventualmente fare il bagno. Tuttavia ci sono indubbiamente validi motivi per visitarla anche nei mesi invernali. E’ vicino. E’ facile da girare sia coi mezzi pubblici che con la bici. E’ adatta a tutte le tasche. Si parla una lingua molto simile all’italiano (e anche l’italiano stesso). C’è l’euro. Si mangia bene e spendendo poco. Consiglio a tutti di fare la tourist card almeno per una parte della durata del vostro soggiorno e di tenersi almeno un giorno o due da girare con la bicicletta (cosa che io non ho fatto). I jardines del Turia devono essere molto suggestivi da percorrere in bici. La grande quantità di piste ciclabili poi consente di girare la città in tutta tranquillità. Per quanto riguarda il pernottamento ce n’è per tutti i gusti e per tutti i portafogli. Io personalmente consiglio di spostarsi un pochino dalla zona centrale e di scegliere qualcosa più verso la periferia, magari nei pressi di una fermata della metro. Gli alberghi del centro sono a volte meno cari ma spesso hanno il bagno in comune. Ricordatevi che alcune dei luoghi di interesse più importanti e la spiaggia si trovano ben al di fuori del centro storico. Con 9 linee della metropolitana e una efficiente rete di mezzi pubblici d’altronde si può arrivare in qualsiasi parte di Valencia in tempi brevi. Anche per il cibo c’è solo l’imbarazzo della scelta. I locali sono tali e tanti che per raccomandarne qualcuno in particolare avrei dovuto prolungare la gita di qualche mese. Anche se gustare un bocadillo in piedi al mercato centrale rimane un must. La città delle arti merita di essere visitata in due giornate (si può acquistare il biglietto che lo prevede), altrimenti diventa veramente troppo stancante e si rischia di non apprezzarla a dovere.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche