Tentazione spagnola: Valencia

Allegra, amante del lieto vivere e della buona cucina, conservatrice nei suoi antichi monumenti ma, al contempo, innovativa e in costante mutamento, capace di miscelare le esigenze dei più giovani con quelle di famiglie e turisti
Scritto da: alvinktm
tentazione spagnola: valencia
Partenza il: 07/10/2014
Ritorno il: 10/10/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Una brezza leggera trasporta il profuma di paella sul vivace lungomare di Playa de Las Arenas, dall’attico di una palazzina una musica techno scandisce la festa di alcuni ragazzi che ballano sorseggiando sangria, poco distante gli intrecci futuristici di vetro, cemento e acciaio progettati da Calatrave nascono dalla terra per fondersi col cielo mentre nel letto del Turia dei bambini giocano a calcetto e dalla torre della Miguelita il rintocco delle campana ricorda il trascorrere del giorno. Questa è la mia visione di Valencia.

Allegra, amante del lieto vivere e della buona cucina, conservatrice nei suoi antichi monumenti ma al contempo innovativa e in costante mutamento, capace di miscelare le esigenze dei più giovani con quelle di famiglie e turisti. Poche città hanno saputo cambiare così tanto in così pochi anni pur continuando a onorare il proprio passato ricco di arte, storia, palpabile lungo le vie del centro da Plaza de Ayuntamiento fino alla Torres de Serranos. La terza città di Spagna non delude le aspettative nemmeno del più esigente dei viaggiatori che, accanto ai ricchi costumi tradizionali della festa di Las Fallas potrà trovare locali trendy e negozi alla moda.

CONSIGLI PER RISPARMIARE

Volare a Valencia fuori stagione con Rayanair è davvero economico; se si tiene sotto controllo l’andamento delle tariffe è possibile trovare combinazioni a meno di 40-50 euro a persona andata/ritorno. Dall’aeroporto al centro città, che dista meno di 10 chilometri, il mezzo più economico è l’autobus di linea mentre quello più veloce, ma più costoso, è la metro. Per maggiori informazioni consultate il sito: http://www.valencia-cityguide.com/it/guida-turistica/trasporto/trasporto-dall-aeroporto-al-centro-della-citta.html .

Spostarsi a Valencia è semplice e veloce grazie a una discreta copertura della linea metropolitana che offre ai turisti tariffe vantaggiose, tuttavia se preferite godervi il sole spagnolo senza fretta l’ideale è noleggiare una due ruote (particolarmente indicata per vagabondare lungo i circa 10 chilometri dei giardini Turia, un tempo occupati dal fiume omonimo) per la quale esiste una servizio urbano apposito oltre ai normali negozi di biciclette. Tutti i chiarimenti a questo indirizzo: http://www.valencia-cityguide.com/it/guida-turistica/trasporto/ .

Per quanto riguarda il soggiorno Valencia non è particolarmente cara e su Booking.com potrete trovare interessanti offerte. Se come noi volete optare per l’appartamento, tenete conto che supermercati e centri commerciali sono sparsi in tutta la città e l’assortimento è ampio e variegato; gli scaffali abbondano di tantissimi prodotti italiani e per questo non vi sembrerà di essere partiti. Ovviamente non dovete rinunciare a un pranzo in riva al mare gustando la tradizionale paella che originariamente, a dispetto di quello che si può pensare, era a base di carne, coniglio, legumi, verdure, lumache oltre ovviamente al riso, tutti ingredienti che gli antichi contadini riuscivano a reperire facilmente nelle campagne che lavoravano. Adesso la paella è cucinata in svariati modi ed è in grado di accontentare qualsiasi palato.

Per visitare le principali attrazioni nei periodi di maggiore affluenza consiglio di acquistare i biglietti su internet: per il Bioparco al sito www.reservasbioparcvalencia.es, mentre per la città delle Arti e della scienza all’indirizzo https://tickets.cac.es/internetCAC/entradas-oceanografic-museo-hemisferic.vpi?languageid=1

PARTIAMO ALLA SCOPERTA DELLA CITTà: POMERIGGIO DEL 7 OTTOBRE

Il Bioparco è una di quelle attrazioni che una persona non si aspetterebbe di visitare a una manciata di minuti dal centro cittadino eppure, oltrepassato il lungo ponte all’estremità orientale dei giardini Turia, ci si ritrova catapultati nella calda savana africana come se per incanto una macchina degna dei migliori film di fantascienza ci avesse trasportato all’istante in Africa. Se pensate a uno zoo state erroneamente cadendo in un superato quanto spiacevole cliché perché qui le gabbie sono bandite e gli animali vagano liberi in ambienti naturali sapientemente ricostruiti e a loro famigliari. Sembra di poterli sfiorare semplicemente allungando la mano ed è un privilegio osservarli muovere in un’area apparentemente selvaggia.

Una delle emozioni offerte dal parco è il potersi sedere ai tavolini in legno del bar ristorante mimetizzato in una capanna dal tetto in paglia, come fosse uno di quei lussuosi lodge prenotati dai turisti durante i safari, e ammirare gli animale sfilare a pochi passi da noi. Solo uno specchio d’acqua abitato da grossi pesci ci separa da una distesa prativa, interrotta qua e là da aree sabbiose, sulla quale eleganti giraffe passeggiano tranquille fra un branco di antilopi e di solitari uccelli dalle zampe slanciate e il lungo becco arancione. Più distanti, un leone con la sua leonessa dormicchiano sdraiati all’ombra di grandi blocchi rocciosi dalle sfumature rossastre mentre nella foresta di baobab placidi elefanti sollevano nuvole di terra con le loro proboscidi. E’ meraviglioso restare in silenzio a guardare tutto questo, ascoltando i suoni della natura e sorseggiando un cocktail come dei veri signori viaggiatori. La scoperta della savana procede incontrando gli occhietti curiosi dei piccoli suricate, continua nella grande voliera, fiancheggia gli habitat di porcospini, manguste, iene, facoceri, si avvicina alle simpatiche zebre, ai possenti rinoceronti e a tante altre specie animali forse meno conosciute.

Non da meno sono le due aree contigue che ripropongono l’ecosistema delle zone umide e della foresta equatoriale. Qui gli sfuggenti leopardi procedono guardinghi vicini ai simpatici scimpanzé, il bufalo rosso alza la polvere battendo gli zoccoli a terra, le miti tartarughe sonnecchiano tranquille, l’ippopotamo cammina leggero nell’acqua torbida e immobili coccodrilli sembrano preparare un attacco. Ognuno di loro vi trasmetterà differenti suggestioni ma nessuno, sono certa, irromperà nella vostra anima come il grande gorilla maschio dall’espressione intensa e penetrante: pare di fissare negli occhi un uomo, severo e forse un po’ imbronciato. Tutt’altro che serio e sempre pronto a mettersi in mostra gli gironzola attorno un piccolo che si arrampica e assume pose divertenti per farsi guardare dai turisti.

Nel Bioparco si scopre anche l’ambiente del Madagascar che viene introdotto da una magnifica area, dal verde lussureggiante e un bel lago con tanto di spiaggia e cascatelle, popolata dai simpatici fenicotteri rosa in piedi su una zampa sola. Uno di loro è appollaiato in cima a un masso: forse è il capo e vuole tenere sotto controllo il gruppo. Tuttavia di quest’area, l’emozione che custodiremo per sempre nel nostro cuore ce l’ha regalata l’incontro ravvicinato e senza barriere con i lemuri. Questi buffi primati sono una specie endemica protetta del Madagascar e purtroppo alcune delle loro varietà sono a rischio estinzione per colpa della deforestazione e dei bracconieri. Per tali motivi è estremamente importante conoscerli per rispettarli e proteggerli, altrimenti anche i lemuri finiranno nel lungo e triste elenco di specie che l’uomo ha distrutto con il suo agire sconsiderato e privo di scrupoli.

Fissato tale concetto potrete varcare la porta che delimita la loro foresta e lasciarvi rapire dai grandi occhi tondi, sporgenti, arancioni, quasi spiritati e dal musino simile a quello di un furetto, solo un po’ più grande, dei lemuri dalla coda ad anelli. E’ incredibile vederseli atterrare con un salto proprio davanti ai piedi e camminare per nulla impauriti quasi sfiorando le nostre gambe. Fantastico osservarli seduti in posizione umane e scrutarli mentre giocano fra loro; bellissimo ammirare le acrobazie di un lemure indri dal colore bianco e nero e la lunga coda foltissima. Tutto questo è eccezionale e sarà il ricordo indelebile di una giornata unica nel suo genere.

Realtà come quelle del Bioparco di Valencia servono a salvaguardare il mondo animale avvicinandoci a esso con una rinnovata coscienza. Davvero vogliamo rischiare che un giorno, per causa nostra, tutto ciò non esista più? Riflettiamo e agiamo di conseguenza perché il rispetto di ciò che ci circonda nasce dentro ognuno di noi dal momento in cui nasciamo e compiamo i primi passi sulla terra. Sito internet del Bioparco: www.bioparcvalencia.es/en.

8 OTTOBRE

Un giorno è a malapena sufficiente per visitare la mirabile opera architettonica della Città delle Arti e della Scienza (Ciudad de las artes y las ciencias). Le sue forme sono talmente futuriste e al contempo perfettamente integrate con lo spazio circostante che pare impossibile siano state ideate dall’uomo senza l’intervento divino. Certo stiamo parlando dell’architetto e ingegnere valenziano Santiago Calatrave, uno tra i più conosciuti al mondo e le cui creazioni sono sparse in tutti i continenti, ma trattasi sempre di una persona. Cresciuto sotto l’influenza di una altro grandissimo esponente e iniziatore dell’architettura moderna Le Corbusier, la sua grandiosità sta nel riuscire a dare forme all’arte. Calatrave è capace di dipingere su un quadro la natura o di scolpirne un elemento e poi di traslare quest’idea nei complessi costruttivi di rara bellezza che abbiamo la fortuna di ammirare. Lo ammetto, nel caso non si fosse capito sono una sua grande ammiratrice.

Abbiamo scelto di scendere alla fermata della metro Alameda, proprio al centro dell’antico Turia, e di proseguire a piedi lungo i viali dei giardini tra alberi, parchi gioco e grandi fontane tra cui quella del Palazzo delle Musica, fino al cospetto del Palazzo delle Arti Reina Sofia, il primo edificio della ‘Ciudad’ che s’incontra provenendo dal centro cittadino. Questa enorme conchiglia che si schiude verso il basso ospita ben quattro auditorium con tecnologie all’avanguardia per mandare in scena opere teatrali e concerti.

Ai suoi piedi si apre uno specchio d’acqua celeste dal quale emerge un occhio parzialmente coperto da una palpebra dalle lunghe ciglia sotto cui s’intravede la pupilla, una struttura sferica che ospita un cinema IMAX e un planetario per la proiezione tridimensionale di documentari: sto parlando dell’Emisfero (non siamo entrati perché avevamo già assistito a spettacoli simili e volevamo privilegiare la visita delle aree esterne vista la splendida giornata di sole, tuttavia mi sento di consigliarlo se avete a disposizione più di una giorno e non conoscete questo tipo di intrattenimento). Come il grande scheletro di un gigantesco animale disteso a terra, la lunga struttura dalle travi intrecciate del Museo della scienza Principe Felipe allunga strane ombre sull’acqua disegnando stravaganti figure geometriche. All’interno le tante attrazione interattive adatte a famiglie, ragazzi e adulti avvicinano le menti e i corpi a quell’infinito e sempre in aggiornamento mondo delle materie scientifiche. Noi ci siamo divertiti a giocare con la gravità, la luce, l’elettricità e molto altro, sfidando i nostri sensi con le innumerevoli postazioni di prova e seguendo alla lettera il motto del Museo: ‘vietato non pensare, non toccare e non sentire’.

Dopo un’esperienza così impegnativa bisogna rilassarsi all’interno del giardino sospeso di palme del meraviglioso Umbracle, protetto da una robusta quanto leggiadra rete di acciaio, dal quale si ha una vista stupefacente del Ponte dell’Assut de l’Or, la cui struttura di sostegno pare un’arpa o una vela stagliata verso il cielo, e dell’Agorà, ideato per ospitare convegni e manifestazioni sportive e dalla forma di un elmo vichingo.

Chiude questa sfilata di meraviglie uno dei Parchi Oceanici più grandi al mondo al quale perciò, si deve dedicare almeno un pomeriggio. I diversi padiglioni sono immersi in uno scenario quasi tropicale fatto di acqua, massi, arbusti e palme e ognuno di essi ospita diverse realtà marine. Si comincia con l’ambiente mediterraneo per passare alla serra ovale delle zone umide che custodisce una voliera e senza accorgersene ci si trova poi a osservare foche e meduse. Vivaci le tinte dei coralli, coinvolgenti le isole dei leoni marini e gli spettacoli del delfinario, impressionante lo scenario artico con i giocherelloni trichechi e i placidi beluga, spettacolare il tunnel che conduce alla scoperta degli oceani con i tanto temuti squali e le molteplici specie di pesci. L’oceanografico regale un’esperienza elettrizzante, istruttiva e avvicina grandi e piccini a quell’infinito, incredibile e a tratti ancora sconosciuto mondo dei mari e degli oceani. Sito internet della città delle Arti e della scienza: http://www.cac.es/?languageId=1

9 OTTOBRE

Valencia non è famosa solo per i suoi parchi all’avanguardia, la spiaggia lunga ben 3 chilometri merita una visita specialmente in autunno quando la ressa del turismo estivo è ormai dimenticata. La larghissima distesa di sabbia finissima si sussegue a formare Playa de las Arenas, Playa Malvarrosa e Playa de la Patacona e, a mio parere, ha il grande privilegio di essere quasi completamente libera. Qui le lunghe passeggiate sul bagnasciuga sono d’obbligo, così come i tuffi nelle acque tiepide e pulite che degradano dolcemente verso l’orizzonte e, dopo una mattinata di bagni di sole, non si può rinunciare a un piatto di paella proposto dai tantissimi ristorantini che animano il lungo mare. Devo ammettere che anche noi, nonostante non fossimo dei grandi amanti della vita da spiaggia, abbiamo apprezzato l’atmosfera allegra e vacanziera di quest’angolo di Spagna lasciandoci stregare dalle prelibatezze culinarie e dal suo stile di vita rilassato.

Merita una visita anche il porto di Valencia completamente ristrutturato nel 2007 in occasione della trentaduesima Coppa America e dove sono visibili gli hangar delle diverse squadre partecipanti alla competizione velica più famosa al mondo (fra cui quello dell’italiana Luna Rossa).

Nel tardo pomeriggio, prima di rientrare in appartamento, ci immergiamo nella frescura del giardino botanico proprio a due passi dall’imponente Torres de Quart. Quest’oasi svolge un importante ruolo di raccolta vivente di piante non solo per la comunità valenziana ma anche per il resto del mondo. Facente parte dell’Università di Valencia, la sua storia inizia nel lontano 1567 per volontà proprio dell’ateneo che voleva studiare, approfondire e diffondere la conoscenza delle importanti proprietà di piante medicinali. Sorto in un altro luogo, l’attuale giardino fu ricreato nell’attuale ubicazione nel 1802 e per decenni assolse un più ampio compito di analisi su nuove specie vegetali e di riserva per collezioni vegetali. Oggi è una vera e propria aula di botanica a cielo aperto gestita ancora dall’Università ma fortunatamente aperta a chiunque voglia scoprire il labirinto di viali che si snoda tra palme, conifere, felci, piante grasse e acquatiche, alberi di agrumi, arbusti e le particolarità celate nelle serre come orchidee e specie carnivore.

In quest’oasi rinfrescante potrete scorgere un gattino disteso pacificamente al sole sulle pietre porose del giardino roccioso o facente capolino dietro le lunghe foglie carnose di un agave gigante. Qui infatti risiede un gruppo di affettuosi mici accuditi e sfamati dai volontari grazie alle donazioni di residenti e turisti.

10 OTTOBRE

Il centro storico è raccolto, con molte zone pedonali e a traffico limitato, per tali motivi è facilmente visitabile a piedi senza l’ausilio dei mezzi pubblici tuttavia, se proprio si è bloccati da un attacco di mal di gambe, si può salire sulle comode carrozze trainate da cavalli per gustare con altrettanta lentezza le bellezze di Valencia.

La nostra scoperta inizia dalla Torres de Quart, una delle quattro principali porte di accesso alla città attraverso le mura risalenti all’epoca medievale che, insieme alla Torres de Serranos, rappresenta gli ultimi due antichi ingressi ancora esistenti. Seguendo una stretta viuzza su cui affacciano ristorantini e negozi di ogni genere ci si ritrova a breve in Plaza de la Virgen, la più importante piazza valenziana nonché cuore pulsante della vita cittadina.

Gli zampilli della fontana, con la statua raffigurante il Rio Turia attorniata da otto fanciulle simboleggianti i suoi principali canali d’irrigazione, rinfrescano durante le calde giornate estive. L’esterno della Basilica de la Virgen de los Desamparados è estremamente semplice, lineare e a prima vista può deludere, tuttavia una volta entrati nella Cappella Reale a pianta ovale adornata nel sontuoso stile barocco, non si può che rimanere a bocca aperta ammirando le preziose decorazioni.

Vicino alla Basilica sorge la cattedrale che s’impone per la bellezza della facciata, ricca di statue, colonne, capitelli, bassorilievi, e la possanza della sua struttura. Risalente al tredicesimo secolo, in essa si fondono diversi stili architettonici che comunque non stonano fra loro ma anzi, si valorizzano. Vale la pena superare gli oltre duecento gradini di una stretta scala a chiocciola per giungere ai cinquanta metri di altezza del Miguelete, ovvero la torre campanaria, da cui si domina la città e la vista spazia dal mare fino alle montagne. Un’altra attrazione offerta dalla Cattedrale è la sala dei tesori con il celeberrimo Santro Graal. Premetto che in ogni Nazione visitata abbiamo trovato un luogo che vantava di custodire questa reliquia ma si sa che di Santo Graal, quello per intenderci dove Gesù bevve durante la sua ultima cena, ce n’è uno solo e così ci siamo chiesti quante fossero le possibilità di trovarci di fronte all’originale. Poco importante perché ognuno di loro ci ha affascinato sia per il valore oggettivo che per la storia a cui era legato. Per esempio il Santo Calice conservato nella Cattedrale di Valencia ha fusto, manici e montatura della base in oro finemente lavorato e impreziosito da ben 28 perle; è alto 17 cm e la coppa è stata ricavata da un’unico pezzo di agata. Prelevato dal cenacolo di Gerusalemme, pare sia stato portato a Roma da San Pietro e dal suo discepolo San Marco alla famiglia proprietaria della casa dove il Signore celebrò la sua ultima cena. Successivamente, durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano, San Lorenzo pochi giorni prima del suo martirio inviò il Sacro Calice a Huesca (Spagna) per salvarlo. Qui restò fino al 713 e poi passò di mano in mano finché nel 1437 il re di Navarra lo regalò alla Cattedrale di Valencia dove oggi è conservato nella preziosa cappella.

Dopo questa lezione di storia, o leggenda, siamo pronti per immergerci nel frastuono, nei colori, nei profumi e nelle bancarelle del caleidoscopico Mercato Centrale. Costruito nei primi anni del novecento, sia all’esterno che all’interno spicca la grande quantità di vetro e ferro utilizzato nella struttura, elemento capace di rendere il ‘Mercado’ davvero particolare. Di certo ognuno di voi riuscirà a trovare quello che cerca al miglior prezzo in quell’ordinata confusione di frutta, verdura, salumi, noci, pesci, cozze, vongole, granchi e tanto altro.

A pochi metri di distanza, le linee gotiche della Lonja de la Seda (ovvero la Borsa della Seta) si contrappongono alla modernità del Mercato Centrale. Talmente importante è la sua bellezza che il 7 dicembre 1996 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La costruzione iniziò nel 1483 per volere del Consiglio Generale della città che decise di suddividerla in tre sezioni: la grande sala dei contratti usata per concludere transazioni commerciali, la torre a tre piani connessi tramite una scala a spirale e il padiglione del consolato del mare in stile rinascimentale con un magnifico soffitto intagliato e decorato del XV secolo proveniente dal primo municipio della città. Premettendo che tutte le sale sono d’indiscussa bellezza, quella a mio parere più fascinosa è la camera dei contratti per i pilastri slanciati somiglianti a corde intrecciate che sostengono una serie di volte a costoloni.

La scoperta di Valencia non si è ancora conclusa e senza fretta giungiamo in Plaza del Ayuntamiento con gli alti alberi che le fanno da corollario e al centro l’immancabile fontana con zampilli; delimitano lo spazio l’edificio della stazione ferroviaria centrale, il Palazzo del comune e quello delle poste. Ci perdiamo poi nelle viuzze lastricate girovagando senza meta tra Plaza de Rodrigo Botet, con i suoi ristorantini intimi, fino a Plaza Colegio de Patriarca e senza accorgercene capitiamo in Calle San Andres dove, abituati a tenere gli occhi all’insù, scopriamo l’edificio capolavoro dell’arte rococò che ospita il Museo Nazionale di Ceramica Gonzalez Martì. Un tripudio di statue adorna l’ingresso principale e l’intera facciata è decorata con bassorilievi, terrazzini dalle lavorate colonnine e pregiati corrimano, sculture e tocchi di colore. Ammirarlo è un privilegio per gli occhi così come visitarne gli interni scovandone i pezzi di ceramica più pregiati dal Medioevo ai giorni nostri.

Nel tragitto verso l’aeroporto, salutando il caldo sole mediterraneo, ci accorgiamo di aver visitato una città tutt’altro che monotona. Valencia è unica, frizzante, verde grazie agli innumerevoli giardini, giovane, proiettata verso il futuro ma anche gelosa della sua storia e buona conservatrice dei suoi antichi palazzi, capace di restare fedele alle proprie tradizioni senza rinunciare all’innovazione e sempre con quel tocco di leggera allegria che contraddistingue il carattere spagnolo.

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Mercato Centrale

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Plaza del Ayuntamiento

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Palazzo ospitante il Museo Nazionale di Ceramica

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lemure sull'albero al Bioparco

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Savana al Bioparco

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lemure in posa al Bioparco

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l'Umbracle alla città delle Arti e della scienza

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Rinoceronte al Bioparco

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Scorcio della città delle Arti e della scienza

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Plaza de la Virgen



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