Ti racconto Valencia

3 giorni a spasso tra passato e futuro!
Scritto da: Bimbecha
ti racconto valencia
Partenza il: 28/04/2011
Ritorno il: 02/05/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Partiamo da Roma Fiumicino per Valencia con volo Vueling alle 20,35 in perfetto orario; siamo a Valencia alle 22,30 circa. Usciamo dall’aeroporto in cerca di un taxi: è tardi e non ci va di prendere la metro. Il tassista fa partire il tassametro e si avvia, dietro nostra indicazione, verso Plaza de l’Ayuntamiento dove si trova l’hotel che abbiamo prenotato su booking.com: il Melia Plaza. La corsa in taxi dura circa 20 minuti, le strade sono libere e cominciamo a goderci questa nuova meta. Arriviamo in Plaza de l’Ayuntamiento che sono da poco passate le 23, la corsa ammonta a 21 euro. Facciamo il check in presentando il nostro voucher e ci viene assegnata la camera 1003, al decimo piano. Saliamo e ci accorgiamo che le chiavi che ci sono state consegnate non aprono la porta. Francesco è costretto a tornare giù alla reception e a spiegare l’inconveniente ma al secondo tentativo finalmente siamo dentro. La camera ci appare subito accogliente e carina ma abbiamo fretta perché desideriamo mangiare qualcosa in uno dei numerosi fast food in piazza prima di metterci a letto. Sistemiamo alla meglio le cose e scendiamo in strada: dopo pochi minuti di indecisione, entriamo in un fast food americano “Foster’s Hollywood”; l’ambiente è carino e meno impersonale delle altre catene di internazionali. Alle pareti ci sono le locandine di film famosi e anche il menu è ispirato a Hollywood e al mondo americano della celluloide. Scegliamo un piatto misto di onion rings, crocchette e ali di pollo e un panino a testa spendendo un totale di 32 euro. Torniamo in camera molto tardi quando ci rimane solo la lucidità per metterci a letto e dormire fino alla mattina successiva.

Appena svegli, ci affacciamo dalla nostra accogliente stanza al decimo piano e rimaniamo senza fiato per la vista splendida che c’è dalla nostra camera della piazza de l’Ayuntamiento: ha una forma triangolare ed è immensa; nella sua parte più stretta vi è una fontana rotonda che per tutto il giorno regala giochi di acqua e di luce. Il resto della piazza è costituito da un enorme piazzale quadrangolare pavimentato con il marmo su cui danno numerose bancarelle di fiorai. I palazzi intorno sono splendidi, in particolare quello che ospita le Poste e il Municipio. La camera è piccolina ma ben organizzata e piacevole: all’ingresso ha un piccolo disimpegno su cui danno la camera da letto e il bagno. La camera da letto ha la forma di uno spicchio poiché la stanza è ricavata da una specie di torre circolare che sovrasta l’hotel. Gli arredi sono sobri e in bagno non mancano tutte le comodità necessarie.

Comincia la nostra prima giornata alla scoperta di Valencia! Dopo una rapida colazione in un simpatico locale in una traversa della piazza, oggi è la volta del centro storico. Da piazza de l’Ayuntamiento, procediamo verso Plaza Redonda, una piccola piazza di forma circolare che i valenciani chiamano “el clot” (il buco); è una piazza un po’ nascosta dove si danno appuntamento le signore di Valencia di tutte le età per realizzare a mano dei merletti bellissimi con l’aiuto di mille spilli. Tutt’intorno alla piazza ci sono le botteghe dei merciai che vendono stoffe e fili da intrecciare. Attraversiamo plaza Redonda e sbuchiamo in Plaza del Mercado. Qui c’è il mercato coperto più grande d’Europa! E’ un’esplosione incredibile di colori e di profumi e cominciamo a girare tra le circa 900 bancarelle che rendono questo mercato uno spettacolo. La struttura che ospita il Mercato Centrale di Valencia è fatta di ferro e in vetro bianchi con decorazioni floreali; tra le bancarelle non c’è ombra di spazzatura o di disordine; nessuno strilla, tutto appare in ordine e pulito. Camminiamo tra la folla di turisti e di signore che vanno in giro con le loro borse per la spesa. Ci sono moltissimi banchi che vendono salumi spagnoli tra cui il jamon iberico, molto presente nella cucina spagnola. I banchi della frutta sono i più belli: le composizioni dei colori sembrano dipinte con il rosso intenso delle fragole, l’arancione allegro delle nespole e delle arance e il giallo di limoni e banane… Ci attraggono i banchi della frutta secca ma anche quelli del pesce. Ci soffermiamo davanti alla vasca delle anguille che vengono pescate nella laguna di Albufera, nei pressi di Valencia e che, si dice, hanno un delizioso sapore. Io non posso confermarlo perché non mi piacciono come alimento quindi non le ho assaggiate. All’uscita dal mercato, notiamo il pappagallo verde (cacatua) che sovrasta la costruzione: la leggenda narra che i contadini delle campagne circostanti Valencia, ridotti alla disperazione dalle carestie e dalla povertà, si recassero in città per abbandonare i propri figli al loro destino; lo facevano dopo aver distratto l’ignara prole mostrando il grosso pennuto che ancora oggi osserva dall’alto il mercato.

Attraversando la Plaza Mercado, entriamo in uno splendido edificio gotico che un tempo ospitava una borsa merci, una banca e un luogo d’incontri per i mercanti. Uno splendido edificio gotico per accedere al quale non si paga nulla. Entriamo nell’androne con colonne tortili che sorreggono il soffitto a volte. Dalla nostra guida leggiamo la traduzione della scritta in latino che si legge lungo la fascia che corre tutto intorno alle pareti: nei buoni affari non si mente, non ci devono essere raggiri e nessun prestito di denaro senza interssi! Regole che, in fondo, sono del tutto attuali.

Dal grosso salone, passiamo nel giardinetto antistante dove crescono rigogliose piante di agrumi; su una delle pareti, c’è la targa che testimonia che la Lonja di Valencia è patrimonio dell’Unesco. Attraverso un’ampia scalinata in pietra, si accede ad un’altra sala, il Consulado del Mar, dal soffitto a cassettoni di un certo pregio. Lasciamo l’edificio, alla volta della Torres de Quart, una delle due torri che un tempo sorgevano incastonate nelle mura cittadine. L’altra torre è quella di Serranos, ma la visiteremo solo dall’esterno poiché l’ingresso è a pagamento. L’accesso alla torres de Quart è libero e varchiamo il cancello in metallo che ne delimita l’ingresso. Saliamo

Torres de Quart

Scesi dalla torre, ci incamminiamo per Calle de Quart verso il cuore del centro storico; All’incrocio con Plaza Tossal, notiamo il bar Sant Jaume, nato dove un tempo sorgeva una farmacia. Ci sono diversi avventori ma notiamo che in giro non c’è molta gente, né turisti né persone del posto. Le strade sono semideserte mentre procediamo lungo Calle de Caballeros apprezzando le strade e i palazzi medioevali del Barrio del Carmen. In questo quartiere c’è un’atmosfera un po’ ferma nel tempo e si respira un’aria densa di storia: la mia immaginazione viaggia sognando cavalieri in armatura, dame nascoste dietro i ventagli oppure avvolte nei loro scialli tipici e di buona manifattura valenciana. In Calle de Caballeros, ci fermiamo in un ristorantino per mangiare qualcosa, “Siglo”, dove ci accorgiamo che la nostra cameriera è italiana! Viene da Lecce e vive a Valencia ormai da quattro anni. Scegliamo dal menu una “tabla de jamon iberico” (un tagliere di prosciutto spagnolo) e del pan valenciano, un grosso crostino tagliato a pezzi condito con pomodoro e jamon. Accompagniamo tutto con una coca cola light e dell’acqua, spendendo 25 euro. Il prosciutto non ci sembra eccezionale, ma siamo contenti di provare il pan valenciano che è una specialità del posto. Prima di andare via, chiediamo consiglio alla cameriera su dove mangiare la sera. Nonostante si sia mostrata molto disponibile nel consigliarci in particolare due ristoranti, non riusciamo ad andarci perché le sue informazioni si sono rivelate incomplete e non ci sono state sufficienti ad individuare il luogo per poterli raggiungere. Dopo la pausa per il pranzo, proseguiamo per Calle de Caballeros fino a Plaza de la Virgen: la piazza è incantevole! E’ molto ampia e tutta pavimentata di marmo tanto da divenire un paradiso per pattinatori o skateboarder. Da un lato della piazza si scorge il palau de Generalitat, un edificio quattrocentesco che ospita il governo della regione autonoma valenciana, dall’altro invece sorgono la Cattedrale e la Basilica de la Virgen de los Desamparados, entrambe particolarmente interessanti dal punto di vista artistico. In particolare la Cattedrale è uno degli edifici gotici più belli che abbia mai vistato! Peccato per le contaminazioni neoclassiche che hanno, a mio avviso, impoverito l’atmosfera di raccoglimento e di riflessione che la povertà del gotico puro suscita nel fedele. L’ingresso alla Cattedrale costa 4,5 euro ed è comprensivo dell’audioguida. All’interno della Cattedrale è custodito in una cappella bellissima un calice sacro che si dice sia stato quello usato da Cristo durante l’ultima cena; ascoltiamo la nostra audioguida soffermandoci soprattutto nelle cappelle dove sono esposti alcuni quadri di Goya, visitiamo la reliquia di San Vicente Martir, ossia il suo braccio conservato in una teca di vetro e, infine, ammiriamo il meraviglioso tamburo a base ottagonale che sovrasta l’altare maggiore le cui finestre sono fatte di alabastro. All’uscita dalla Cattedrale, ci soffermiamo un po’ in Plaza de la Virgen, il cuore del Barrio, mangiando un gelato sulla bella fontana che occupa un lato della piazza: essa rappresenta il Rio Turia, il fiume che un tempo attraversava Valencia.

Da Plaza de la Virgen ci spostiamo in Plaza de la Reina che è più grande della precedente ma meno raccolta e meno particolare. In Plaza de la Reina ci sono un sacco di locali molti dei quali però ci sono apparsi molto turistici. L’itinerario della giornata si conclude con una visita alla Plaza del Carmen e alla chiesa omonima che purtroppo è chiusa. Percorriamo ancora un po’ gli stretti vicoli del Barrio, fino ad arrivare ai piedi della torre di Serranos. La torre è del tutto simile a quella visitata in mattinata così ci limitiamo ad osservarla dalla strada. Torniamo in Plaza dell’Ayuntamiento al nostro hotel passando per la Palza de Santa Catalina con la sua chiesa ancora una volta gotica.

Dopo aver trascorso qualche ora in albergo guardando dalla nostra finestra la splendida Plaza de l’Ayuntamiento e, in lontananza, le linee futuristiche della Città della Scienza, scendiamo in strada che è buio alla ricerca di un locale dove mangiare. Naturalmente, raggiungiamo il centro storico attraversando Palza de la Reina e Plaza de la Virgen; passeggiamo per un po’ in Calle de Caballeros sbirciando all’interno dei numerosi locali che ci sono in giro. Alla fine decidiamo di optare per un locale molto caratteristico e che consiglio in Plaza de la Reina. Si tratta di una birreria (credo si tratti di una catena presente un po’ in tutta la Spagna) che offre panini e birra a buon mercato: si chiama “Cerveceria 100 Montaditos”! La particolarità è che nel menu ci sono 100 tipi di panini (montaditos) diversi il cui costo varia da 1 a 2 euro. Io e Francesco abbiamo scelto una tabla da 12 montaditos (naturalmente tutti diversi tra loro), 2 birre grandi e due coni di patatine chips. Abbiamo speso solo 16 euro. L’ambiente è molto informale. Il locale è gestito da sole donne e gli avventori compilano da loro la comanda attraverso dei foglietti presenti ad ogni tavolo e la consegnano al banco. Quando ciò che hai ordinato è pronto, una delle ragazze chiama attraverso un altoparlante e ci si appresta a ritirare il proprio vassoio al banco. Nonostante ci sia moltissima gente, non aspettiamo tanto per entrare e non si forma una coda molto lunga durante tutta la serata. Tornando a casa, Francesco prende un gelato alla gelateria artigianale all’angolo tra Plaza de la Reina e Calle San Vicente Martir.

Oggi è sabato! La giornata è splendida. Il nostro itinerario oggi prevede la visita al Paseo Maritimo, il lungomare di Valencia e al suo porto che, in occasione dell’America’s Cup del 2007, è stato rinnovato e rimodernato. Usciamo dal nostro hotel intorno alle 10 e raggiungiamo Starbucks in Carrer San Vicente Martir per una bella colazione che ci dia la carica giusta per una faticosa giornata al mare. Riattraversiamo Plaza dell’Ayuntamiento soffermandoci ad ammirare la maestosità dei due palazzi più importanti, quello che ospita il Municipio e quello dove ha sede la Posta.

Stazione del Nord

Dietro Plaza de l’Ayuntamiento visitiamo la Stazione del Nord, enorme edificio che sembra un castello delle favole!

Proseguiamo verso la fermata della metro Xativa e optiamo per l’abbonamento giornaliero che costa 5.50 euro a persona. Ne avremo bisogno anche per il ritorno quindi approfittiamo dell’opportunità di acquistare titoli di viaggio validi per 1, 2 o 3 giorni che i trasporti urbani di Valencia offrono.

Dalla fermata di Xativa per raggiungere la zona della spiaggia è sufficiente l’abbonamento di sola fascia A: prendiamo la linea 5 fino a Maritim Serreria dove poi saliamo su un tram che ci porta fino a Las Arenas. Scendiamo dal tram ad una fermata appena un po’ più interna così camminiamo per l’intrico dei viottoli che caratterizzano la zona dietro il porto. Arriviamo in breve sul lungomare e ci godiamo il sole di questa splendida giornata di fine aprile, accarezzati da una piacevole brezza marina mentre ci confondiamo tra le mille persone che affollano sia il Paseo Maritimo, sia la spiaggia. Il lungomare è piacevole e ben tenuto e la spiaggia è enorme e di sabbia bianca e fine. Il mare è un po’ increspato dal vento ma non sembra male. Molte persone sono stese in spiaggia a prendere questo primo sole primaverile e qualcuno fa addirittura il bagno. Percorriamo tutto il lungomare apprezzandone la pulizia e riflettiamo sul fatto che tutto, a Valencia, sembra ben tenuto e in buone condizioni. Ci imbattiamo in una fontana a cui i getti d’acqua conferiscono la forma di una barca, in un parco giochi per bambini e in tanti artisti di strada che hanno dato forma con la sabbia a castelli incantati, a mostri marini o a grossi coccodrilli. Al nostro passaggio sulla spiaggia si sta tenendo un festival degli aquiloni. Se ne vedono in alto di tutte le forme e di tutte le dimensioni: ci accostiamo per vedere alcune esibizioni a tempo di musica. Davvero simpatiche e spettacolari. Procediamo verso la parte del lungomare dove ci sono numerosi ristoranti, nella direzione verso il porto; Una moltitudine di ristoranti tutti in fila fronte mare che lasciano solo l’imbarazzo della scelta. Nella maggior parte dei casi, essi sono i ristoranti degli hotel che sorgono alle loro spalle; offrono tutti piatti di pesce e i prezzi sono piuttosto alti. Sulla nostra guida, però, abbiamo notizia di un ristorantino che si trova un po’ fuori mano ma che serve pesce freschissimo a buon prezzo. Decidiamo di fare la strada a piedi per raggiungerlo e impieghiamo circa una ventina di minuti per trovare “La Lonja del Pescado”, in una specie di capannone dove molte persone stanno consumando la loro paella de marisco! Ci sediamo ad un tavolinetto addossato alla parete e ci apprestiamo a guardare il menu e a segnare da noi la nostra ordinazione con i foglietti a disposizione di ogni tavolo. Prendiamo una zuppa di cozze, due porzioni di paella de marisco, 3 cannolicchi enormi e 3 calamaretti fatti alla brace! Tutto fresco e ben cucinato. Una vera delizia. Spendiamo in tutto 42 euro ma usciamo molto più che soddisfatti di aver fatto un po’ di strada a piedi pur di scoprire questo angolo della Valencia gastronomica da consigliare a tutti i viaggiatori.

Torniamo sul lungomare e rifacciamo la passeggiata già fatta in mattinata per raggiungere il porto turistico e vedere la casa dell’America’s Cup. C’è ancora molta gente in giro: abbiamo scelto la giornata giusta per visitare questa zona di Valencia. La nostra guida ci dice che, durante la settimana c’è poca gente in questo quartiere ma diventa molto movimentato e piacevole durante il weekend quando i valenciani decidono di concedersi qualche ora di relax in riva al mare. La brezza marina ci accompagna verso il porto recentemente riprogettato e ristrutturato. La passeggiata è particolarmente piacevole; osserviamo gli yacht attraccati ai moli e trascorriamo qualche ora al sole sulla passerella che si affaccia da un lato sul porto e dall’altro sulla spiaggia. Singolare il locale 39°27N, che si affaccia sulla spiaggia con le sue pareti in vetro! Un bel posticino dove passare qualche ora consumando un costosissimo aperitivo. Noi abbiamo goduto dello stesso spettacolo gratis, a pochi metri dal locale. Completiamo la visita visitando dall’esterno le costruzioni erette per la Coppa America del 2007: edifici nuovissimi, dal bel design moderno ma assolutamente inutili dopo la conclusione della competizione per la quale sono stati costruiti. Ci è sembrato di capire che ciascuno di questi edifici sia rimasto inutilizzato o abitato solo dal gadget shop! Raggiunto il quartier generale di Luna Rossa e scattata qualche foto di rito, riprendiamo il tram verso la fermata Maritim Serreria da dove poi riprenderemo la linea 5 fino a Colon. Oggi è sabato, quindi, cosa c’è di meglio di qualche ora trascorsa a fare shopping nella strada più ricca di negozi? La nostra meta, dunque, è Calle Colon, paradiso degli shopping addicted! Scendiamo dalla metro e ci avviamo in Calle de Colon soffermandoci davanti ai negozi delle grandi marche internazionali; passiamo un po’ di tempo provando qualche capo di abbigliamento ma niente di speciale, così non acquistiamo nulla. Verso le 19 cominciamo ad accusare un po’ di stanchezza così, a piedi, raggiungiamo Plaza de l’Ayuntamiento per passare un’oretta in albergo e riprendere le forze per la serata.

Scendiamo intorno alle 21 dall’hotel. La serata non è molto chiara, di tanto in tanto avvertiamo qualche goccia di pioggia e io scivolo sui marmi delle piazze praticamente ad ogni passo sulle mie ballerine! Francesco mi tiene stretta e valutiamo il locale dove passare la serata. Siamo di nuovo in Calle de Caballeros questa sera degna della sua fama! E’ il centro della movida valenciana e di sabato sera è imperdibile. Abbiamo la testa piena di locali letti sulla nostra Lonely Planet e valutati attraverso la lettura del sito tripadvisor. La scelta cade su “Espita Gorgorita”, un bel locale di tapas in una traversa di Calle de Caballeros (ma proprio sull’incrocio) all’altezza del bar Saint Jaume. L’ambiente è piuttosto informale e il simpatico cameriere che ci accoglie ci sistema in un bel tavolo che dà sulla strada attraverso la parete in vetro che ci separa dalla piazzetta dove sono sistemati altri tavoli. Io e Francesco ci guardiamo in giro curiosi e ci divertiamo come matti ad osservare le persone che ci circondano: una coppia gay che mangia tapas all’aperto, due tipi che ordinano una bottiglia di moet senza un’apparente motivo, due donne sole che consumano velocemente un piatto di pasta. Il nostro cameriere prende velocemente le nostre ordinazioni, servendoci presto in tavola 2 tipi di tapas da dividere tra noi: la prima porzione è costituita da 4 crocchette di jamon iberico e la seconda da salsiccette spagnole con contorno di peperoncini verdi. Abbiamo ancora fame e i piatti sono gustosi così decidiamo di prendere una terza porzione di tapas, questa volta uova con patate ricoperte da jamon iberico. Tutto molto saporito. Beviamo acqua e birra durante la cena e a fine pasto prendiamo due chupitos: per me un Martini bianco e per Francesco un rum Matusalem. Paghiamo circa 35 euro e usciamo sazi e soddisfatti da questo localino sicuramente da consigliare. All’uscita dall’Espita, proprio di fronte, notiamo del movimento intorno a un piccolo mercatino hippie allestito in un edificio su due piani: entriamo e facciamo un giro tra le bancarelle colorate dove osserviamo borse di cuoio o di lana cotta, riproduzioni di quadri famosi come il bacio di Klimt o L’Urlo di Munch, essenze per profumare l’aria, alcune fatine ed elfi del bosco e, infine, delle stranissime bottiglie di vetro riciclate! Lasciamo il mercatino e raggiungiamo in un battibaleno Plaza de la Reina, scattiamo qualche foto e torniamo stanchi in hotel pensando già all’indomani…

La domenica mattina arriva e un’altra bella giornata di sole ci permetterà di goderci il nostro ultimo giorno a Valencia! Andremo alla Ciudad de las Artes y las Ciencias, una delle maggiori attrazioni di questa graziosa città. Per arrivarci, ho studiato un percorso a piedi lungo i Giardini del Turia che ci consentirà di apprezzarne le meraviglie.

Scendiamo dall’hotel per affrontare la giornata ma non senza un’abbondante colazione, questa volta scegliamo uno dei tanti Café&Tè che abbiamo notato in città. In Plaza de Santa Catalina, sulla Plaza de la Reina ce n’è uno con i tavolini all’aperto ed è splendido osservare i passanti in questa soleggiata domenica mattina. Ordiniamo dei pancake al cioccolato e una bella fetta si sacher torte con il mio solito caffè americano e una bella tazza di tè per l’anglofilo Francesco. Mentre aspettiamo che ci vengano servite le nostre colazioni, mi allontano dal nostro tavolo per andare a dare anche se solo una veloce occhiata alla vicina chiesa di Santa Catalina. Un gotico splendido, per niente contaminato dal neoclassico come invece accade per l’altrettanto meravigliosa Cattedrale di Valencia. Ci alziamo dal nostro tavolinetto all’aperto e studiamo sulla nostra mappa un percorso che ci consenta di raggiungere i Giardini del Turia e da lì percorrerli fino alla Città della Scienza. Decidiamo di procedere lungo Calle del Mar fino all’incrocio con Calle de Colon fino a spuntare sugli incredibili giardini del Turia all’altezza del Puente de las Flores. Fino al 1957, il fiume Turia attraversava la città da ovest ad est, tuttavia, in quell’anno, a causa di una disastrosa inondazione della città, i valenciani decisero di deviare il corso del fiume secondo un percorso extracittadino mettendo così fine a una serie di catastrofiche inondazione del centro. Da allora, l’antico letto del fiume è stato trasformato in un lungo serpente verde che taglia la città con i suoi prati, con le sue graziose fontane, gli alberi e i giardinetti, interrotto qua e la dai tanti ponti che un tempo univano le due sponde. I Giardini sono davvero stupendi e ben tenuti. Si passeggia così per due o tre ore lungo il polmone verde della città in questa calda domenica mattina, osservando i valenciani che fanno jogging, oppure nordic-walking, o ancora i turisti che se ne vanno a spasso in risciò. Molte persone sono in bicicletta o sui pattini e le famigliole si godono il sole e lo spazio all’aria aperta dove trascorrere qualche ora insieme. I Giardini del Turia sono lunghi circa 9 km ed alternano zone di verde, a viali alberati, ancora fontane o piccoli laghetti dove nuotano oche ed anatre. Un vero paradiso per gli amanti della natura in pieno centro urbano. Quando già da lontano scorgiamo il profilo inconfondibile della Città delle Arti e delle Scienze, ci avviciniamo ad un parco giochi per bambini davvero singolare: si tratta di un enorme Gulliver disteso sulla schiena sul quale i ragazzini e i bambini si arrampicano utilizzando le corde che penzolano dai suoi fianchi o scivolano dall’alto verso il basso lungo la gamba del gigante approdando sulla punta della sua scarpa! Una bella pensata per i bambini di Valencia che possono fingere di essere degli abitanti di Lilliput all’aria aperta divertendosi grazie al loro gigante buono.

Superata l’area giochi del Gulliver, i Giardini del Turia si allargano nella direzione del mare ad accogliere l’affascinante Ciudad, opera dell’architetto valenciano Santiago Calatrava. La Ciudad è un complesso architettonico composto da cinque differenti strutture suddivise all’interno in tre aree tematiche: arte, scienza e natura. L’intero complesso copre una superficie 350.000 metri quadrati e la sua costruzione fu iniziata nel 1996. E’ un esempio di architettura organica, che grazie a qualità costruttive d’avanguardia, riesce ad armonizzare gli elementi con i contenuti, lasciando però trasparire la tradizione mediterranea del mare e della luce attraverso un gioco di colori tra l’azzurro dei grandi stagni d’acqua a cielo aperto e il bianco del cemento. Averla davanti dà qualche attimo di sconcerto e sembra sospesa in un’altra dimensione dove dominano le luci e il loro riflesso, dove non esistono angoli e le superfici sono tutte morbide e lisce; l’occhio passa da una costruzione all’altra dubbioso su quello che sta osservando, incerto, inerme di fronte a quei riflessi azzurri. Tutto intorno alle costruzioni degli stagni d’acqua riflettono l’immagine di questa città che galleggia! Galleggia tra terra e acqua, galleggia tra aria e azzurro, galleggia tra una dimensione e l’altra, galleggia tra l’immaginazione e la realtà…

Il passo avanza ma gli occhi continuano a scivolare sulle curve del Palazzo delle Arti della Regina Sofia, spostandosi vago sulla forma tonda dell’Hemisferic che giace come un occhio dischiuso nella luce. Francesco mi prende la mano e mi conduce verso l’Humbracle, una galleria lunga 320 metri e larga 60, anche nota come Paseo de las Esculturas per le molte sculture, tutte dall’aspetto assai particolare, che la popolano. Scattiamo delle foto molto carine di questi personaggi fantastici che al posto della faccia hanno una padella per fare la paella con grandi orecchie rappresentate dai manici! Sotto gli archi di metallo che costituiscono l’Humbracle crescono molte piante tra cui le palme e l’atmosfera è rilassata e tranquilla. Passeggiamo per un po’ fin quando non ci imbattiamo in un enorme dinosauro che muove la testa ed emette strani ed inquietanti versi. Lasciamo la soleggiata galleria per raggiungere il piazzale che si stende davanti al Museo delle scienze Principe Filippo dove regna un altro dinosauro che ci intimidisce il passo. Il museo ha una forma assai particolare, non rotondeggiante ed armonica come le precedenti ma spigolosa e dura, forte! Ricorda quasi lo scheletro di un dinosauro. Superiamo anche quest’ultimo edificio perché abbiamo intenzione di visitare soltanto l’Oceanografico, il più grande parco marino d’Europa.

Arriviamo all’ingresso dell’Oceanografico e ci avviciniamo alla coda che è necessario fare per acquistare i biglietti. Non attendiamo molto perché la fila non è particolarmente lunga. Il biglietto intero costa per ciascun adulto 24,5 euro: non certo a buon mercato e, a posteriori, non credo che un tale costo sia effettivamente giustificato da ciò che si vede. Mentre aspettiamo in coda, leggiamo gli orari dello show dei delfini e calcoliamo di essere in tempo per lo spettacolo delle 14. Bisogna essere al delfinario con circa mezz’ora di anticipo, così facciamo un veloce giro di ricognizione dell’intero complesso, giusto per orientarci. L’Oceanografico è strutturato in diverse sezioni ognuna delle quali popolata dalle specie tipiche del clima che le caratterizza. Abbiamo poco tempo perché si avvicina l’ora dello show dei delfini. Verso le 13,40 raggiungiamo il delfinario e prendiamo posto sulle gradinate simili a quelle di uno stadio. Al centro del delfinario, c’è un’enorme piscina dove nuotano una decina di delfini adulti. Li osservo ammirata per la loro estrema grazia e mi fanno una gran simpatia per la loro buffa espressione che sembra un eterno sorriso. Francesco è contrariato. Non gli piacciono gli show che sfruttano le abilità degli animali per far soldi, così è solo per non farmi dispiacere che oggi è qui su questi gradini ad osservare questi silenziosi ed eleganti mammiferi marini.

Poco prima dell’inizio dello spettacolo, una ragazza spiega in spagnolo l’anatomia dei delfini e la loro giornata tipo, con gli allenamenti per lo spettacolo, i pasti e il relax. Sceglie dal pubblico cinque bambini fortunati che potranno toccare i delfini durante lo show e lascia la scena ad un gruppo di 7 istruttori che si esibiscono insieme ai loro animali. Oltre agli istruttori, ci sono anche diversi atleti contro i quali i delfini ingaggiano una scherzosa gara di abilità: così lo spettacolo procede tra salti acrobatici fatti prima dagli atleti e poi dai delfini, spruzzi allegri e acrobazie acquatiche. Gli istruttori sono spesso in acqua con i delfini, vengono spinti in alto per saltare anelli, o a pelo d’acqua attraversando tutta la piscina; ad ogni numero, i delfini ricevono felici un premio (un pesciolino da ingoiare tutto in una volta). Lo show si conclude con un salto molto emozionante da parte di uno degli atleti da un’altezza di 50 metri, seguito dai salti allegri dei delfini. Mi sono divertita moltissimo e credo che per i bambini sia ancora più magico ed emozionante. Suo malgrado, Francesco ammette di aver gradito lo spettacolo ma mi fa promettere di non tornare mai più a vedere un simile spettacolo, oppure lo zoo o peggio ancora il circo. Da brava, acconsento e sorrido pensando alla sua tenera sensibilità. Prima di proseguire la visita dell’Oceanografico, decidiamo di prendere due hamburger in uno dei fast food presenti all’interno del complesso; gli hamburger sono di pessima qualità ma abbiamo bisogno di riprenderci un po’ dalla calura: è una giornata calda e l’Oceanografico è pieno di gente, di bambini felici e curiosi, di mamme indaffarate a spiegare ai loro piccoli le numerose meraviglie che l’acquario racchiude.

Dopo pranzo, in una giornata dal caldo estivo, cominciamo la visita vera e propria dell’acquario: il Parco è suddiviso in varie sezioni che riproducono i diversi ecosistemi marini (habitat) presenti sulla terra. La prima sezione è quella dedicata all’Artico. Si accede a quest’area attraverso un igloo che permette al visitatore di calarsi subito alle temperature polari! In realtà, non fa assolutamente freddo e passeggiando nel padiglione osserviamo foche, leoni marini e beluga. Passiamo poi al polo Antartico che comprende gli animali adatti alla corrispondente zona del pianeta terra, in particolare i pinguini che però mi sono sembrati un po’ tristi. Passiamo di zona in zona e devo dire che, alla fine della visita, non rimane molto delle varie specie che si osservano: il ricordo, piuttosto, rimane concentrato sulle bellissime strutture in vetro che contengono tonnellate e tonnellate d’acqua e all’interno delle quali si muovono essere marini di ogni genere, di ogni colore o forma. Sia nell’area dedicata alle zone umide che in quella dedicata al Mediterraneo passeggiamo tra le pareti di vetro, che, in alcuni punti, diventano volte: l’acqua ci sovrasta e camminiamo negli angusti tunnel con il naso all’insù, osservando squali e razze, murene e pesci martello.

La visita all’Oceanografico dura fino alle 17 circa, quando finalmente usciamo dal parco marino e riprendiamo la strada per il centro. Attraversiamo la città che è un po’ sonnolenta di domenica pomeriggio e con tutti i negozi chiusi. Per nostra fortuna, in Plaza de l’Ayuntamiento troviamo un negozietto di souvenir aperto e scegliamo i regali per i nostri familiari.

Finalmente in camera, dopo una densa giornata di emozioni e fatica! Purtroppo domani si parte e stasera dobbiamo preparare le valigie e salutare la bella città che ci ha accolto con il suo fascino antico e al tempo stesso con il suo lato moderno. Quello di preparare le valigie per il ritorno è sempre il momento più triste: io e Francesco giriamo silenziosi in camera ammonticchiando le nostre cose in valigia; Francesco alla fine mi abbraccia e mi consola un po’. Faremo ancora mille viaggi insieme, quindi non è il caso di essere tristi. Anzi, bisogna godersi l’ultima serata che ci separa dalla partenza. Così, rinfrancati da un po’ di riposo e dal buonumore che ha sostituito il velo di tristezza, ci tuffiamo nell’affollatissimo Barrio del Carmen! Sul web abbiamo guardato le recensioni di alcuni ristoranti della città e ne abbiamo scelto uno nei pressi della torre di Quart; tuttavia quando arriviamo lì, il cameriere ci dice che non c’è posto così siamo costretti a scegliere uno tra i tanti su calle de Caballeros. Entriamo in un ristorante dall’aspetto invitante che espone fuori un’offerta di tre piatti a scelta per 18 euro a testa, La Taberna de Marisa. Il locale purtroppo è molto pieno, così il cameriere che ci accoglie all’ingresso ci sistema ad un tavolo di una saletta interna, piuttosto angusta e dove l’aria condizionata molto alta mi fa sentire i brividi per tutta la serata. Il servizio è molto lento e disorganizzato; aspettiamo moltissimo per ordinare e ancora di più tra una portata e l’altra. Ci fanno aspettare moltissimo anche per il conto! Per fortuna, però, il cibo è ottimo. Mangiamo con gusto del gustosissimo salame iberico e dell’immancabile jamon. Ancora tapas a base di deliziose crocchette di jamon e di delicata tempura di verdure. Il piatto principale, infine, per me è costituito da vitello tagliato a punta di coltello, cucinato con aglio fresco e per Francesco uova fritte con patate e ricoperte di saporito prosciutto. Tutto buono. Consumando dell’acqua e una birra grande, spendiamo 48 euro e saremmo stati assolutamente soddisfatti se il servizio non fosse stato così disastroso.

Il mattino seguente, dopo un’abbondante colazione da Starbucks, raggiungiamo l’aeroporto comodamente in metropolitana (da Plaza de l’Ayuntamiento, il viaggio prende circa 25 minuti), salutiamo Valencia portando nel cuore i nostri preziosi ricordi di viaggio.



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