Uzbekistan, lungo la Via della seta…

... percorsa anche da Marco Polo nel Medioevo
Scritto da: cielienuvole
uzbekistan, lungo la via della seta...
Partenza il: 27/04/2009
Ritorno il: 05/05/2009
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €
La componente che arricchisce maggiormente il viaggiatore è quella umana, cioè il rapporto che si instaura con i partecipanti, ma soprattutto il confronto con le persone che si incontrano durante il viaggio.

Un’esperienza emozionante l’ho vissuta nella primavera del 2009 in Uzbekistan (con un gruppo eterogeneo straordinario): uno dei tanti piccoli Stati centro-asiatici dell’ex Confederazione dell’URSS e che si estende dal quasi prosciugato lago Aral, fino ai confini con Afghanistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kazakistan.

Un Paese laico, nonostante la religione più diffusa sia quella musulmana, dove la legge vieta al mohezin di chiamare i fedeli alla preghiera, dove chi vuole pregare si reca nella “moschea del venerdì”, però nella giornata festiva della domenica, dove le donne non indossano il burka, dove esiste il divorzio e l’aborto e dove, con la recente riforma scolastica, i giovani si potranno sposare solo con la maggiore età (attualmente invece esistono ancora i matrimoni combinati tra le famiglie).

Una Nazione importante per storia (qui è sorta la religione di Zoroastro, qui hanno studiato Avicenna e qui ha regnato il famoso condottiero Tamerlano che ha sconfitto Gengis Khan), per cultura e arte (con alcune città tutelate dall’Unesco e centri storici dell’anno Mille che sono rimasti tuttora intatti).

Uno Stato repubblicano, con un forte “partito del Presidente” (esistono altre formazioni politiche minori per dare la parvenza di una democrazia), con il mallah (un’istituzione che fa da mediatore tra il Sindaco e i i cittadini dei quartieri urbani) e la convivenza con la regione autonoma diel Karakalpakstan.

L’economia nazionale si basa sull’estrazione del petrolio e del gas, sull’agricoltura e sulla pastorizia. Qui vive la pecora “Astrakan” della’omonima lana, qui vengono realizzati i famosi tappeti di “Bukara” e i cosiddetti “Suzannì”: tappeti con elaborati ricami in rilievo che fanno parte della dote preziosa della sposa.

Da poco è stato creato un Parco nazionale per la salvaguardia di una specie di gazzella locale, inoltre ci sono alcuni fiumi (nella loro lingua Darya) che forniscono abbandonate acqua per l’irrigazione della campagna coltivata ad ortaggi, cereali e cotone e che è disseminata ovunque da gelsi: il nutrimento per le larve del baco da seta (esiste un apposito Ministero che rifornisce annualmente i contadini di queste preziose uova per la produzione della seta).

A tavola si può gustare l’immancabile zuppa di verdura o di carne bollita, inoltre riso, gustosi spiedini di carne di manzo e di pecora, ricotta e salumi, verdure e mele piccole, frutta secca e dolcetti, ma soprattutto il pane a ciambella, il tutto accompagnato dalla bevanda tipica del tè verde o del più gustoso “black tea” e dalle alcoliche birra e vodka locali.

Varie sono le etnie presenti, con diversi usi e i costumi, e relativo abbigliamento e acconciature; dai vestiti femminili tipicamente asiatici (gonna lunga e foulard per le donne anziane, mentre le giovani di città non disdegnano gonne corte e jeans) a quelli occidentali russi o il semplice abito degli uomini con il giubbotto, fino al costume religioso dei mullah e degli iman con tunica lunga, zucchetto, barba bianca, ma soprattutto uno sguardo sereno, oltre alla spensieratezza dei numerosi bambini che giocavano sulle strade.

Oltre alla europea capitale Taskent (popolata da due milioni di abitanti), le altre città importanti sono Khiva, Bukara e Samarkanda; questi centri abitati si trovano tutti sulla antica “Via della seta”, percorsa nel 1200 anche dal viaggiatore della Serenissima il veneziano Marco Polo ( a Taskent c’è un monumeto).

Uzbekistan, un viaggio pieno di curiosità e alla scoperta di una cultura, di una civiltà e di un modo di vivere assai interessanti: dai resti di castelli di argilla ad edifici religiosi (madrase, mausolei, moschee e minareti decorati da colorate maioliche blu e verde), fino a piazze scenografiche: Piazza Vecchia di Samarcanda (illuminata per noi da guardie compiacenti per la modica cifra di 20.000 Sum – pari a 10 euro – che ci hanno permesso di salire sul pericolante minareto, però con una vista panoramica sulla città).

A dire il vero, l’unico rischio reale che abbiamo rischiato in questo viaggio – per fortuna evitato – è stato un volo interno con un vecchio Tupolev (ex Aeroflot) che, durante il rifornimento di kerosene del velivolo perdeva carburante, subito per fortuna sostituito da uno nuovo lì parcheggiato.

Sono le persone conosciute che, con la loro semplicità e disponibilità, hanno dato emozione a questo “viaggio nel tempo”: non solo quelle incontrate nei mercati, nei bazar, durante le feste religiose o le cerimonie che sono abituate ad incontrare i turisti, ma soprattutto gli anziani, i religiosi e le mamme con i figli incrociati lungo le vie e sulle piazze, davanti ai templi e nei luoghi di pellegrinaggio; alcuni si stupivano quando una volta scattata la fotografia veniva loro mostrata sul display digitale della macchina fotografica, mentre altri ti chiedevano espressamente di venire ripreso.

A Khiva un gruppo di pellegrini ha voluto essere fotografato assieme a me (forse per via della barba), al bazar di Bukara, mentre io fotografavo la moglie vestita elegantemente, il marito mi riprendeva con il suo cellulare, in due matrimoni a Shahrisabz (patria dell’eroe nazionale Tamerlano), dove mi sono intrufolato tra i fotografi ufficiali e nel mercato di Samarcanda, quando due donne da me fotografate mi hanno dato i loro indirizzi per poter loro spedire le immagini. Ma soprattutto i bambini: l’immagine di una bambina che mi ha accompagnato da sua mamma (una venditrice di souvenir che mi ha donato un braccialetto piccolo per il mio polso, ma immenso per il cuore) oppure quella con un bambino tranquillo, scattata sotto un gelso, al quale ho regalato l’unica penna che avevo con me in segno di gratitudine.

L’Uzbekistan è stata invasa prima dai persiani e dai mongoli, poi dagli arabi e dai russi, ora a Sud premono i fondamentalisti islamici afgani, mentre i comunisti cinesi fanno già affari d’oro: auguro all’Uzbekistan di preservare la propria autonomia e agli uzbeki di mantenere la loro cordialità verso lo straniero.

Maurizio Battello



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