Fra mille maioliche blu

Viaggio in Uzbekistan un Paese meraviglioso piena di gente meravigliosa (nonostante la dittatura)
Scritto da: fiorella_fiore
fra mille maioliche blu
Partenza il: 07/09/2011
Ritorno il: 15/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
7 SETTEMBRE 2001 – 1° GIORNO: Partiamo da casa alle 14,00 circa per raggiungere Milano da dove prenderemo il volo per Praga per arrivare quindi a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, luogo del quale – quando dicevo che sarei andata – tutti chiedevano “ma dov’è?” e solo quando aggiungevo Bukara e Samarcanda allora realizzavano.

Arriviamo al Travel in perfetto orario e ci trasportano a Malpensa in tempo perfetto per l’imbarco, il volo fino a Praga dura un’ora e un quarto e subito dopo ci aspetta l’ulteriore decollo per Tashkent, nostra meta. Prima volta che viaggiamo con la CZECH Airlines ed è abbastanza confortevole, anche se a bordo non c’è intrattenimento per cui per 5 lunghe ore guardo il tragitto dell’aereo sullo schermo. Mario – as usual – dorme.

Al decollo seguono estenuanti controlli doganali con compilazioni di dichiarazioni in duplice copia e poi finalmente siamo fuori. Incontriamo due italiani di Lodi che rivedremo alla nostra partenza l’ultimo giorno.

Fuori c’è il sole, è una giornata limpidissima e ci aspetta la nostra guida, Nodir, un ragazzo di 24 anni dalla faccia pulita e solare, di madre tagika e padre turkmeno, come ci racconta, e lui UZBEKO. Con l’auto ci portano al nostro albergo, il Park Turon, che è piuttosto bello e ci lasciano un po’ di tempo per riposare: Nodir ci verrà a prendere alle 13 per andare a pranzo.

Invece di riposare noi gironzoliamo un po’ per i dintorni e siamo puntuali all’appuntamento con la nostra guida che ci conduce a pranzo al ristorante Versal che mi sembra tratto da Versailles come mi confermano i quadri all’interno del ristorante, in stile rigorosamente kitch uzbeko dove mangiamo abbastanza bene.

Terrorizzata dalla Lonely Planet mi sono portata una riserva di barrette energetiche a mo’ di provvista d’emergenza.

Dopo pranzo cominciamo le visite. Nodir ci conduce dapprima al mercato Chorsu (circolare) che è davvero notevole, poi al monumento commemorativo dei massacri russi e infine al monumento per il terremoto devastante che ha colpito Tashkent nel 1966. Rientriamo in hotel e ci facciamo una sacrosanta dormita anche perchè l’indomani mattina dobbiamo svegliarci alle 3,30 per prendere l’aereo per Urgench e da lì andare a Khiva.

Dopo la dormita e la doccia sediamo nelle comode poltrone della hall dell’hotel dove la pianista, una bella ragazza giovane, ci chiede da dove veniamo e, saputolo, comincia a suonare “Sono un italiano” di Toto Cotugno ed io mi commuovo cantandola fra me e me

Lasciatemi cantare con la chitarra in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano… ….

un partigiano come presidente…

Ripensando al nostro grande Presidente Pertini…

Ci rechiamo poi a cena dove non mangiamo male (sono le 19,30) e po a nanna.

9 settembre, 2° giorno – 3,30 sveglia!

La colazione ci aspetta nel caffè dell’albergo. Questi uzbeki sono gentilissimi davvero. A qualsiasi ora tu ti debba alzare ti preparano la colazione. Nodir ci viene a prendere e alle 7 ci imbarchiamo sul volo per Urgench che dura circa 1 ora e cinque minuti. Sbarchiamo nel sole e incontriamo l’autista che ci accompagnerà per tutto il tour: si chiama Mirzo, ha 25 anni e anche lui è un bravissimo ragazzo, è già sposato e ha un figlio di tre mesi.

Viaggiamo su una Chevrolet bianca molto comoda e dopo circa mezz’ora siamo a Khiva, bellissima città del Deserto Rosso. Il nostro hotel, l’Asia, è proprio di fronte alle mura di fango della cittadella, bellissimo!!

Abbiamo il mattino libero ma noi gironzoliamo per la cittadella che è fantastica , la Ichon-Qala ed è come fare un salto indietro nel tempo. Sole, case di fango, bambini, madrasse, moschee, mausolei, colbacchi, chaikane (case da te), cammelli, alberi. Nodir ci racconterà la leggenda secondo la quale un viandante che si era spinto nel deserto aveva trovato un pozzo d’acqua ed aveva esclamato “Khei va!” (che sorpresa!) da qui il nome alla città che era stata poi costruita sulla via della seta, famosa, della quale parlò per la prima volta Marco Polo. Qui esisteva anche un fiorente mercato degli schiavi.

Visitiamo la Zindon (prigione), le mura imponenti, il monumento a Al Horasmi , matematico persiano Muhammad ibn Mūsa ‘l-Khwārizmī[1], che si ritiene essere uno dei primi autori ad aver fatto riferimento esplicitamente al concetto dell’algoritmo nel libro Kitāb al-djabr wa ‘l-muqābala (Libro sulla ricomposizione e sulla riduzione), dal quale tra l’altro prende anche le origini la parola algebra.

Gli uzbeki, prima di diventare indipendenti nel 1991, sono stati dominati dai persiani, dai greci, dai turchi, dagli arabi, dagli inglesi, dai russi e poi dai sovietici . Con l’indipendenza è divenuto ed è presidente tutt’ora Ismail Karimov ma è un Paese tutt’altro che democratico, come vedremo. Anche Nodir è alquanto indottrinato e parla del “nostro presidente” con devozione… mi vengono in mente i ragazzi da noi cresciuti sotto il ventennio fascista…

Andiamo a pranzo in un ristorante che è stato ricavato da una madrassa che è molto caratteristico e ben arredato. Mangiamo piuttosto bene e assaggiamo la nostra prima samsa (sfoglia ripiena di zucca) e il piatto per eccellenza di Khiva: lo shirit-oshi cioè tagliolini verdi con carne. Il melone e l’anguria sono squisiti!

Dopo pranzo altro giro per la cittadella, questa volta con guida, e ci facciamo il minareto Kalta Minor (bellissimo e verde) il mausoleo di Sayid Alauddin che risale al 1300 quando Khiva era governata dall’impero mongolo, la moschea estiva, la zecca, l’Ark con la sala del trono, la torre di guardia, l’harem, la moschea del venerdì (Juma), il bazar e il caravanserraglio. E poi la madrassa di Abdulla Khan e la moschea di Ark.

Per conto nostro andiamo in una chaikana a prenderci il the, così come avevamo fatto al mattino prendendoci un caffè in una bella piazza vicino al minareto Kalta..

Rientriamo in hotel, ci facciamo una bella doccia e alle 18,30 abbiamo appuntamento con Nodir dalla moschea Juma per andare allo spettacolo folcloristico alla moschea di Allakuli Khan. Spettacolo carino (con un bimbo piccolo che canta e balla che mi fa una pena immensa) accompagnato da the con uvette, pistacchi, semi di albicocca (buonissimi) tostati e dolcetti ricoperti di zucchero.

Cena da Khorezm Art Restaurant, grande piazzale all’aperto sulle madrasse illuminate. Mangiamo bene con buone verdure ed assaggiamo il plov.

Dopo cena passeggiamo ancora un po’ per la cittadella illuminata, la gente si ferma volentieri a parlare e quando ci parlano in inglese va bene ma quando lo fanno in uzbeco o in russo proprio non va… comunque sono gentilissimi cordialissimi e molto amichevoli, ci sorridiamo sempre, i bambini sono fantastici e giocano a pallone con Mario.

A nanna presto, alle 9,30, domani si affronta il Karakalpakstan, regione a statuto autonomo e il deserto rosso.

10 settembre – 3° giorno – sveglia alle 6! colazione e partenza per Bukara, 480 km di strada massacrante. In seguito alla creazione dei nuovi stati voluti dall’Unione Sovietica la strada principale che passava per il Turkmenistan non si percorre più, ne stanno costruendo una nuova ma i coreani che ci lavorano hanno distrutto anche il pezzo di vecchia… inenarrabile… viaggio di 6 ore allucinante. E’ tutto un panorama desolante, steppa interminabile. Ma lassù le nuvole nel cielo ti danno un’idea di come sia sterminata questa terra: cielo meraviglioso di questa terra asiatica.

Facciamo la sosta idraulica in pieno deserto nei bagni utilizzati da costruttori della strada… nemmeno troppo schifosi. Al di là del fiume c’è il Turkmenistan.

Ci fermiamo per il pranzo in mezzo al deserto in un unico posto che non so nemmeno come si chiami, comunque non è malvagio ed assaggiamo i nostri primi shashlyk (spiedini di carne trita molto buoni). Melone sempre ottimo. L’acqua è gratis, paghi solo – se la vuoi – la birra. Anche il

The finale è compreso nel pasto. Si spende comunque molto poco. Nodir ci fa vedere come cuociono il pane e la samsa nel forno tradizionale.

Dopo il pranzo riprendiamo la marcia di avvicinamento a Bukara e finalmente arriviamo che solo le 17 passate! ( in tutto otto ore di auto)

Bukara è fantastica, il nostro albergo, il Minorai Kalon Hotel è proprio sulla piazza del minareto e della Moschea Kalon nonché della Madrassa di Mir-i-Arab: AFFASCINANTE DAVVERO!

L’albergo è nuovissimo – come ci dice Nodir hanno iniziato la costruzione tre anni or sono – e stanno ancora terminando il cortile interno con fontane e splendide maioliche.

Camera moderna e pulitissima, bel bagno, senza il bidè, of course. Dopo la doccia – d’obbligo – ci rechiamo in sala da pranzo ma è chiusa. Un cameriere ci dice che la cena è servita in terrazza. MERAVIGLIA!!! Sorpresa meravigliosa! Ceniamo benissimo in questo splendido e romantico ambiente. Sarà il pasto migliore di tutto il viaggio con verdure fantastiche, yogurt favoloso, langhman (taglioni in brodo di carne), cotolette impanate, pesche uva e albicocche splendide. La frutta qui ha un sapore meraviglioso.

11 settembre, 4° giorno – Nodir e Mirzo ci portano con l’auto a visitare un fuori programma, ovvero il Char Minar – i 4 minareti – che sono davvero belli.

Poi ci dirigiamo verso l’Ark dove vediamo il “pozzo degli scarafaggi” dove furono rinchiusi gli ufficiali inglesi Stoddart e Connoly e la piazza del Registan dove furono decapitati nel 1842. Fa una certa impressione…visitiamo la madressa e la kanaka (albergo per pellegrini dervishi) di Nadir Divanbegi, la moschea di Kukeldasch, i bellissimi bazar coperti dove facciamo acquisti e vediamo splendidi tappeti. Ci piacerebbe acquistarne uno ma con 1200 dollari ci facciamo un altro viaggio… un vero peccato! Poi si passa al Taki Sarrafon e al Taki Telpak Furoshon , la bella madrassa di Ulugbek (nipote ed erede di Tamerlano al quale erano morti tutti i figli e gli altri nipoti).

Pranziamo non male al ristorante Dolon con verdure, laghman, shashlyk e l’immancabile melone squisito. Dopo pranzo riposino (fa veramente caldo ma è un caldo secco, infatti ho sempre i capelli in ordine) e poi giriamo per Bukara dove scopriamo la Silk Road Tea House che fantastica è dire poco. Ci fermiamo, gustiamo uno splendido caffè al cardamono e al cinnamon con altrettanto fantastici dolcetti in questo ambiente veramente gradevole.

Il giro in città prosegue in mezzo a bellezze architettoniche, cimeli sovietici, gente fantastica che si fa fotografare e poi ci ringrazia.

A sera Nodir ci porta alla Lyabi-Hauz, una piazza costruita intorno ad una vasca nel 1620 (infatti la paroga è tagika e significa appunto intorno alla vasca) che è bellissima, piena di gente, luci e colori. Sta diventando scuro…qui un uzbeco, saputo che siamo italiani ci dice “italiani? Leonardo, Michelangelo, Colombo, Torino, Milano, Berlusconi sultano bunga bunga…” la solita vergogna che ci perseguita…

Siamo a cena, con spettacolo, alla madrassa Divanbegi, mangiamo bene, apprezziamo lo show e alle 9,30 siamo a letto.

12 settembre, 5° giorno – colazione (non all’altezza della cena) e alle 8 partenza per Shakhrisabz, l’antica Kesh, città natale di Amir Temur, ovvero il Tamerlano, cioè l’emiro Timur lo zoppo: Amir Timur i lang = Tamerlano, fondatore della dinastia timuride – da cui discese Babur fondatore della dinastia Mogol in India. La sua origine era mongolo-turca, sebbene nella sua tradizione culturale vi fossero elementi della cultura persiana e di quella mongola. Aspirava a riedificare l’impero mongolo ma in realtà i colpi più forti li inferse alla cosiddetta Orda d’Oro, che non si riprese mai più. Si considerava un ghazi, ovvero un “Combattente per la Fede”, ma le campagne più formidabili le intraprese contro stati musulmani.

Personalmente non assunse mai altro titolo se non quello di emiro, o Grande Emiro, come per ribadire costantemente il fatto che governava soltanto in nome del Gran Khan dei Mongoli. Assunse peraltro anche il titolo di khaghan.

Conquistò un vasto impero che abbracciava le odierne nazioni centro-asiatiche dell’Uzbekistan, parte del Kazakistan, il Turkmenistan, la Kirghizistan, l’Iran, e la Georgia. Sottomise l’India Tughlaq (1398-99), il Sultanato mamelucco (1400) e l’Anatolia ottomana arrivando a sconfiggere i Cavalieri di Rodi (1402-1403) anche se queste ultime conquiste rimasero in mano ai Timuridi solo per pochi anni, tornando agli antichi detentori subito dopo la morte di Timur nel 1405.

Mi dilungo su di lui perchè è stato un grande condottiero e uomo di cultura e arti nonostante le sanguinose conquiste.

Il percorso sino a Shakrisabz è stato costellato da pozzi petroliferi, steppe, gas, petrolio ed è anche stato piuttosto lungo: 400 km non certo comodi…

Pranzo in un locale squallidino dove Nodir ci consiglia di mangiare solo carne alla brace e dove Mirzo ci paga il pranzo, poi a visitare i resti della città edificata di Temur: imponenti davvero!

Visitiamo pertanto i resti del Palazzo Bianco che ora è alto 38 metri ma in origine erano 70! Temur voleva che la sua cità fosse la più bella del suo impero.

Ci sono un sacco di sposi che vanno a rendere omaggio al grande Temur e noi ne fotografiamo qualcuna.

Riprendiamo quindi il viaggio e – finita la pianura – cominciamo ad arrampicarci per le montagne, aspre e selvagge, somigliano molto a quelle viste in tv sull’Afganistan. Prima di iniziare la salita Nodir ci consiglia di fare sosta idraulica nell’unico bagno disponibile, andiamo: è una fossa rettangolare scavata per terra, senza acqua né nulla, solo un rotolo di carta igienica che sembra carta vetro… meno male che ho i miei soliti fazzolettini… la puzza è terrificante… Comuque meglio approfittarne…

Anche qui un sacco di posti di blocco o, come li chiama Nodir, posti di confine…

Arriviamo pertanto sopra al passo, oltre i mille metri e ci fermiamo: c’è un accampamento che vende noccioli di albicocche tostati e mandorle davvero squisite che noi compriamo e mangiamo.

Quanto inizia la discesa il panorama cambia leggermente, c’è un po’ più di verde ma la vita di chi abita in questi luoghi è davvero dura.

Finalmente siamo a SAMARKANDA!! L’alloggio è all’Asia Samarkanda che è un hotel molto trascurato e che non apprezzeremo per nulla, a parte il buon cibo e la gentilezza del personale. Siamo a tre minuti a piedi dal Registan, ovvero la spettacolare piazza della città, per cui – anche se Nodir ci lascia tempo libero per riposare – noi invece ci avviamo verso il Registan che dire bellissimo, spettacolare, fantastico è dire poco.

Ritorniamo in hotel per occia e cena che dapprima aveva assunto un aspetto tragico e che invece si è rivelata ottima usciamo e ritorniamo al Registan che è tutto illuminato da uno spettacolo di suoni e luci e ce lo godiamo davvero tanto. Anche qui la gente si ferma a parlare con noi, sorride gentilissima, un tizio, saputo che siamo italiani, mi bacia la mano!

E alle 9,30, stanchi morti e belli cotti, andiamo a nanna.

13 settembre, 6° giorno – sveglia tardi, finalmente, circa alle 7,30, ottima colazione e poi inizia la visita con Nodir. E’ stata una mattinata tutta piena di moschee, madrasse, mausoleo di Temur, ovvero lo Shah-i Zinda, l’osservatorio di Ulug Bec che più che un sovrano era uomo di scienze per cui andiamo a visitare il suo astrolabio di 30 metri. Anche qui sposi che vengono a farsi fotografare.

Peccato che le foto non rendano giustizia a questa meraviglia!

Nel frattempo abbiamo visitato la madressa di Ulug Bek, la madrassa Sher Dor, di Tilla Kari, la moschea di Bibi-Khanym che era la moglie preferita di Temur. Nodir ci racconta un gustoso aneddoto: Temur era nella campagna in India e la moglie, volendogli fare una sorpresa, fece costruire questa bellissima moschea che aveva dei minareti altissimi. Tornando dalla conquista Temur vide in lontananza i minareti e si infuriò, disse che chi aveva osato costruire qualcosa senza il suo permesso sarebbe stato ucciso. Quando però seppe che era stata Bibi invece di ucciderla fece mozzare la testa ai… minareti!

La visita continua con il viale dei mausolei. Temur, due figli e due nipoti sono sepolti assieme e la sua lapide è una bellissima onice verde. Proseguiamo per il mausoleo di Ak Saray e per quello di Rukhobod, poi il museo di Afrosiab, l’antico nome della città, come anche quello di Marakanca quando fu conquistata da Alessandro Magno.

Andiamo poi a pranzo al ristorante Incanto e paghiamo noi per sdebitarci con Mirzo.

Abbiamo anche fatto un giro nell’affascinante mercato di Siob.

Dopo pranzo riposino e poi di nuovo al Registan: è troppo bello! A cena andiamo in una casa privata che è una meraviglia, il padrone di casa le ha dato il nome di Maburek, se ho scritto giusto, che vuol dire augurio. Oltre a splendide verdure gustiamo i tortellini ripieni di carne cotti in brodo che sono davvero buoni. C’è sempre il solito fantastico yogurt.

Tornando con l’auto scopriamo che la strada è stata chiusa e in giro c’è un sacco di polizia, ci salta anche la visita alla fattoria del vino, Nodir dice che è arrivato un personaggio importante e tutto è per lui.

14 settembre, 7° giorno – Oggi si parte per Tashkent, purtroppo si avvicina la data di partenza…

Da Samarkanda a Tashkent sono circa 300 km e incontriamo 7 blocchi di polizia, al quarto ci fermano… il regime c’è e si vede…

Ritorniamo pertanto al Park Turon Hotel dove si sta molto bene. Pranzo al BoloHouz e cena di addio al Sim Sim inframezzate dalla visita di Tashkent che non avevamo ancora vista e cioè la parte più moderna. Mirzo e Nodir ci regalano per consolarci di non aver fatto la visita alla fabbrica del vino una bottiglia di vino rosso, sono davvero gentilissimi. Noi gli faremo una lettera di encomio a tutti e due, specialmente a Mirzo che ne ha bisogno, diretta all’agenzia dalla quale dipendono. A cena viene anche a incontrarci un manager dell’agenzia e noi ci spertichiamo in lodi verso i due ragazzi, che se le sono davvero meritate.

Domattina daremo loro una busta ciascuno con una bella mancia in quanto sono stati davvero i “nostri angeli custodi”.

Abbiamo visto alcune moschee, un mausoleo, la piazza dell’Indipendenza e abbiamo fatto un giro in metropolitana. Qui all’ingresso ci sono due poliziotti che fanno aprire le borse ai viaggiatori: noi – in quanto turisti – siamo graziati, ma Nodir deve mostrare il contenuto del suo zainetto…

Dopo cena salutiamo i ragazzi e andiamo a dormire, domattina sveglia presto!

15 settembre – 8° E ULTIMO GIORNO… sveglia alle 4,00… colazione al bar alle 4,30 (brioche, uovo sodo marmellata, yogurt, caffè), alle 5,15 si parte per l’aeroporto dove arriviamo alle 5,25, salutiamo affettuosamente i ragazzi e cominciamo a sbrigare le formalità del check in (allucinante) e doganali (altrettanto)…

Finalmente alle 7,40 si parte e si arriva a Praga dopo circa 5 ore e trenta… qui atterrati incontriamo nuovamente la coppia di Lodi dove scopriamo che coppia non è in quanto hanno lasciato a casa i rispettivi compagni in quanto uno ha paura di volare e l’altra non voleva venire… si sono fatti il viaggio da soli ma non mi sono sembrati entusiasti come noi.

A Praga abbiamo sette ore di attesa, in quanto arrivando alle 12,00 – ora uzbeka – qui sono le 9,00 e partiremo alle 17,00 stasera. L’attesa è lunga ma non abbiamo voglia di prendere un mezzo per andare in città per paura di stressarci troppo e/o di perdere il volo.

Finalmente alle 18,30 8 con ritardo) si parte e dopo un’ora circa saremo a Milano, quindi bagagli, Travel, partenza per Genova, dove arriveremo dure ore dopo “STANCHI MA FELICI!”

Abbiamo scoperto davvero un gran bel Paese e tanta gente cordialissima, anche se la vita è dura, come il regime al quale sono sottoposti ma hanno un grande spirito nazionalistico, sono ricchi di gas, petrolio, oro, hanno un’ottima agricoltura, il futuro per loro dovrebbe essere benigno, almeno glielo auguro di cuore, lo meritano dopo tante dominazioni e restrizioni.



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