West Coast e grandi parchi Usa on the road

Da San Francisco al Grand Canyon, passando per il Sequoia, la Death Valley, il Bryce Canyon, la Monument Valley…
Scritto da: Pagio
west coast e grandi parchi usa on the road
Partenza il: 24/04/2016
Ritorno il: 07/05/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

Domenica 24 Aprile 2016

Ci attende una lunga giornata, il viaggio Cagliari-Zurigo-Monaco-San Francisco inizia alle 9 del mattino e termina alle 19 ora di San Francisco. Le procedure doganali per fortuna sono molto veloci, i bagagli sono arrivati a destinazione e la navetta SuperShuttle che avevamo prenotato ci porta al Grant Hotel. Nonostante la stanchezza ci concediamo una breve passeggiata per le strade di San Francisco.

Lunedì 25 Aprile 2016

Prima tappa al Walgreens di Powell Street, dove vendono il MuniPass, tessera giornaliera per i mezzi di trasporto locali al costo di 20$. Prendiamo quindi la linea CableCar Powell-Mason e camminiamo fino ad arrivare alla celeberrima Lombard Street, la tortuosa discesa vista in tante foto. Poi col bus n.28 arriviamo al Golden Gate Bridge. La giornata è soleggiata, non c’è nebbia e il ponte si vede nella sua magnificenza. Lo percorriamo a piedi fino al Vista Point e torniamo indietro. Con i bus torniamo verso Union Square, e da lì passeggiamo nei dintorni, poi nuovamente sul bus per recarci verso Columbus Avenue, nel quartiere italiano di North Beach. Un panino veloce poi visitiamo la celebre libreria City Lights Books, dove nacque la Beat Generation. Da Columbus scendiamo a piedi verso il Fisherman’s Wharf, la zona della marina. Ci soffermiamo ad osservare le centinaia di leoni marini stesi al sole al Pier 39, poi passeggiamo fino a Ghirardelli’s Square, e infine ci rechiamo al Pier 33 dove ci si imbarca per Alcatraz, abbiamo la partenza alle 17,55 (visita che abbiamo prenotato con largo anticipo). Dal battello si gode una bella visuale della città, ancor più dall’isola. Molto interessante il tour all’interno dell’ex penitenziario (audioguida in italiano compresa nel costo di ingresso). Ancor più bello godersi il tramonto durante il tragitto di ritorno. Unico inconveniente, dopo lo sbarco non riusciamo a trovare un ristorante aperto (chiudono tutti alle 21), rimangono aperti solo alcuni fast food, entriamo quindi al Johhny Rockets in Jefferson St., un locale arredato in stile Happy Days e ci mangiamo un sostanzioso hamburger. Riprendiamo il Cable Car da Hyde St., e scendiamo al volo all’incrocio Powell-Bush, a pochi passi dall’hotel.

Martedì 26 Aprile 2016

Stamattina a piedi verso Alamo Square, un piccolo parco noto per le famose Seven Sisters (sono 7 case in stile vittoriano allineate e tutte di colori diversi). Ci rilassiamo nel parco, chiacchierando con diverse persone che ci fermano, chiedendoci da dove veniamo (gli americani si dimostrano veramente molto gentili in ogni senso). Da qui poi ci dirigiamo verso ChinaTown, passando per la porta d’ingresso in Bush Street. Facciamo qualche acquisto nei tanti negozi di souvenir, poi dato che ci inizia a venire fame cerchiamo un posto dove mangiare, la scelta cade sullo Yee’s Restaurant, siamo gli unici “forestieri” in sala in mezzo a soli cinesi. Il locale è spartano, ci fanno accomodare in una tavolata già occupata da altre persone, con le quali ci concediamo due chiacchiere. Molto folkloristica anche la cucina a vista. Le porzioni sono enormi (ci accorgeremo più avanti che è così ovunque) e il cibo non è male. Ci dirigiamo quindi in hotel dove abbiamo lasciato le valigie in custodia, alle 14 dobbiamo ritirare l’auto al noleggio Alamo di fronte all’albergo (noleggio effettuato tramite Rentalcars). Sembra andare tutto bene, fino a che ci consegnano l’auto. Abbiamo prenotato un mid-suv ma ci accorgiamo che manca il pianale posteriore a copertura del vano bagagli. Dovendo viaggiare sempre o quasi col bagaglio appresso, non ci va di lasciare i bagagli a vista, chiediamo quindi che ci venga sostituita con una che ne sia dotata, ma non hanno altri mid-suv disponibili, quindi ci propongono alcune soluzioni di ripiego. Scegliamo una Hyunday Sonata, una berlina con ampio bagagliaio (alla fine rimarremo comunque molto soddisfatti, l’auto è comoda e spaziosa e farà degnamente il suo lavoro senza problemi) e partiamo con destinazione Monterey. Aiutati dal Tom Tom comprato per l’occasione usciamo comunque non senza difficoltà (sbagliando un’uscita allunghiamo leggermente il percorso) dal caotico traffico cittadino e ci immettiamo sulla CA1, la strada panoramica che costeggia il Pacifico. Prendo subito confidenza col cambio automatico, è più facile di quanto avessi immaginato. La strada offre panorami molto belli, ci fermiamo a Pacifica per una breve passeggiata sulla spiaggia, poi più avanti ci fermiamo e percorriamo a piedi un tratto del Devil’s Slide Trail, una porzione di circa 2 miglia della vecchia strada riconvertita a pista ciclabile e pedonale. Facciamo ancora una sosta in spiaggia per una passeggiata a Pescadero. Arriviamo a Monterey intorno alle 18, abbiamo prenotato al BaySide Inn, un motel in una zona residenziale molto tranquilla. E’ il nostro primo motel, ci sentiamo come nei film, con la macchina parcheggiata davanti alla porta della stanza! Usciamo subito per andare al Cannery Row, una zona turistica con negozi e locali, facciamo un po’ di spesa e scorta d’acqua da tenere in auto in un market e una lunga passeggiata sul lungomare, c’è parecchio vento e la serata è particolarmente fresca! Visti i precedenti ci rifugiamo in un ristorante messicano, “El Torito”, non sia mai che pure qui alle 21 chiuda tutto… dal ristorante di gode di una bella visuale sulla baia e si mangia anche molto bene. Rientriamo in motel, domattina abbiamo la sveglia presto!

Mercoledì 27 Aprile 2016

Sveglia all’alba, alle 6:30 siamo già in viaggio, destinazione Sequoia N.P. Intorno alle 9 siamo a Fresno, facciamo una pausa per il nostro primo rifornimento di benzina. Avevo letto in vari forum che i biglietti da 100 dollari spesso non vengono accettati, ma alla prova dei fatti si rivela del tutto falso, li accettano ovunque e senza nessun problema. Ci prendiamo un cappuccino in uno Starbucks, prima di ripartire lungo la 180. Troviamo uno sbarramento della Polizia, poco più avanti c’è un camion ribaltato, ci rimandano indietro. Scendo a chiedere informazioni al poliziotto che devia il traffico su come “scavalcare” l’incidente per arrivare al parco, mi suggerisce una strada secondaria che ci porterà oltre l’incidente. Si inizia a salire verso la montagna, la temperatura scende notevolmente. Arriviamo al parco e acquistiamo il pass annuale da 80 dollari che ci consentirà l’ingresso in diversi altri parchi. Il ranger ci fornisce le mappe e dei depliant illustrativi. C’è nebbia, e la temperatura è di 3 gradi. La prima tappa è Grant Grove, dove ci inoltriamo nella foresta ammirando le enormi sequoie, tra le quali spicca il General Grant, la zona è ancora semicoperta dalla neve invernale (le strade sono comunque percorribili senza problemi). Dopo circa un’ora di passeggiata ci spostiamo verso lo Hume Lake, e pranziamo al sacco seduti su una panchina in riva al lago. Ci siamo solo noi e un ragazzo che gioca con un bel pastore tedesco.

Il freddo è pungente, quindi dopo un po’ ci ripariamo in auto e proseguiamo verso sud lungo la Generals Highway 198. In alcuni tratti la strada, oltre ad essere praticamente deserta, è veramente tortuosa, la nebbia e la neve copiosa a bordo strada rendono spettrale tutto il paesaggio circostante. Ci fermiamo in diversi punti lungo strada inoltrandoci per un po’ tra gli alberi, poi sosta per vedere il General Sherman, l’albero più grande del mondo (non per altezza ma per volume) che è veramente immenso. Anche qui ci tratteniamo passeggiando all’interno della foresta innevata.

La giornata cupa inizia ad incupirsi ancor di più, il sole sta calando e ci rimettiamo in viaggio verso Bakersfield, dove abbiamo prenotato il motel Vagabond Inn North. Una volta scesi dalla montagna riappare per un po’ il sole che va verso il tramonto e la temperatura è notevolmente più alta.

Arriviamo al motel, la zona è ai limiti dell’autostrada, molto periferica e non da l’impressione di essere granchè sicura, ci sono solo alcuni fast food. Dopo aver scartato Taco Bell scegliamo di mangiare da Jack in the Box, alla fine l’impressione che ci aveva dato la zona si rivela sbagliata, non c’è granchè di cui preoccuparsi.

Giovedì 28 Aprile 2016

Anche oggi sveglia presto, la destinazione è la Death Valley. Ci mettiamo in viaggio presto, alle 8 siamo al Lake Isabella, ci si arriva tramite la CA178, una tortuosa strada che corre dentro un canyon e di fianco ad un fiume. E’ presto, le strutture sono ancora tutte chiuse, ci sono solo alcuni pescatori in giro. Ci facciamo un giro e qualche foto, prima di rimetterci in auto. Continuiamo lungo la 178, a Ridgecrest facciamo il pieno di carburante e un cappuccino caldo, la temperatura è bassa e il cielo sembra abbastanza minaccioso. Si comincia a intravedere lo spettrale paesaggio della Death Valley, alcuni viewpoint ci lasciano letteralmente senza fiato. Saltiamo Panamint Spring e ci dirigiamo verso il Mosaic Canyon. Lasciamo l’auto al parcheggio e ci avviamo. Nel frattempo le nuvole si sono diradate e la temperatura è salita intorno ai 20 gradi.

La prima parte del canyon è molto suggestiva, una gola molto stretta, poi si allarga e prosegue. Andiamo avanti per circa 45 minuti, poi facciamo dietro front. Direzione Stovepipe Wells, dove ci fermiamo per il pranzo. Poco più avanti lasciamo l’auto al parcheggio e ci dirigiamo verso le Mesquite Sand Dunes. Ci inoltriamo con l’intento di raggiungere le dune più alte, ma continuando a camminare le vediamo sempre lontane… qualche temerario c’è arrivato, dopo una mezzora di cammino rinunciamo a proseguire oltre, è comunque molto bello il paesaggio. Ora la meta è il Badwater Basin, 85 metri sotto il livello del mare. La temperatura è di 30 gradi, comunque sopportabile, non voglio pensare cosa possa essere questo posto in piena estate… ci inoltriamo nel bacino, il sole che picchia ed il bianco della superficie hanno uno straordinario effetto abbagliante. Tornando verso la direttrice principale deviamo e prendiamo l’Artist Drive, una strada a senso unico che porta all’Artist Palette, una formazione rocciosa che grazie all’ossidazione dei minerali presenti in essa si presenta con venature di vari colori, con un colpo d’occhio spettacolare. Visitiamo anche lo Zabriskie Point e poi saliamo al Dante’s View. Mentre ci godiamo il panorama, d’improvviso si scatena un nubifragio. Ci rifugiamo in auto, dopo qualche minuto la pioggia cessa, e riappare il sole. Che sta iniziando a calare. Abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare, dobbiamo arrivare a Las Vegas, ci mettiamo quindi in marcia. Nel frattempo si fa buio, entriamo in Nevada, passiamo per la cittadina di Pahrump, poi d’improvviso si iniziano a vedere le immense luci di Las Vegas ed i suoi faraonici hotel illuminati. Non siamo amanti delle città, ma il colpo d’occhio è davvero notevole. Il traffico è sostenuto ma veloce, in pochi minuti siamo al Super 8 Ellis Island che è un motel solo di nome, è un vero e proprio hotel con annesso casinò. Lo abbiamo scelto in quanto siamo solo di passaggio a Las Vegas e non è distante dalle highways. Ceniamo al ristorante e rinunciamo ad uscire, si è fatto tardi e preferiamo andare a riposare.

Venerdì 29 Aprile 2016

La destinazione di oggi è lo Zion NP, oggi facciamo le cose con più calma, non partiamo all’alba. Lungo il tragitto ci fermiamo per rifornire, un pò di spesa per il pranzo e rapido spuntino, siamo allo Zion per mezzogiorno. Il parcheggio è pieno, lasciamo l’auto nel villaggio di Springdale e arriviamo al parco a piedi, in 5 minuti. All’ingresso mostriamo il pass e la ranger ci fornisce le mappe del parco. Ci mangiamo le insalate comprate precedentemente prima di iniziare la visita. Sta piovendo, ma la pioggia è molto leggera, il k-way ci protegge a sufficienza. Per muoverci all’interno del parco utilizziamo la navetta, che fa varie fermate lungo la direttrice principale. Come prima tappa scendiamo all’ultima fermata del tragitto, Temple of Sinawava, per il Riverside Walk, un trail facile e rilassante che costeggia un fiume che scorre nel canyon, d’estate può anche essere percorso immergendocisi, oggi fa un pò freddino, siamo sui 5 gradi, e non è consigliabile, oltre al fatto che è abbastanza impetuoso e carico d’acqua! Lungo il percorso si incontrano piccoli scoiattoli, ai quali è tassativamente proibito dare cibo. Riprendiamo la navetta e ci fermiamo a Weeping Rock, dove facciamo un breve trail in salita che ci porta sotto un roccione a forma di arco dal quale scende un cascatella d’acqua. Nel frattempo il tempo peggiora, inizia a piovere più copiosamente (gli USA sono colpiti in questi giorni da una forte perturbazione, per fortuna lo Utah è preso di striscio, in altri stati sta facendo disastri, ma comunque ce ne accorgeremo di più nei giorni successivi). Dato che il tempo non ci è amico non scendiamo ad altre fermate e torniamo all’ingresso del parco, entriamo al Visitor Center dove c’è una specie di museo e vari schermi interattivi dove trasmettono dei documentari sul parco, poi facciamo un giro a Springfield, la piccola cittadina che vive in funzione di questo parco. E ci rimettiamo in marcia verso Kanab dove abbiamo prenotato il motel. Dato che nel frattempo la pioggia si è leggermente attenuata ci fermiamo al Canyon Overlook, un punto panoramico che si raggiunge in 20 minuti di camminata in salita, dal quale si gode una meravigliosa vista sul canyon. Vale sicuramente la pena farlo. Ci riposiamo un po’ in cima godendo del panorama prima di ridiscendere verso il piccolo parcheggio. Il sole sta iniziando a calare, in circa 1 ora di viaggio siamo a Kanab. Prendiamo possesso della stanza al Travelodge. Gironzoliamo un pò leggendo i menù di vari ristoranti, e scegliamo lo Houston’s, un piccolo ristorante bisteccheria con le cameriere vestite da cowgirls, arredato in stile western. Una bella bistecca in salsa barbecue con contorno di fagioli e una buona birra! Quel che ci voleva. Dopo cena non c’è nessuno in giro, fa freddo e data la bassa stagione i turisti sono pochi, torniamo quindi in motel.

Sabato 30 Aprile 2016

Sveglia alle 6,30, doccia, colazione, rifornimento e spesa al market e si parte verso la destinazione odierna. Il Bryce Canyon. Dista 70 miglia da Kanab, poco più di un’ora d’auto. Il tempo è nuvoloso, e più ci avviciniamo al Bryce, più le nuvole diventano scure, la temperatura scende fino a 0 gradi… a pochi chilometri dall’ingresso del parco inizia a nevicare… ed è sempre più fitta! La visibilità è bassissima, la nebbia incombe. E’ uno spettacolo, specie per noi poco abituati alle nevicate, ma nel contempo siamo pure un po’ preoccupati, più che altro non vorremmo rimanere intrappolati qui… se le strade si ghiacciano poi per andar via sono guai… comunque siamo appena arrivati, sono le 10 del mattino, non fasciamoci la testa. Raggiungiamo il Sunset Point e parcheggiamo l’auto. Ci bardiamo di tutto punto e ci immergiamo nel paesaggio spettrale! Ci affacciamo sul canyon, e la delusione si impossessa di noi, non si vede oltre 20 metri, e la nevicata si infittisce… saliamo per qualche centinaio di metri sul Rim Trail, ma la delusione si fa sempre più cocente, ma non ci abbattiamo, e decidiamo comunque di scendere nel canyon attraverso il Navajo Loop trail, man mano che si scende la visibilità si allarga. Bene. Arrivati sul fondo del canyon proseguiamo lungo il sentiero alberato. Dobbiamo raggiungere il Sunrise Point, il loop è di circa 4 km. Dopo il sentiero alberato si procede in salita per arrivare al Sunrise, che raggiungiamo dopo circa 3 ore di passeggiata ad andatura rilassata. Nel frattempo ha smesso di nevicare, le nuvole si stanno diradando e la vista del canyon dall’interno è davvero spettacolare. Una volta raggiunto il Sunrise torniamo al Sunset camminando lungo il Rim. E’ stato faticoso, ma soddisfacente, ci chiudiamo in auto per mangiare, la temperatura è sempre prossima allo 0. Ci dirigiamo quindi verso i viewpoint, riusciamo a vedere l’anfiteatro dall’Inspiration Point e dal Bryce Point. Questo parco è veramente meraviglioso. Ci affacciamo da diversi punti, per fortuna abbiamo scarpe adatte, il fango è fastidiosissimo. Vorremmo poi inoltrarci poi verso il Rainbow Point ma la strada è sbarrata per il maltempo ed è impossibile arrivarci. Anche il più vicino Paria Point è inaccesibile. Dato che abbiamo circa due ore d’auto verso Torrey ci avviamo lungo la UT12, una strada panoramica (c’è chi dice sia la più bella di tutti gli USA). In effetti è bellissima da guidare, alcuni punti sono da brivido, sia per la bellezza sia per il fatto che non ci sono guard rail e si passa su strapiombi impressionanti. Ci sarebbero tante cose da fare e vedere lungo la strada, ma il fatto che il tempo non prometta nulla di buono ci spinge ad andare avanti senza fermarci… passate Escalante e Boulder riprende a nevicare. I bordi della strada sono completamente innevati così come tutto il territorio circostante. Non vediamo l’ora di arrivare a destinazione, non siamo attrezzati per affrontare strade innevate. Per fortuna la nevicata non è molto fitta, riusciamo ad arrivare a Torrey senza problemi, a parte il fatto che siamo sempre a 0 gradi. Siamo al motel Rim Rock Inn, in stile vecchio west poco fuori dalla città, nella struttura c’è pure un ristorante con una vista molto bella. Dopo cena ci rifugiamo nel caldo della stanza.

Domenica 1 Maggio 2016

La mattina prevede la visita del Capitol Reef. Anche oggi la temperatura è intorno allo 0 e il cielo nuvoloso. Arrivati al Visitor Center del Capitol Reef prendiamo le mappe, e scopriamo con rammarico che a parte la Scenic Drive tutte le altre strade (sterrate) sono chiuse causa maltempo, quindi siamo praticamente costretti a saltare la visita di questo parco. Percorriamo le 10 miglia della Scenic Drive, giusto per dire che ci siamo stati… un vero peccato. A questo punto, dato che la giornata è lunga, puntiamo su Moab, direzione Arches NP. Arriviamo al Visitor Center verso mezzogiorno, giusto il tempo di recuperare le mappe e fare un piccolo spuntino e visitiamo nell’ordine: Park Avenue, Balanced Rock, Sand Dune Arch, Broken Arch e lo Skyline Arch. Tutto ciò ci porta via circa 6 ore, durante le quali ogni tanto è scesa un po’ di pioggia che comunque non ci ha fatto desistere dal fare le nostre passeggiate. L’idea era poi quella di andare per il tramonto al Delicate Arch, il più famoso del parco (nonché simbolo dello stato dello Utah). Purtroppo la strada che porta al Delicate è chiusa per il maltempo, oltretutto è nuvoloso e quindi il tramonto sarebbe stato in ogni caso nascosto… peccato, in quanto avevamo anche l’intenzione di tornare al parco di notte per ammirare il cielo stellato, ma il programma salta per colpa della nuvole… a questo punto ci dirigiamo a Moab, che dista 5 miglia, e ci sistemiamo al River Canyon Lodge, una struttura molto carina in stile “Casa nella prateria” e usciamo per una visita della cittadina. Ceniamo al “Peace Tree Restaurant”, dove ci abbuffiamo alla stragrande con carne, patate, insalata e una enorme fetta di cheesecake! Dopo cena riprende a piovere abbastanza copiosamente e ci rifugiamo in albergo.

Lunedì 2 Maggio 2016

Moab si trova al centro tra due parchi, l’Arches e il Canyonlands (che si trova a circa 40 km). Alle 8 siamo già all’ingresso del parco, solite mappe e iniziamo la nostra visita. Il tempo è nettamente migliorato, fa fresco ma non come i giorni precedenti. Percorriamo tutta la Grand View Point Road e lasciamo l’auto al parcheggio semideserto posto a fine strada e ci dirigiamo verso il Grand View Point Overlook, un punto panoramico mozzafiato. Dopo circa 40 minuti si arriva sul bordo del precipizio del canyon. Regna il silenzio, e non si può far altro che sedersi ad ammirare questo spettacolo della natura. Seguono le tappe al Crater Overlook (creato da un piccolo meteorite caduto qualche milione di anni fa), poi il breve trail per il Mesa Arch. Non conoscevo questo parco, l’ho scoperto leggendo la guida e durante la pianificazione del viaggio e devo dire che è veramente molto bello e ancora selvaggio e poco frequentato rispetto agli altri che abbiamo visitato.

Tra una cosa e l’altra la mattina è passata, torniamo a Moab e ci fermiamo per prendere qualcosa per il pranzo. Pranziamo rapidamente nella piazza antistante e ci mettiamo in marcia verso il sogno: la Monument Valley. Lungo la strada passiamo attraverso alcuni piccoli centri, Monticello, Blanding, Bluff . Breve sosta a Mexican Hat per le foto alla famosa roccia a forma di sombrero (il paese prende da qui il nome). Poco dopo iniziano a stagliarsi all’orizzonte le formazioni rocciose della Monument.., ragazzi, che spettacolo!

Il sogno si avvera. Foto di rito nel punto reso immortale dal film Forrest Gump (oltre a quelli di John Wayne).

Entriamo nel parco, gestito dagli indiani Navajo (qui il pass per i National Park non è valido), si paga un biglietto da 20$ valido per due giorni. Abbiamo prenotato l’hotel all’interno del parco, il The View, una struttura per fortuna poco invasiva rispetto all’ambiente circostante e dagli interni molto eleganti. Usciamo subito a piedi per il Wild Cat Trail, un loop di circa 6 km che si snoda intorno ad uno dei tre butte principali del parco (il West Mitten). Qui la temperatura è decisamente più alta, 18-20 gradi. Iniziamo il trail che sono circa le 17:40, la passeggiata è leggera e piacevole, quasi interamente in piano. Si vedono in alcuni punti i segni della pioggia dei giorni scorsi, e in certi punti bisogna attraversare pozze fangose. Ci siamo solo noi, e questo rende la passeggiata ancora più bella. L’ultimo chilometro del percorso è in salita, un po’ faticoso a fine giornata. Dalla sommità ci gustiamo il tramonto e rientriamo in hotel. La cena è al ristorante dell’hotel. Nella “Navajo Nation” non vengono serviti alcolici, ma al ristorante hanno delle birre analcoliche al miele veramente buone. Notiamo che all’interno dell’hotel siamo tra i rarissimi occidentali presenti, la stragrande maggioranza è orientale (giapponesi, coreani e cinesi).

Le porzioni della cena sono enormi, alla fine ce ne portiamo via la metà, che sarà il nostro pranzo di domani. (In tutti i ristoranti abbiamo notato che chi non finisce la porzione se la porta via, quindi ci adeguiamo all’usanza). Ci concediamo un po’ di relax nella elegante hall, con cappuccino e tisana preparati in stanza. Ci congediamo presto, domattina vogliamo goderci l’alba.

Martedì 3 Maggio 2016

L’emozione dell’alba alla Monument Valley mi fa aprire gli occhi alle 5. E’ ancora buio, ne approfitto per recuperare gli occhiali dimenticati in auto e mi preparo. Alle 5,45 inizia a filtrare un po’ di luce, usciamo subito fuori per goderci lo spettacolo e scattare qualche foto. E’ veramente uno spettacolo indescrivibile. Alle 7,45 siamo in auto, faremo il loop di 17 miglia in auto, a quest’ora siamo praticamente da soli, facciamo le classiche fermate per le foto di rito nei luoghi più suggestivi indicati sulla mappa. Il giro ci prende circa 2 ore, godute in quasi perfetta solitudine e in un silenzio quasi irreale.

Ci mettiamo quindi in viaggio verso la prossima meta, Page. Arriviamo verso le 12:30, che per magia diventano le 11:30 per via del cambio di fuso orario.

Andiamo a informarci per le visite all’Antelope Canyon, la prima disponibilità è per le 14:30, prenotiamo la visita e andiamo a fare un giro nella cittadina. Visitiamo diversi negozi di souvenir, pranziamo con un gelato super abbondante e torniamo all’Antelope per la visita. Ci caricano su un camion piuttosto scomodo, in circa 15 minuti di percorso sterrato siamo sul posto. Le guide navajo fanno entrare a gruppi di 10, dentro c’è una calca incredibile, tra chi va e chi viene, la guida mette ansia e fretta se anche ti fermi 10 secondi di troppo per fare una foto… non è il genere di visita che ci piace ma il posto è splendido. Arrivati alla fine del canyon riusciamo a sganciarci dalla guida e ci facciamo il tragitto di ritorno da soli, le altre guide ci guardano male mentre portano altri gruppi di turisti, riusciamo a vedere qualcosa di più. Al rientro al camion occhiataccia della nostra guida… posto fantastico, ma a posteriori non so se ci tornerei, il prezzo è spropositato anche se si tratta di una cosa unica… ci rechiamo in motel e prendiamo possesso della stanza, dopodiche ci rechiamo al viewpoint sul Glen Canyon, da dove si vede la diga e il fiume sottostante. Dopo una mezzora ci spostiamo verso l’HorseShoe Bend, che non perderei per nulla al mondo. Troviamo un parcheggio, il piazzale è quasi pieno e facciamo la breve salita che ci porterà sul bordo del canyon. Cerco di scattare qualche foto ma il precipizio fa davvero paura e non riesco a sporgermi più di tanto… ci tratteniamo per circa un’ora, per ammirare il posto da diverse angolazioni, il sole è frontale e sulle foto da un bell’effetto di controluce. Dopo andiamo a vedere il lago Powell da un view point. Il tramonto è vicino, e la temperatura è gradevole, siamo in maniche corte, il gelo dello Utah è ormai un ricordo. Ci sediamo a goderci il panorama e a riposarci per un po’.

Di ritorno a Page ci fermiamo in un Walmart per fare un po’ di spesa per il giorno successivo. Passiamo lungo una strada dove si contano una dozzina di chiese, una di fianco all’altra, di diverse confessioni (o sette, non saprei come definirle). Pensando che Page hapoco meno di 10mila abitanti la cosa ci incuriosisce. Usciamo per la cena, passeggiando lungo la via principale notiamo un locale molto “country” (Big John’s Texas BBQ), con le tavolate lunghe in stile sagra paesana ed una band di attempati musicisti suona del buon country blues. Sperando di trovare posto, è strapieno, fermiamo una delle cameriere. Ci piazzano in una tavolata proprio sotto il palco. Bisteccona in salsa BBQ e doppia razione di fagioli, birra Grand Canyon e la nostra cena western è servita!

Mercoledì 4 Maggio 2016

Stamattina sveglia comoda, abbiamo una sola tappa in programma, il Grand Canyon. Alle 8 partiamo da Page. A Cameron imbocchiamo la Desert View Road che ci porterà all’ingresso est del parco. L’accoglienza dei rangers è come al solito molto gentile (abbiamo notato in generale che la gentilezze è di casa negli USA). Ci fermiamo in alcuni viewpoint (Desert View Watchtower, Navajo, Lipan, Grandview point). Alle 10:30 siamo al visitor center, i pannelli dicono che il parcheggio è pieno, da fuori non sembra pienissimo, per cui entro e trovo un posto senza problemi.

Lasceremo qui l’auto per tutta la giornata e ci sposteremo con gli shuttle del parco. Si vede da subito che questo è il parco più visitato in assoluto, è tutto enorme e ben strutturato, e c’è davvero tantissima gente. Ci sediamo al Bike Rentals & Cafè, studiamo la mappa e decidiamo cosa fare e vedere. Oggi niente trial faticosi, salite o altro, cammineremo molto, ma in piano o quasi, sul bordo del Rim. Partiamo a piedi da Mather point direzione South Kaibab, un tragitto di circa 4 km. Lo scenario è spettacolare. Verso le 13 arriviamo a destinazione, approfittiamo di un’area picnic per pranzare al sacco. Prendiamo la navetta orange che ci riporterà al Visitor Center, quindi la navetta Azzurra, scendiamo al Train Depot, e facciamo una passeggiata di circa 1,5 km, siamo nel village, la zona degli hotel e dei lodge, credo sia la parte più affollata del parco. Negozi vari e punti ristoro affollatissimi lungo il tragitto. Avrei voglia di un gelato, ma la fila alla cassa me la fa passare velocemente… al Bright Angel Point prendiamo la navetta Rossa fino all’estremità del Canyon, l’Hermits Rest. Da qui scendiamo a piedi verso il Pima Point per circa 2 km. Poi ci spostiamo con le linee Rossa e Blu nuovamente al Visitor Center, e poi prendiamo la Orange fino allo Yavapai Point.

Altra ora di camminata, fino a tornare al Visitor Center, il sole sta tramontando e ci godiamo lo spettacolo del Canyon al tramonto, siamo rimasti nel parco oltre 9 ore, quindi ci dirigiamo a recuperare l’auto, per andare a Williams dove abbiamo prenotato il Motel 6. Williams è una cittadina davvero carina ed ospitale, a circa 1h d’auto dal parco, molto turistica, sulla Route 66. Ceniamo al Fiesta Mexican Grill, passeggiamo un po’ in centro, poi ci dirigiamo in motel.

Giovedì 5 Maggio 2016

Sveglia di buonora, colazione al Pine Country, poi un giro alla stazione dove ci imbattiamo in uno show con i cowboy e una finta sparatoria al saloon, giro di negozietti per gli ultimi souvenir e partiamo lungo la Route 66, anche se in realtà è l’interstatale 40… Ci fermiamo a Seligman, minuscola cittadina che richiama in ogni cosa la mitica 66. Pausa al Road Runner Cafè, poi una passeggiata per la main street, c’è un vento fortissimo e piuttosto fastidioso.

Tappa successiva Kingman, su guide e forum tutti ne parlano in termini entusiastici, ma per noi l’Historic District si rivela una mezza delusione… ci fermiamo per il pranzo in un piccolo parco con una locomotiva. Ci muoviamo in direzione dell’ultima tappa del viaggio. La Faboulous Las Vegas! L’autostrada scorre rapida, man mano che ci si avvicina alla città il traffico si intensifica. Sulle tangenziali si va a passo d’uomo o quasi, il traffico è bestiale nonostante le tante corsie. Dopo circa mezzora per percorrere 5 miglia usciamo dalla tangenziale e ci immettiamo nel traffico cittadino, che è inferiore per fortuna. Arrivati in hotel, siamo al Circus Circus, parcheggiamo al multipiano e ci registriamo. Alla reception ci upgradano di stanza, e ci sistemano in una delle torri. Posati gli zaini usciamo subito alla scoperta della Strip… il delirio!

Dopo 10 giorni quasi in totale solitudine nei parchi questo bagno di folla è quasi traumatico… entriamo al Venetian, al Paris, al Caesar Palace e al Bellagio, c’è da perdersi tra le verie gallerie di negozi, i Casinò, i ristoranti e la folla… al Bellagio ammiriamo il giardino giapponese all’interno, veramente strepitoso e ci fermiamo per vedere lo spettacolo delle famose fontane illuminate. Sembra incredibile che possa esistere un posto del genere… c’è un campionario molto variopinto di umanità. Rientrando ci fermiamo a vedere lo spettacolo dei Pirati dei Caraibi al Treasure Island ed è ormai notte quando rientriamo in hotel, per fortuna troviamo qualche ristorante ancora aperto e ceniamo. Giochiamo qualche dollaro alle slot machine, più che altro per passare il tempo, abbiamo intenzione di passare la notte in bianco per cercare di abbattere il fuso per il ritorno. Rientrati in stanza ci appisoliamo per circa 2 ore.

Venerdì 6 Maggio 2016

Alle 4 siamo in piedi, barba, doccia, chiudiamo i bagagli e alle 6 usciamo, direzione aeroporto.

Riconsegniamo l’auto, non ci fanno storie nonostante due piccole ammaccature che ci siamo trovati sulla targa anteriore e su una fiancata (qualche colpetto preso in qualche parcheggio).

Con la navetta raggiungiamo il terminal della United, consegniamo i bagagli e andiamo a fare colazione allo Starbucks dentro il terminal. Al gate ci fanno le carte d’imbarco solo per il primo volo, rimandandoci ai banchi Lufthansa a San Francisco per gli altri due voli.

Ad un certo punto il panico. A causa di una tempesta di fulmini il volo avrà un probabile ritardo di 1h30 minuti… tenendo conto che il nostro tempo di scalo era di 1h 40, siamo praticamente fritti!

Chiamano al gate chi ha voli in connessione… ci prospettano un giro infernale… da SFO a Tel Aviv, poi a Monaco di Baviera ed infine a Cagliari… con arrivo oltre 24h dopo il previsto… la disperazione prende corpo… ad un certo punto, dopo circa 1h ci chiamano per imbarco immediato.

Arriviamo a San Francisco alle 15,45, il volo dovrebbe partire alle 16, si spera in un ritardo… corsa sfrenata per il terminal fino al gate d’imbarco, sugli schermi è in Boarding, abbiamo qualche chance… dobbiamo ancora fare le carte d’imbarco… per ironia della sorte il gate è l’ultimo dell’aeroporto, il più distante… riusciamo in extremis ad imbarcarci. Sfiniti, ma per fortuna tutto è andato al suo posto…

E’ stato un viaggio entusiasmante e fantastico sotto ogni aspetto.

CONCLUSIONI

Il navigatore satellitare è stato fondamentale, consiglio a tutti l’acquisto, le indicazioni stradali sono spesso cervellotiche.

Col senno di poi avremmo evitato di prenotare tutti gli alloggi da casa, fermandoci di volta in volta, in bassa stagione si trova posto praticamente dappertutto.

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Sequoia NP

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Death Valley NP

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Golden Gate Bridge

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Bryce Canyon

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Bryce Canyon

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Overlook point Zion NP

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Bryce Canyon



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