A zonzo per l’Umbria

Da Orvieto ad Assisi per mantenere una promessa
Scritto da: andrea91058
a zonzo per l'umbria
Partenza il: 07/10/2015
Ritorno il: 11/10/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Lo avevo promesso a me stesso, e visto che “ogni promessa è debito”, mi sono preso un paio di giorni di ferie, agganciati al fine settimana, e me ne sono andato a zonzo per l’Umbria, a visitare alcuni paesi di questa splendida regione.

Uscito dal lavoro sono subito andato in quel di Orvieto Scalo, in modo da essere attivo la mattina presto, e mi sono trovato un Albergo a 30 mt da piazza della Stazione da dove parte la teleferica che raggiunge Piazza Cahen, e da qui iniziare il giro per la città, l’Hotel La Pergoletta.

Premetto subito che dei posti ove pernotterò e mangerò, citerò il nome al massimo, ma non farò commenti “tecnici” su di loro perchè ormai sappiamo tutti che i giudizi (e pregiudizi…) dei viaggiatori sono troppo spesso falsi, o peggio ancora “sponsorizzati”, e comunque sempre soggettivi.

Io i posti li scelgo, per quanto riguarda gli alberghi, per comodità logistica, vale a dire facili da raggiungere e con parcheggi gratuiti; la distanza dal centro è una priorità relativa perchè non mi costa fatica camminare e non uso mai, quando vado in giro per le città, bus, metrò o taxi, ma soltanto scarpe comode.

I posti dove mangiare invece li scelgo all’occorrenza; mi stà bene il panino con il salame, come la pizza o la bistecca, seduto a tavola o sgranocchiando mentre cammino…

Ritornando al nostro tour, visto che è presto per andare in camera, una giratina per Orvieto me la godo anche stasera, e visto che la teleferica è stata chiusa proprio ieri per manutenzione, sfrutto la navetta alternativa e raggiungo P.za Cahen, per dare una prima occhiata alla città.

Visto che domani ripartirò da qua, scelgo di entrare in centro da una strada diversa da quella che percorrerò domani, e inizio a risalire, nel vero senso della parola, Corso Cavour, forse la via principale visto i negozi, locali, bar e ristoranti che vi si trovano.

Non è che sia molto affollata ma non mi lamento, vuol dire che me la godo di più, e visto che ormai musei e chiese sono chiusi, tanto vale mangiare qualcosa subito, e la scelta cade su un bel tagliere di antipasti e una pizza alla “Buca di Bacco”, per poi ripartire per “l’Orvieto by night”.

C’è un’atmosfera strana stasera, almeno per me…

Orvieto si presenta come una tranquilla città, illuminata quanto basta per apprezzare l’atmosfera notturna, senza traffico e quindi senza la confuzione delle grandi città, ed è estremamente accattivante…

Una parte della splendida facciata del Duomo è coperta da un ponteggio per la manutenzione, ma nulla toglie al suo splendore, e se lo si vede alla luce delle lampade, inizio già ad immaginarlo domani mattina alla luce del sole.

Gira e rigira si fà ormai l’ora di riprendere la navetta per scendere, e quindi…. buonanotte.

1° giorno

Colazione e via, alle 8,15 sono già sopra la navetta per P.za Cahen e da qua, lasciandomi alle spalle la Rocca Albornoziana, che decido di visitare successivamente, inizio a fare il turista percorrendo via Roma, e dalla Chiesa di San Domenico, edificata a metà del 1200, poi modificata, e che ha all’interno il monumento al Cardinale Guglielmo di Braye, di Arnolfo di Cambio.

Attraverso le stradine interne raggiungo prima P.za del Popolo con l’omonimo palazzo, e la Chiesa di S. Rocco, e successivamente P.za della Repubblica.

Qui oltre al Palazzo del Comune, complesso dei primi anni del 1200, rinnovato poi sul finire del 1500, ha sede la Chiesa di Sant’Andrea, che sorge su un precedente sito etrusco, al quale si è prima sovrapposto un edificio di culto tardoromano, e successivamente una chiesa paleocristiana; al suo fianco si erge la grande, poderosa e originale, torre dodecagonale.

Ho letto che all’interno di questa torre fra le varie persone ospitate, c’è stato anche Papa Innocenzo III, che da qui bandì la quarta Crociata del 1201.

E a proposito di torri, come non salire sulla vicina Torre del Moro, per osservare, dall’alto dei suoi 240 scalini, uno splendido panorama di Orvieto e di ciò che lo circonda…

Una veloce visita a P.za San Giovenale dove ha sede l’omonima Chiesa ed il complesso Agostiniano, situati proprio sopra la rupe, vicino a Porta Maggiore, e mi reco in Piazza Duomo.

Se di buio era bella, di giorno S. Maria Assunta in Cielo, è veramente magnifica.

Gli inizi della costruzione parlano del 1290, ma ci sono voluti quasi quattro secoli per darle la definitiva consacrazione a quella che, per me, è una delle più belle Basiliche che ci sono in Italia.

E se da fuori i lavori di Andrea Orcagna, del Federighi, del Pisano l’hanno resa fantastica, dentro è impressionante!

Entri e inizi a guardare quello che questo tesoro dell’arte Italiana nasconde a chi lo ammira solo dall’esterno.

La Cappella della Madonna di S. Brizio, o Cappella Nova, con i dipinti del Beato Angelico, Luca Signorelli, Benozzo Gozzoli e altri, è uno spettacolo indescrivibile, e dall’altra parte la Cappella del Corporale con le immagini di Ugolino di Prete e dell’Orcagna, il Crocifisso del Mainati, il coro ligneo dell’Ammannati, la Pietà di Ippolito Scalza, la Maestà di Gentile da Fabriano, gli affreschi di Ugolino di prete Ilario e di Raffaello da Montelupo; c’è da rimanere a guardare per ore, tanto è lo spettacolo che ti circonda…

Esci fuori e non è finita, perchè nei Palazzi papali, nel palazzo Soliano, e nel Palazzo Faina, tutti nella piazza, ha sede il Museo dell’Opera del Duomo, che comprendono anche il Museo Emilio Greco, che raccoglie le opere che l’artista contemporaneo ha donato alla città, fra le quali le porte bronzee del Duomo, il Museo archeologico Claudio Faina nel Palazzo omonimo, e quello archeologico Nazionale.

Visitateli se ne avete l’occasione perchè vi sono raccolte molte opere, contemporanee e non, di notevole pregio fra le quali segnalo soltanto la splendida Madonna in trono con il Bambino di Coppo di Marcovaldo, oltre a dipinti di Arnolfo di Cambio, Simone Martini, Luca Signorelli. Tornando verso P.za Cahen, passate prima a visitare l’Orvieto sotterranea se vi interessa, perchè è molto suggestiva.

A questo punto mi rimane la Rocca Albornoziana che domina Orvieto Scalo, con le sue imponenti mura che risalgono alla metà del 1300, voluta dal Cardinale Albornoz e ora trasformata in giardino pubblico. Recatevi sopra la porta Postierla (o della Rocca), e dall’altro della sua duplice arcata osserverete un panorama incredibile.

Poco più in là c’è il Pozzo di San Patrizio, voluto da Clemente VII alla metà del 1500 per assicurare alla città il rifornimento idrico. Sinceramente non mi ha affascinato, però riconosco che è un opera singolare…

E’ giunta l’ora di lasciare Orvieto per andare a visitare un paesino incredibile a circa 20 chilometri, Civita di Bagnoregio, la “città che muore”.

Per la verità ho sconfinato nel Lazio, ma l’occasione per visitare questo paesino è troppo allettante.

Cività dista da Bagnoregio un paio di chilometri ed è raggiungibile soltanto attraverso un ponte pedonale costruito negli anni ’60 per consentire ai sempre più numerosi turisti di visitarla, e lo spettacolo che da un punto strategico denominato appunto Belvedere, offre il cucuzzolo di roccia tufica con sopra Civita, è incredibile.

Attraversi il ponte, ed entrato nel borgo attraverso l’unica porta rimasta, quella di Santa Maria, inizi a percorrere le strette stradine di questo antico borgo medievale, la cui storia inizia però con gli Etruschi quasi 2500 anni fà, ormai quasi completamente disabitato a seguito dei continui smottamenti e crolli della collina (si calcola che negli ultimi 160 anni, il punto in cui passava la strada si sia abbassato di quasi 25 metri e che l’erosione proceda alla velocità di circa 7 cm/l’anno) e respiri un’atmosfera surreale, ma indimenticabile.

Peccato che la vecchia chiesa di San Donato sia chiusa perchè mi sarebbe piaciuto visitarla.

Ne approfitto però per mangiare qualcosa in una delle numerose trattorie a buon prezzo, che ci sono nel piccolo borgo, ad uso e consumo dei turisti.

Rientro a Bagnoregio e mi dirigo verso Todi, ultima meta di questa prima giornata, percorrendo la SS448 che costeggia il Lago di Corbara, dominato dall’alto da Civitella del Lago.

Todi è stata definita da Edward Hutton, “una città in posizione difficile per il turista, ma nient’affatto scomoda per il viaggiatore” ed in effetti tutti i torni non li aveva…

Fondata dagli Etruschi, è situata su un colle a 400 mt sl/m, e si fregia, a ragion veduta, del titolo di “città più vivibile del mondo”, e il solo vedere lo stemma della città, un’aquila che regge un drappo, la dice lunga su cosa mi aspetta…

Strade strette, ripide, spesso con i gradini a lato, tanta è la pendenza, ma una bellezza che definirei “rustica”, tanta è la storia che racchiudono le mura della città di Jacopone.

Lasciato l’albergo (il Tuder, per la cronaca…) mi inoltro subito attraverso Porta Romana fra le stradine in salita che portano a Piazza Garibaldi, dove riprendo fiato un attimo, ammirando il notevole panorama che si apre sopra la terrazza a fianco del Palazzo Atti.

Da qua in un secondo si arriva in Piazza del Popolo, che è un pò il centro di Todi.

Qui vi si trovano il Duomo, il Palazzo dei Priori, dove ha sede la Pretura, il palazzo del Popolo e quello del Capitano.

E’ un peccato che la Pinacoteca di Todi, ospitata nel Palazzo del Capitano, sia chiusa per lavori perchè mi hanno detto che è veramente notevole.

Vabbè, mi limiterò a vedere dall’esterno questi “vecchi” palazzi, e veder giocare i bambini a pallone sotto i loro loggiati, mi fà ritornare indietro di qualche anno (tanti per la verità), a quando si riusciva a giocare nelle strade o nelle piazze, senza che nessuno (vigili urbani a parte….) ti disturbasse.

Oggi è quasi impossibile, e dovevo venire proprio a Todi per vederlo di nuovo…

Andiamo a visitare il Duomo, che è meglio… Ventinove scalini in travertino si devono salire per raggiungere il portone in legno, scolpito da Antonio Bencivenni, della cattedrale di Maria SS. Annunziata, eretta tra il XII e il XIV secolo. L’interno per la verità è piuttosto semplice, niente a che vedere con quello di Orvieto, ma comunque da ammirare il Crocifisso sopra l’altare, la volta della cappella Cesi con gli affreschi del Faenzone, e le tre sculture nella cripta, attribuite al Pisano e a Rubeus.

Prima che chiudesse, sono riuscito a visitare le antiche cisterne Romane, con tanto di caschetto giallo protettivo che mi faceva sentire un pò “turista operaio”…

Conclusa la parte alta della città, mi sono portato verso la chiesa di S. Fortunato, con le sue caratteristiche scalinate incrociate, e devo dire che è molto più bella del Duomo, e anche più antica fra l’altro, essendo stata costruita alla fine del 1200 su un precedente edificio.

Qui all’epoca, probabilmente si cominciava già a sentire l’influenza dei frati Francescani….

La facciata lascia un pò a desiderare, sembra quasi che non sia stata finita, ma l’interno è veramente notevole.

Affreschi, o quello che ne rimane, di Masolino da Panicale, oltre ad opere del Polinori e del Maffei fanno da cornice alla cappella dell’Assunta, nella navata di sinistra, interamente decorata da affreschi del Polinori.

Scendendo nella cripta, troviamo il monumento sepolcrale dei santi protettori della città, e il luogo dove riposano le ossa di Jacopone da Todi, notaio, divenuto poi frate francescano, e autore delle “Laudi sacre”, e che osò sfidare la potente famiglia romana dei Colonna e il papato, nella persona di Bonifacio VIII.

Ok, anche questa è fatta, mi resta da passare dal Borgo Ulpiano per visitare la piccola chiesa dedicata a S. Filippo Bonini, il cui corpo è esposto proprio sotto l’altare che ormai si è fatto buio e ne approfitto per un pezzetto di pizza da mangiare mentre mi incammino attraverso i giardini di Porta Fratta, verso la Chiesa di S. Maria della Consolazione.

So che la troverò chiusa, e dovrò tornare domani mattina a visitarla, ma è ancora presto per tornare in albergo, e quindi tanto vale vederla anche illuminata…

2° giorno

Eccomi qua di prima mattina, davanti a S.Maria della Consolazione, proprio mentre un gruppo di turisti Svizzeri, sul piazzale/parcheggio antistante la chiesa, inforca le mountain bike e si appresta a visitare la città ed il territorio circostante.

Sembra che il progetto di questa chiesa, costruita fra gli inizi del 1500 e quelli del 1600, sia addirittura del Bramante, ma alla sua realizzazione hanno contribuito vari architetti dell’epoca, fra i quali Ippolito Scalza, il Vignola e Antonio da Sangallo il Giovane, e il risultato è stato una delle più grandi espressioni rinascimentali umbre.

All’interno la luminosità ha qualcosa dell’incredibile, e quindi si possono ammirare benissimo le decorazioni di Filippo da Meli e Francesco Casella, come le 13 grandi statue raffiguranti i Santi Girolamo di Alfeo, Bartolomeo, Simone di Cananeo, Tommaso, Taddeo, Matteo, Giacomo, Giovanni, Andrea, Simone, Paolo e Filippo, oltre a Martino Papa.

Con questa meraviglia ho concluso la visita a Todi, non mi rimane che ripartire ed imboccare la SS3bis fino all’uscita di Acquasparta, dove imbocco la SR418 in direzione di Spoleto, salendo verso Casteldelmonte e oltre, in mezzo ad una fitta nebbia che sembra sia già autunno inoltrato; per fortuna appena inizio a scendere verso Perchia il sole comincia a far capolino…

A Spoleto arrivo che è ormai mezzogiorno e prendo subito possesso della camera presso l’Hotel Athena, vicinissimo all’Ospedale di cui utilizzo il posteggio per la macchina; il tempo di indossare abiti praticamente estivi, vista la temperatura e la splendida giornata di sole, e poi subito a girellare per questa città che si rivelerà una magnifica sorpresa per me che non la conoscevo, ma che ora posso definire fantastica!

Monumenti, chiese, musei, e non solo, in questa città di cui si hanno tracce sin dal IV secolo a.C. e che dopo la caduta dell’impero Romano vide le dominazioni barbariche, fino all’istituzione del ducato di Spoleto sotto i Longobardi. Federico Barbarossa la rase al suolo nel 1155, ma già nel XIII secolo la città tornò viva con la costruzione di chiese e palazzi, all’interno della nuova cinta muraria, con torri e porte a difesa della città.

E proprio da porta S. Matteo, una delle quattro principali, inizia la mia salita (tanto per cambiare…) verso il centro storico, e la prima tappa è presso l’ex monastero benedettino di S. Agata, sorto alla fine del ‘300 e che, dopo essere stato adibito anche a carcere fino alla metà del 1900, è oggi sede del Museo Archeologico Nazionale che documenta la storia della città e del territorio che la circonda, passando con i reperti esposti, dall’età del bronzo a quella romana, attraverso secoli di storia e testimonianze documentali fra i quali due cippi romani del II secolo a.C. che riportano le leggi sulla tutela dei boschi sacri, dedicati al dio Giove (lex spoletina).

Adiacente al complesso c’è l’antico teatro romano risalente al I secolo, ma andato a scomparire nei secoli successivi fino a quando nel 1938 iniziarono gli scavi per ripristinare il vecchio sito di cui sono oggi ben visibili le enormi gradinate bianche.

Approfitto anche per acquistare la Spoleto card (9,50 euro), che mi consentirà di visitare i 7 musei cittadini oltre che utilizzare, volendo, il servizio di trasporto pubblico.

Ma si continua a salire a piedi senza neppure prendere in considerazione le scale mobili e gli ascensori che aiutano a salire per il centro storico folignate… Piazza della Libertà, Piazza Fontana, e si arriva ad un incrocio dove si notano due antichi archi, quello di Monterone (III secolo a.C.) che segnava l’ingresso in città per chi veniva da Roma, attraverso la via Flaminia, e il più recente (23 d.C.) Arco di Druso, costruito in onore di Druso Minore e Germanico (figlio e nipote adottivo dell’imperatore Tiberio), che anticamente indicava l’ingresso al Foro Romano, corrispondente all’attuale Piazza del Mercato, dove si può vedere la grande Fonte di Piazza, realizzata alla metà del 1700 da Costantino Fiaschetti.

Si volta a destra e si sale verso il Palazzo comunale, un edificio ricostruito, allargato e modificato varie volte nel corso dei secoli; al suo fianco visito la Casa Romana (domus patrizia del I secolo d.C.), rinvenuta alla fine del XIX proprio sotto il palazzo Comunale e dove fanno bella mostra gli splendidi mosaici che ricoprono i pavimenti degli otto ambienti visibili.

Fra parentesi, alla base della torre del Palazzo Comunale ci sono due orologi, uno con le normali lancette orarie, l’altro con le fasi lunari e il giorno della settimana; con mia enorme sorpresa mi accorgo che indica il giorno otto, mentre oggi è il 9 ottobre, il mio compleanno… Fra l’altro ho notato che proprio da qui passava l’antica via Francigena di S. Francesco…

Sopra di me, però, incombe sempre di più la Rocca Albornoziana, edificata dal Gattapone su ordine del Cardinale Egidio Albornoz nella metà del 1300, con 6 grandi torrioni oltre a due enormi cortili (cortile delle Armi a nord, e cortile d’Onore a sud), e che doveva servire a difendere i territori della stato Pontificio, una volta che fosse rientrata la sede del Papato da Avignone a Roma.

Da Piazza Campello si accede al suo interno tramite una ripida strada che porta alla sommità del colle Sant’Elia, già spianato secoli prima per la costruzione dell’acropoli, ed è stata nel corso dei secoli sede dei rettori del Ducato, dei governatori della città, dei legati Pontifici, di Lucrezia Borgia che fù governatrice del Ducato alla metà del 1500, che abbellirono stanze e porticati con affreschi e stemmi delle loro famiglie; fù poi adibito a carcere dal 1817 al 1982, anno in cui cominciarono i lavori per il restauro.

Al suo interno ha sede il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto con illustrato, all’interno delle sue quindici sale, il periodo storico che và dal IV secolo, con la nascita del Ducato, alla costruzione della Rocca stessa, con numerose testimonianze e reperti Medievali.

Dalla Rocca si domina tutta la città e le colline circostanti, fra le quali il Monteluco e il Ponte delle Torri che unisce le due colline.

Questo ponte, alto quasi 80 metri e lungo oltre 250, presenta nove piloni, collegati da 10 arcate, e fungeva, sin dalla sua edificazione (XIII o XIV secolo), da accesso al Monteluco ed al Fortilizio dei Mulini, sito poco lontano e il cui nome deriva dalla presenza nell’antichità di due mulini ad acqua, ma anche da acquedotto per la parte alta della città.

Attraversatelo se capitate da queste parti, perchè solo così ci si può rendere conto della grandezza di quest’opera, tutt’ora in ottimo stato. L’accesso lo troverete dalla via del Ponte, che è inserita all’interno di una passeggiata panoramica, che partendo da piazza Campello, gira attorno alla Rocca e vi ritorna dopo circa 1 km.

Visto che siete nella piazza, date un’occhiata anche alla seicentesca Fontana del Mascherone, una delle più caratteristiche e amate dai folignati, che la chiamano semplicemente “il mascherone”, per via dell’imponente maschera umana con la corona d’alloro, dalla cui bocca esce il getto d’acqua. A fianco del Mascherone si trova la Chiesa dei SS Simone e Giuda, iniziata a costruire nel 1254 e terminata quasi trent’anni dopo, dai frati minori.

Terminata la visita alla Rocca possiamo dire che ora la strada è tutta in discesa…

Ed infatti con tre passi siamo di fronte a Piazza del Duomo, e scesa una grandiosa scalinata ci troviamo davanti all’edificio Romanico, dedicato a S. Maria Assunta, costruito sul finire del XII secolo sull’antica S. Maria del Vescovato e che occupa quasi per intero uno dei lati della piazza.

Veramente grandiosa la facciata con il grande rosone centrale ed un bel mosaico di in stile bizantino che si accompagnano al poderoso campanile costruito con materiali di recupero.

Varcato il portale troviamo subito a destra la Cappella Eroli con stupendi affreschi del Pinturicchio, e collegata ad essa la Cappella dell’Assunta decorata da Giovanni da Spoleto e Jacopo Siciliano.

Dal lato opposto a dove siamo entrati il grande organo, e dall’arco posto sotto di esso si accede alla Cappella della Santissima Icona, antica sagrestia, che custodisce in un tabernacolo d’argento, la venerata immagine della Madonna, regalata alla città dal Barbarossa nel lontano 1185. Gli affreschi che decorano il presbiterio della cattedrale sono attribuiti a Filippo Lippi, Fra’ Diamante e Pier Matteo d’Amelia, e sono uno spettacolo; dall’altro lato troviamo altre due cappelle, quella del Sacramento, e quella delle Reliquie, che ospita una stupenda scultura in legno, raffigurante la Madonna con Bambino, ed un prezioso documento originale firmato da S.Francesco.

Arrivato in Piazza avevo notato alcuni camioncini posteggiati su un lato, ma non capivo cosa ci facevano; all’uscita dalla visita del Duomo, l’ho capito, erano parte dei mezzi che portavano i macchinari per le riprese di Don Matteo, format televisivo che sta avendo un grande successo in Italia e fuori, e che si sta girando proprio in questi giorni a Spoleto, e davanti a me, al telefono mi ritrovo proprio l’attore principale, Terence Hill, accompagnato da Nino Frassica.

Vabbè, Spoleto, tutto quanto fa spettacolo…

Riprendiamo il nostro giro, e raggiungiamo la Basilica di Santa Eufemia (X secolo) situata all’interno del Palazzo Vescovile che ospita anche il Museo Diocesano dove sono esposti dipinti e sculture che vanno dal XIII al XVIII secolo, fra i quali un busto di Urbano VIII attribuito al Bernini, oltre a numerosi paramenti liturgici.

Scendendo ancora verso la parte bassa della città, si trova la piccola chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, visitabile, purtroppo per me, solo la domenica, e poco più lontano il complesso di S. Nicolò, una ex chiesa dei primi anni del 1300, trasformata in un centro congressi. Costeggiando le cosiddette Mura ciclopiche, un tratto della prima cinta muraria della città, si arriva in Piazza Torre dell’Olio, la più alta della città, e detta così perchè sembra che da qui fu messo in fuga Annibale che assediava la città, versando addosso alle sue truppe, l’olio bollente.

Certo che se la porta sotto la torre si chiama “porta Fuga” un motivo ci sarà…

Percorrendo Corso Garibaldi si arriva all’omonima piazza, proprio davanti al Ponte Sanguinario.

Qui si trova la chiesa di S. Gregorio Maggiore che sembra sia stata originariamente ideata dalla “pia vedova Abbondanza” in onore del martire spoletino, di cui aveva raccolto il corpo. Ovviamente nel corso dei secoli la chiesa ha subito numerosi rifacimenti, e nella Cappella degli Innocenti, al suo interno, sono visibili le decorazioni che illustrazione la storia del martirio dei Santi gettati dal Ponte Sanguinario.

Diciamo che per oggi è tutto, anche perchè ormai è buio e musei, chiese e altri siti sono ormai per la maggior parte chiusi, e mi riporto verso l’albergo percorrendo la Via interna delle mura, una strada pedonale rettilinea che costeggia le vecchie mura cittadine, e conduce da porta Garibaldi a porta S. Matteo, da dove ore or sono avevo iniziato il giro della città.

Mi rimangono due siti da visitare, ma lo farò domani mattina, la Chiesa di San Paolo inter vineas, e la Basilica di S. Salvatore, patrimonio mondiale dell’Unesco, e l’annesso cimitero monumentale; ora una doccia e un’ora di riposo prima di andare a mangiare qualcosa, visto che oggi per pranzo mi sono concesso solo un pezzetto di pizza al taglio, e lo stomaco comincia a ricordarselo…

Dopo aver girellato un pò per le stradine illuminate di Spoleto, la scelta cade sul Ristorante del Mercato, e visto che per stasera non devo guidare, ed è anche il mio compleanno, brindo a me stesso, annaffiando il tutto con un litro di ottima birra artigianale doppio malto, tanto è tutta discesa per tornare in albergo…

3° giorno

E siamo arrivati al sabato, che non inzia nel migliore dei modi, visto che piove a dirotto; per fortuna la città ormai è visitata e mi aspettano solo le ultime “cose” prima del trasferimento verso altri luoghi…

Veloce puntata a San Paolo inter vineas, che scopro essere fra l’altro, vicinissima all’albergo, ma fuori dalle mure cittadine, ed è ricordata da Gregorio Magno sembra per un miracolo verificatosi nel VI secolo, e che denota tutta la sua età; all’interno sono visibili solo alcuni frammenti dei affreschi che un tempo la decoravano.

Il tempo passa anche per loro…

Molto diverso invece il sito di S. Ponziano e S. Salvatore che raggiungo dopo aver attraversato il Ponte Sanguinario e costeggiato il fiume Tassino.

Il complesso di S.Ponziano, è formato dalla Basilica e dal monastero benedettino, e qui secondo la tradizione fu sepolto nel 175 d.C. il martire spoletino, divenuto poi patrono della città, e di cui è custodito il teschio.

Poco oltre troviamo la La Basilica di S. Salvatore, inizialmente dedicata ai Santi Concordio e Senzia, sepolti in questi luoghi, ma già nell’815 risulta intitolata a S. Salvatore in un documento Benedettino. Non aspettate di trovare al suo interno affreschi e dipinti realizzati da grandi maestri, ma quello che c’è è comunque di notevole interesse, così come il Cimitero Monumentale che degrada dolcemente dalla collina.

Visto che fuori dalla Basilica staziona una vettura della Polizia Municipale ne approfitto per chiedere informazioni circa la strada più breve per Montefalco, dove sono diretto, e mi sento dire “venga dietro di me, che devo andare anche io da quelle parti…”.

Meglio di così…!

Montefalcoringhiera dell’Umbria” e patria del Sagrantino, lo trovo scritto da ogni parte, e posso forse non fermarmi in una cantina a comperare questo vino che ormai è diventato un simbolo del paese? Sei bottiglie sono mie!

Prima di entrare attraverso una delle cinque antiche porte d’accesso al centro storico, decido di visitare la Chiesa di Santa Chiara della Croce, fatta costruire proprio dalla Santa che qui è sepolta dal 1308 all’interno di un’urna d’argento. Annesso alla chiesa è il monastero agostiniano di Santa Chiara, e ne approfitto per visitarlo (visto che è possibile farlo solo su richiesta), aggregandomi ad una comitiva di turisti; facile per me “mimetizzarsi”, sono toscani anche loro…

All’interno ci sono tante opere d’arte, fra le quali un affresco di Benozzo Gozzoli, raffigurante la Santa.

Entrato in città attraverso porta Federico II, raggiungo la grande piazza circolare al centro del paese, su cui si affacciano l’ex chiesa di San Filippo Neri (oggi divenuta un teatro), l’oratorio di S. Maria, ed il palazzo Comunale, in cui una coppia di sposi stà entrando.

Sposa bagnata…

Proseguo verso lo splendido complesso chiesa-museo di San Francesco, che comprende, la chiesa, edificata dai frati francescani nei primi anni del 1300, la pinacoteca e la cripta. Nell’ultima si trovano reperti archeologici e sculture di varie epoche, mentre nella pinacoteca si possono ammirare opere d’arte di numerosi artisti fra i quali l’Alunno e il Romano, dipinti di scuola umbra e tanto altro. Ma è la chiesa che lascia letteralmente a bocca aperta.

Devo fare veloce a visitarla perchè fra poco ci sarà una conferenza e quindi non saranno ammessi visitatori, e quindi mi immergo in quella che, per me, è in assoluto una delle più belle chiese che ho visto. Affreschi sulla vita e la storia di San Francesco dipinti da Benozzo Gozzoli, una Natività del Perugino, tantissimi affreschi di scuola umbra del ‘400 riempiono la chiesa dedicata al Santo, e per finire la classica ciliegina sulla torta.

All’interno è esposta fino a fine anno, “La Madonna della Cintola” opera del Gozzoli e donata al Vaticano quando questo conferì il titolo di città a Montefalco.

Dopo un lungo restauro l’opera ha lasciato i Musei Vaticani per far, seppur soltanto fino a fine 2015, ritorno a casa. E’ stupenda, ed è ben comprensibile il giro turistico che muove l’opera, e tutto quello che la circonda.

Lasciato Montefalco, scendo verso Bevagna, uno dei “borghi più belli d’Italia”, dove sembra davvero che il tempo si sia fermato…

Entrato da Porta Foligno, inizio a girellare senza una meta ben precisa per il paese, e mi ritrovo in Piazza Silvestri, il centro della cittadina, dove si trovano oltre al palazzo dei Consoli (attenzione alla ripida scalinata che porta al loggiato, in caso di pioggia, perchè è molto scivolosa) che ospita anche Teatro Tori, piccolo ma molto bello, e ben tre chiese.

Quella di San Michele (XIII sec.) che racchiude uno splendido Crocifisso ligneo, oltre a tre sculture attribuite al Polidori (la Madonna, la Maddalena e S. Giovanni) e una statua d’argento raffigurante S. Vincenzo, quella di San Domenico e Giacomo con all’interno numerosi affreschi sulla vita del Beato Giacomo, che qui riposa, e alcuni dipinti dello Spacca e infine quella di S. Silvestro, la più vecchia delle tre (1195) che racchiude alcuni affreschi di scuola umbra.

Se volete potete visitare anche la Chiesa/monastero di Santa Margherita o la Chiesa/convento di San Francesco, fare il giro della cinta muraria che è ancora quasi tutta in piedi, o girare semplicemente per le vie come ho fatto io, sarà sempre piacevole.

Il Ristorante delle Mura, è il luogo dove mi fermo per mangiare e tirare un pò il fiato, prima di ripartire per Foligno.

Finalmente un pò di pianura ci sarebbe da dire, una volta che, lasciati i bagagli all’Hotel Valentini, di fianco alla stazione ferroviaria, mi avvio verso il centro di questa città che come tante altre di queste zone, fondata da popolazioni umbre, passa attraverso i Romani (la città è sul percorso della via Flaminia), il Ducato di Spoleto, le invasioni Barbariche la lotta fra Guelfi e Ghibellini, fino a subire la dominazione francese a cavallo fra la fine del 1700 e il primo ventennio del 1800, fino a partecipare al Risorgimento.

Entrando da quella che una volta era Porta S. Felicianetto, al termine di Corso Umberto I, possiamo trovare l’Oratorio della Nunziatella, eretto alla fine del 1400, con al suo interno due opere del Perugino, e basta poi girare l’angolo che siamo in Piazza della Repubblica, centro della città.

In questa grande e rettangolare piazza, troviamo da un lato il duecentesco Palazzo Comunale ed il Museo della Stampa e, sul lato corto, lo splendido Palazzo Trinci che racchiude al suo interno il Museo archeologico, la Pinacoteca, il museo dei Tornei, delle Giostre e dei Giochi, con numerose opere, sculture, affreschi e altro. Di fronte al Palazzo Comunale il Duomo, dedicato al patrono S. Feliciano, giunto dal IX secolo ai giorni nostri con varie trasformazioni e ampliamenti, l’ultimo dei quali nei primi anni del 1800 ad opera del Piermarini, su progetto del Vanvitelli.

Al suo interno numerose figure dipinte dall’Alunno e dal Corraduccio, oltre agli affreschi di Mancini, e il Museo Capitolare Diocesano con la raccolta di numerosissime testimonianze artistiche della diocesi Folignate e dei lasciti della famiglia Roscioli, che serviva a Roma sotto Urbano VIII, oltre alla Cripta di San Feliciano, recentemente sistemata e riaperta al pubblico.

Questo Museo fà parte della Rete Museale Ecclesiastica Umbra, e il biglietto che si acquista da diritto allo sconto in altri 13 musei della Rete Ecclesiastica, di varie città umbre, senza limite temporale. Chi progetta di visitare l’Umbria ne approfitti perchè se gli altri sono come questo, conviene!

Alle spalle del Duomo, in corrispondenza di Porta S. Giacomo ha sede l’omonima chiesa, caratterizzata dalle sue bande bianche e rosse, e poco distante il Monastero di Santa Lucia.

Rientrando verso il centro della città, su via Garibaldi, si affacciano in rapida successione l’ex chiesa dell’Annunziata, la chiesa del SS Salvatore (1138) danneggiata notevolmente dal sisma del 1997, quella di S. Agostino e quella di S. Maria del Suffragio.

E’ incredibile il numero di chiese che si trovano in questa città, ogni piazza ne accoglie almeno due, e non fà eccezione P.za s. Francesco con quella della Madonna del Gonfalone e quella, molto bella, di S. Francesco.

La regola è confermata da Piazza S. Domenica nelle vicinanze di Porta Todi, che accoglie una delle chiese cittadine più vecchie, quella di S. Maria Infraportas, denominata così perchè con la costruzione della seconda cerchia muraria, venne a trovarsi nel mezzo fra le due mura cittadine, con l’originale portico a tre archi, rifugio per l’occasione di un gruppo di motociclisti per sfuggire alla pioggia che dalla mattina continua a scendere.

L’altra chiesa all’interno della piazza è quella di S. Domenico.

Nascosta fra le strette stradine di Foligno, scopro fra i vari negozi di artigiani, in quello che ho scoperto dopo chiamasi Rione delle Conce, un’altra chiesetta, quella di S. Nicolò che per l’occasione è chiusa.

E anche per oggi abbiamo passeggiato in mezzo a cultura, storia, arte, religione, si può rientrare in albergo per una bella doccia, un riposino, per poi tornare a vedere Foligno by night, e mangiare qualcosa…

4° giorno

Lascio Foligno per l’ultima tappa di questa quattro giorni Umbra, Assisi.

Mi sono riproposto di tornare presto a casa, quindi il giro sarà velocissimo e di buon mattino, visto che alle 8,30 ho già parcheggiato in piazza Matteotti e mi dirigo verso il vicino Duomo dedicato a S. Rufino.

Proveniente dal VIII secolo, rifatta all’inizio dell’anno 1000 dal vescovo Ugone, che le diede anche il titolo di cattedrale, ricostruita 100 anni dopo, solo nel 1253 è stata consacrata da Innocenzo IV.

Senza molti fronzoli la bianca facciata con i tre rosoni, con sul lato destro il grande campanile, presenta all’ingresso la fonte battessimale nella quale sembra siano stati battezzati San Francesco, Santa Chiara e Federico II di Svevia.

Le statue dei due Santi di Assisi e del Vescovo Rufino, sembrano osservare i fedeli che ammirano la cappella del Sacramento e le tre grandi opere del Doni che assieme a tante altre, arredano l’ambiente.

Molto più bella del Duomo è però la Chiesa di Santa Chiara, sull’omonima e poco distante piazza, che custodisce dal 1260 il corpo di Chiara degli Offreducci, divenuta poi la Santa di Assisi.

Il grande rosone centrale sulla facciata in calcare rosa e bianca e i tre enormi archi laterali della fine del XIV secolo danno solo un’idea dei tesori che essa racchiude.

Si comincia dalla Cappella di S. Agnese, con la Madonna col Bambino, al Crocifisso, entrambi del Maestro di Santa Chiara, autore anche dell’enorme pala (3 mt di altezza) S. Chiara e otto storie della sua vita, situata nel transetto destro. Si prosegue con la Cappella del Sacramento, quella di S. Giorgio per arrivare all’oratorio del Crocifisso del XII secolo.

Uscito dalla chiesa della Santa, percorro corso Mazzini, fino a Piazza del Comune, dove di fronte al Palazzo Comunale, detto dei Priori, si trova il Tempio di Minerva, dedicato a S. Filippo Neri, e con una bellissima facciata caratterizzata dalle sei enorme colonne scanalate.

Via, il tempo incalza, e proseguo verso la bellissima Basilica di S. Francesco che trovo invasa, come mi immaginavo, da fedeli e turisti, e quindi mi sa che sia un pò complicato visitarla come vorrei, in più all’interno delle due Chiese, quella Superiore e quella Inferiore, si svolgono le Sante Messe, e quindi non sono consentite ne visite, ne fotografie.

Armiamoci di pazienza e vediamo cosa si può fare…

Il complesso di S. Francesco è qualcosa di unico nel suo genere.

Iniziata la costruzione solo dopo due anni dalla morte del Santo, avvenuta nel 1226, sul colle ove venivano seppelliti i condannati dalla giustizia e per questo chiamato dell’Inferno, ma ribattezzato poi Colle del Paradiso, è divenuta nel corso dei secoli un vero punto di riferimento di tutta la cristianità, e si compone di due chiese sovrapposte, e una cripta, molto più recente, con la tomba del Santo.

Alla chiesa inferiore si arriva tramite la lunga e comoda scalinata che parte dalla piazza omonima, delimitata da un portico del ‘400; al suo interno si trova anche la cripta che raccoglie le spoglie oltre che del Santo Francesco, anche dei beati frati Rufino, Angelo, Leone e Masseo, e della beata Jacopa dei Settesoldi, nobildonna romana devota al frate francescano; all’interno della chiesa invece si trovano i resti di Giovanni di Brienne, imperatore di Costantinopoli, del Duca di Spoleto Blasco Fernandez, e di suo figlio Garcia.

Nella chiesa superiore invece ci si accede sia da quella inferiore tramite una lunga scalinata, sia da via S. Francesco e dalla omonima piazza superiore.

Descrivere la bellezza dei dipinti, delle decorazioni e gli affreschi all’interno delle due chiese è praticamente impossibile.

Nella chiesa superiore, basti dire che è di Giotto il ciclo della Vita di S.Francesco, composto da 28 affreschi, che descrive le scene salienti della vita del Santo derivate da ciò che racconta il Bonaventuta da Bagnoregio; il Santo che dona il mantello al povero, la festa del Presepio, la cacciata dei demoni da Arezzo, la predica agli uccelli, le stimmate, sono solo alcune parti di questo capolavoro.

Tocca poi a Cimabue affrescare con le storie del vecchio e nuovo Testamento, le due navate, oltre che la parete interna della facciata con l’Ascensione e la Pentecoste.

Nel transetto spicca da una parte la Crocifissione, sempre del Cimabue, dall’altra alcuni suoi allievi dipingono assieme all’Oltremontano, gli stupendi affreschi della vita di S. Pietro. In una sala è esposta la Collezione Perkins, donata alla città nel 1955 e composta da oltre 50 dipinti di maestri senesi e fiorentini, fra i quali il Beato Angelico.

La chiesa inferiore non è che sia da meno per bellezza…

Nelle cappelle laterali Giotto e i suo allievi dipingono gli affreschi della volta, con le Allegorie delle virtù francescane, e la Gloria di S. Francesco; il Cimabue realizza la Madonna col Bambino in trono, Giotto la Crocifissione, Simone Martini I cinque Santi e gli affreschi sulla vita di San Martino, il Lorenzetti gli affreschi con la Madonna con Bambino tra i SS Francesco e Giovanni, e una Crocifissione, il Sermei il Giudizio finale

Ma a parole non è possibile descrivere tutto ciò…

Lascio seppur a malincuore il complesso Francescano e rientrando passo per quello che fino all’XI secolo è stato il centro del potere religioso, l’attuale Piazza del Vescovado, dove ha sede la chiesa di S. Maria Maggiore che fino ad allora aveva il titolo di Cattedrale, ceduto poi a S. Rufino.

Da qua si possono vedere anche i resti delle antiche mure in calcare che delimitavano la città.

Poco lontano la chiesa benedettina di S. Pietro, costruita agli inizi del ‘200 con una bella facciata in pietra rosa, tipica del Monte Subasio, adornata da tre rosoni; al suo interno in un piccolissimo museo c’è la cripta di San Vittorino, copatrono della città.

Finisco per girellare per la città attraverso le sue scalinate e ripide viuzze, che si inerpicano sulla collina, dominata dalla Rocca Maggiore che per questioni di tempo non sono riuscito a visitare e faccio rientro al parcheggio.

L’ultima occhiata la riservo al Cunicolo romano, o Via Tecta, del I secolo d.C. che dal parcheggio, conduce alla città, e che all’andata avevo evitato, preferendo le vie cittadine.

Il Cunicolo, lungo 180 mt e alto 2,40 in origine doveva servire come passaggio di servizio per gli spettacoli che si tenevano nell’anfiteatro.

Tutto è finito, mi resta solo da tornare a Firenze, felice di quello che ho visto, ma consapevole che tanto ancora mi è rimasto da vedere di questa terra, e di questa regione, che per certi aspetti tanto somiglia alla mia Toscana.

Rimane solo da fare un pò di conti su quanto è costato questo giretto lungo 520 km, di cui 285 in autostrada (18 euro di pedaggio), benzina esclusa, e una breve considerazione dei luoghi.

Di alberghi per i quattro pernottamenti ho speso 200 euro tondi tondi, per i pasti invece me la sono cavata con un centinaio di euro.

Non mi posso lamentare…

Per quanto riguarda i luoghi visitati, che dire, uno più bello dell’altro, ma se devo dare una preferenza, scelgo Spoleto su tutti per la varietà di luoghi e siti visitabili, oltre che per la bellezza della città, mentre quello che non mi ha entusiasmato più di tanto, è stato Foligno.

Ma anche qua è tutto soggettivo, non è che quello che vedono e apprezzano i miei occhi, debba essere uguale per tutti; comunque, arrivederci a presto, Umbria perchè voglio tornare a farti visita…

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Civita di Bagnoregio

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Todi - Jacopone da Todi

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Orvieto - Torre dodecagonale

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Foligno - S.Maria infraportas

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Assisi - Santa Chiara

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Spoleto - il Duomo

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Montefalco - Madonna della Cintola

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Bevagna - Piazza Silvestri



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