In Umbria tra arte, cultura e ottimo cibo

Una settimana in provincia di Terni, visitando le principali attrazioni: cascata delle Marmore, Orvieto, Spoleto, Narni, Amelia, e tanti scavi romani. In più, breve deviazione nel Lazio a Civita di Bagnoregio
Scritto da: Valeria23
in umbria tra arte, cultura  e ottimo cibo
Partenza il: 11/08/2014
Ritorno il: 18/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Quest’anno le ferie estive sono state un po’ limitate, ed in più abbiamo potuto prenotare con poco anticipo. Cercavamo un posticino tranquillo in una zona con tante attrazioni culturali, tra Toscana ed Umbria. Alla fine abbiamo trovato posto per una settimana a Penna in Teverina, al confine con in Lazio, in un agriturismo che si chiama “I Segreti del Borgo”.

Comincio subito con la recensione dell’agriturismo, un posticino meraviglioso immerso nelle verdi colline umbre. Hanno sette stanze in tutto, con due fasce di prezzo, noi con la mezza pensione abbiamo pagato 840€ per tutta la settimana. In mezz’ora di auto si possono visitare tantissime città: Orvieto, Narni, Amelia, Viterbo, le Cascate delle Marmore… Spoleto, Todi e Civita di Bagnoregio sono comunque a poco meno di un’ora.

C’è la connessione wifi e la piscina, e la cucina è ottima. E’ un vero agriturismo, nel senso che hanno gli animali, dai quali ricavano la carne e i salumi, producono il vino, l’olio e le marmellate, che possono anche essere acquistati. Consiglio a tutti questo posto, anche per un breve weekend fuori porta (è a un’ora da Roma).

Ma veniamo al viaggio.

Lunedì 11 Agosto

Per evitare il weekend da bollino nero, partiamo di lunedì. In effetti il viaggio, da Milano, è tranquillo, riusciamo ad arrivare nel primo pomeriggio. Ci danno la nostra stanza, e, visto che per oggi abbiamo già guidato abbastanza, decidiamo di passare il pomeriggio rilassandoci in piscina, studiando un po’ gli itinerari dei prossimi giorni e prendendo confidenza con i gestori dell’agriturismo.

Già solo stare a mollo nell’acqua fresca, davanti a questo incantevole panorama di campagna, fa passare tutto lo stress di un anno di lavoro.

Prima di cena, andiamo nel centro storico di Penna in Teverina, per vedere il presepe animato. Costa solamente 1€, e si accede da soli. Premendo un pulsante si attiva l’animazione, che ripercorre in una giornata la scena della Natività. Si comincia in una Betlemme ancora addormentata, e man mano che il sole si alza nel cielo, i personaggi si animano, portando avanti le loro attività quotidiane. Alla fine della giornata, si accendono le luci sulla capanna del bambin Gesù, con i Re Magi che porgono i propri omaggi, per finire con la stella cometa che sfreccia nel cielo. E’ incredibile ila cura dei dettagli, dalle case ai volti delle statuine, fino ad ogni singolo oggetto presente sulla scena.

Tornati all’agriturismo, facciamo un giretto alle stalle, per vedere gli animali, e poi andiamo a cena: antipasto di salumi della casa, carbonara tartufata e tagliata con pomodorini. Cominciamo benissimo!

Martedì 12 Agosto

Iniziamo le nostre visite con l’attrazione principale: la cascata delle Marmore.

Quando programmate la visita, fate attenzione: poiché vengono usate per la produzione di energia, le cascate non sono sempre aperte, bensì l’acqua viene rilasciata ad orari prestabiliti, che variano in base alla stagione e all’affluenza turistica. Il biglietto costa 9€ a testa.

Oggi il rilascio è previsto dalle 11 alle 13, quindi ci presentiamo alla biglietteria intorno alle 10.30. La coda è molto lunga, quindi cercate di arrivare con un certo anticipo. Nella stanza accanto a quella delle prenotazioni, e è possibile acquistare tre cartine dettagliate di Terni, Narni e della provincia di Terni a soli 3€.

Arriviamo sotto le cascate cinque minuti prima del rilascio dell’acqua, e riusciamo ad assistere allo spettacolo della cascata che, piano piano, si gonfia, fino ad arrivare alla portata massima. Spostandosi verso il punto di osservazione di Piazzale Byron, si hanno tantissimi punti di vista delle cascate che, con i loro 165 metri, sono tra le più alte d’Europa.

E’ curioso il fatto che le cascate siano artificiali: vennero infatti create dai Romani per deviare il corso del fiume Velino. Lord Byron visitò le cascate, e dedicò loro una poesia.

E’ possibile seguire cinque sentieri escursionistici, di diverse difficoltà, per ammirare le cascate da diverse angolazioni. Noi riusciamo a seguire tre sentieri: 1,2 e 3.

Il primo sentiero, tutto in salita, porta fino al belvedere superiore, dal quale si ammirano le cascate dall’alto. Per un’esperienza “bagnata”, uscite sul Balcone degli Innamorati, dove sembra di stare sotto un acquazzone. Portatevi un impermeabile!

Il secondo sentiero, più breve e meno faticoso, consente di ammirare le cascate dal basso, passando vicino al secondo salto. I primi due sentieri sono imperdibili, anche se ci si bagna un po’.

Dal terzo sentiero si vedono invece i canyon scavati dal fiume Nera.

Nel frattempo si sono fatte le 13, e quindi tra poco il flusso verrà chiuso di nuovo, fino alle 16.

Per noi può bastare così, perciò ci avviamo verso la vicina Terni. E’ una città prevalentemente industriale, non molto turistica, famosa per le acciaierie e conosciuta, per questo motivo conosciuta come “Manchester Italiana”.

Parcheggiamo abbastanza in centro, dove si tiene il mercato coperto, e ci avviamo verso il centro storico. Siamo un po’ delusi perché ci aspettavamo più attività aperte, e più persone in giro. Fa molto caldo, e quasi tutti i negozi sono chiusi per ferie. Imbocchiamo Corso Tacito, una delle vie principali della città, ma anche qui non troviamo molto. Alla fine ci prendiamo un gelatone alla Gelateria Andrea, gustandolo, all’ombra, su una panchina in Piazza Repubblica.

Poi vediamo il Palazzo Spada, che si affaccia su Piazza Europa, e la piccola chiesetta di San Salvatore, la più antica della città.

Proseguendo lungo corso del popolo, vediamo il famoso obelisco Lancia di Luce, di Arnaldo Pomodoro, monumento al lavoro operaio.

Infine, sempre a piedi, arriviamo fino all’anfiteatro romano e al Duomo, trovandoli entrambi, purtroppo, chiusi.

A questo punto lasciamo il centro storico, e riprendiamo l’auto fino alla Basilica di San Valentino, una bella chiesa, situata in una posizione suggestiva, nella quale sono custodite le spoglie del protettore degli innamorati.

Lasciata Terni, abbiamo ancora un po’ di tempo, così ci dirigiamo al parco archeologico Carsulae, vicino a San Gemini. Si tratta delle rovine di una città romana posta lungo la via Flaminia. Il costo è 5€ a testa.

La visita è interessante, perché si riesce a vedere la struttura della città, con l’arco trionfale all’ingresso, la vecchia strada romana, l’anfiteatro, il teatro, e alcune costruzioni che dovevano essere delle case o taverne.

Le rovine sono sepolte sotto alcuni metri di terreno, a causa di smottamenti, ma sono comunque ben conservate.

La cosa che mi è dispiaciuta è che, purtroppo, l’intero sito non è molto ben tenuto. Molte targhette sono arrugginite e non si riescono a leggere, l’erba cresce altissima attorno e sopra le rovine, il percorso da seguire per la visita non è ben delineato. E’ davvero un peccato, non per fare della facile retorica, ma questo sito archeologico è bellissimo e dovrebbe essere trattato con maggiore cura.

Mercoledì 13 Agosto

Oggi visiteremo solo Orvieto, c’è tantissimo da vedere quindi passeremo lì l’intera giornata.

Siamo molto curiosi, abbiamo visto la città dall’autostrada, ed è meravigliosa, arroccata sulla sua roccia tufacea come sospesa a metà strada tra la terra ed il cielo, che osserva le vallate umbre dall’alto.

Per parcheggiare ad Orvieto ci sono due possibilità: si può lasciare la macchina alla stazione e prendere la funicolare, arrivando alla Rocca Albornoz e al Pozzo di San Patrizio, oppure in via delle Conce, parcheggio Foro Boario. In questo modo si arriva, tramite ascensore o scale mobili, dall’altra parte della città, vicino al Pozzo della Cava.

Noi scegliamo la seconda opzione, a fine giornata pagheremo in totale 9€ per il parcheggio.

Consiglio di acquistare la Card Unica di Orvieto. Costa 20€, e permette di visitare tutte le attrazioni della città, di usare i minibus e la funicolare, e avere sconti presso alcuni negozi e ristoranti, segnalati sul volantino che vi consegneranno al momento dell’acquisto. Il bello è che dura un anno, non dovete per forza visitare tutto in un giorno.

Noi cominciamo dal Pozzo della Cava, dove, acquistiamo anche la Card. Il pozzo è di origine etrusca, poi riadattato durante il Medioevo.

Poi proseguiamo verso Piazza della Repubblica, dove si trova il Municipio, e poi lungo via Cavour fino a Torre del Moro, l’edificio più alto della città, originariamente proprietà della Chiesa. Qui, saliamo per più di 200 gradini fino alla cima, dalla quale si ammira il panorama a 360° sulla città e sul paesaggio intorno ad Orvieto.

Peccato che non sia una bella giornata di sole.

Scesi dalla Torre, facciamo un salto in Piazza del Popolo, per vedere il palazzo omonimo, oggi usato per mostre ed eventi, e poi si è fatta ora di pranzo.

Scorrendo la nostra card per verificare quali ristoranti applicano lo sconto, scegliamo l’Oste del Re, fuori dalla Torre del Moro. Mangiamo un’ottima focaccia con la porchetta, seduti all’interno, perché fuori non c’è più posto, ed effettivamente ci scontano il 10% dal conto.

Finalmente è giunto il momento di visitare il Duomo di Orvieto, una delle Chiese più belle del mondo. La struttura è impressionante, enorme, e di grande effetto per le sue linee orizzontali e per la facciata, a dir poco maestosa.

E’ decorata con bassorilievi del Vecchio e Nuovo Testamento, e da mosaici che raffigurano varie scene religiose, lo Sposalizio della Vergine, l’Annunciazione, eccetera. CI sono poi delle statue, che raffigurano i quattro evangelisti, e altre che raffigurano gli Apostoli. Insomma, già solo la facciata è tutta da studiare, meglio avere con sé una buona guida che spieghi bene ogni singolo dettaglio.

All’interno non si possono fare foto. Anche qui è stata usata la tecnica di decorazione a righe orizzontali alterne di basalto e travertino, tipiche dell’architettura toscana del Medioevo.

Anche se tutta la chiesa nasconde capolavori, e merita una visita approfondita, il capolavoro del Duomo è la Cappella di San Brizio, affrescata da Signorelli con scene del Giudizio Universale.

Usciti dal Duomo, ci prenotiamo per la visita di Orvieto Sotterranea. Nel frattempo, sempre usando la Card, facciamo un salto al Museo Faina, che conserva dei meravigliosi reperti etruschi, provenienti per lo più dalla collezione privata del conte.

Orvieto sotterranea può essere visitata solamente con una visita guidata, che dura circa un’ora. Non conosco i costi delle singole attrazioni, perché noi abbiamo sempre utilizzato la Card.

Durante la visita scopriamo che il sottosuolo di Orvieto è come un alveare, pieno di grotte e pozzi, scavato nei millenni dagli abitanti della Rocca, a partire dagli etruschi, per i più svariati usi, prevalentemente come cantine, ma anche come tombe, pozzi, mulini.

Ci fanno visitare due cave, anche perché la maggior parte sono private, che venivano usate come cantine e come piccionaie. Si vedono infatti i buchi nel muro per permettere ai piccioni di farvi il nido. Ogni cava era collegata, proprio come una cantina, alla casa di pertinenza.

Dopo esserci rinfrescati nei sotterranei della città, torniamo in superficie, con una cognizione completamente nuove di ciò che sta sotto i nostri piedi. Ci riposiamo un po’ al bar di fronte al Duomo, e poi ricominciamo le nostre visite dal museo dell’Opera del Duomo. Qui si possono ammirare altri lavoro dell’ultimo artista che ha lavorato alla facciata, Emilio Greco. Nella sede staccata, nei vecchi palazzi accanto al Duomo, si trovano invece dipinti religiosi, pale e affreschi staccati.

L’ultima visita della giornata, visto che ora siamo davvero stanchi, è il Pozzo di San Patrizio. Per andarci, attendiamo pazientemente il minibus, che passa proprio davanti al Duomo, e ci porta alla fermata della funicolare.

Da lì, a due passi si trova il pozzo, costruito nel ‘500 per garantire una riserva d’acqua alla città in caso di assedio. E’ interessantissimo perché costruito con due scale a spirale, in modo che chi sale non si incontri mai con chi scende, questo perché per il trasporto dell’acqua venivano utilizzati dei muli.

Torniamo al parcheggio, esattamente al lato opposto della città, a piedi, in modo da fermarci a fare qualche acquisto di specialità locali, Orvieto è piena di negozi di artigianato e cibo.

Concludiamo la giornata con una degustazione di vino al Palazzo del Gusto di Orvieto, dove compriamo anche qualche bottiglia. La guida era molto competente e ci ha dato parecchie informazioni, la degustazione costa 5€ a testa e non è compresa nella Card.

Giovedì 14 Agosto

E’ il turno di Spoleto, la città del ducato longobardo.

Anche qui, come a Orvieto, si parcheggia fuori città, e poi si accede al centro storico con un sistema di rampe e scale mobili. Noi abbiamo parcheggiato alla Spoletosfera. Consiglio di utilizzare questo, oppure il parcheggio Ponzianina (ma lo Spoletosfera è meglio), ed ora vi spiego subito perché.

Spoleto, come molte altre città umbre, è arroccata, pertanto il percorso per arrivare alla Rocca e al Duomo è tutto in salita, e può essere faticoso.

Attenzione! Vi daranno delle cartine sulle quali sono segnati in tutto tre percorsi meccanizzati: uno è quello del parcheggio Spoletosfera, che arriva in Piazza della Libertà. L’altro è quello del parcheggio Ponzianina, che arriva, in teoria, al Duomo, e poi alla Rocca.

In realtà, questo percorso meccanizzato a scale mobili non ha, alla data odierna 14/8/2014, un’uscita intermedia tra il parcheggio e la Rocca, quindi non è possibile scendere al Duomo.

Infine, sulle cartine e sui cartelli in città, è segnato un terzo percorso meccanizzato, che dovrebbe portare all’incirca da Piazza Torre dell’Olio fino al Duomo. Questo terzo percorso alla data odierna 14/8/2014, non esiste, e per arrivare al duomo la strada è tutta in salita, quindi attenzione se avete difficoltà motorie o passeggini.

Noi l’abbiamo scoperto proprio perché cercavamo le scale mobili e, non trovandole, abbiamo chiesto ad alcuni negozianti. Ci hanno detto che si è presentata anche Striscia la Notizia proprio per indagare su questo percorso fantasma.

Torniamo al nostro itinerario. Anche Spoleto è dotata di Card, che costa 9,50€ per gli adulti, acquistabile presso i musei.

Da Piazza della Repubblica, il primo museo che visitiamo è il Teatro Romano, con l’annesso Museo Archeologico, e qui facciamo la card.

Il Museo Archeologico è strutturato molto bene, una sezione spiega il Teatro Romano, un’altra la storia di Spoleto, un’altra ancora espone reperti etruschi e romani, tutto spiegato in dettaglio.

La prossima tappa è il museo di arte contemporanea, sito in Palazzo Collicola. Qui sono esposte diverse opere di artisti contemporanei. Noi non ci intendiamo molto di questo tipo di arte, quindi in realtà visitiamo il museo senza capire granché. Abbiamo avuto modo di visitare anche il secondo piano, dove era esposta una bella mostra fotografica, “unseen”, di Matteo Basilé.

Usciti dal museo, dopo varie peripezie alla ricerca delle scale mobili inesistenti, raggiungiamo, a piedi e in saluta, il Duomo. Anche se non è all’altezza del Duomo di Spoleto, devo dire che è di grande effetto, grazie alla bellissima posizione in fondo a una scalinata.

Mangiamo qui, in un posticino con soli tre tavoli che si chiama “Delizie Umbre”. Serve piatti tipici, anche con menù fisso, e vende i propri prodotti nel negozietto.

Dopo pranzo, prima della salita alla Rocca, visitiamo l’interessantissima Casa Romana, a due passi dal Duomo, accanto al municipio.

Questa casa è stata trovata a fine ‘800, ed apparteneva presumibilmente ad una persona benestante, alcuni dicono alla madre dell’imperatore Vespasiamo. E’ incredibilmente ben conservata, e ben tenuta, vale davvero la pena farci una visita.

Per arrivare alla Rocca decidiamo di prendere il percorso meccanizzato. Scendiamo quindi fino al parcheggio Ponzianina, e saliamo fino alla Rocca con le scale mobili e l’ascensore.

In Umbria sentirete molto parlare di un certo Cardinale Albornoz. A metà del 1300, la sede papale era ad Avignone. Per mantenere il controllo sulle città italiane, in vista di un ritorno a Roma, il Papa inviò questo Cardinale Albornoz, spagnolo, in Italia. Qui furono costruiti diversi fortini, volti proprio al controllo del territorio.

Nella Rocca si possono visitare i due cortili, uno magnifico, con un grandioso colonnato e pieno di affreschi al secondo piano, e un altro esterno.

All’interno è sito il museo del ducato di Spoleto, che ripercorre la storia della città, con particolare attenzione all’epoca del Ducato Longobardo (VI secolo d. C.)

Attorno alla Rocca si può seguire il cosiddetto “giro della Rocca”, un percorso panoramico frequentatissimo anche da chi fa jogging. Da qui, si può attraversare il Ponte delle Torri, un acquedotto, e arrivare al Fortilizio dei Mulini, che era il presidio dell’acquedotto. Il panorama è stupendo e cambia ad ogni passo.

Scendiamo, a piedi, di nuovo fino a piazza del Duomo, e finalmente possiamo visitare l’interno (all’ora di pranzo era chiuso).

Qui, l’attrazione principale sono gli affreschi di Filippo Lippi nell’abside, ma una buona guida vi condurrà alla scoperta di ogni affresco e cappella.

Anche oggi, prima di tornare alla macchina facciamo un po’ di shopping gastronomico: pasta, paté salati vari, salumi.

Durante il tragitto di ritorno, passiamo dalla Piazza del Mercato, e poi dall’Arco di Druso, e Germanico, Una volta era l’ingresso della città, ora è incastonato tra due edifici.

Venerdì 15 Agosto

L’agriturismo ha organizzato una giornata speciale con buffet e piscina, però noi siamo più affamati di arte, così ci dirigiamo a Narni.

Narni è un bellissimo borgo medievale, che negli ultimi anni è diventato famoso perché pare che l’autore de “le Cronache di Narnia” abbia preso ispirazione, per il so romanzo, proprio da alcuni elementi di questo paese, a cominciare dal nome.

Anche qui è possibile sfruttare alcuni sconti, scaricabili da sito. Grazie agli sconti, abbiamo risparmiato circa 10€, visitando Narni sotterranea, il museo civico Palazzo Eroli, la Rocca Albornoziana, e facendo shopping. Ci è stata inoltre scontata un’ora di parcheggio, lasciando l’auto presso il parcheggio del suffragio.

Il paese è stupendo, pieno di viette, ognuna diversa dall’altra, con archi sospesi, balconi fioriti, tutto in un’atmosfera ancora autentica.

La prima attrazione che visitiamo è Narni sotterranea. Ci aspettavamo qualcosa di simile a quanto visto ad Orvieto, invece ci aspetta una piacevole sorpresa. Situate sotto il convento di San Domenico, le cavità sono state scoperte solo di recente, nel 1979, e quasi per gioco, da Roberto Nini, allora un ragazzo del luogo, che ancora oggi sta portando avanti le proprie ricerche per fare luce sulle proprie scoperte.

La prima cavità nasconde una chiesetta, recentemente ri-consacrata, ma la vera sorpresa è nelle grotte successive. Qui troviamo due stanze, una più grande e spoglia, l’altra più piccola, e completamente tappezzata di incisioni misteriose. Si tratta, addirittura, di una cella della Santa Inquisizione, che qui tenne prigioniere diverse persone.

La nostra guida ci spiega tutto, e il racconto ha dell’incredibile: ogni scoperta è avvenuta quasi per caso, in parte anche grazie all’aiuto dei turisti che, negli anni, hanno visitato la cella. Grazie ad uno di loro si è scoperto, per esempio, che uno dei prigionieri era un massone, che ha inciso gran parte della cella con simboli della Massoneria.

Le ricerche sono ancora in corso, quindi, chissà, tra qualche mese o anno potremmo sapere di più sull’Inquisizione di Narni e i suoi misteriosi prigionieri.

Impressionati da questa visita, compriamo anche il libro, “Alla ricerca della verità”, scritto dall’autore delle scoperte.

Prima che chiuda, visitiamo anche il Museo Civico / archeologico. Anche qui, come nei musei visitati nelle altre città, troviamo reperti di varie epoche, da quella etrusca fino all’età medievale.

Per pranzo ci fermiamo in una piccola bottega, che sembra più n negozio che un ristorante. Con nostro grande stupore, il proprietario ci prepara un pranzo da re, con due taglieri stracolmi di salumi e formaggi, accompagnati da una buona bottiglia di Ciliegiolo, il vino tipico di Narni.

Non sarà facile, dopo questo pranzo, salire fino alla Rocca!

Anche a Narni, il Cardinale Albornoz fece costruire un fortino, in posizione sopraelevata, a dominare la città. Il biglietto costa 6€, noi abbiamo un euro di sconto. Inoltre, ci danno un quadernone con la spiegazione dettagliata delle stanze che visiteremo.

La Rocca è un tipico fortino medievale, comunque non perdetevi, per farvi due risate, la piccola sezione “Medioevo a luci rosse”, all’ultimo piano.

Ritornati in città, facciamo un ultimo giro per le sue strette viette, visitiamo la Cattedrale di San Giovenale, dove si trovano le spoglie della Beata Lucia da Narni, e poi facciamo un po’ di acquisti presso la bottega dove abbiamo pranzato, anche qui risparmiando il 10% grazie alla card.

Per ultimo, ma prendendo l’auto, andiamo a vedere il Ponte di Augusto, il monumento più famoso di Narni, dipinto da innumerevoli artisti, soprattutto in epoca romantica. Si trattava in un ponte romano lungo, in origine, circa 160m, del quale è rimasta solo la prima arcata. Purtroppo ora passa sopra una strada, in una zona abitata, quindi ha perso molto del suo fascino “romantico”. Rimane comunque una costruzione impressionante per la sua mole.

Avendo ancora un po’ di tempo a disposizione, scendiamo verso il Lazio fino a Otricoli, un paese minuscolo dove si trova il parco archeologico Ocriculum. L’accesso al sito è libero, e si possono vedere i resti di un anfiteatro, un teatro, le terme, ed altre costruzioni dell’antico insediamento romano.

Sabato 16 Agosto

Oggi non ci dedichiamo ad una sola città, bensì a due borghi: San Gemini e Amelia, con una sosta alla Foresta Fossile di Durnarobba.

San Gemini è uno dei borghi più belli d’Italia, e on per caso, E’ un paesino incantevole, dove si cerca di mantenere intatta l’atmosfera di una volta. Anche qui ci sono delle viuzze molto caratteristiche, con arcate a ponte ad unire gli edifici. I negozi mantengono delle insegne molto carine, scritte con caratteri medievali. E’ molto rilassante passeggiare per questo paese, che infatti ha fatto della lentezza il proprio motto.

Qui si trova anche la villa nella quale abitò, per un certo periodo, lo scultore Antonio Canova.

Alcuni dei monumenti più belli sono la porta romana, il Duomo di Santo Gemine e la chiesa di San Francesco.

La Foresta Fossile si trova nei pressi di Avigliano Umbro. E’ praticamente unica al modo: le foreste fossili, già di per sé, non sono numerose. Questa, però, presenta un’ulteriore particolarità: anziché essersi fossilizzato (quindi diventato roccia), il legno si è disidratato, mummificato. Questi enormi tronchi risalenti a 2 milioni di anni fa sono, pertanto, ancora materiale organico.

Purtroppo, e lo dico con grande dispiacere, anche qui devo segnalare grande incuria per il nostro meraviglioso patrimonio culturale.

Si accede solo con visita guidata, solo che, non essendoci sufficiente personale, durante le visite non è possibile fare i biglietti. Inoltre, le visite sono solo in italiano, e agli stranieri non viene fornita né audioguida né un opuscolo. Con noi c’erano due gruppi di stranieri che, infatti, se ne sono andati dopo 10 minuti.

Inoltre, si cammina nell’erba alta mezzo metro, e i tronchi sono infestati dalle api, che vi hanno trovato un habitat ideale per deporre le uova. Peccato che le larve delle api mangino in legno, e consumino, quindi, questi reperti di inestimabile valore.

Per preservare i tronchi dagli agenti atmosferici, sono state create delle capanne in ferro, che però, francamente, sono orribili, un vero pugno in un occhio.

Capisco che il patrimonio culturale italiano sia troppo ricco per poter finanziare tutto; questo però è un sito unico al mondo e dovrebbe essere tutelato maggiormente.

A parte questo, comunque, la nostra guida è estremamente competente e ci illustra per filo e per segno la storia di questa incredibile scoperta, spiegandoci anche tutta la parte scientifica.

Terminata la nostra visita, ripartiamo alla volta di Amelia, città più vecchia di Roma, e famosa per le sue mura ciclopiche, costruite per la maggior parte “ a secco”, ovvero intagliando i massi in modo che si incastrassero perfettamente, senza l’uso di malta.

Parcheggiamo, a pagamento, fuori dal centro, ed iniziamo l’esplorazione a piedi, attraverso (tanto per cambiare) un continuo saliscendi. Per due milanesi è dura abituarsi a questi paesi non in piano!

La nostra prima meta è Palazzo Petrignani, che è già aperto, ma chiude alle 16. Le altre due attrazioni principali, le Cisterne Romane e il Museo Archeologico, apriranno invece rispettivamente alle 16 e alle 16,30, quindi dobbiamo andare ad incastro.

Tra l’altro, quasi tutte le attività aprono alle 16. Sono le 14, e la città è deserta, siamo in giro solo noi.

Anche ad Amelia si può acquistare un biglietto cumulativo, 7€ per tutte e tre le attrazioni, davvero conveniente.

Facciamo un po’ fatica ad accedere al palazzo, perché ci aspettavamo che l’ingresso fosse su Piazza Marconi, invece occorre fare il giro ed entrare dal lato opposto. C’è già una visita in corso, ma la guida ci permette di unirci: finirà poi la spiegazione solo per noi. Le sale visitabili sono solamente due. La più grande è la sala dello Zodiaco, con il soffitto e le pareti stupendamente affrescati con motivi legati alle stagioni e, appunto, allo Zodiaco.

L’altra sala, detta “dello specchio” presenta, appunto, uno specchio settecentesco, e una scena della battaglia di Ponte Milvio.

Nell’attesa che aprano le cisterne romane, andiamo al Duomo, trovandolo chiuso. Accanto al Duomo, sembra un campanile, ma non lo è, si trova la Torre Civica, molto particolare perché costruita con materiali “di recupero”, ovvero pezzi di tombe, templi ed altri reperti di origine etrusca e romana.

Le Cisterne Romane sono un vero capolavoro di ingegneria, fa riflettere l’idea che siano state costruite duemila anni fa, con così tanta precisione.

Sono state costruite in un punto specifico della città, dove l’acqua defluiva naturalmente, e secondo precisi criteri edilizi, in modo che l’acqua non ristagnasse e che fosse semplice pulirle. Avremmo tanto da imparare dagli antichi Romani!

Sono in tutto 10, collegate una all’altra, e garantivano una riserva d’acqua alla città.

Per arrivare al Museo Archeologico dobbiamo attraversare nuovamente l’intero paese. E’ situato in un ex collegio, ed espone, anch’esso, reperti etruschi e romani.

Il pezzo forte è una meravigliosa statua di bronzo di epoca romana, che raffigura Germanico. Non sapevo nulla di questo personaggio, ma, grazie al filmino introduttivo, ho scoperto che non era uno qualunque, anzi: era il pupillo dell’imperatore Tiberio, destinato a succedergli, ma morto prematuramente in Oriente. Era anche il padre del famoso imperatore Caligola.

MI è dispiaciuto, ad Amelia, non aver comprato i fichi girotti, il prodotto tipico. Si tratta di fichi essiccati e farciti. Sono prodotti solo dalla ditta di famiglia, e purtroppo al momento della nostra visita non erano disponibili.

Sabato 17 Agosto

E’ l’ultimo giorno di vacanza, e siamo un po’ indecisi su cosa fare. Co sono così tante cose da vedere, che scegliere è difficile. Il padrone dell’agriturismo ci consiglia di fare una deviazione nel Lazio, per visitare Civita di Bagnoregio.

Partiamo alla volta di questo borgo, chiamato “la città che muore” a causa della progressiva erosione della collina sulla quale è stata costruita.

Parcheggiamo, a pagamento, dall’altra parte della cittadina di Bagnoregio. Ci sono altri parcheggi, sempre a pagamento, più vicini a Civita, ma noi abbiamo lasciato l’auto nel primo posto trovato. Segnalo anche che i parcheggi più vicini costano il doppio (2€/h invece che 1). Il percorso per arrivare a Civita è circa 1,8 km, ma è quasi interamente in piano. Le scale e il percorso più ripido vanno affrontati in ogni caso, anche lasciando l’auto nei parcheggi più vicini.

Di tutti i borghi visiti in questi giorni, Civita di Bagnoregio è in assolto il più bello. La sua posizione è unica, precariamente arroccato su una collina, raggiungibile solo con un ponte pedonale (a pagamento, 1,50€), e con un panorama mozzafiato sui calanchi umbri.

Il paesino è stupendo, piccolo e concentrato, un’oretta è sufficiente per girarlo tutto. Mantiene un’atmosfera medievale, è pieno di balconi fioriti e di viette strette e suggestive. E’ stato utilizzato come set per il Pinocchio di Roberto Benigni.

Quello che mi è piaciuto meno è il pesante sfruttamento del turismo di massa. Ogni due metri c’è un negozio di souvenir, ogni due metri c’è un bar/ristorante. L’afflusso di turisti, inoltre, è di gran lunga superiore a quanto la cittadina possa sopportare, a tratti diventava difficile muoversi e/o scattare una fotografia. E’ un peccato, perché questo paesino è stupendo, ma questo pesante sfruttamento ne rovina completamente l’atmosfera.

Pranziamo a Bagnoregio, con un panino preso al volo da un fornaio, due minuti prima che chiudesse, e poi ci rimettiamo in macchina, direzione Lago di Corbara.

Facciamo giusto un giro a Civitella del Lago, un delizioso piccolo borgo in posizione panoramica sul lago artificiale.

Prima di rientrare in albergo, la nostra intenzione era quella di fare qualche degustazione delle enoteche locali. Purtroppo, però, la domenica sono tutte chiuse.

Decidiamo quindi di rientrare in albergo, non facendo l’autostrada, bensì seguendo le strade minori, così da ammirare, un’ultima volta prima di tornare a casa, il bellissimo panorama delle verdi colline umbre.



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