Turchia fai da te

Ormai io e Fla, il mio ragazzo, ci abbiamo preso gusto con l’organizzazione autonoma dei viaggi. Per cui mesi prima spulciamo le possibili destinazioni, cerchiamo i voli, gli itinerari…per quest'estate abbiamo scelto la Turchia!
Scritto da: Tintalle
turchia fai da te
Partenza il: 17/08/2010
Ritorno il: 01/09/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Ormai io e Fla, il mio ragazzo, ci abbiamo preso gusto con l’organizzazione autonoma dei viaggi. Per cui mesi prima spulciamo le possibili destinazioni, cerchiamo i voli, gli itinerari… per quest’estate abbiamo scelto la Turchia! Però quest’anno avevamo un po’ di problemi per cui all’inizio per questioni di tempo volevamo un pacchetto organizzato…ma poi nessuno ci soddisfaceva, e la voglia di libertà ha prevalso, per cui ci siamo sbattuti un po’ di più e abbiamo fatto tutto noi, ma credeteci ne vale la pena, soprattutto per la Cappadocia.

Giorno 1 – 17/08/2010 Partiamo da Malpensa con volo Bluexpress (A/R € 170 a testa). Puntuale, anzi in leggero anticipo, l’orario è scomodo visto che è alla sera però da poco la compagnia turca Pegasus ha inaugurato la stessa tratta a prezzi ed orari migliori. Alle 21:55 ora locale siamo ad Istanbul! Nell’attesa del controllo della carta d’identità (che è sufficiente per la Turchia, ti danno un foglio con la data di ingresso nel paese che devi poi riconsegnare all’uscita) facciamo conoscenza con altri 2 turisti fai-da-te, una coppia molto simpatica con cui passeremo le serate istanbulite! Terminato il controllo, cerchiamo un transfer per il centro. Avevo letto che il servizio veniva fornito dalla compagnia Havaş a 13TL a tratta…un tipo, appena ci vede con le valigie, ci viene incontro indicandoci la direzione per prendere il bus. Gli chiedo “Havaş?” e lui ovviamente ci dice di sì…lo seguiamo fiduciosi, ci sta già scrivendo i biglietti ma la cosa ci puzza…morale, la compagnia era privata e ci avrebbe portato in centro per la modica cifra di 50€…no grazie, andiamo a cercare il nostro caro bus Havaş! Vabbè, si vede che siamo appena arrivati e siamo un po’ imbranati, ma se non altro abbiamo evitato la fregatura! Il bus che dobbiamo prendere staziona proprio fuori dall’aeroporto, il biglietto si fa direttamente a bordo. In ¾ d’ora o giù di lì siamo a piazza Taksim. Scendiamo dal bus e veniamo subito assaliti dai taxisti (non ho nemmeno fatto in tempo a notare com’è fatta la piazza!) che per 32TL (in realtà non è proprio un affarone…tentiamo la contrattazione, ma né noi né Monia e Roberto –i ragazzi che abbiamo conosciuto in aeroporto- siamo molto convincenti…vabbè, se non altro dividiamo la spesa in 4) ci porta a Sultanhamet. Il nostro hotel è in Yerebatan Caddesi, ossia la via della cisterna basilica. Ci salutiamo coi ragazzi e ci accordiamo per trovarci a cena il giorno dopo (che tra l’altro è il mio compleanno!) Troviamo in fretta l’hotel, grazie ad un gentile cameriere che appena ci vede con la cartina in mano ci da indicazioni. L’hotel si chiama Anadolu (doppia € 45 con colazione), la posizione è ottima per la visita della città. Se non avete grosse pretese non è male (a parte la camera troppo calda e…la vicinanza con una moschea!) Buonanotte…si fa per dire…tra il caldo, le zanzare (in realtà io nemmeno le ho sentite, solo Fla è stato divorato, al mattino c’erano perfino le macchie di sangue dal suo lato del letto!) e il canto del muezzin che ci fa saltare sul letto alle 5 non riposiamo granché…

Giorno 2 – 18/08/2010 Istanbul Tanti auguri a me! Per festeggiare, una bella colazione turca in hotel: çay (the turco), anguria, pane e marmellata (ok, questo non è molto turco, ma il resto della scelta comprendeva uova sode, olive, cetrioli o pomodori…non ce la potevamo fare) Iniziamo la nostra prima giornata ad Istanbul con la visita del palazzo Topkapi. Per arrivarci abbiamo già una prima visuale della moschea blu, bellissima…e di Aya Sophia. Entriamo al Topkapi, eravamo preparati al salasso e poi è il primo giorno e siamo bendisposti nei confronti dei biglietti di ingresso…la tolleranza a pagare per entrare ovunque calerà col passare delle giornate. Ingresso 20TL, più 15 per l’harem, più 10 per l’audioguida (abbiamo preso solo quella del palazzo, per l’audioguida dell’harem…altre 10TL). Il complesso del Topkapi costituiva la residenza dei sultani, si possono visitare diversi padiglioni, il più bello è appunto l’harem. Meglio cercare di visitarlo subito (siamo riusciti, arrivando presto, a non trovare sovraffollamento) insieme alle sale del tesoro e a quelle con le reliquie di Maometto (queste 2 invece le abbiamo visitate più tardi e non ci si muoveva dalla calca!) Dedichiamo al Topkapi l’intera mattinata, da poco dopo l’apertura a mezzogiorno passato. Infatti quando usciamo, sbucando dietro Aya Sophia, la fame si fa sentire, così mi compro una buonissima pannocchia bollita in attesa del pranzo! Il cibo da strada turco è ottimo, la frutta poi è spettacolare: approfittatene! Passeggiamo verso Divanyolu Caddesi dove pranzeremo al Tarihi Sultanhamet Koftecisi, molto consigliato un po’ da tutti (guide, altri turisti, gente del posto…). Il menù è davvero poco vario, ma d’altronde qui ci si viene per la specialità della casa, ossia le polpette (kofte) come dice il nome stesso del locale. Ci sfamiamo allora con kofte, insalata, acqua ed ayran, ossia uno yogurt salato da bere. Ce lo portano proprio in una specie di barattolone di yogurt…non ci convince granché, ma è ottimo per stemperare il piccante delle pietanze. Spendiamo 18TL: il posto è ok per una pausa veloce tra una visita e un’altra. Rifocillati, ci dirigiamo verso la moschea blu dove per entrare dobbiamo togliere le scarpe ovviamente (all’ingresso ti danno dei sacchettini di plastica per riporle) e coprirci le spalle (io avevo portato un foulard, ma se non l’avete con voi all’ingresso danno dei pezzi di stoffa). La moschea, già bellissima fuori, all’interno lo è altrettanto. Le decorazioni le danno un’aria eterea, nonostante la mole. L’atmosfera è resa ancora più suggestiva dai canti delle preghiere, in effetti non capiamo bene se è in corso una delle 5 preghiere giornaliere (i fedeli sono veramente pochi, forse troppo disturbati dai turisti preferiscono altre moschee…Istanbul ne è piena, ce ne sono ad ogni angolo!) Pensavamo non si potesse entrare durante la preghiera…bho! Meglio così, la visita è ancora più bella. Camminare a piedi nudi sul tappeto della moschea poi è strano, aiuta a calarsi ancora di più nel luogo, dà una bella sensazione. Colpiti, rimaniamo un po’ a girovagare all’interno, e poi passeggiamo verso Aya Sophia attraversando i giardini e l’ippodromo (di cui rimane ben poco, si nota giusto la colonna serpentina). Paghiamo l’ingresso per quella che era la più bella chiesa bizantina, poi moschea, infine museo (20TL) e che ora dall’esterno è decisamente sgraziata a causa dei numerosi rimaneggiamenti operati in seguito ai crolli della cupola centrale. Sinceramente anche gli interni ci lasciano delusi: si possono solo immaginare gli antichi splendori, i mosaici rimasti sono pochissimi (anche se ammetto che non abbiamo pagato l’ulteriore ingresso per vedere quelli nella galleria…però credo che comunque non sia la stessa cosa che vederli ornare le pareti a cui erano destinati). All’interno tra l’altro sono ancora presenti alcune impalcature usate per i restauri, che ufficialmente sono terminati. Un po’ delusi, usciamo e per consolarci (ogni scusa è buona!) ci infiliamo in una pasticcera lungo Divanyolu Caddesi (Ali Usta). Con 8TL sorseggiamo 2 çay (c’abbiamo già preso gusto con il the turco!) e 4 baklava…mmm buonissimi! E poi sono super energetici, con quelli si riparte a razzo! Infatti dopo la sosta, nonostante sia già tardo pomeriggio, ci dirigiamo infaticabili (…) verso la cisterna basilica. L’ingresso costa 10TL e vale la pena di andarci: la struttura è particolarissima (o almeno, noi non avevamo mai visto nulla del genere!) ed è un’oasi di silenzio e pace dopo il caos di Istanbul; lo sgocciolio dell’acqua, i pesci che nuotano, un sottofondo di musica “pifferosa” invogliano al relax e alla calma. Tornati nel caos della strada decidiamo di fare un’ultima tappa deviando verso la Sokollu Mehmet Pasa Camii. La moschea è chiusa, ma il custode dopo averci fatto attendere non capiamo bene cosa ci apre…all’interno è veramente molto bella, ma vederla con lui che ci stava addosso non me l’ha fatta godere per bene. Ovviamente all’uscita, pur parlando solo turco, si è fatto capire benissimo richiedendo insistentemente la mancia…non avevamo moneta, così gli abbiamo lasciato ben 10TL. Se non altro ci ha dato delle foto degli interni, che non abbiamo potuto fotografare (nemmeno senza flash! Sob) Stanchi (sono ormai passate le 7) torniamo in hotel. Dopo una doccia ed un bel pisolino, siamo pronti per la serata con i nostri compagni di serate ad Istanbul: ci si ritrova alla fermata del tram, che ci porterà a Tophane (i biglietti del tram sono in realtà dei gettoni che danno accesso alla banchina, e che si acquistano presso delle macchinette o nei chioschi presenti alle fermate). Da lì vogliamo andare verso Nevizade Caddesi, una traversa di Istiklal Caddesi, dove pare ci siano molti locali ed animazione. In effetti è proprio così, i locali sovraffollati si susseguono per tutta la via, disposti tutti su 2 o 3 piani. All’apparenza ci sembrano tutti uguali, e tutti troppo turistici…ma ormai siamo in ballo, ne scegliamo uno a caso (Imroz) e ci piazziamo sul terrazzo al 2° piano. Già qui le cose cambiano, non c’è tutta la ressa del pianterreno e notiamo diverse tavolate di turchi. Buon segno! I camerieri arrivano con dei vassoi colmi di piccoli piattini incelophanati…bho?! Ah, ma ecco a cosa servono!Ci fanno scegliere i meze (ossia gli antipasti) direttamente facendoceli indicare con le dita. Comodo! Infatti scegliamo 4 piatti squisiti, melanzane, acciughe marinate, funghetti e peperoni verdi ripieni. Anche i secondi piatti che scegliamo sono davvero buoni: 2 piatti di carne, dei pastrami borek (i borek sono dei buonissimi “sigari” di pasta phillo ripieni. Di solito sono fatti con il formaggio e gli spinaci, questi invece erano col pastrami, ossia una specie di salame. Buonissimi!) e delle appetitose polpettine di formaggio. Infine brindiamo con del raki, e così ridendo e chiacchierando si fa l’una e mezza…e ci fanno capire che devono chiudere! Paghiamo il conto di 130TL in 4 (il raki lo ha alzato di un po’, ma resta comunque poco vista la mangiata…consigliamo il locale, veramente buono! Soprattutto scegliete i meze, i borek e questo genere di cosine sfiziose che erano ottime, mentre la carne l’abbiamo mangiata migliore altrove). Usciamo in strada e la troviamo deserta! Ma…non è poi così tardi, dov’è finita tutta la gente? La situazione si rivela identica in tutto il tratto che percorriamo a piedi, dal ristorante all’hotel (decidiamo infatti che la distanza non è proibitiva, e poi una passeggiata digestiva ci sta!) In una città così grande e popolosa non ci aspettavamo le vie deserte, nonostante sia agosto. Il posto più affollato si rivela il ponte di Galata, dove molti pescatori sono già (o ancora?) all’opera, e sotto il quale alcuni ragazzini si divertono facendo il bagno e tuffandosi. La serata è stata davvero bella! Ora a nanna, sono le 2 passate e domani c’è da camminare… Giorno 3 – 19/08/2010 Alle 9 siamo in piedi, abbastanza riposati. Se non altro stanotte, distrutti com’eravamo, abbiamo ronfato come sassi nonostante il caldo ed il temibile muezzin! Scendiamo per la nostra colazione turca e partiamo alla scoperta di Istanbul. Oggi usciremo da Sultanhamet per dedicarci a zone meno turistiche. Prima di tutto però facciamo una corsa in Divanyolu Caddesi dove compriamo, presso una delle tante agenzie di viaggi presenti (la nostra si chiamava “Il turista”) i biglietti per la Cappadocia (50TL a testa con la compagnia Suha, inclusa la navetta dall’agenzia di viaggi all’otogar, ossia la stazione dei bus. Le ore di viaggio effettive sono 11 o 12). E poi, già che siamo in zona, ci facciamo un giro al Gran Bazar: bello! Al di là dei negozi e dell’atmosfera, ci è piaciuta molto la struttura dell’edificio, piena di archi e gallerie. Passiamo così per le vie guardando più il soffitto che i negozi, e sarà per questo, sarà perché non abbiamo voglia di contrattare, usciamo a mani vuote. Sbuchiamo in una viuzza dove un vecchietto ossuto con un carretto vende delle gigantesche banane. “Obbligo” Fla a prenderne una, visto che io non ne mangio, perché il signore mi fa tenerezza…comunque Fla conferma l’esperienza che avremo in generale con la frutta turca: buonissima! Per strada si trovano molti carretti e banchetti con venditori di frutta dolcissima, che spesso viene pesata con una vecchia bilancia con il contrappeso…questa cosa mi è piaciuta molto. Masticando, proseguiamo fino alla moschea di Beyazit, che non visitiamo all’interno visto che è l’ora della preghiera. Attraversiamo poi il parco dell’università ed arriviamo alla Suleymaniye Camii, che purtroppo è chiusa per restauro. Possiamo però visitare il cimitero e i bei mausolei di Solimano il Magnifico, e di sua moglie Roxelana. Peccato sia chiusa, se i mausolei sono così belli chissà quanto lo dev’essere la moschea! Uscendo costeggiamo poi per un tratto l’acquedotto di Valente, opera romana davvero massiccia. Piuttosto affamati, ci incamminiamo verso Itaiye Caddesi (nel quartiere di Fatih) dove vogliamo cercare un ristorante consigliato dalla guida per mangiare: Sur Ocakbasi. Si rivelerà il mio posto preferito! Qui siamo gli unici turisti, il cameriere non parla granché inglese, ma è gentile e ci mostra fiero degli articoli di giornali alle pareti che parlano del locale. Ordiniamo un adana kebap, un altro piatto di carne di pollo, e ci riproviamo con l’ayran, visto che qui lo servono fresco e non confezionato come l’abbiamo provato ieri. Sarà la nostra seconda ed ultima volta…nonostante sia utile per placare le papille gustative, il sapore proprio ci rimane indigesto. Però obiettivamente doveva essere un ottimo ayran, schiumoso, denso e pure scenografico: servito in una coppetta con due mestolini per berlo. Il pasto in ogni caso è ottimo: la carne è buonissima (occhio però, l’adana kebap è moooolto speziato) e il riso pilav con pomodoro e spezie è fantastico! (l’ho riprovato un po’ dappertutto ma non l’ho più trovato così buono!) Mangiamo fino a scoppiare, pagando in due 25TL. Affaticati dalla pancia piena, con calma riprendiamo la passeggiata nel quartiere: qui l’atmosfera è molto diversa da Sultanhamet, non ci sono turisti e a mano a mano che procediamo incontriamo sempre più donne velate, molte pesantemente (non so se anche in Turchia si chiami burqa, ma alcune donne indossavano proprio quello per intenderci, altre solo dei soprabiti lunghi e il foulard sul capo). Camminiamo fino alla Fatih Camii: anche qui però ammiriamo solo l’esterno. Ci sembra infatti una zona molto più religiosa, e temiamo di essere invadente con la nostra curiosità turistica del luogo. Proseguiamo così, passando per vie e viuzze dove la vita è diversissima da quella che si svolge in centro, non sembra neppure di essere nella stessa città. Ci sono vie con banchetti d’altri tempi, bimbi che giocano in strada e che quando ci vedono bisbigliano tra loro incuriositi, qualcuno ridacchia, qualcuno ci saluta…ci sono donne velate di nero dalla testa ai piedi, non solo anziane ma anche giovani donne, lo si vede dai begli occhi. Ma è la stessa Istanbul che ci siamo lasciati alle spalle appena qualche km fa? Proseguiamo passeggiando lungo le strade che, in un intrico di vicoli e saliscendi (si nota decisamente che Istanbul è costruita su 7 colli, da queste parti! Molto bello, poi in alcuni punti c’è una vista panoramica fantastica) ci conducono nel quartiere di Fener. La vista sul Corno d’Oro è suggestiva, io sono un po’ tesa all’inizio visto che non è una zona frequentata dai turisti, ma non abbiamo mai avvertito pericoli né ci siamo sentiti troppo osservati, salvo dai bimbi! L’unico episodio “spiacevole” è successo quando, ormai arrivati alle pendici della collina su cui sorge il quartiere, ci siamo seduti con i piedi a pezzi e ci siamo scambiati un abbraccio e un bacino molto casto…una donna, infuriata, ci ha inveito contro, mentre il marito cercava di rabbonirla. Il quartiere comunque è molto interessante, con le sue salite, gradinate e ripide discese. Ci sono molte vecchie case in legno, alcune in buono stato, tante che cadono a pezzi. Uno dei mille volti di Istanbul lo scopriamo qui. E’ già pomeriggio inoltrato, abbiamo camminato tantissimo e siamo stanchi: cominciamo a riavvicinarci a Sultanhamet. Risaliamo il Corno d’Oro fino alla Yeni Camii, e alla Rustem Paşa Camii, dove entriamo; ne vale la pena, è davvero bella, con le ceramiche blu decorate a motivi floreali. Una volta usciti passiamo per il misir carsisi, ossia il bazar egiziano, pieno di profumi inebrianti. Ci lasciamo tentare dall’acquisto di lokum e the. Usciamo dal bazar, passando tra venditori di alimenti per animali e di…sanguisughe! Qualche gattino –Istanbul ne è piena- si serve direttamente dai sacchi di croccantini esposti…carini! Si sono già fatte le 7, per cui torniamo in hotel: oggi abbiamo camminato e visto un sacco. Solita doccia e pisolino, e ritrovo con Monia e Roberto alle 8 e mezza. Oggi mangiamo a Fasuli, vicino alla stazione dell’Orient Express, ristorante che scopriamo poi essere parte di una catena con diversi locali in Istanbul. Locale tipico, famoso soprattutto per i fagioli. Io in realtà li ho trovati normalissimi…il cibo era comunque buono e cucinato in modo semplice, e il conto veramente irrisorio (46TL in 4, niente alcolici qui) Usciti dal ristorante ci incamminiamo verso Divanyolu Caddesi, dove i nostri “soci” hanno notato oggi un cortile dove diversi locali propongono narghilè e çay. Lungo il tragitto ci lasciamo tentare da un venditore di gelato in costume tipico (tutti i gelatai hanno questo vestito e una lunga bacchetta per prendere il gelato dai contenitori, che usano anche per suonare delle campane poste sopra di loro o per fare giochini e scherzetti) che ci fa il suo show acrobatico con i coni e ci prende un po’ in giro dandoci il gelato e poi riprendendoselo agilmente, oppure…spalmandocelo sul naso! Ohh, è arrivata l’ora del narghilè: questo cortile (su Divanyolu Caddesi, dopo la çemberlitas dallo stesso lato della strada) ospita diversi locali all’aperto affollati perlopiù da turchi, anche se pure i turisti sono numerosi. Lo consiglio: l’atmosfera è rilassante, il çay alla salvia una delizia, ed il narghilè il più buono che abbiamo provato. Due narghilè e 11 çay dopo (ve l’ho detto che era davvero buono!) si sono fatte le 3…paghiamo (38TL) e ci salutiamo con i ragazzi: domani le nostre strade si divideranno! Ci ritroveremo però al rientro, abbiamo il volo lo stesso giorno! Giorno 4 – 20/08/2010 Istanbul Che fatica alzarsi oggi…prepariamo anche i bagagli, stasera ci aspetta il bus notturno per la Cappadocia. E’ possibile lasciare senza problemi le valigie nella saletta all’ingresso dell’hotel. Siamo stanchi dopo la scarpinata di ieri, per cui oggi ce la prendiamo più comoda: ci dedicheremo alla parte moderna della città. Incamminandoci attraversiamo il ponte di Galata e proseguiamo su una ripida salita (riecco le famose colline…) fino ad arrivare all’imponente torre genovese. Da lì saliamo ancora (non sulla torre, però, non abbiamo voglia di pagare l’ingresso) passando per una via piena di negozi di strumenti musicali, e sbuchiamo sulla moderna Istiklal Caddesi. La percorriamo fino a Taksim, fermandoci ad ammirare il bel çiçek Pasaji. Per pranzo scegliamo di mangiare velocemente lì vicino, da Konak (nulla di che). Ci avviamo rapidamente verso Eminonu, vogliamo fare la minicrociera sul Bosforo che parte tutti i giorni da lì alle 14:30 con la compagnia di trasporti pubblici IDO (15TL a testa per 2 ore). Navigando la vista della città è suggestiva (ma quanto è grande?) e proseguendo lungo la parte asiatica costeggiamo una zona lussuosa con villone con tanto di mostoscafo attraccato davanti…l’ennesimo volto di Istanbul. La crociera però secondo noi è noiosa…troppo lunga! Un po’ il rollio della nave, un po’ la stanchezza, riesco pure ad addormentarmi seduta sotto il sole! Rientrati acquistiamo del cibo da asporto per il viaggio, recuperiamo le valigie in hotel e ci dirigiamo all’agenzia dove abbiamo preso i biglietti del bus. Alle 7 arriva il pulmino che ci porterà fino all’otogar (è molto fuori mano). Lungo il tragitto vediamo anche le antiche mura della città, molto belle, penso sarebbe stato interessante farne il giro a piedi avendo tempo. Dopo un’ora e più arriviamo all’otogar e saliamo sul bus della Suha, che è bello e nuovo, e che farà diverse soste lungo la notte. A bordo ci vengono serviti the, caffè, succo, acqua, tortine, e dell’acqua di colonia al limone per rinfrescarci. Riusciamo a dormire qualche ora… Giorno 5 – 21/08/2010 Cappadocia Alle 9 arriviamo finalmente a Goreme! Che spettacolo…vale davvero il lungo viaggio. Riceviamo qualche informazione e una mappa dall’ufficio del turismo, dove veniamo accolti appena scesi dal pullman, e arriviamo al nostro hotel, l’Anatoliacave Pension, che consigliamo vivamente (doppia in camino delle fate 45€ a notte con colazione. Se soggiornate qui, scegliete la camera scavata nella roccia che vale il modesto sovrapprezzo). Noi per di più siamo stati fortunati, perché era rimasta libera solo una stanza più grande e bella, per cui ci è stata data quella: vasca idromassaggio, scala in legno che conduce al bagno rialzato, e poi temperatura perfetta visto appunto che è scavata nella roccia. Il proprietario ci dà una cartina e ci fornisce qualche indicazione. Ci offre anche dei pacchetti per delle escursioni in giornata, decidiamo di acquistare per il giorno dopo quello delle città sotterranee e dell’Ilhara Valley, in quanto sono lontani da Goreme. Ci riposiamo un po’, il viaggio è stato faticoso…la fame ci spinge ad uscire prima di mezzogiorno. Pranziamo da Sedef, uno dei locali lungo il canale: per 2 pide niente male e un’acqua spendiamo 19TL. Ci incamminiamo presto, verso l’una, all’Open Air Museum. Strada facendo ci fermiamo diverse volte per scattare delle foto, i paesaggi ci lasciano di continuo a bocca aperta; siamo entusiasti di essere qui! Riusciamo a visitare il sito in relativa tranquillità, ci sono solo un paio di grosse comitive che riusciamo a scansare. L’ingresso costa 15TL più altre 8 per la chiesa oscura, dove vale la pena entrare! Ha davvero degli affreschi molto belli. Le altre chiese sono molto rovinate, ma comunque interessanti…e poi è impressionante vedere la quantità di chiese, cappelle, nicchie che sono state scavate. All’uscita del museo, tornando sulla strada verso Goreme, c’è un’altra bella chiesa molto grande che può essere visitata con lo stesso biglietto dell’Open Air Museum. Ci incamminiamo quindi nuovamente verso Goreme: un vecchietto con un povero asinello attaccato ad un carretto ci offre un “taxi” fino a giù, rifiutiamo l’offerta. Tornati in paese prendiamo il dolmuş che ci condurrà fino a Uchisar. I dolmuş sono dei piccoli bus che collegano un po’ tutti i paesi della zona, si pagano le 2TL per la corsa direttamente a bordo (indipendentemente dalla lunghezza del tragitto). Noi non li abbiamo trovati molto comodi…alcune tratte sono ben servite, per altre non passano mai…mah! Quello per Uchisar però lo becchiamo, così in pochi minuti siamo all’ingresso del paese. Ci incamminiamo verso il “kale” (castello), lo sperone roccioso per cui Uchisar è famoso e…visibile da lontano. Paghiamo le 4TL dell’ingresso e iniziamo ad inerpicarci per una serie di faticosi scalini (abbiamo perso un po’ il conto, ma non sono meno di 150!) che ci portano in cima…che vista! Si domina tutta la vallata. Ovunque vediamo camini delle fate, formazioni rocciose che sembrano morbide distese di panna, guglie forellate. Un paesaggio incredibile. C’è un venticello, però…qui il clima è molto diverso da Istanbul: fa molto caldo ma è secco, ventilato, e c’è una forte escursione termica tra giorno e notte che rende piacevole avere una felpa la sera…e addirittura dormire col piumone! Si sta proprio bene. Ci rincamminiamo verso Goreme con l’intenzione di fermare il primo dolmuş di passaggio ma…zero! Non se ne vedono! Ci tocca farcela tutta a piedi, non è tantissima strada ma dopo la nottata in bus e la scarpinata di prima ci pesa. Arriviamo in paese stravolti, e ci infiliamo a mangiare (belli zozzi e sudati!) nel primo ristorante che troviamo (sos restaurant). La terrazza non è male (però è deserto!), mangiamo una çorba (zuppa) di lenticchie, dei ravioli con una specie di ragù e un kebap cotto in un recipiente di coccio, che viene rotto dal cameriere al momento di servirlo. Con una Efes (la marca locale di birra, è molto buona!) e un’acqua spendiamo 45TL. Il posto è carino, la cucina non è male, ma è un po’ moscio. O forse siamo noi che abbiamo bisogno di riposo! Torniamo in hotel e finalmente ci facciamo una dormita come si deve in un letto bello comodo, in una stanza non bollente, e senza muezzin nei paraggi…buonanotte! Giorno 6 -22/08/2010 Cappadocia Ah, questo hotel ci piace proprio! Dopo una fantastica dormita, megacolazione in terrazza con çay, un sacco di frutta, pane burro e marmellata, baklava…belli rimpinzati, alle 9 e mezza siamo pronti per la gita. Noi abbiamo acquistato l’escursione direttamente in hotel, quindi sono venuti a prenderci lì, però l’agenzia (Andromeda tour) ha l’ufficio all’otogar (gita per l’intera giornata pasto ed ingressi inclusi 70TL a testa. Ci si sposta in un gruppo di 12/15 persone circa, su un pulmino). La guida, Burak, è un ragazzo giovane e simpatico, che ci offre molte spiegazioni –in inglese. La prima tappa è un punto panoramico sulla vallata di Goreme, lì Burak ci spiega la storia del luogo: la dominazione persiana, greca e romana, la formazione geologica ad opera di 3 grandi vulcani che si trovano nella zona. Proseguiamo poi per Derinkuyu, un’incredibile città sotterranea scavata nella roccia dai cristiani per trovare rifugio dalle persecuzioni. Un vero labirinto su 10 livelli, che scende a più di 80 metri di profondità, pieno di trappole, cunicoli, ma anche di camere, scuole, stalle (ci portavano perfino i cavalli, per poter fuggire velocemente!) e anche una chiesa. C’è perfino un tunnel (non percorribile) che collega Derinkuyu a un’altra città sotterranea a 10 km di distanza! Impressionante. Prossima tappa è la valle di Ilhara. Una volta arrivati nel canyon si parte per una passeggiata di 3km e mezzo sulle sponde del fiumiciattolo che vi scorre. Nella vallata si trovano anche diverse chiese (ma và? La Cappadocia è un traforo unico); noi entriamo in una sola che conserva anche degli affreschi in buone condizioni. Un po’ ci spiace essere costretti dai tempi del tour a vederne una sola, c’è da dire però che le indicazioni sono poche (anche se le chiese più belle di solito sono segnalate, almeno come direzione se non proprio l’ingresso) e che praticamente ogni punto adatto è stato in passato forato ed utilizzato come chiesa, stalla abitazione, piccionaia, deposito…per cui, a meno che non tentiate di infilarvi in ogni anfratto è un po’ complicato trovare tutte le chiese! Nonostante questo noi nelle nostre passeggiate ci siamo spesso arrampicati e infilati nelle grotte che trovavamo, è divertente! Dopo la bella passeggiata arriviamo a Belisirma, dove mangiamo in un posto carino sul fiume. Ovviamente il pasto, incluso nella gita, è una schifezza, ma pazienza! Riprendiamo in fretta il pulmino per Selime: questo punto ci è piaciuto molto! Formazioni rocciose splendide, su cui è possibile salire ed arrivare fino ai “piani superiori” dove si trovano anche un monastero ed una chiesa molto grande, anche se in cattive condizioni. La vista da lì in cima è splendida! Poi è bello arrampicarsi, avere un contatto così da vicino con questi luoghi, camminarci attraverso, senza limitarsi ad osservarli da lontano. Ripartiamo di nuovo, è ora di ritornare verso Goreme. La strada è decisamente lunga, vale la pena di acquistare la gita organizzata anche se non siete amanti del genere. Ci fermiamo in un altro punto panoramico sulla Pigeon Vally, che è veramente molto bella, e poi c’è la temuta ultima tappa: la sosta in un negozio/fabbrica di oggetti in onice. Abbiamo paura che ci tengano lì un secolo…invece dopo una breve dimostrazione ovviamente si passa al negozio, ma fortunatamente la cosa non si tira per le lunghe (i prezzi sono abbastanza proibitivi). In più poi Fla ottiene anche un omaggio: è lì così preso dall’ovetto di onice che è stato fatto prima per la dimostrazione che il tipo glielo regala! L’onicino non è bello come quelli trattati e finiti, ovviamente, però è stato ugualmente carino (e poi acquisteremo come souvenir un bel pestello in onice a Cavusin, dove i prezzi erano più abbordabili) Facciamo rientro in hotel verso le 6. Un po’ di relax (che beeeello l’idromassaggio) e poi usciamo per cena. Scegliamo un posto con la terrazza lungo il canale, Mercan. Prendiamo la nostra immancabile çorba, una pide enorme, un piatto ottimo ma piccantissimo di carne, e un sutlac (dolce tipo budino fatto con il riso). Tutto buono, il servizio è lento anche se siamo in pochi (ma un po’ ovunque è così: ci sono camerieri in esubero, veramente ce ne sono tantissimi per ogni locale, che stanno lì impalati…boh!). In 2 spendiamo 50TL (Istanbul sul cibo era decisamente meno cara, anche se spendiamo sempre poco anche qui). Soddisfatti della pappa torniamo in hotel, domani ci aspetta una giornata impegnativa! Giorno 7 – 23/08/2010 Cappadocia Ci alziamo consapevoli –ed entusiasti- della lunga camminata che ci aspetta. Quindi colazione ancora più abbondante del solito, e ci incamminiamo verso Cavusin. L’idea era di prendere un bus fin lì e poi fare il resto a piedi, ma visto che non passava e stufi di rimanere sulla carreggiata, dopo 10 minuti ci infiliamo in uno sterrato che la costeggia e decidiamo di farcela a piedi, tanto sono solo 3km. Il sentiero passa tra le vigne e dei bei “camini” poco distanti da noi. Da subito siamo felicissimi di esserci fatti questa bella passeggiata che ci è piaciuta tantissimo: nonostante la strada non sia lontana ci si sente immersi nella natura, complice lo scarso traffico che c’è in questa zona (e più in generale nel tratto tra Uchisar e Zelve). Contenti, arriviamo a Cavusin, un piccolissimo villaggio. Entriamo in un negozietto e il proprietario, anche se non parla una parola che sia una d’inglese, è gentilissimo e sorridente, e cerca di darci indicazioni nonché di insegnarci qualche parola in turco. Proseguiamo nel villaggio in cerca di una chiesa che la guida consiglia di visitare, quella di San Niceforo il Foca. Beh, noi ve la sconsigliamo: costa 8TL come la chiesa oscura a Goreme, ma è conservata decisamente peggio! A meno che non siate degli appassionati, potete tranquillamente passare oltre. Ma un salto a Cavusin fatelo lo stesso se passate di lì! Usciti dalla chiesa entriamo nel villaggio vero e proprio alla ricerca di un bagno dove io, non vedendo una catenella per lo sciacquone ma solo una manopolina, ho pensato bene di girarla facendo così uscire uno spruzzo dal basso verso l’alto tipo geyser che mi ha dato una bella rinfrescata diciamo! Tornata da Fla (che se la ride) vediamo sulla piazzetta due signori anziani seduti fuori da un bar. Uno in particolare ha l’aria così simpatica che vinco la timidezza e gli chiedo se posso scattargli una foto. Acconsente felice e vuole anche farne una con Fla e soprattutto una con me, diciamo la verità, il furbone! E’ davvero caloroso e simpatico, pur capendoci più che altro a gesti riusciamo a comunicare e ci dà anche indicazioni per proseguire. Felici anche di questo incontro, ripartiamo verso Zelve. Anche qui non percorriamo la strada principale ma i sentierini. Consigliamo a tutti, se vi piace camminare, di preferirli ai bus, tanto basta avere un’idea della direzione verso la quale si deve andare e non ci si perde, anche se i sentieri sono molti e scommetto che partendo da uno stesso punto si può arrivare in un altro in un sacco di modi diversi. Per noi camminare tra vallate straordinarie, in assoluta libertà, è stata la più bella esperienza del viaggio. Camminando camminando dopo un po’ ci si parano davanti all’improvviso dei fantastici camini delle fate…siamo a Paşabagi. Peccato che nel mezzo siano stati costruiti dei sentierini in pavé e che accanto passi la strada! Però, se si lasciano perdere i percorsi preconfezionati e ci si arrampica sulle incredibili rocce bianche lì accanto si gode di una vista fantastica! Lasciamo la stupenda vallata e ci incamminiamo verso Zelve. Qui la passeggiata è meno bella, mentre quella tra Goreme e Paşabagi via Cavusin ve la consigliamo caldamente. Arrivati a Zelve abbiamo subito l’impressione che sia un posto spenna turisti…l’idea di mangiare lì con calma sfuma immediatamente, e preferiamo entrare subito all’open air museum (8TL). Zelve era una grande città composta da miriadi di edifici scavati nella roccia; proprio per questo, scava e scava, il tufo si è indebolito troppo e grosse porzioni sono crollate. Qui è meglio non uscire dai sentieri! La particolarità di Zelve è proprio quella di rendere visibile la struttura interna di queste case, è affascinante vedere questa specie di enorme alveare. Secondo noi vale decisamente la pena di pagare l’ingresso. Terminato il giro, ci prendiamo giusto 2 gelati per 4TL (anche perché una signora appena ci vede uscire ci si butta incontro per farci entrare nel “ristorante” e ci passa ancor più la voglia) e ci rincamminiamo verso Cavusin. Stavolta il dolmuş passa subito, così ne approfittiamo e in un attimo siamo in paese, da dove prendiamo il sentiero che ci riporterà a Goreme attraverso la Rose e la Red Valley. Anche questa passeggiata è bellissima; incrociamo pochi altri camminatori, passiamo tra campi, rocce, gallerie scavate da fiumi ora secchi (probabilmente sono stagionali). Merita veramente la camminata di un paio d’ore o giù di lì, si respira una pace incredibile. Il sentiero è percorribile sono a piedi (in alcuni punti bisogna “scavalcare” delle rocce, per cui non è fattibile in bici) Verso le 4 siamo di ritorno, sbuchiamo in realtà più in alto di quanto credessimo (al Kaya camping, un pezzo sopra l’oper air museum). E’ dal mattino alle 8 che camminiamo senza soste, per cui dopo un succo e due chiacchere col proprietario in un bar lungo la strada direi che ci meritiamo un bel bagno e una dormitina in hotel… Ritemprati, verso le 6 usciamo per prendere il motorino, noleggiato per 24h a ben 50TL (non abbiamo trovato di meglio!) da Gortur, sempre all’otogar. Il misero veicolo tra l’altro è scassatissimo, senza ammortizzatori, ma ci conduce fino a un punto panoramico sulla love valley (bella!) e poi fino ad Avanos. Avanos è un grosso paese, poco affascinante…ma diciamo pure per nulla, via, non fosse per il lungofiume che è carino. Scegliamo un locale veramente molto bello dove cenare, Bizim. Prendiamo un misto di meze, dei manti (ravioli con salsa allo yogurt) e un piatto di polpette, che stavolta ci vengono servite su degli spiedini. E’ tutto buono, ma poco abbondante: decidiamo allora di concederci un dessert, che si rivela deludente. Fla prende un “apricot dessert” (dopo aver tentato con altri 2 dolci in lista, che però sono terminati) e ci portano un piattino con 5 o 6 prugne sciroppate (???) ed io un helva. Avendolo assaggiato (buonissimo!) a Goreme, in un negozietto vicino all’hotel, sono felice e me lo pregusto già. Già rimango perplessa quando mi portano una ciotolina con una sostanza budinosa…ancor più quando lo assaggio…ma perché è amaro? E filaccioso?? Dentro c’è del riso e…del pollo! Avevo letto del famoso budino turco con petto di pollo, ma sono certa non si chiamasse così! Per me avevano finito tutti i dolci e ci hanno portato gli avanzi. Vabbè, posso dire di aver assaggiato il budino al pollame (non imitatemi!) Paghiamo 56TL, nonostante i meze e la carne fossero ottimi non possiamo consigliarvi il locale: porzioni miserine, camerieri scazzatissimi…e poi la sostituzione dei dolci non mi è proprio andata giù! (il mio heeeelvaa!!! L ) Dopo cena passeggiamo un po’ per Avanos e ci lasciamo trascinare in una bottega dove ci viene data una dimostrazione di come vengono modellati i vasi (Avanos è famosa per il vasellame e la lavorazione della ceramica in genere). Dopo la dimostrazione, e dopo che furbamente il tipo ci fa un piccolo omaggio, come facciamo ad andarcene senza comprare nulla? Prendiamo una zuccheriera che il proprietario ci spaccia per fatta a mano da lui e dipinta da sua mamma (sarà, ma ce ne sono di uguali non solo in tutte le botteghe di Avanos, ma in tutta la Turchia…infatti la mia bella zuccheriera fa pendant con le coppette acquistate ad Istanbul!) Riprendiamo il nostro scassone e torniamo in hotel… Giorno 8 – 24/08/2010 Cappadocia Oggi è l’ultimo giorno in Cappadocia, ci dispiace troppo lasciarla! E ci spiace anche cambiare hotel, lo consigliamo vivamente: in quest’ultima giornata abbiamo potuto lasciare i bagagli in reception, ed anche usare un bagno e farci una doccia prima di ripartire. Dopo colazione, con il motorino ci dirigiamo al caravanserraglio Sarihan, che purtroppo non è come lo immaginavamo: della struttura originaria rimane poco! Tra l’altro si paga per entrare semplicemente nel cortile interno. Rinunciamo: siamo stufi di pagare ingressi per vedere ogni minima cosa. Ci spostiamo subito verso la Devrent Valley, la strada ci passa proprio in mezzo. Qui non ci sono veri e propri sentieri da fare a piedi, ma ci si può addentrare un po’ tra le rocce e fare qualche foto con una che sembra un gigantesco cammello! Il posto purtroppo è troppo sfruttato, e qui apprezziamo ancor di più di non essere vincolati ad un tour operator: arrivano orde di pullman che parcheggiano, scaricano i turisti (molti in ciabatte…?) quei 10 minuti necessari a fare qualche foto, e li ricaricano per spostarsi in un’altra vallata a fare altrettanto. Così non si coglie certo la bellezza di questi luoghi. Ripartiamo diretti ad Urgup. Ah, se avete poco tempo Urgup e ancor più Avanos ed Ortahisar si possono tranquillamente tralasciare. Comunque, Urgup è già più carina di Avanos: in cima al paese ci sono ancora delle vecchie case scavate nel tufo. Ci sediamo un po’ in un parchetto e si avvicina un bambino, avrà 6 o 7 anni, che si mette a conversare con Fla (! In che lingua?) di wrestling. Dopo un po’ gli regala anche 2 figurine! Evidentemente, il fatto di non capire un’H di quello che si stanno dicendo l’un l’altro non è di ostacolo! Dopo uno scambio di mosse da wresterls (io mi sono limitata a battere un 5, non sono ferrata in materia!) ci salutiamo offrendo al simpatico bambino del baklava. Passeggiamo un po’ per Urgup: anche qui appena ci si allontana dalle strade più frequentate molte donne hanno il capo coperto e spesso sono invecchiate prima del tempo. Tante hanno la schiena malandata e camminano con fatica. Tornando a prendere il motorino ritroviamo al parchetto il nostro amico in compagnia di un altro ragazzino. Diamo ad entrambe i soldi per il gelato ed il nostro piccolo wrestler ci ringrazia con mosse alla John Cena. “Gule gule”, arrivederci, e ripartiamo alla volta di Ortahisar dove ci fermiamo pochissimo perché l’atmosfera non ci piace. Ci hanno subito assaliti i venditori, i camerieri del bar vicino al kale…un incubo. Senza nemmeno salire sul kale ripartiamo. Torniamo a Goreme, dove percorriamo a piedi un pezzetto della Pigeon Valley, che vista dall’alto il secondo giorno ci era sembrata molto bella. In effetti lo è, ma siamo stanchi per cui ne vediamo solo un breve tratto. Meriterebbe una bella passeggiata come quella che abbiamo fatto ieri. Decidiamo di riposarci un po’ in un baretto sul canale, e mi faccio anche tentare da qualche acquisto in uno dei pochi negozi che espongono prezzi fissi (se siete imbranati come noi a contrattare vi possono tornare utili!) Riprendiamo lo scassone…ops, il motorino, per l’ultima tappa della giornata: vogliamo tornare alla Love Valley, non ci accontentiamo di averla vista dal punto panoramico ma vogliamo camminare in mezzo ai…”camini delle fate” (anche se, come si può immaginare dal nome, in realtà sembrano più qualcos’altro). Molto bella anche questa passeggiata, ma ormai siamo veramente stravolti. Torniamo in hotel per lavarci e riposarci un po’ sulla terrazza in vista del viaggio di stanotte. Dopo una cena veloce allo stesso baretto del pomeriggio (atmosfera rilassante, musica raggae…niente male, non ricordo il nome però! Selcuk? Qualcosa del genere!) ci avviamo verso il bus della Suha (biglietto 40TL acquistato nell’ufficio all’otogar di Goreme, 10 ore di viaggio) che ci porterà a Pamukkale. Occhio che in realtà quasi tutte le compagnie arrivano fino a Denizli: chiedete se è compreso nel biglietto il transfer per Pamukkale. Mentre aspettiamo facciamo amicizia con una cagnolina (Istanbul era piena di gatti, Goreme è piena di cani. Già nei giorni scorsi avevamo socializzato con un bel cane che abbiamo rimpinzato con ogni genere di avanzi) che in particolare si innamora di Fla, tanto che quando arriva il bus vuole salire con lui…non c’è verso di convincerla a scendere, scende solo se lo fa anche lui! Alla fine un addetto della Suha la trattiene mentre Fla sale…che scena strappalacrime!!! Si riparte…questa volta riusciamo anche a dormire un po’ di più… Giorno 9 – 25/08/2010 Pamukkale Dormiamo fin troppo, visto che alle 7 e mezza veniamo svegliati di soprassalto dal grido “Denizliiiii”. Arraffiamo velocemente gli zaini, mezzi addormentati scendiamo dal bus e prendiamo il pulmino che percorrerà i 20km tra Denizli e Pamukkale. Stipati all’inverosimile (mi fa molto ridere la torre di Babele delle valigie…un po’ pericolante!) partiamo e in mezz’ora siamo arrivati. L’addetto della Suha ci dice di aspettare, che chiamerà lui gli hotel di ciascuno di noi per farci venire a prendere. Gli chiediamo quanto distante sia il nostro, se è vicino preferiremmo andare a piedi, e ci dice che è molto lontano. Rimaniamo allora in attesa, mentre tutti i nostri compagni di viaggio vengono prontamente raccattati dalle auto o più spesso dai pulmini degli hotel. Rimasti soli, si sente avvicinarsi un motorino “Fla, sono venuti a prenderci in scooter!” scherzo io…ma….il tipo in effetti accosta…”Beyaz Kale?” ci chiede. Eh sì, è proprio il nostro hotel! Ma dove andiamo in 3 in motorino con le valigie e gli zaini?!?? Capiamo per fortuna che l’hotel è lì vicino. Lui, nonostante le nostre insistenze, si carica una valigia mentre noi ci avviamo a piedi (ah, la lunga distanza saranno stati sì e no 500mt…mah!) L’accoglienza in hotel (Beyaz Kale appunto, ben 22€ la doppia con colazione –che non abbiamo fatto perché ce ne siamo andati presto. Non lo consiglierei comunque, nonostante il prezzo ridicolo) non è delle migliori…un cameriere sta gustosamente ronfando su un divanetto, e noi veniamo lasciati in cortile in attesa del check in. Dopo una buona mezz’ora, visto che nulla si smuove, decidiamo di fare un giro perlustrativo del paese, compriamo un po’ di frutta e biscotti e saliamo verso le “cascate di cotone” con l’intenzione di farci una prima idea del posto, per poi ritornarci con calma. L’ingresso è a pagamento, prima di pagare chiediamo quindi al custode se è possibile rientrare più tardi con lo stesso biglietto, ma lui in modo davvero brusco e scortese ci borbotta “Only one entry!” Che simpatia…vabbè, torniamo in hotel…la camera sarà pronta dai, è passata un’ora e mezza dal nostro arrivo! E invece nulla si è mosso (manco il cameriere). Seccati (dopo una notte in pullman non si è proprio bendisposti nei confronti del mondo) lo facciamo notare al ragazzo che ci è venuti a prendere…magicamente una signora dopo 2 minuti (poverina!) viene spedita a rifare una camera in fretta e furia…ma come, prima ci avevano detto che la camera era occupata! La verità è che erano troppo indaffarati con le colazioni, visto che a gestire il tutto sono solo 4 persone… Beh, l’importante ora è avere un letto, ci serve un riposino… (qualche russata dopo…) Eccoci pronti per scoprire Pamukkale! Paghiamo l’ingresso e risaliamo la “cascata di cotone”. Pamukkale si rivela subito un’enorme delusione. Avete presente quelle meravigliose vasche bianche, con l’acqua azzurrissima che scivola dall’una all’altra come seta? Ebbene, sono vuote, secche, aride! Certo, ci sono delle fantastiche vasche artificiali ad uso e consumo dei turisti dove si può fare il bagno. Non che non siano piacevoli, ma non è questo che ci aveva portati qui. Poi ci viene una rabbia perché Pamukkale potrebbe essere (e sicuramente lo è stata) meravigliosa, ma è stata sfruttata e prosciugata in modo così insensato da far venire voglia di scappare . Per non parlare dell’insistenza e del modo in cui i negozianti cercano di approfittarsi al massimo dei turisti…abbiamo preso più “fregature” (sempre piccolezze) qui in un giorno che nel resto del viaggio: una bottiglia d’acqua ce l’hanno fatta pagare 3,50TL (prezzo medio in ogni bar, negozio, e spesso perfino al ristorante: 1TL) e un negoziante ci ha dato per resto della moneta fuori corso. Sono tutte sciocchezze, ma che non ti invogliano a restare e ad amare il luogo. Visitiamo sommariamente Hierapolis (il sito avrebbe meritato una visita più accurata, ma siamo stanchi e demotivati…il teatro è comunque molto bello) e ci mettiamo un po’ a mollo in una vasca. Qui il clima è caldissimo ed umido! Altro che il fantastico clima della Cappadocia. Torniamo in hotel sul presto, e dopo la doccia (terribile come ti secca la pelle quell’acqua!) usciamo per acquistare il transfer per Antalya (25TL a testa con l’ottima compagnia Pamukkale. Il ragazzino che gestisce l’ufficio della compagnia è il 14enne più sgamato che io abbia mai visto!) e per cenare. Ecco, unica nota positiva di Pamukkale è stata la serata: prima abbiamo incontrato un vecchietto che suonava una specie di banjo a 3 corde, accompagnandosi con la voce. Era così bravo, ed il suo volto così intenso ed espressivo che ci siamo fermati a lungo ad ascoltarlo, lasciandogli a più riprese qualche moneta e stringendogli la mano scarna al termine dell’esecuzione…un incontro emozionante, ed anche l’anziano signore ci è parso toccato, tanto che voltandosi mentre ci allontanavamo ci è parso che si asciugasse una lacrima. Ancora commossi, ci fermiamo a cenare nel posto che ci sembra meno turistico: è all’imbocco della via che dalla strada principale scende verso la fermata del bus, purtroppo non ho segnato il nome! Ci siamo trovati molto bene, si può mangiare ai tavolini, sui divanetti o anche su una specie di “casetta” sull’albero. Mangiamo bene (un buon panino, della carne, la nostra solita çorba di lenticchie) e fumiamo anche un narghilè alla mela accompagnato da due çay, il tutto per 33TL.

Giorni 26/08-01/09/2010 – Antalya Lasciare Pamukkale non ci è spiaciuto per niente, devo dire…l’autobus della compagnia Pamukkale parte da Denizli, ma nel prezzo del biglietto è compreso il pulmino che ti porta fin lì. La compagnia di bus Pamukkale è ottima, i bus sono ancora più belli di quellil della Suha che già ci erano sembrati buoni. Ogni sedile ha perfino un minischermo con TV, musica e giochi! Le 5 ore di viaggio scorrono velocemente, ed eccoci all’otogar di Antalya…ehi, un momento…cos’è questo orribile caldo afoso! E’ l’una, e il termometro segna 42°. La cosa ci spaventa… Prendiamo il minibus (sempre incluso nel biglietto Pamukkale) che dall’otogar ci porta verso Kaleici, ovvero il centro storico di Antalya. Due considerazioni su Antalya: non andateci per il mare, ma il centro storico è veramente bello. Ci sono moltissime dimore ottomane (la maggior parte sono state ristrutturate davvero bene), la bella porta di Adriano, le vie lastricate…per cui può valere la pena passarci una giornata o due, non di più! Per il resto purtroppo Antalya non ci è piaciuta. In realtà prima di partire avevamo letto alcune opinioni divergenti, ed eravamo un po’ titubanti, però l’avevamo comunque scelta perché temevamo di essere cotti dopo gli 8 giorni di tour e volevamo rimanere un po’ fissi in un posto (ed Antalya ha l’aeroporto, per cui era comoda per il rientro). Beh, si è rivelato un errore! Daremo più retta ai suggerimenti per le prossime mete! Volevamo fare un po’ di mare, ma vicino a Kaleici c’è solo una spiaggia accanto al porto, Mermerli: ingresso a pagamento (ben 9TL) e sovraffollatissima visto che è un buco. A 3 km dal centro c’è Konyaalti, una lunga spiaggia di ciottoli che non ci è dispiaciuta (a parte la musica techno-turca sparata a tutto volume da diversi bar). Peccato che i bus per la spiaggia non passino così spesso, e che facciano un giro dell’oca per cui ci metti mezz’ora a fare 3km…normalmente non ci facciamo problemi a camminare, 3km non sono molti, ma il caldo afoso ci ha fatto tentare l’impresa una sola volta. Veramente, io non soffro il caldo e solitamente sono ben felice quando lo trovo, ma così era veramente insopportabile. Ci siamo comunque divertiti in questa spiaggia, l’acqua non è male e giocavamo coi sassolini come due bimbi…un giorno abbiamo anche fatto una scritta coi sassi, che artisti! La spiaggia di Lara, invece…o è diversissima dalle foto, oppure l’autista ci ha fatto scendere nel posto sbagliato! Sporca e brutta, mare pessimo (eppure all’ingresso c’era un cartello “Lara” ma mi sembra impossibile che fosse quella) Comunque ad Antalya (dove abbiamo passato 5 giorni e mezzo, alloggiando al White Garden Pansyon nel quartiere Kaleici: doppia € 30 con colazione, piscina piccola ma pulita, bel cortile interno, personale gentile. Consigliata) ci siamo divertiti: abbiamo provato l’hammam (Sife Hammam, Kaleici, trattamento completo 35TL con massaggio con il sapone –che ****ta!- e con l’olio), la gita il caicco (questa però, almeno con la compagnia Sude, la sconsigliamo vivamente: 6 ore di gita pranzo incluso 35TL. Peccato però che non siamo affatto andati a vedere le calette né le grotte, come ci aveva spiegato l’addetto…siamo stati in barca la maggior parte del tempo, facendo il bagno solo al largo, con musica truzzoturca a palla da spaccare i timpani e pure qualcos altro…il pranzo in più era orrendo. Un incubo) e il quad safari (questo ci è piaciuto! 70TL a persona, la metà per il secondo passeggero. Due ore di scarrozzate negli sterrati più polverosi di tutta Antalya…e i risultati si vedono! Troveremo polvere ovunque per diverso tempo). L’ultimo giorno facciamo anche una gita in giornata a Termessos: il sito (a pagamento, 10TL) ospita i resti di un’antica città di cui si sa ben poco e che si trova in media montagna, per cui si sta pure più freschi che ad Antalya. Per andarci abbiamo chiesto in hotel ed il proprietario per 50€ ci ha portati là ed è stato ad attenderci per la durata della visita (3 ore e mezza bastano per vederla bene). La parte più bella è la necropoli, impressionanti le tombe di pietra, e il teatro affacciato sulla vallata…un sito davvero suggestivo, se siete in zona ne vale la pena. Poi turisti quasi zero (in effetti non ci sono bus o collegamenti diretti, o si dispone di un’auto o si va in taxi, quindi risulta scomodo) quindi si godeva di una tranquillità fantastica! L’ultimo giorno il proprietario dell’hotel ci fa ancora da taxi e con 15€ ci porta all’aeroporto di Antalya. Da lì prendiamo il volo per Istanbul con la compagnia Pegasus (25€ a testa, tutto bene, anzi aereo pure più bello di quello di Blupanorama). Arrivati al Sabiha Gotkcen ci tocca aspettare diverse ore il volo per Milano Malpensa, ma poco male ritroviamo Monia e Roberto e ci raccontiamo le rispettive tappe. Alle 17:30 di nuovo in leggero anticipo atterriamo…siamo a casa

Tirando le conclusioni, non possiamo che consigliare la Turchia: posti belli, gente accogliente e si spende pure poco, che non guasta mai. Passate almeno 3 giorni pieni ad Istanbul, ma credo che 4 o 5 sarebbe l’ideale, altri 5 in Cappadocia ci stanno alla grande, è la località che abbiamo apprezzato maggiormente. Peccato che l’ultima settimana abbia un po’ abbassato la media, altrimenti sarebbe stata una vacanza da 10 e lode!

Consigli generali: · stipulate un’assicurazione sanitaria, poiché quella italiana non è valida in Turchia (ne trovate diverse a poco prezzo sul web) · conviene prelevare allo sportello bancomat direttamente in lire turche (TL) · per telefonare si trovano senza problemi cabine pubbliche, io mi ero portata una scheda della Telecom (New Columbus) che ho utilizzato tranquillamente, ma penso se ne trovino anche là anche se non so dire se siano più convenienti. Con la Columbus da 12€ ho chiamato tutti i giorni per qualche minuto, il cellulare scordatevelo proprio, costa una fucilata (un sms = 50cent) · speriamo che il diario sia stato utile!



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