Capodanno in Tunisia

Tour del Paese in sette giorni
Scritto da: diamante81
capodanno in tunisia
Partenza il: 27/12/2012
Ritorno il: 02/01/2013
Viaggiatori: 2+gruppo
Spesa: 1000 €
Ecco qui il diario di viaggio della Tunisia. Diversamente dal solito il viaggio è stato fatto con un gruppo organizzato, ma contiene comunque diversi consigli utili per coloro che si apprestano a visitare questo splendido Paese. Come sempre i suggerimenti sono nel testo, ma facili da individuare per coloro che non vogliano leggere tutto.

Il tour è stato organizzato dal Cral di Pescara (Donato Monticelli) in collaborazione con la Fuada Tour di Roma (Adalet Mouldi)

GIOVEDì 27 DICEMBRE 2012

Si parte! Alzarsi alle 4 non è stato terribile ma non riuscire a dormire sul pullman mi ha fiaccato. Per fortuna non c’è problema che un panino con la frittata non riesca a risolvere. Il pullman parte da Montesilvano; dopo alcune fermate raggiunge Pescara, poi fa un’ultima tappa ad Avezzano. L’autobus è pieno! Siamo 67 compagni di viaggio ma una parte del gruppo è già a Roma. Alcuni sono stanchi, altri particolarmente chiacchieroni, molti si conoscono già, altri si conosceranno durante il viaggio. Facciamo una sosta in autogrill ed è qui che avviene il primo evento buffo della vacanza. Mentre mi asciugavo le mani in bagno una compagna di viaggio, scambiandomi per la sua amica Filomena, mi ha abbracciata forte parlandomi. Girarmi e vedere il suo viso incredulo è stato uno spasso! Prima di ripartire, l’organizzatore ci conta: sembra proprio una gita della scuola media. All’aeroporto di Roma Fiumicino ci attende Adalet che ci consegna i documenti di viaggio e gli zaini della sua agenzia. Tutto si svolge perfettamente e il volo con la TunisAir è eccezionale. In aereo viene servito un piccolo pranzo con riso, verdure, formaggi, panino, dolce e bevande a scelta. È stato anche possibile scegliere il menù vegetariano. In questo secondo caso, però, il pasto ci è arrivato solo parzialmente scongelato! Il ritiro bagagli è stato rapido e all’uscita ci aspettano due pullman da 50 posti che ci porteranno in giro per tutto il tour. Siamo circa una trentina in ogni autobus perciò gli spostamenti sono molto comodi. Il nostro autista sarà Ichem Mabrouk per tutto il tour. Ichem è un ragazzo di poco più di trent’anni, in apparenza riservato ma sempre sorridente. È molto professionale e calmo; non si altera nemmeno quando il pullman comincia ad avere problemi ed è costretto a fare alcuni chilometri fermandosi ogni cinque minuti.

Prima di raggiungere l’albergo, che si trova ad Hammamet, visitiamo Sidi Bou Said. Per raggiungere la parte alta bisogna attraversare delle stradine piene di insegne di botteghe e negozi che stonano con l’atmosfera “andalusa”. Le numerose bancarelle, invece, rendono l’ambiente turistico ma senza rovinarne l’effetto magico che suscitano i muri bianchi e le persiane azzurre. Ogni pullman ha una guida locale. La nostra si chiama Mondher Ochi. La sorella ha sposato un italiano e vive in Puglia. L’accento di Mondher, di conseguenza, è un misto di tunisino e pugliese. Se a ciò aggiungiamo il grande senso dell’umorismo e la vis comica il gioco è fatto: ci sta facendo divertire moltissimo con le sue battute. È anche una persona molto preparata che racconta e spiega con dovizia di particolari non solo ciò che vediamo ma anche la situazione politica ed economica del paese, gli aspetti religiosi e quelli storiografici. Insieme a Mondher ci sono Adalet Mouldi e Naceur Bouabid. Il primo è il titolare dell’agenzia che organizza il viaggio e ci tiene a rendere questo tour indimenticabile. Si preoccupa che le camere degli hotel siano in ordine, che i vegetariani abbiano i pasti diversi, etc. Naceur è una guida calma e riservata le cui spiegazioni sono sempre impeccabili così come il suo comportamento. Pur non essendo sul suo pullman e, di conseguenza, non potendo assistere a tutte le sue esposizioni, abbiamo imparato a conoscerlo durante i colloqui serali davanti ad un buon tè alla menta o un narghilè. Quando si fa un tour organizzato si rischia di perdere il contatto con la popolazione locale a causa dei tempi rapidi di spostamento, dei pernottamenti e dei pasti in luoghi prettamente turistici; le tre guide hanno colmato questo vuoto spiegandoci tante cose e facendoci entrare in contatto con la cultura e le persone del luogo.

CONSIGLIO (1): quando decidete di affidarvi ad una agenzia assicuratevi che ci sia una guida preparata locale o italiana ma residente da tanti anni nel paese che visiterete. Ne guadagnerete in conoscenza dei luoghi ma, soprattutto, delle persone.

Prima di lasciarci liberi di girare per Sidi Bou Said, Mondher ci accompagna al “Café El Alia les Nattes”. Il luogo è estremamente caratteristico. Noi non amiamo i posti famosi, affollati e pieni di fumo perciò, dopo una rapida occhiata, usciamo. Ci fermiamo al belvedere dove la vista è magnifica e il vento forte.

Da Sidi Bou Said ripartiamo alla volta di Hammamet. Il viaggio è lungo e la guida, dopo alcune spiegazioni sul Golfo di Tunisi, ci lascia dormire.

Ci fermiamo davanti alla fortezza ispanico-turca e la costeggiamo per raggiungere due cimiteri, quello mussulmano, dove non ci sono fiori sulle tombe né foto, e quello cristiano, dove è stato sepolto Craxi. La guida ci raccomanda di non ingiuriare Craxi e di non profanare la sua tomba con atti sconvenienti perché gli abitanti di Hammamet adorano l’ex statista e lo considerano un benefattore. A destra della tomba c’è un registro delle presenze dove molti italiani hanno lasciato commenti di stima ed affetto ma non mancano le frasi sarcastiche. Durante il tragitto verso l’hotel possiamo osservare la casa dove abitava Craxi e quella dei suoi familiari.

La prima notte alloggiamo all’Hotel Shalimar, un 4 stelle modesto con camere spaziose e con balconcino privato. Il corridoio si apre su un cortile interno e d’inverno è difficile percorrerlo senza rabbrividire. Il punto di forza di questa struttura è senz’altro l’area benessere: moderna, pulita e accogliente.

CONSIGLIO (2): i bidet non esistono, o quasi. Per coloro che viaggiano con bambini piccoli è possibile usare la vasca, che abbiamo trovato in tutti gli alberghi, o portare una piccola piscina gonfiabile.

La cena a buffet è stata varia e squisita. Sui tavoli apparecchiati con lunghe tovaglie di raso abbiamo trovato due zuppe, una di legumi ed una con pastina e brodo di carne, un’ampia selezione di verdure, crude e cotte e condite in modi diversi, pasta fresca cotta al momento con condimento a scelta tra le varie proposte, (aglio, olio e peperoncino, pesto, sugo, verdure fresche, formaggio), pesce, sia cotto che crudo, dolci e frutta. Le bevande non sono comprese ma una bottiglia d’acqua costa solo 2 dinari (circa 1 euro).

CONSIGLIO (3): la paura di non trovare acqua potabile ci ha fatto mettere in valigia 6 litri d’acqua minerale. L’idea non è male se si pensa di andare nel deserto, ma in città questa bevanda è venduta ovunque e a prezzi inferiori rispetto a quelli italiani. Il prezzo minimo che abbiamo trovato è di 0,70 dinari per 1,5 litri nell’autogrill “Bonjour” lungo la strada tra Tunisi e Hammamet, quello massimo di 2,50 dinari per 1 litro al Ristorante “La Victoire” a La Goulette.

Pieni all’inverosimile abbiamo sostato nella splendida hall insieme alle amiche Carmela e Rosa, ci siamo connessi tramite rete wi-fi gratuita dell’hotel (solo vicino alla colonna della reception) e poi tutti a nanna. Domani ci aspetta una sveglia alle 6:45.

VENERDì 28 DICEMBRE 2012

Ci svegliamo presto e facciamo un’abbondante colazione con cornetti, crepes, uova e frutta. il buffet è veramente ricco. A tavola ci sediamo con altri due amici, Andrea e Marilena, che ci informano dei balli della sera prima con musiche tradizionali e occidentali nel bar dell’hotel.

Il pullman ci porta alla Medina di Tunisi. Per coloro che hanno visto il Gran Bazar di Istanbul la Medina apparirà squallida. La guida, inoltre, ci fa entrare in negozietti dove sembriamo polli in gabbia pronti per essere spennati. Le “dimostrazioni”, però, sono state carine e la particolarità di questi “luoghi per gli acquisti” è che sono controllati dall’ente del turismo tunisino. La prima tappa è nel negozio di profumi dove mi ritrovo con le mani piene di odori diversi. Ogni boccetta da 30 ml costa 10 euro e ogni tre fiale la quarta è in regalo. La seconda tappa è in una ex residenza turca (Le Groupement Artisanal al civico 58 di Souk el leffa) dove la terrazza panoramica ci ha permesso di vedere una gran parte di Tunisi e di fare una bella foto di gruppo.

Raggiungiamo il Museo del Bardo in autobus nonostante il traffico intenso. Lungo in tragitto vediamo la Camera dei Deputati dove si sta cercando di scrivere la nuova Costituzione. Il museo è più bello dal vivo che nelle immagini viste su Internet prima di partire. All’ingresso si può richiedere l’audioguida, se si è da soli, e pagare, al costo di 1 dinaro, il diritto di fare le foto.

Dopo un giro panoramico del centro di Tunisi, dove abbondano i café e i negozi di marche internazionali, ci siamo diretti nel quartiere La Goulette per pranzare al ristorante “La Victoire” al civico 1 di Avenue Franklin Roosvelt. Il cibo era buono e tipico: antipasto di verdure con tonno, brik con tonno, verdure stufate, riso e pesce al forno, sorbetto al limone con frutta tagliata a pezzi. Per i vegetariani le portate si sono ridotte alle verdure stufate con riso e patatine fritte e al sorbetto. Per l’acqua ci sono stati chiesti 2,50 dinari a bottiglia e 3 dinari per la birra (0,33 cl).

Il quartiere di La Goulette è da vedere per chi cerca una Tunisi meno commerciale: bancarelle di frutta, abiti da sposa e da cerimonia tradizionali, etc. (è un quartiere popolare). Attraversiamo alcune stradine per raggiungere il sito archeologico di Cartagine dove si possono ammirare moltissime ville, costruite dai tunesinesi ricchi, e poche rovine. L’unica zona che abbiamo avuto il tempo di vedere è quella delle Terme di Antonino dalla quale si gode di una splendida vista sul mare. Dopo le terme il pullman ci porta all’Acropolium di Cartagine, in cima alla collina di Byrsa. Si tratta di una istituzione culturale e turistica ma oggi è chiusa. All’esterno si può ammirare il panorama. Il vento, però, è troppo forte e restiamo solo il minimo indispensabile per fare le foto. Ripartiamo per Hammamet e il sonno mi avvolge. Mentre dormivo i nostri compagni di pullman si sono fermati in un autogrill chiamato “Bonjour” e hanno fatto scorta di acqua (0,70 dinari per 1,5 litri). Il secondo autobus, invece, si è fermato nel centro di Hammamet per alcuni acquisti. Mi risveglio davanti all’hotel e corro in camera a prepararmi per la piscina. il calore dell’acqua mi toglie tutte le fatiche del giorno e mi regala una piacevole spossatezza. La cena, come ieri, è ricca e varia. Solo le zuppe e i condimenti per la pasta fresca restano uguali. Finalmente assaggiamo dell’ottimo cous cous con verdure stufate ma c’è anche un’ampia scelta di pasta fredda, verdure e carni. Anche il buffet di dolci era invitante mentre quello della frutta lasciava un po’ a desiderare. Dopo cena ci scateniamo in pista insieme al resto della comitiva che è euforica e si lancia in tutti i tipi di ballo mentre altri preferiscono fare due chiacchiere con la guida fumando narghilé alla mela.

SABATO 29 DICEMBRE 2012

Oggi è stata una giornata impegnativa. Abbiamo percorso circa 500 km da Hammamet fino a Douz con alcune, per fortuna, tappe intermedie. Ci siamo svegliati alle 6:00 per poter partire alle 7:30. La prima tappa è stata El-Djem per visitare l’anfiteatro romano simile al nostro colosseo e molto ben conservato. Mentre scendiamo dal pullman i venditori di cartine stradali si assiepano davanti alle porte. La nostra guida ci ha consigliato di prenderle, in fondo costano solo 1 dinaro, per segnare tutti i luoghi visitati e quelli che visiteremo in seguito. Il sito di El-Djem, inoltre, è pieno di bancarelle dove cercano di venderci di tutto: kefiah, pashmine, gioielli, etc. Uno dei trucchi più utilizzati è quello di tenere in mano una kefiah e urlare:-“Mezzo dinaro!”. Quando vi avvicinate vi coprono il capo con la stoffa spiegandovi come la mettono i berberi e aggiungono una fascetta. Infine vi dicono che la fascetta costa 0,50 dinari mentre per la stoffa bisogna aggiungere 6, 7 o anche 10 dinari. A questo punto potete lasciare tutto al venditore oppure cominciare a contrattare. Noi abbiamo preso una kefiah, una stoffa per fare il turbante berbero e le due fascette per 10 dinari. Le differenze tra il copricapo palestinese e quello berbero sono nel colore, (il secondo è a tinta unita, di solito beige), e nella forma (la kefiah è quadrata l’altra è rettangolare e può superare i 3 metri di lunghezza).

CONSIGLIO (4): se andate di fretta non iniziate nemmeno a comprare. Qualsiasi cosa vogliate datevi il tempo di contrattare ma non per tirchieria (in ogni caso sarà il venditore a guadagnarci) bensì per avere modo di conoscere la persona che avete davanti. Durante la contrattazione, infatti, si arriva a parlare di tutto, della scuola, dell’economia, della religione, e questo è un valore inestimabile che porterete con voi.

Ripartiamo in direzione Sfax percorrendo una bella strada asfaltata lungo la costa. Ci fermiamo a Mahrés al “Sidi Bou Said” per una sosta “idraulica”, come chiama la nostra guida la sosta per la toilette. Il posto è da sogno con tutte le sedute piastrellate con maioliche bianche e blu. Purtroppo, però, si creano dei disguidi: sul cartello esposto la spremuta d’arancia costa 2 dinari ma il barista ne vuole 2,50; inoltre, dopo aver servito la bevanda a due tunisini nei bicchieri di vetro ci dice che li ha finiti e che deve usare quelli di plastica, più piccoli! Il comportamento non ci è piaciuto e alcuni di noi hanno rinunciato alla spremuta tanto desiderata. Io l’ho assaggiata ma era del tipo amaro e aspro. All’uscita troviamo un signore che vende statuine di legno d’olivo. Sono molto belle ed economiche e molti si affrettano ad acquistarne almeno una.

Continuiamo verso Gabes e da qui svoltiamo verso l’interno per raggiungere Matmata. Ci fermiamo in una casa troglodita dove ci accoglie la signora Mehrezeta. La casa è povera ma accogliente e ha diverse stanze che si affacciano su un cortile luminoso. Nel muro si intravedono degli interruttori elettrici ma i fili sono tagliati. La signora ci mostra una stanza dove c’è un telaio usato per tessere i tappeti che vende ai turisti. Molti acquistano e tutti lasciano 1 dinaro per la visita.

CONSIGLIO (5): esistono diverse case che aprono le porte ai turisti per guadagnare qualche dinaro. Se non si ha una guida basta bussare alla porta e chiedere se si può entrare: qualcuno dirà di sì, qualcun altro di no.

Alle 14:00 passate è proprio ora di pranzare e ci fermiamo al “Diar Les Berberes”, un ristorante ed hotel a 4 stelle. Il buffet viene servito in una grande stanza moderna ed è ottimo. Al termine del pasto ci fanno visionare due stanze in stile troglodita con bagno privato. Lungo la strada per raggiungere il ristorante incontriamo un museo. In realtà qui le costruzioni sono tutte recenti ma può essere utile ai turisti che non riescono a visitare una vera casa troglodita. Dopo pranzo ripartiamo in direzione Douz e facciamo due soste prima dell’arrivo a destinazione: a Tamezret alla “Terrazza Panoramica” e lungo la strada per fotografare il tramonto. Il terreno è ancora ricco di arbusti ma alla terra brulla comincia a sostituirsi la sabbia del deserto che è davvero come borotalco. Mi cospargo le mani e mi disegno il viso con la sabbia rossa per fare delle foto divertenti e si riparte.

Arriviamo a Douz che è notte fonda nonostante siano solo le 18:00. L’Hotel Sahara Douz (4 stelle) si trova piuttosto fuori dal centro che è davvero pittoresco con tutte le botteghe sulla strada e, soprattutto, le officine meccaniche per auto e moto. Le camere dell’albergo sono pulite e spaziose, c’è il phon ma manca, come in quasi tutti gli hotel, il frigo bar; per mantenere in fresco il cibo lo poggiamo fuori la finestra. Lasciati gli zaini mi infilo il costume e mi immergo nella piscina coperta. L’acqua è tiepida, di color marrone e da una cascata sgorga acqua caldissima per un idromassaggio cervicale. Rimango in acqua con altri compagni di viaggio per oltre mezz’ora prima di decidermi ad uscire. Anche in questo albergo il tragitto tra la piscina e la stanza è parzialmente all’aperto perciò devo cambiarmi ed infilare il cappotto. La cena a buffet è strabiliante e accontenta tutti. Ci sono la pizza, la pasta, il cous cous, le insalate, la carne, il pesce, i legumi, le zuppe, i dolci, la frutta e il gelato! Dopo cena balliamo in compagnia di una orchestra locale e fumiamo narghilè alla mela.

CONSIGLIO (6): in Tunisia tutti si aspettano la mancia per qualsiasi cosa (foto, trasporto, servizio al tavolo, bagagli, musica, etc.). Dal momento che basta dare anche solo 1 dinaro (circa 0,50 euro) perché non farlo? La scelta sta a voi ma vi assicuro che verrà spontaneo dare anche più di 1 dinaro per la gentilezza e la professionalità con cui sarete accolti.

DOMENICA 30 DICEMBRE 2012

La colazione all’Hotel “Sahara Douz” è stata favolosa: tanti dolci tipici ma anche il classico ciambellone e, come sempre, l’ampio reparto del salato.

Partiamo in pullman per raggiungere Zaafrane. A Douz sono numerosi i tour del deserto a dorso di dromedario, ma la nostra guida ci porta in questo piccolissimo paese. Qui ci aspettano tanti ragazzi con i loro dromedari già sellati. In un piccolo negozietto è possibile affittare una tunica (1 dinaro) e un turbante berbero (1 dinaro) prima di salire sul dromedario. Il costo è irrisorio e vale la pena se non si vuole odorare di dromedario fino alla fine della vacanza. Salire in groppa è molto facile perché l’animale è accucciato ma bisogna reggersi forte quando si solleva e quando scende perché distende prima le zampe posteriori. Il movimento durante la camminata è ondulatorio e piuttosto ritmico. Ogni ragazzo guida da due a quattro dromedari tenendoli con delle corde. Nessuno ha fatto del male agli animali e quando questi non ubbidivano venivano richiamati con versi molto dolci.

CONSIGLIO (7): fare la passeggiata sul dromedario o semplicemente accarezzare un dromedario è un’esperienza unica. Nel periodo di Capodanno i maschi sono in calore e, pertanto, un po’ più irritabili del solito, schiumano ed emettono gorgoglii ma si lasciano comunque avvicinare in presenza del loro amico umano.

La passeggiata ci porta in mezzo alle dune dove riempiamo le bottiglie di sabbia e facciamo tante foto. Coloro che non hanno voluto cavalcare ci hanno raggiunto su calessi trainati da asini. Come al solito alla fine del giro ogni conducente si aspettava un contributo che non gli abbiamo fatto mancare.

Risaliamo sul pullman per vedere Chott-El Jerid, la famosa depressione salata. È un luogo particolare dove, senza turisti, si può assaporare il silenzio assoluto. Noi, però, siamo in 67 e ne approfittiamo per una foto di gruppo nell’unico punto dove, oltre ad una barca messa per i turisti, ci sono una bancarella e i servizi igienici. Visitiamo questa depressione verso le 12:00 e, seppure non possiamo ammirare i meravigliosi colori dell’alba e del tramonto, vediamo il “miraggio”. Sembra proprio, infatti, di vedere l’acqua all’orizzonte.

Raggiungiamo e attraversiamo Tozeur per arrivare al nostro hotel, l’El Ras Ain. Lasciamo i bagagli nella hall e andiamo subito a mangiare. Il buffet non è ricco e alcune donne, dopo aver mangiato dell’insalata russa, si sentono male. I tempi sono stretti perché dobbiamo fare l’escursione in calesse nell’oasi di Tozeur prima che faccia buio. I calessi sono comodi, per quattro persone e trainati da piccoli cavalli (il nostro si chiama Sabrina). Durante la calessata i conducenti frustano, chi più chi meno, i cavalli per farli andare al trotto. In una delle aree dell’oasi ci aspetta Omran che ci spiega i segreti dell’irrigazione, dell’impollinazione e della raccolta. Mohammed, un signore sulla cinquantina che raccoglie datteri dall’età di 12 anni, ci mostra come salire e scendere dalle palme oltre ai piedi secchi e callosi (tradizionalmente l’arrampicata si fa a piedi scalzi).

A metà pomeriggio facciamo un giro della Medina di Tozeur dove non c’è quasi nulla se non parti di muro originali del 1400 da ammirare per le caratteristiche architettoniche. La guida ci fa entrare in quella che fu la residenza di un Bey (re) turco ora destinata alle famiglie povere. Purtroppo è tutto in abbandono ma una signora ci accoglie con un ampio sorriso già pregustando le nostre mance. Qui a Tozeur quasi nessun uomo si fa fotografare ed è vietato fotografare donne e bambini. Ovviamente ci sono delle eccezioni ma bisogna essere fortunati. Prima di tornare in hotel abbiamo un po’ di tempo per girare i mercatini della città. La zona è molto turistica e i prezzi “alti” ma è divertente contrattare e rimaniamo un bel po’ senza, tra l’altro, comprare alcunché.

Tornati in hotel troviamo le camere assegnate e le valige già nelle nostre stanze. Scendiamo nella hall perché una delle guide, Adalet, ci ha promesso di accompagnarci da una parrucchiera locale per prenotare la messa in piega di domani. Trovare la parrucchiera non è stato facile nemmeno per la guida tunisina ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Adalet è un uomo e non può entrare nel salone, dove le donne velate devono scoprirsi, perciò dobbiamo parlare sull’uscio e ci organizziamo per l’indomani: alle 16:00 al costo di 15 dinari per taglio e piega. L’orario mi costringerà a rinunciare alla piscina ma lo farò volentieri per compiere questa esperienza. Tornando in albergo Adalet ci offre tè alla menta, molto zuccherato, e del narghilè al “Café El Jerid”. Qui le uniche donne sono turiste; le ragazze locali non possono frequentare i bar o non verrebbero chieste in moglie.

CONSIGLIO (8): uscire da soli, soprattutto la sera, non è pericoloso ma potrebbe diventarlo se si seguono degli sconosciuti in posti che non conosciamo, magari sotto la promessa di farci da guida.

Tornati in hotel ci cambiamo e ci tuffiamo nella piscina bollente e leggermente salata. Come al solito bisogna passare all’esterno perciò usciamo in costume e… cappotto! Nella piscina coperta ci offrono gli asciugamani e scopriamo che, oltre ai massaggi (35 dinari per 30 minuti), c’è la parrucchiera (25 dinari per taglio e piega). La piscina è così piacevole che arrivo giusto in tempo per la cena. Stavolta il buffet è molto più ricco ma quasi tutto a base di carne. Non ci resta che mangiare riso, verdure e cavolfiore fritto. Dopo cena ci fermiamo tutti nella hall in attesa del piano bar. Due ragazzi cominciano con “La Bamba” e, dopo rock ‘n’ roll e twist, finiscono con canzoni tradizionali rivisitate in chiave dance. Abbiamo ballato fino allo sfinimento e ora è il momento di andare a nanna. Salutiamo tutti, comprese le nostre guide Mondher e Naceur che mi ha insegnato, tra le tante cose, anche le tecniche di ballo femminili nelle danze tunisine.

La camera è bella e pulita e la TV trasmette un solo canale italiano (RAI1 o Canale 5). Non tutte le stanze sono state pulite ma appena avvisata la reception subito offrono il cambio stanza o la pulizia immediata.

CONSIGLIO (9): in molti alberghi i letti matrimoniali sono composti da due letti singoli uniti. Anche le lenzuola sono singole! Le coperte sono sintetiche e molto calde mentre le lenzuola potrebbero non essere pulite bene. È bene che chi soffre di allergie si porti le lenzuola o anche solo le federe per i cuscini per stare meglio. Avvisare in anticipo l’hotel potrebbe non essere sufficiente.

In generale ho capito che il turismo è maggiormente concentrato nei periodi caldi e gli hotel sono attrezzati, e predisposti architettonicamente, per quei periodi. Comunque negli hotel di Tozeur, che si concentrano in un’unica area, c’è molto movimento poiché, oltre ai turisti europei, anche molti tunisini scelgono di trascorrere il Capodanno qui.

LUNEDì 31 DICEMBRE 2012

Sveglia alle 6:45 nel gelo della stanza (abbiamo lasciato il condizionatore spento perché faceva troppo rumore). La colazione è ricca, abbondante e molto europea. Alle 8:00 i Land Cruiser della “Nomades” sono già davanti all’hotel e ci dividiamo in gruppi di 7 persone. Le auto sono comode e ben ammortizzate, la strada è asfaltata eccetto per l’ultimo tratto. La prima oasi di montagna che visitiamo è quella di Chebika. Tra le rocce sgorga acqua che forma delle cascatelle e viene convogliata nei canali per l’irrigazione. Non si potrebbe fare il bagno nelle pozze limpide né entrarci a piedi nudi ma molti turisti lo fanno (sono calde) e per questo i locali non possono usare quest’acqua per berla. Le grandi rocce con tutte le sfumature del giallo e del rosso sono bellissime; ogni tanto spuntano delle palme a dare un tocco di colore verde. La strada a piedi può essere percorsa in due sensi e in alcuni punti può essere difficile camminare sulle rocce ma vale la pena raggiungere la cima e godersi il panorama. In quest’oasi hanno girato “Il paziente inglese” ma ho visto il film solo una volta e non ricordo le scene.

CONSIGLIO (10): l’oasi di Chebika è difficilmente visitabile con le carrozzine. Tamerza ha i suoi problemi ma si può fare con un accompagnatore. Midess è la più semplice anche se il canyon senza parapetto fa un po’ paura.

In fuoristrada raggiungiamo l’oasi di Midess, la più alta delle tre. Si possono ammirare il canyon, la sorgente e il vecchio villaggio distrutto dall’alluvione del 1969. La montagna del canyon rappresenta il confine naturale tra Tunisia e Algeria ed è un peccato non poter guardare dall’altra parte. Nelle oasi i venditori sono tanti e vendono quasi tutti le stesse cose; molti sono bambini che accettano volentieri delle caramelle in cambio di foto.

Torniamo a Tamerza, che avevamo attraversato andando verso Midess, per ammirare il vecchio villaggio sulle cui mura sono stati posizionati centinaia di cilindri bianchi. Questa sera verranno accesi per creare dei giochi di luce per gli ospiti dell’Hotel Tamerza Palace. Anche l’oasi di Tamerza è piena di bancarelle e scopro che i prezzi sono più bassi rispetto alle altre oasi e, soprattutto, rispetto alla Medina di Tozeur. Qui, finalmente, riesco ad acquistare un grande dromedario di peluche a 12 dinari. Un ragazzo vende del buon tè alla menta e della pizza berbera, una piadina spessa con harissa e cipolle, a 1 dinaro ciascuno.

Usciti da Tamerza gli autisti delle jeep ci fanno provare il brivido della guida sulla sabbia. Noi chiediamo all’autista di non essere troppo spericolato quando una ragazza del gruppo batte la testa ma vediamo gli altri fuoristrada buttarsi dalle alte dune e saltare su quelle più piccole.

Attraversiamo un’altra depressione salata, la Chott El-Gharsa, dove hanno girato le battaglie di “Guerre stellari” per raggiungere Ongu Jemel (letteralmente “collo del cammello”) dove si trova il villaggio del primo film di “Guerre stellari”. Siamo sul set di un film e si vede: tutto è finto e i venditori abbondano. Il luogo è pieno di bambini che vendono collanine e braccialetti. Anche nelle altre oasi ci sono ma qui mancano gli adulti. In questo posto i bambini chiedono di tutto: caramelle, cioccolata, penne, quaderni e zaini.

CONSIGLIO (11): i bambini accettano di tutto ed è bene portare con sé qualcosa quando si visita il sud della Tunisia. Attenzione, però, a non usare i doni come merce di scambio (ti do una caramella e mi faccio una foto con te oppure ti do una penna e tu una catenina) perché gli adulti picchiano i bambini che accettano questo tipo di transazioni. Se volete fare un regalo fatelo e non aspettatevi nulla in cambio se non un sorriso.

Torniamo in hotel per pranzare e troviamo l’intero buffet a base di carne o pesce. Ci sono anche le verdure crude ma, dopo una spiacevole esperienza con dei cetrioli, preferisco non rischiare. Fortunatamente uno dei responsabili del ristorante mi nota e mi fa preparare un piatto a parte dallo chef.

Ripartiamo subito dopo pranzo per visitare l’oasi di Nefta. Ha un bacino ovoidale al centro ed è terrazzata. Noi la osserviamo dall’alto senza entrare nel palmeto.

Nonostante i ritmi incalzanti arriviamo tardi per l’appuntamento con la parrucchiera di Tozeur e ripieghiamo sul servizio dell’albergo (25 dinari per taglio e piega). Siamo in tanti e devono chiedere aiuto ma non si tirano indietro e accontentano tutti. Naturalmente accade ogni tipo di disguido e ognuno di noi esce con un aneddoto diverso: acqua calda che finisce dopo aver lavato solo quattro signore, capelli ricci che diventano mossi e arruffati, asciugamani usati e bagnati utilizzati per altre persone, solo due spazzole piene di capelli usate per chiunque. È stata un’avventura! Alla fine qualcuno esce contento, qualcuno meno, altri corrono a rifarsi la piega in camera.

La sera di San Silvestro la trascorriamo in un tendone riscaldato all’esterno dell’hotel. L’ambiente è moderatamente lussuoso: dal soffitto pendono delle piccole lumiere ocra che emanano luci soffuse, al centro un grande lampadario con lumi di diversi colori, sul fondo c’è un palco per l’orchestra e un’ampia pista da ballo. I tavoli sono tondi, da otto posti e coperti da lunghe tovaglie. Il centro tavola è composto da rose di colori diversi (noi le abbiamo rosse) e da una candela.

Purtroppo ci sediamo ai tavoli troppo presto e dobbiamo attendere quasi un’ora prima dell’antipasto! Nell’attesa ci facciamo portare un cestino di pane. La prima portata consiste in una fetta di patè di fegato d’anatra e un ciuffo di lattuga dentro un bicchierino di plastica. Per i vegetariani viene servita solo l’insalata buttata nel piatto senza condimenti. Il primo piatto comune non lo ricordo; quello vegetariano era composto da spaghetti con harissa e verdure crude. A seguire sono stati serviti uno spezzatino di agnello e dei frutti di mare per tutti. Per ogni vegetariano, invece, sei uova sode. Come dolce è stato offerto un ottimo sorbetto al limone seguito dalla frutta già tagliata. Quasi tutta la cena si è svolta “a tappe” perché molti di noi ne hanno approfittato per ballare. Il gruppo di italiani era il più scatenato ma anche i locali non sono stati da meno e alcune ragazze hanno anche cercato di insegnarci dei passi. L’atmosfera era molto bella! Durante la cena si sono esibite due danzatrici del ventre molto diverse tra loro nella tecnica. La prima era più scattante ed energica mentre la seconda più dolce e sinuosa.

Prima della mezzanotte ci sono state consegnate delle buste con le mascherine, i cappellini o le coroncine, un giocattolo e un fischietto. Non c’è stato il conto alla rovescia ma un susseguirsi di urla e abbracci. I primi a festeggiare il nuovo anno sono stati i ragazzi arabi, poi noi a seguire. L’hotel ci ha servito prosecco ma alcuni hanno portato lo spumante dall’Italia e abbiamo bevuto “doppio”! D’altronde oggi, oltre ad essere San Silvestro, è anche l’anniversario di Vincenzo e Catia (33 anni), i nostri compagni di viaggio, e di Adalet e Carmen, che si sono conosciuti proprio in questo giorno speciale!

Facciamo baldoria fino alla fine. Ad un certo punto parte il trenino con la musica araba e non ci facciamo sfuggire l’occasione. È stato un bel momento di condivisione. All’una il cantante smette ma un ragazzo tunisino sale sul palco e continua ad intrattenerci con la sua splendida voce. Alla fine dobbiamo proprio andare perché la sveglia sarà alle 6:45 e dobbiamo ancora fare la valigia.

MARTEDì 01 GENNAIO 2013

La partenza per Kairouan è stata posticipata alle 8:00, ma siamo tutti assonati. Con il pullman usciamo da Tozeur e attraversiamo Métlaoui e Gafsa. Oggi è giorno di mercato e le stradine sono affollatissime. La sosta “idraulica” la facciamo nel bellissimo “Café Hannibal” a Jelma. È un posto turistico e, se vogliamo, un po’ finto ma pulito e curato nei minimi particolari. Qui i prezzi sono tutti esposti e fissi. Ci sono articoli, come i profumi, che costano meno, rispetto alla Medina di Tunisi, e altri che costano di più, come i piccoli cammelli di peluche, i saponi e il tè (rispetto ai prezzi delle oasi di montagna). È in questo café che scopriamo la simpatia del nostro autista Ichem e, dopo una breve conversazione, ci scambiamo i contatti. Ci dispiace non aver potuto approfondire la sua conoscenza ma gli unici momenti liberi che avevamo erano dopo cena e il ragazzo, da bravo professionista, andava subito a dormire per non essere stanco alla guida.

Kairouan è la quarta citta mussulmana in ordine di importanza. La periferia è totalmente abusiva e abitata da coloro che hanno lasciato la campagna per cercare lavoro in città. Fatti i biglietti, a cui pensa la nostra guida, andiamo a visitare la Grande Moschea. Purtroppo non si può entrare nella sala della preghiera perché c’è una legge tunisina che lo vieta. Le porte hanno un parapetto da non oltrepassare e da cui si può guardare dentro. Qui accade un brutto episodio. La nostra guida parla a voce alta (siamo in 33!) e il suono entra nella sala di culto durante il momento della seconda preghiera. Sopraggiunge un giovanotto con la barba a lamentarsi e la guida, dopo aver chiesto scusa, ci spiega cos’era successo dal momento che la conversazione si era svolta in arabo. A questo punto si presentano quattro fedeli, di cui uno arrabbiatissimo, che cominciano una discussione concitata mentre un altro devoto cerca di smorzare i toni. Arrivano persino a chiudere il portone per poi riaprirlo grazie all’intervento di un altro credente. Alla fine Patrizia, la mamma di Alessandro, si intromette per separare “le due fazioni”. Ce ne andiamo con un po’ di amaro in bocca, coscienti di come ogni persona possa scegliere di essere quello che vuole. Le persone coinvolte nella discussione, infatti, erano tutte della stessa religione eppure ognuno di loro ha scelto di reagire in modo diverso: alcuni con rabbia ed insulti, altri con la dolcezza ed il sorriso.

Pranziamo nel Ristorante El Brija, pulito, decorato in modo delizioso, con servizio veloce e cibo buono. Dopo pranzo andiamo a visitare il mausoleo di Sidi Sahbi (detto, erroneamente, “il barbiere” del profeta) e la scuola coranica. Anche qui non possiamo entrare nella sala di preghiera né nella sala di Sidi Sahbi. Fuori c’è un ampia piazza con venditori vari e il Risto-Café “Kids Land” con tanti giochi per bambini. Risaliamo sul pullman per visitare le cisterne degli Aglabiti (in realtà i tre siti – Grande Moschea, cisterne e mausoleo – si possono visitare anche a piedi ma noi abbiamo i tempi stretti). Una sola delle cisterne è originale. Salendo sulla terrazza panoramica e con la bandiera della Tunisia alle spalle ve la trovate a sinistra. Nei tempi antichi c’era anche un padiglione tutto attorno per passeggiare e rinfrescarsi durante le calde giornate estive.

Torniamo al ristorante El Brija ma questa volta ci fermiamo dietro per entrare nel negozio di tappeti. Una signora ci mostra come viene realizzato il manufatto al telaio utilizzando la tecnica del doppio nodo e intrecciando due fili di lana d’agnello alla volta. Dopo gli insegnamenti ci spostiamo in una sala per la dimostrazione dove ci sono tanti tipi diversi di tappeti: quelli in lana d’agnello (spessi e morbidi), quelli in seta (sottili e cangianti), quelli tipo cashmere e quelli berberi (tessuti in modo più semplice). Il venditore, Jarir, è bravissimo e ci affascina. Alcuni di noi tornano a casa con delle bellissime opere d’arte. Ogni articolo ha un’etichetta su cui c’è l’approvazione dell’ente di controllo e il prezzo in dinari. Purtroppo i prezzi sono alti per le nostre tasche (il tappeto più semplice, il kilim berbero, viene venduto a 160 euro) ma guardare è già una soddisfazione. Il tappeto più costoso che ci mostrano è un 2×3 metri di seta a 5000 euro. In realtà, leggendo dietro, scopro che costa “solo” 4360 euro! Jarir ci propone anche di acquistare subito i tappeti con uno sconto del 15% e ci fa vedere come li piegano per renderli trasportabili.

Arriviamo all’Hotel “Le Royal” quando è già buio dopo un giro in pullman del porticciolo di Hammamet. L’hotel ha cinque stelle ed è l’unico albergo in stile europeo dove abbiamo soggiornato (c’è anche il bidet). Mi tuffo in piscina, tiepida, e poi nella Jacuzzi caldissima per un po’ di idromassaggio. Resto a chiacchierare con alcuni compagni di viaggio e poi via a fare la doccia. La cena a buffet è luculliana e accontenta tutti; i dolci sono eccezionali. Solo l’acqua è cara (4 dinari a bottiglia). Dopo cena chiacchieriamo e fumiamo narghilè in uno dei café dell’hotel insieme alle guide, poi tutti a fare la valigia!

MERCOLEDì 02 GENNAIO 2013

Sveglia alle 4:00! Il buffet è aperto a metà. I croissant sono tenuti in caldo ma un po’ secchi; per fortuna ci sono molte marmellate con cui accompagnarle. In questo albergo è vietato portare via il cibo dalla sala buffet senza permesso. Bisogna chiedere ai camerieri e, naturalmente, pagare un sovrapprezzo.

Il tragitto in pullman da Hammamet all’aeroporto è durato circa un’oretta e ne abbiamo approfittato tutti per dormire. L’aeroporto di Tunisi-Cartagine è molto bello, pulito ed efficiente. I prezzi del duty free, invece, sono esageratamente alti, in euro e molti non accettano dinari. Per spendere gli ultimi “spiccioli” alcuni di noi sono andati nei bar, tra i pochi posti dove accettano la moneta locale. Il check-in chiude un’ora prima della partenza e l’imbarco apre mezz’ora prima del decollo. Puntualissimo, alle 8:05 ci mettiamo in fila dopo aver scambiato i contatti con i vari partecipanti. Il volo è tranquillo e la colazione ottima: panini, brioche, plumcake, marmellata, bevande calde e fredde. Purtroppo il freddo succo di frutta al mango mischiato al caldo tè mi fanno male e, prima di scendere, lascio tutta la colazione nel sacchetto di carta. Il ritiro dei bagagli si svolge velocemente e resta un po’ di tempo per andare alla toilette, poi tutti sul pullman in direzione casa.

La Tunisia già mi manca così come tutte le persone che ho incontrato: i locali, sempre sorridenti e accoglienti, le guide, professionali e spiritose, l’autista, giovane e simpatico, e tutti i compagni di viaggio che hanno reso questa vacanza indimenticabile.

Ultimi consigli:

CONSIGLIO (12): gli euro possono tranquillamente essere cambiati negli hotel al prezzo forfettario di 1 euro = 2 dinari. Il cambio contrario, invece, non viene fatto perciò è preferibile non cambiare troppi soldi.

CONSIGLIO (13): il carburante costa poco (circa 1,50 dinari al litro) ed è consigliabile fare rifornimento nelle stazioni di servizio “di marca” invece che dai numerosi venditori ambulanti lungo la strada perché il rischio è quello di rovinare il motore con un carburante impuro.

CONSIGLIO (14): i prezzi degli hotel in cui abbiamo pernottato sono piuttosto alti se prenotati senza agenzia. Considerate sempre che il valore delle stelle in Tunisia è diverso da quello italiano. Ad esempio, un quattro stelle potrebbe non avere il phon, il frigo bar e, di sicuro, non ha il bidet. Tenetene conto in base alle vostre esigenze.

Buon viaggio!

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