Djerba di Tunisia*************

Premessa. Abbiamo una settimana di ferie, non tanti soldini, ma tanta voglia di rilassarci, fare bei bagni di sole e di mare pulito, mangiar bene, avere la possibilità di praticare tanto sport (anche se sappiamo di essere troppo pigri), conoscere una nuova cultura, vedere posti caratteristici, assaggiare sapori locali e la sera distrarci e...
Scritto da: Luna Lecci
djerba di tunisia*************
Partenza il: 11/09/2006
Ritorno il: 18/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Premessa. Abbiamo una settimana di ferie, non tanti soldini, ma tanta voglia di rilassarci, fare bei bagni di sole e di mare pulito, mangiar bene, avere la possibilità di praticare tanto sport (anche se sappiamo di essere troppo pigri), conoscere una nuova cultura, vedere posti caratteristici, assaggiare sapori locali e la sera distrarci e divertirci un po’. Troppe pretese? Forse, ma proviamo a trovare un po’ di tutto a Djerba e… udite udite, anzi, leggete leggete… ci riusciamo! Soldini. Passaporto (anche se è valida pure la CI), qualche euro che cambieremo in dinaro (DT), una valigia leggera leggera e via! Per quanto riguarda la moneta locale, c’è da dire che gli euro si cambiano in hotel senza alcun costo di commissioni né tasse “strane” e poi, al rientro in Italia, si convertono i dinari solo ed esclusivamente all’aeroporto di Zarzis con un cambio per noi un po’ meno favorevole. Il mio consiglio è quindi quello di cambiare pochi euro alla volta. Ricordatevi pure che l’ultimo giorno probabilmente vi rimarranno i dinari restituiti per le cauzioni per i teli da mare, telecomando, cassette di sicurezza… A settembre 2006 un dinaro equivaleva a circa euro 0,65. All’aeroporto non dimenticate di portare la ricevuta con la quale li avevate convertiti.

Lingua. Comunicare a Djerba è facilissimo: tassisti, commercianti, ambulanti, parlano italiano, francese, inglese, tedesco ed ovviamente arabo! Ebbene sì, alla faccia nostra che per imparare una lingua studiamo come dannati, facciamo corsi su corsi… Lì fanno di necessità virtù e a forza di stare con i turisti apprendono bene le varie lingue. E’ divertentissimo sentirli parlare con i vari accenti dei dialetti italiani… alcuni fanno anche le caricature agli stranieri. Abbiamo assistito ad uno spettacolo sulla spiaggia rosa in cui due/tre tunisini mostravano gli atteggiamenti dei francesi, tedeschi ed italiani. Simulavano tutti accentuandone i pregi ed i difetti, le esigenze ed i tic… un vero e proprio cabaret! Rivedersi rappresentati da gente semplice che interpreta modi di fare occidentalissimi è stato veramente esilarante.

Volo. Abbiamo viaggiato col volo di linea Tunis Air molto affidabile e confortevole, hanno sempre servito un pasto (due panini con salumi loro, un po’ di insalata ed un dolce) ed in meno di due ore (il tempo di decollare e si è già in fase di atterraggio) siamo tranquillamente arrivati a destinazione! Vaccinazioni. Non ci siamo vaccinati, abbiamo portato con noi medicine per infezioni intestinali ma non ce ne è stato alcun bisogno. Alloggiavamo al ****NO PUBBLICITà**** dove addirittura l’acqua nelle stanze era potabile! Non l’abbiamo comunque bevuta – anche su loro consiglio – ma i denti ce li siamo lavati con quella ed abbiamo tranquillamente mangiato le insalate, la frutta… Clima. All’arrivo abbiamo trovato la stesa ora ed un clima mite e piacevole. La temperatura era di circa 30°C e soffiava un leggero venticello. La sera faceva un po’ più fresco, consiglio un paio di jeans ed una felpa (oltre che ad abbigliamento sempre molto informale). Nei locali l’aria condizionata non era esagerata a parte al Casino dove mi hanno riferito era paragonabile a quella di una cella frigorifera. Cibo. Sulle spiagge di Djerba si racconta di Ulisse che incontrò i mitici mangiatori di loto e, a proposito di mangiare, non abbiamo assolutamente sentito la mancanza dell’Italia! Il villaggio proponeva sempre un vasto e ricco menu con minimo 4 tipi di pasta, 4 secondi, fritti, pizza sempre calda e squisita quanto – se non di più – quella che mangiamo a taglio in alcune pizzerie italiane, contorni freddi e caldi, frutta e tanti dolcissimi dolci, al bar servono anche il caffè espresso! Alcune serate erano a tema, ma, a prescindere, si poteva sempre trovare di che sfamarsi. C’era la serata “pesce”, quella “tunisina”, “italiana”, “campagnola”… ed il mio suggerimento è quello di assaggiare e di gustare sempre le loro proposte. Le spezie sono molto usate per condire i vari piatti e quindi anche quella che sembra una semplice insalata (mechouia) può sapere di … particolare… magari perché al pomodoro, al sedano, alla cipolla, al peperone ed alla verza tagliuzzata hanno aggiunto tanta menta…; ottimo il cous cous, una semola conditissima con tante verdure (zucca, zucchine, sedano, carote…), legumi (ceci in particolare) e con l’eventuale aggiunta di carne d’agnello o pesce. E’ una pietanza ricca e a volte molto piccante. Da assaggiare anche le brick, delle “sfogliatine” triangolari fritte molto croccanti ripiene di frittatine di verdura o carne; quella che noi chiamiamo peperonata, la loro chachouka e i dolci che sono dolci e spesso a base di miele, mandorle e datteri! Sì, i datteri! Li troverete ovunque… appesi su tantissime palme che ornano i villaggi, sulle strade e a rami sulle bancarelle, sui camioncini o per terra! Costano pochissimo ed io li ho presi a settembre, ancora attaccati ai ramoscelli, un po’ acerbi ma che conserverò in frigo fino a novembre/dicembre per poi gustarli maturi al punto giusto. Quelli che vendono i negozianti o gli ambulanti confezionati sono quelli che compriamo a Natale. Li pagherete un euro per gr. 250 (più o meno come in Italia). E’ assolutamente da assaggiare il famoso the alla menta che a fine pasto fa digerire, disseta e lascia un buon sapore.

Escursioni. Come in tutti i villaggi, ***** proponeva tante e varie escursioni. Noi abbiamo preferito organizzarci da soli per stare più a contatto con la gente locale e… per risparmiare un po’ (anche se i prezzi delle escursioni erano abbordabilissimi ed accessibili!).

Un pomeriggio, appena fuori dal villaggio, nel giro di pochi secondi si sono fermati diversi taxi. Il primo con il quale abbiamo parlato ci ha dato fiducia e “sparando” subito un buon prezzo ci ha fatti salire e trasportati qua e là. Volevamo vedere i posti turistici proposti dal nostro villaggio e quelli che lui ci consigliava, volevamo seguire i nostri ritmi ed avere la possibilità di fermarci dove la curiosità faceva capolino. Così è stato ed è un’esperienza che suggeriamo vivamente. Il tour è costato a taxi DT40 (diviso ovviamente per il numero di passeggeri… calcolate voi) e la stessa escursione ci sarebbe costata, a persona, DT25 con bus e DT40 con Land Rover! Abbiamo visitato Ghellala, un villaggio famoso per la lavorazione artigianale delle ceramiche. Un anzianissimo (probabilmente over 80) e spassosissimo djerbino (Alì Babà) ci ha mostrato, facendoci passare per dei cunicoli sotterranei, i vecchi forni, la vecchia lavorazione della terracotta, un frantoio… e tutto un mondo sommerso… Siamo poi andati al grande e noto Museo di Ghellala, ma siamo stati troppo pigri per entrare anche perché c’erano esposte tante foto riproducenti le stanze che avremmo trovato all’interno… abbiamo però goduto di un bel panorama e scattato qualche foto. Ci siamo poi diretti alla sinagoga ebraica di El-Griba, la più antica del Nord Africa, dove è custodito uno dei libri Torà più vecchi del mondo. Consiglio alle donne di portare uno sciallino per coprire la testa e le spalle (altrimenti ve ne daranno uno loro!); agli uomini, invece, verrà dato da indossare un copricapo ebraico (non ricordo il nome… tipo “papalina”). Ovviamente si entra a piedi scalzi e con un minimo di donazione ci si guarda intorno, si ascolta qualche ebreo pregare, si possono scattare foto e girare filmini. Il nostro giro è continuato per vedere la diga romana o meglio per fotografare il ponte romano (di km. 8) che a sud-est dell’isola la collega al continente. Vedrete due tubi lunghissimi che dalla “Tunisia ferma” arrivano a Djerba: il più grande porta acqua potabile a tutte le strutture alberghiere ed il più piccolo la trasporta alle abitazioni. I paesaggi che si incontrano sono grulli ma ricchi di ulivi e palme da dattero. Houmt Souk è il capoluogo, offre moschee turche, il museo della arti e tradizioni popolari ed ovviamente l’immancabile coloratissimo mercato per lo shopping. Nel tornare in villaggio ci siamo fermati al “Parc Djerba explore” dove con DT12 si potevano ammirare due musei e 400 coccodrilli mangiare e fare il bagno su una delle più grandi riserve (riprodotte) del Mediterraneo. A noi è sembrato troppo artificiale… ma chi ha bimbi o non ha mai visto coccodrilli dal vivo… Simpatica è stata anche, durata un’intera giornata, la gita a bordo di una tipica imbarcazione a motore, una specie di galeone, per vedere l’isola rosa (o isola dei fenicotteri). Anche in questa occasione ci siamo organizzati da soli. Taxi dall’albergo al porto di Houmt Souk (DT6) e poi davanti a numerosi galeoni che partivano tutti insieme pieni di turisti abbiamo scelto quello che più ci ispirava (con meno gente e molto internazionale) per DT10. L’animazione dei “pirati” era multilingue, mentre ci si avvicinava all’isola si poteva ballare, vedere i pirati esibirsi, prendere il sole o partecipare alla gettata in mare della rete da pesca che avremmo poi tirata su al rientro nel pomeriggio. L’isola rosa prende il nome dalla presenza di fenicotteri ma… d’inverno! Noi, a settembre, ovviamente non li abbiamo trovati! Come non abbiamo visto i delfini durante la navigazione… Sull’isola non c’è nulla: solo delle costruzioni in paglia sotto le quali serviranno il pranzo djerbino (pesce grigliato, cous cous, insalata, brick, frutta, bevanda e the), assisterete ad uno spettacolo a suon di tamburi e “piffero” tradizionali, vi mostreranno le foto scattate sul barcone… e ballerete sulla sabbia.

Per lo shopping, invece, abbiamo scelto Midoune. Taxi DT2 e dalle 16 alle 19 (preferibilmente il giovedì o la mattina del venerdì) in giro per la cittadina. Ci è piaciuto girare per il mercato della frutta dove molti erano gli uomini che accompagnavano le loro donne ad acquistare di che nutrirsi! Tante le bancarelle di spezie, di leguni secchi, di friggitelli giganti, patatone, cipollone, angurine… divertente vedere i nostri prodotti con dimensioni esagerate. Passeggiavamo al mercato dell’abbigliamento che ormai sta diventando occidentale dove in alternanza c’erano banchi di abiti ed ornamenti berberi/locali e quelli che proponevano t-shirt e jeans griffati (ovviamente veramente falsi). Quasi obbligatorio il tour nella zona di negozi per turisti ma gli acquisti li abbiamo fatti in uno solo, quello che chiamano “negozio dello Stato” dove i prezzi marcavano già i prodotti ed erano scontati senza bisogno di contrattazioni estenuanti di venditori insistenti. Escursioni sicuramente interessanti sarebbero state quelle a Douz, Gabes, Ksar, Ghilane, Tataouine, Chinini, Tozeur e Matmata che ci avrebbero allontanato da Djerba anche due giorni ma noi, avendo solo una settimana scarsa a disposizione (il primo giorno siamo arrivati alle 20,30 e l’ultimo siamo partiti alle 12,00), abbiam preferito dedicarci all’isola, al relax, ai contatti e alle tante chiacchiere con djerbini e compagni d’avventura in loco conosciuti. Al villaggio. La sera al villaggio trascorreva piacevolmente, diversa l’accoglienza, a seconda della serata, dei ragazzi dell’animazione ai due ristoranti (uno con servizio a tavolo e per cena di pesce e l’altro, che preferivamo, al buffet) buon cibo anche se a volte (colpa nostra) bisognava lottare con la gente che, paurosa di rimanere digiuna (evento impossibile!) o con la mentalità “ho pagato tutto, è all inclusive, prendo anche ciò che non mangerò e… in abbondanza!”, si accaparrava piattoni stracolmi di ogni bontà per poi lasciarne gran parte sui tavoli. E’ una scena che purtroppo ho visto tante volte durante i miei viaggi ed è uno dei motivi che spesso mi fa pronunciare la fatidica frase “noi italiani ci facciamo sempre riconoscere!”. Prima dell’esibizione serale presso l’anfiteatro – che vedeva riuniti noi del villaggio ******* e i villeggianti dell’attiguo ****** -, c’era la possibilità di ballare nei presi della piscina balli di coppia o di gruppo. Si cominciava, a seconda della fascia oraria (20,00-22,00), con la musica d’ascolto, da balera e per finire con il genere latino-americano Lo spettacolo serale è sempre stato “da non perdere”! Scene di cabaret divertenti, giochi che interagivano con il pubblico, dimostrazioni di capacità disumane di fachiri, musical… A seguire, per i nottambuli, discoteca nei pressi del villaggio o con escursioni fuori (a pagamento allo Smaila e ad un’altra famigerata discoteca dell’isola o al Casino). Durante il giorno non c’era proprio la possibilità di annoiarsi: corsi gratuiti di catamarano, di windsurf, di ballo, di tennis, di ginnastica, di tiro con l’arco e poi sempre a disposizione campi da bocce, calcetto… e vari tornei (di carte, di ping-pong, di canoa, di tuffi, di sport in genere). Inoltre la presenza di oltre alla grande piscina all’aperto, di una piscina coperta riscaldata, di un centro benessere (contrattate anche lì con i prezzi!) e di una palestra.

La spiaggia ampia e sabbiosa dava la possibilità di fare lunghe e tranquille passeggiate. E non solo a noi! Spesso si vedevano passare cammelli, cavalli… sui quali, eventualmente, fare un giro. Ogni tanto qualche tunisino portava con sé, da mostrare, da far fotografare, un camaleonte o un falco e molti erano i vu cumprà disposti, al di là della vendita, a scambiare quattro chiacchiere sulla loro cultura e magari esperienza nelle spiagge italiane. A volte qualcuno chiedeva come nostri souvenir lo zainetto, il portadocumenti Veratour o un asciugamano. Personalmente ho regalato loro anche t-shirt o jeans e… in cambio mi hanno omaggiato di qualche collanina a cuore che vendevano a DT1 (euro 0,65) e che spacciavano essere di una pietra particolare tunisina.

Un ringraziamento per le belle giornate e serate trascorse va fatto a tutta l’equipe dell’animazione. Era composta da numerose persone (60 in agosto, 40 a settembre)… non ricordo tutti i nomi… Sicuramente Mirko (il capovillaggio), Samuel (il capo animazione), Paolo (il capo sport), Riccardo (detto Schettino un tuttofare), Matteo (per il windsurf), Bella Ziffo (per i tornei sportivi), Gloria (per la ginnastica), Giovanni (per l’arco), il Vichingo (per il catamarano, detto così perché barese ma di padre trentino e di madre tedesca per cui… biondo con i capelli lunghi e gli occhi celesti), il Rasta (dai capelli biondi “giamaicani” per il tennis), Manuel (per il catamarano)… e ancora ragazze che insegnavano pazientemente i balli di coppia e di gruppo latino americani, la coreografa piccolina ed in gambissima.. L’unico neo di questo villaggio sono le stoviglie (i coltelli non tagliano, i bicchieri sono tutti spaiati, le tovaglie lise e non danno particolarmente la sensazione di pulito – anche se lo sono -), i teli da mare (consunti, sbiaditi… una volta erano di spugna) ed i lettini (con dei materassini di plastica spesso rotta e surriscaldante).

Conclusioni. Consiglio quest’isola a tutti: ai giovani che non hanno troppa possibilità di spendere ma che vogliono andare all’estero; alle famiglie con bimbi da affidare tranquillamente al superminiclub ed al miniclub per rilassarsi un po’; alle coppie intraprendenti ma vogliose di relax (noi avevamo la stanza 349, con un balconcino, che affacciava sulla piscina turchese ed in lontananza ammiravamo i colori del mare); a chi ha paura di volare troppe ore; ai single (la seconda sera c’è una cena ad hoc per voi e… Da allora non lo sarete più!).

Buon viaggio. Beh, se ci sono altre info che ho dimenticato di darvi o curiosità che vorreste sapere prima di partire… chiedete pure, spero di potervi esser utile! Per il momento auguro a tutti buon viaggio, partite con uno spirito positivo e ricordatevi che state andando in Africa, in Tunisia per cui… un po’ di tolleranza per i ritmi o sapori diversi dal nostro! Ah, a chi vi dice che troverete mare inquinato e alghe ovunque rispondete: “staremo a vedere”!. Noi abbiamo fatto bagni in un mare limpido e delle alghe… nemmeno l’ombra!



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