Thailandia, tra religione, cibo e mare

Una toccata e fuga in Thailandia, alla scoperta delle città, della cucina e della natura: Bangkok, Chiang Mai e Ko Phi Phi
Scritto da: stele90
thailandia, tra religione, cibo e mare
Partenza il: 06/04/2019
Ritorno il: 16/04/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Itinerario: 3 notti a Bangkok, 2 notti a Chiang Mai, 4 notti a Ko Phi Phi Spese:

Voli intercontinentali: €630 voli interni €207 alberghi €600 traghetti e trasporti €79 attività €219 assicurazione €100

App utili: Grab: come Uber, ma utilizzato in Asia. Fondamentale per non farsi “fregare” da tuktuk e tassisti, e per comunicare esattamente dove si vuole andare.

Maps.me: mappa offline per muoversi ovunque.

Note utili: i prelievi sono possibili dappertutto, ma molto costosi. Qualsiasi carta o circuito abbiamo provato, prevedeva un costo fisso di 220 baht (quasi 7 euro).

La carta di credito è quasi sempre accettata, ma spesso applicano un 5% di commissione.

Portarsi sempre in borsa dei pantaloni lunghi, o una gonna al ginocchio, o una sciarpa per coprirsi prima di entrare nei templi. A differenza di Bali, non sempre vengono forniti Sarong.

6 aprile, arrivo a Bangkok – Arrivo a Dubai a notte fonda. Per poco non perdiamo l’aereo perché da questo aeroporto, alle 3 di mattina, partono due voli per lo stesso posto a distanza di mezz’ora. Dai due poli opposti del terminal. In un aeroporto silenzioso, ovvero dove non si fanno annunci, con un pavimento scivoloso fatto apposta per non poter correre. Avrò il fiatone ancora per settimane. Arriviamo a Bangkok, e per pochi baht prendiamo il treno che dall’aeroporto ci porta fino al capolinea, al confine con il centro “storico”. Da lì prendiamo il taxi fino al nostro albergo, Lamphu Tree House Boutique Hotel. Abbiamo un primo assaggio del traffico di Bangkok: ci vogliono 15 minuti per fare 5 km. Sono le 15, ci cambiamo e partiamo a piedi alla scoperta della città. Obiettivo visitare il Palazzo Reale e Wat Pho. Scopriamo che il palazzo reale è già chiuso, litighiamo con un tuktuk che vuole venderci il giro in barca del fiume, e che per ripicca ci scarica in un posto a caso. Prendiamo un altro tuk tuk che ci porta al Wat Pho. Al Wat Pho l’ingresso costa 200 b, qui noleggiano un sarong ma si tengono in ostaggio il passaporto. Torniamo a casa a piedi, e abbiamo un secondo incontro ravvicinato con il traffico di Bangkok, questa volta come pedone. Ci vuole mezz’ora buona per attraversare la strada. È il 6 aprile, festa della dinastia reale. Le strade della zona attorno al Gran Palazzo sono deserte, e ai lati delle strade la gente è seduta a terra in attesa del re, in silenzio. Doccia (finalmente!) e cena da Juntun (padthai così così, spiedino di salmone in salsa teriaki buonissimo, cocktail non male ma poco alcolici). Litigata notturna con l’aria condizionata (io mi sono dichiarata sconfitta e ho messo i tappi, mio marito non ha gettato la spugna e ha tirato due cazzotti allo split. Poi si è messo i tappi).

7 aprile, Bangkok – Giornata dedicata al Palazzo Reale e al mercato di Chatuchak. Testiamo Grab (identico ad Uber, con in più la funzione di tradurre i messaggi in automatico), che dal nostro albergo al palazzo chiede 180 b. Scopriamo così che qualsiasi trasporto che abbiamo preso dall’arrivo a Bangkok ad ora ci ha fregato. L’ingresso al Palazzo Reale costa 500 b a testa, occhio perché non noleggiano Sarong, ma vendono gonne, pantaloni e magliette per chi è poco vestito. Anche mio marito ha dovuto mettere i pantaloni lunghi. Il complesso è molto bello, ma sicuramente è troppo caldo. Usciti dal palazzo cerchiamo disperatamente un Grab, ma ci vorrà un’ora e un km a piedi per trovarne uno che riesca a domare il traffico della zona e raggiungerci. Consiglio: spostarsi a piedi nell’area attorno al Gran Palazzo, e cercare un taxi fuori dal traffico. Andare a Chatuchak costa 200 b + 50 di pedaggio. Passeggiamo per Chatuchak tutta la domenica pomeriggio, vagabondando senza meta. Molto interessante, c’è veramente qualsiasi cosa. Un modo divertente di immergersi nella cultura thailandese. Entrando al Gate 1 c’è un punto visitatori che fornisce gratuitamente la mappa del mercato; con quella ci si orienta bene. O meglio, ci si perde sempre, ma è facile ritrovare la strada. In serata andiamo a Chinatown a mangiare street food, un’esperienza da fare. Mangiamo gyoza di maiale, spiedini di maiale e INSETTI! Mio marito berrà fino a svenire per dimenticare l’esperienza e disinfettare il palato. Comunque, sanno di guscio di gambero.

8 aprile, Ayutthaya – Prendiamo il treno dalla stazione di Hua Lamphong per Ayutthaya. Treno delle 9.25, totale 30 baht in tutto. Il treno è affollato e caldissimo, e ci vogliono 2 ore per arrivare. Da portare tanta acqua, tanta pazienza e un po’ di filosofia: si soffre, ma è uno spaccato di vita thailandese. All’arrivo alla stazione, basta attraversare la strada e percorrere la via che vi trovate davanti per prendere il traghetto, 5 baht a testa. Consiglio: non noleggiare qui la bici, poi è scomoda da portare sul traghetto! Di qua o di là dal traghetto il noleggio della bici costa 50 baht. Una volta raggiunta la città basta andare sempre dritto per raggiungere il primo tempio, il Wat Maha Thai. Costo di ingresso 50b. Visitiamo questo tempio e il Wat Phra Si Sanphet. del resto gironzoliamo in bici per il parco e davanti agli altri templi. È veramente caldo per fermarsi troppo! Ci fermiamo a pranzo in un ristorantino all’aperto, dove spendiamo 180 b in tutto. Torniamo indietro per prendere il treno delle 15.35. a pochi km dalla nostra stazione di arrivo, scopriamo che il nostro treno ha anche la prima classe, con aria condizionata. Chiedere info all’acquisto del biglietto per non soffrire quanto noi! La sera andiamo a fare aperitivo e cena in uno skybar, lo Yao sopra al Marriot. 400 b a cocktail, cena nel ristorante cinese sotto la terrazza. Merita il costo (si può prenotare un tavolo online dalla loro pagina Facebook).

9 aprile, verso Chiang Mai – Andiamo in Grab in aeroporto, ma nell’aeroporto sbagliato. BBK non è DBK, e per la seconda volta in questo viaggio facciamo un errore da polli in aeroporto. In questo caso, dato che non arriveremmo in tempo all’aeroporto giusto, decidiamo di spendere circa 40€ a testa e prendere un volo della Thai con destinazione Chiang Mai, che sarebbe partito di lì a poco. Arriviamo a Chiang Mai, mostriamo l’indirizzo dell’albergo al responsabile dei taxi fuori l’aeroporto, che fa uno scarabocchio su un foglio e ci assegna ad un tassista che è evidentemente il figlio di John e Yoko. L’indirizzo che ha in tassista è sbagliato, ci porta chissà dove e dopo una breve litigata se ne va. Siamo abbandonati in mezzo alla città. Per l’ennesima volta c’è Grab a salvarci, che ci porta all’albergo giusto, I Lanna house. Usciamo ad esplorare la città: visitiamo il tempio Wat Chedi Luang e subito prima il Wat Chao Parachiat (Sarong gratuiti con cauzione). Pranzo da See You Soon. Visitiamo il mercato di Warorot, una specie di Chatuchak più in piccolo, poi andiamo in albergo. Alle 16.30 ci vengono a prendere per il corso di cucina, organizzato dalla scuola Asia Scenic. Il corso dura fino alle 21 circa. Siamo in 10. All’inizio scegliamo quali piatti cucinare: è possibile fare 5 piatti: un piatto saltato, noi abbiamo scelto un padthai, spring rolls, una zuppa, una curry paste e un curry, cucinato con la paste preparata prima. Dopo la scelta l’insegnante ci porta nell’orto e ci spiega le varie spezie thailandesi, dopo di che facciamo un giro al mercato, dove ci vengono spiegati gli ingredienti che avremo utilizzato. Un’esperienza carina, che permette di capire da cosa sono composti i sapori della cucina Thai.

10 aprile, Pamper a Pachyderm – Giornata dedicata agli elefanti, il motivo principale per cui siamo venuti a Chiang Mai. Alle 8.30 ci vengono a prendere Con il van dell’Elephant Nature Park. Il parco, oltre ad avere in gestione il parco vero e proprio, collabora con le famiglie della zona che possiedono gli elefanti. In sintesi, gli elefanti che vengono sfruttati nei riding camp non sono di proprietà dei campi, ma di famiglie che glieli “noleggiano”. Mantenere un elefante costa quanto guadagna un thailandese medio, quindi le famiglie non hanno molte alternative. Nei riding camp gli animali vengono sfruttati e maltrattati, e con i programmi come quello a cui abbiamo partecipato (costosini) si permette alle famiglie di mantenere gli elefanti senza farli soffrire. Dopo 1h di macchina arriviamo. Per prima cosa prepariamo da mangiare per gli elefanti (banane, cocomeri e polpette di riso, tamarindo, banane, sale e crusca) e incontriamo per la prima volta i pachidermi. Noi siamo 7, gli elefanti sono 2, una di 60 anni e una di più di 70 (per questa abbiamo sbucciato il cocomero perché non ha i denti). Diamo da mangiare agli elefanti (che riempiono di saliva) e cominciamo una passeggiata con loro di un’oretta: ad accompagnarci ci sono la famiglia che possiede gli elefanti e un sacco di cani. La passeggiata dura appunto un’ora, attraversiamo il fiume e saliamo fino ad una pozza di fango in cui gli elefanti si lavano. Durante la passeggiata abbiamo tutti una sporta di banane che diamo agli elefanti. Pranziamo nella zona della pozza di fango, in una capanna. Il pranzo è vegetariano e abbastanza buono. La nostra guida, Bobby, è molto competente e ci spiega un sacco di cose. Nel pomeriggio camminiamo fino al fiume, dove laviamo gli elefanti. Un elefante mi stritola alla ricerca di banane mentre mio marito ride. Sono ricoperta di fango, riportiamo gli elefanti a casa. Il giro prevedrebbe del rafting, ma essendoci l’acqua bassa Bobby ci porta a vedere il centro vero e proprio. Costo totale 6000b a testa.

11 aprile, verso Ko Phi Phi – Alle 4.30 prendiamo un Grab verso l’aeroporto (per fortuna a Chiang Mai ce n’è solo uno, quindi non sbagliamo…). Airasia fa tenere in cabina solo i bagagli che pesano meno di 7 kg quindi paghiamo 1000b per imbarcare la mia valigia (controllare il peso del bagaglio quando si prenota il volo!). Prendiamo il volo delle 6.30 e arriviamo a Krabi alle 8.30. Ci fermiamo dalla prima agenzia disponibile in aeroporto e paghiamo 1100b in tutto per van per il porto e traghetto verso Phi Phi. Arriviamo al porto e come al solito ci facciamo fregare, spendiamo 650 b per il traghetto di ritorno quando a Phi Phi costa 350. Dopo due ore, arriviamo a Phi Phi, e al porto ci aspetta un operatore dell’albergo per portarci in longtail (5 min). Il resort (Phi Phi the Beach) è l’ultimo di Long Beach, dista da Tonsai 2 km a piedi (che si fanno benissimo, soprattutto quando si scopre che la longtail per il paese costa 100b a testa, 150 dopo le 6.30! Portare torcia e prepararsi a qualche scalata). Pranziamo nel bar dell’albergo e Facciamo un pisolino nella spiaggia davanti allo stesso. Non è granché ma è comoda. La camera è spettacolare, è in cima ad una salita ripida ma la vista sulla baia dal terrazzo è qualcosa di incredibile. Per cena passeggiamo a Tonsai e andiamo a mangiare ad Acqua (medio).

12 aprile, Koh Phi Phi – Decidiamo di esplorare a piedi la nostra parte di Isola, e andiamo a Loh Moh Dee Beach, 10 min a piedi dalla nostra camera. La spiaggia è bellissima e c’è pochissima gente, peccato per l’immondizia nella foresta… ci sistemiamo sotto ad un albero e facciamo mille bagni. L’acqua è calda e limpida, ogni tanto arriva qualche speedboat che rovina il paesaggio, ma restano poco tempo. Nella spiaggia c’è un piccolo bar ma vende solo bibite e noodles precotti. Decidiamo quindi di tornare al nostro albergo. Pranzo al solito bar con il centesimo piatto di Pad Thai. Nel pomeriggio esploriamo ancora la foresta sopra la nostra camera, alla ricerca di una micro-spiaggia che abbiamo visto sulla mappa dell’agenzia dell’albergo, Por Beach. Dopo diversi tentativi la troviamo, ma è evidente che sia abbandonata: c’è un ecomostro subito dietro, e decidiamo di tornare a Loh Moh Dee Beach. Cena nel ristorante Thai davanti Acqua (insomma), per poi provare un Mango Sticky Rice (insomma2).

13 aprile, Koh Phi Phi Leh – Alle 9.00 partiamo per un giro in longtail di 4 ore (1800b totali), così composto: Innanzitutto, circumnavighiamo Ko Phi Phi Leh: passiamo davanti ad una “miniera” di nidi di rondine, bagno a Laguna bay, snorkeling nella barriera di Laguna bay, vediamo Maya bay da dietro la cordicella, snorkeling dietro a Maya bay (vediamo una tartaruga e uno squaletto! Qui lo snorkeling é meno spettacolare perché la barriera è più profonda. Ci sono però cose interessanti, come enormi branchi di pesci). Torniamo poi a Phi Phi Don, e ci fermiamo a monkey beach. È una piccola spiaggia riparata piena di scimmiette, come sempre nervosissime per via dei turisti che le disturbano. Restiamo mezz’oretta, e vediamo almeno tre turisti morsicati o graffiati dalle scimmie. Infine, ci fermiamo a fare snorkeling a Shark Point, dove non abbiamo visto squali (per fortuna, visto che ho dato un calcio ad uno scoglio e mi sono aperta il piede). Pranzo nel solito bar, ci siamo bruciato di brutto con lo snorkeling quindi nel pomeriggio stiamo nella spiaggia dell’albergo. All’ombra.

14 Aprile, Koh Phi Phi – La mattina stiamo a Loh Moh Dee Beach e pranziamo in albergo. Tristi perché non abbiamo visto squali a Shark Point, nel pomeriggio decidiamo di noleggiare pinne, e maschera (50b al pezzo) e nuotiamo tra gli scogli davanti all’albergo. Vediamo dei pesce chirurgo, dei pesci pagliaccio e finalmente uno squalo! Decidiamo di concludere la nostra esperienza Thailandese con un massaggio da 1h, 600 b il mio con aloe, 400b alle gambe mio marito. A cena andiamo da Unnis, finalmente un buon ristorante a Tonsai!

15 aprile, verso casa Torniamo a salutare Loh Moh Dee Beach fino all’orario di pranzo, per poi iniziare la lunga strada verso casa…



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