Sognando la Thailandia

Il paradiso esiste ed è "fai da te"!
Scritto da: rirri82
sognando la thailandia
Partenza il: 12/08/2010
Ritorno il: 31/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Da tempo sognavo la Thailandia. L’ho sempre desiderata e cercata in tanti libri e documentari. Avevo sempre sentito parlare di mare color smeraldo, sabbia bianca e morbida come cipria ma anche di natura incontaminata e città antiche come il mondo ricche di storia e cultura. Finalmente dopo un anno particolarmente duro decido assieme a Daniele, il mio ragazzo, che questo sarebbe stato l’anno in cui avrei fatto il mio “viaggio ideale”! Pronti… Via! A Gennaio prenotiamo il volo con Turkish Airways (dopo numerose ore passate davanti al monitor cercando il giusto compromesso tra ore di volo/prezzo), che si è rivelato vincente: 750 Euro a testa partendo da Milano Malpensa facendo due sole ore di scalo ad Istanbul. Anche il servizio a bordo e la qualità degli Aeromobili ci ha lasciati piacevolmente sorpresi: era una compagnia aerea che non avevamo mai preso ma che ci sentiamo di consigliare caldamente. La Thailandia è uno stato molto vasto in termini di luoghi da vedere, per questo ci siamo documentati molto e a lungo a proposito di cosa ci sarebbe piaciuto vedere di più in 20 giorni circa, tenendo presente che saremmo partiti e metà agosto (in pieno periodo monsonico) e che va bene viaggiare …ma anche riposarsi non sarebbe stato male…dopotutto si parla sempre di vacanze! Quindi decidiamo che come primo viaggio eravamo più interessati a vedere Bangkok, per quanto riguardava l’entroterra, con alcune escursioni nelle vicinanze, mentre per il mare abbiamo optato per il Golfo delle Andamane, più specificatamente Phuket, Phi Phi Islands e Krabi. Decidiamo inoltre di non porre troppe limitazioni al viaggio in termini di prenotazioni per permetterci di modificare l’itinerario a seconda delle nostre esigenze del momento. Le uniche strutture alberghiere prenotate sono state 4 notti a Bangkok (tramite il sito www.booking.com) e alcune notti a Phuket. 12 Agosto L’IMPATTO CON BANGKOK Arriviamo a Bangkok nel primo pomeriggio e siamo pronti a metter in pratica i consigli datici dalle guide turistiche e dai racconti dei viaggiatori prima di noi, infatti per raggiungere il nostro hotel decidiamo di non affidarci ai Taxi né alla miriade di “autisti” che si avvicinano proponendoti da subito tour in città, varie ed eventuali…ma ci affidiamo ai comodissimi Autobus Aeroportuali che con soli 150 Bath a testa coprono le 4 zone principali della città (il prezzo è il medesimo per tutte le zone) e ti portano nei pressi dell’albergo da te prenotato. Dovendo andare noi a Banglamphu abbiamo preso l’autobus AE-2. Gli autobus Aeroportuali si prendono al primo piano dell’aeroporto, uscita n° 8 (tutto sulla sinistra). Dopo circa tre quarti d’ora di tragitto, il traffico è sempre abbastanza intenso, arriviamo al nostro albergo il Boonsiri Palace. La scelta dell’albergo a Bangkok può diventare un vero dilemma, perché ce né per tutti i gusti e tutte le tasche! Noi volevamo qualcosa di medio budget, situato nella “Città vecchia” per la vicinanza a piedi ai Tempi più importanti, e che fosse una via di mezzo tra gli alberghi di Silom disposti sui grattacieli e le guest house a budget limitato offerte dalla zona di Kao San Road. Quindi il Boonsiri si è rivelato una degna scelta. Dopo un riposino di qualche ora decidiamo di partire alla scoperta dei dintorni di Banglamphu e della mitica Kao San Road, meta indiscutibile dei “backpakers” di tutto il mondo e delle guest house a buon mercato. Come avevamo previsto abbiamo dovuto fare i conti con l’umidità decisamente alta, gli insistenti tuk-tuk ad ogni angolo delle strade (sembra quasi che i Thai non prevedano che i turisti abbiano la possibilità di girare a piedi..) ma soprattutto abbiamo dovuto fare i conti con il forte odore di smog mischiato ai forti odori della cucina Thailandese dei vari ristorantini e chioschi ambulanti che quasi 24 ore su 24 amano cucinare per strada! Un’esperienza incredibile, come incredibile è stato avventurarsi tra i venditori ambulanti di Kao San Road e Soi Rambuttri: dalle T-shirt contraffate alle amache, passando per le borse e sciarpe fatte di stoffe provenienti da dubbio artigianato locale e le immancabili flip flop contraffate vendute per pochi euro…il tutto condito da musica ad alto volume di venditori di cd/dvd pirata, banchetti di cibo come descritti sopra e gente, tanta tanta gente, soprattutto europei che come noi ha voluto assaporare quell’angolo di Thailandia che sembra vivere come una città a sè. Oltretutto questo è il giorno dedicato alla Regina e i festeggiamenti imperversano in tutte le strade, addirittura troviamo allestito un palcoscenico con tanto di presentatori e pubblico in cui si esibiscono alcuni gruppi di danzatrici Thai. Ci sediamo a mangiare in Soi Rambuttri, nella terrazza di una delle tante guest house della catena Sawasdee e ordiniamo la nostra prima cena Thailandese: Pad Thai con gamberi (io ) e con pollo (Daniele), e una bottiglia di birra a testa, spendendo 360 Tbh in tutto (9 euro circa). Ci godiamo l’atmosfera rilassata e decisamente giovanile del posto, poi stanchi morti con ancora il jet – leg sulle spalle andiamo in albergo a dormire. 13 Agosto BANGKOK E I SUOI TEMPI Partiamo in esplorazione dei celebri tempi di Bangkok, il tempo purtroppo non è a nostro favore: neanche a metà strada becchiamo il primo monsone della nostra vacanza! La pioggia è forte e ci costringe a ripararci sotto la tettoia di fortuna di uno dei tanti chioschi per la strada. Dopo un quarto d’ora circa piove ancora ma armati di k-way e ombrelli raggiungiamo ugualmente la nostra meta. Prima tappa il complesso di Ko Ratanokosin circondato da alte mura in cui vediamo i maestosi Wat Phra Kaew (Tempio di Buddha di Smeraldo, ma in realtà non è smeraldo ma giada) e il Grand Palace. Essendo la prima volta in Asia e la prima volta in un paese con cultura Buddista ho trovato le strutture semplicemente fantastiche e maestose: l’architettura è eccezionale e assolutamente diversa da i nostri canoni occidentali e poi che dire dell’uso massiccio dell’oro e degli intarsi fatti di mosaici e pietre colorate… se il sole non fosse rimasto nascosto tutto il giorno dietro le nuvole sicuramente avremmo apprezzato di più tutti i colori e la maestosità dell’oro, ma pazienza! E’ stata poi la volta del Wat Pho che custodisce al suo interno il famoso Buddha dorato in posizione distesa lungo 46 metri e alto 15 metri, che costituisce la statua dorata più grande della Thailandia. Veramente impressionante! Un’altra particolarità del Wat Pho è – a parte anche qui l’architettura suggestiva e i mosaici variopinti – che esso è considerato un importante centro culturale (anche qui abbiamo assistito a danze tipiche Thai da parte delle allieve di una scuola di danza) nonché è il centro nazionale della conservazione del massaggio tailandese. Ebbene sì, l’antica arte del massaggio tramandata per secoli dai monaci buddisti ha come scuola principale questo tempio! Purtroppo non abbiamo trovato il tempo di mettere alla prova i giovani adepti su di noi…peccato! Per finire in bellezza questa prima giornata dedicata alla cultura Buddista, abbiamo attraversato la strada che costeggia il Wat Pho e siamo finiti su uno dei tanti moli che permettono di viaggiare sul fiume Chao Praya: il molo n°8 di Tha Tien. Da qui con un battello abbiamo raggiunto l’altra sponda del fiume per visitare l’altrettanto fantastico Wat Arun o Tempio della Luna realizzato con mosaici di porcellana cinese… una bomboniera in formato gigante, diversa come stile rispetto ai due tempi precedenti, ma altrettanto suggestiva. Una precisazione sui tempi: l’ingresso al Wat Phra Kaew costa 350 Bth e nel costo del biglietto giornaliero è compresa la visita alla Vietnamek Mansion di Dusit…ma la stanchezza non ci ha permesso di sfruttare di tale agevolazione; l’ingresso al Wat Pho è gratuita ma per vedere il Buddha disteso si pagano 100 Tbh, mentre il Wat Arun si spendono 50 Tbh. L’ingresso ai tempi prevede un abbigliamento adeguato da parte sia degli uomini che delle donne, ossia spalle coperte e gonne e pantaloni sotto il ginocchio; in caso contrario viene fornito un abbigliamento adeguato per entrambi i sessi. L’uso dei sandali è consentito, anche se in tutti i luoghi in cui sono previste raffigurazioni del Buddha vi è l’obbligo di togliersi le scarpe. 14 Agosto AYUTTHAYA ANTICA CAPITALE DEL SIAM Decidiamo di fare la prima escursione organizzata della nostra vacanza: la città di Ayutthaya, antica capitale del Siam. La prenotiamo in albergo al costo di 800 Tbh a persona (20 Euro circa). Avevamo letto delle varie possibilità di raggiungere la città via treno o via battello lungo il Chao Praya, una volta lì in molti affittano biciclette o taxi per tutta la durata della giornata, essendo i luoghi di interesse dislocati in aree delle città talmente vaste e distanti tra loro da essere difficili da raggiungere a piedi. Così ci lasciamo persuadere dalla comodità di un viaggio organizzato. Il van ci preleva dall’hotel alle 7.20 del mattino e dopo una breve sosta raggiungiamo la città di Ayutthaya. In escursione non siamo soli, ci sono altri ragazzi provenienti letteralmente da tutto il mondo curiosi come noi di fare nuove esperienze culturali. Nonostante la guida non eccellesse nell’esprimersi in un inglese del tutto comprensibile, (o forse è stato solo l’impatto di sentire per la prima volta un Thai parlare inglese con accento e cadenza Thailandese) la visita della città è stata veramente interessante nonostante l’alto tasso di umidità, il gran numero di cose da vedere e il poco tempo a disposizione. Alle 17.30 torniamo in albergo sfiniti ma con un bagaglio culturale in più. Contenti per la giornata appena trascorsa ci rilassiamo e facciamo cena nella zona di Kao San, ormai lanciati verso i sapori thailandesi. 15 Agosto MERCATO GALLEGGIANTE E ROSE CENTER Anche oggi decidiamo di affidarci ad un tour organizzato dall’hotel e partiamo verso il mercato galleggiante di Damnoen Saduak, che dista a circa 90 km da Bangkok. Ci tengo a precisare che abbinate a questa meta si possono combinare le più svariate attrazioni turistiche: dal Tiger Temple in cui i monaci vivono in compagnia di tigri ammaestrate, allo spettacolo dei serpenti… anche qui ce né per tutti i gusti e tutti i portafogli. Per curiosità la sera prima siamo andati a vedere quanto sarebbero costate queste escursioni nelle agenzie turistiche per strada e abbiamo trovato dei prezzi molto simili alle stesse prenotate presso il nostro albergo. A differenza del giorno precedente abbiamo trovato l’escursione fin troppo turistica a partire dal tanto decantato mercato galleggiante… sicuramente molto caratteristico ma troppo e sottolineo troppo orientato allo shopping più banale, aggiungendo il fatto che chissà perché ce lo immaginavamo notevolmente più esteso di quello che a tutti gli effetti è! In ogni caso lo abbiamo apprezzato ugualmente. Diciamo che, più che il vasto ammontare di negozietti sulla passerella turistica stipati di oggetti vari ed eventuali, abbiamo cercato di focalizzare la nostra attenzione sulle barche lungo il fiume e su quello esse trasportavano: dalla frutta al cibo un tripudio di colori, ma ancora più interessante è vedere come queste donne Thai cucinino autentico cibo thailandese all’interno delle barche stesse. Nel pomeriggio abbiamo fatto tappa al Rose Cultural Center, uno degli abbinamenti al mercato galleggiante più noti. Abbiamo assistito ad uno spettacolo di un’ora e un quarto, una specie di concentrato del meglio della cultura thailandese: lo spettacolo degli elefanti, la danza delle unghie, il matrimonio Thai, La Thai box, l’investitura di un monaco e le varie danze delle varie zone della Thailandia. Il tutto è stato condito da momenti anche divertenti e nel complesso è stato piacevole. Alle 16.00 eravamo già in albergo e dopo una doccia e un po’ di relax decidiamo di trascorrere una serata nella parte opposta della città, “The new city” la zona dove il progresso di Bangkok è tangibile, dove gli alberghi sono grattacieli di 30 piani e dove lo shopping è di alto livello: il quartiere di Siam! Per raggiungerlo abbiamo optato per il mezzo più utilizzato dai pendolari di Bangkok: il fiume Chao Praya. Ci siamo recati a piedi al molo n° 13 di Phra Athit e con 14 Tbh abbiamo acquistato il biglietto per una corsa in battello, anche qui il costo è indipendente a dove tu voglia andare. I battelli che fanno servizio lungo il Chao Praya sono 4 e sono distinti da una bandiera di diverso colore; ogni bandiera fa un determinato numero di fermate, a seconda di dove si desideri andare. Per comodità e per prendercela un po’ con calma, avendo così la possibilità di ammirare il paesaggio, abbiamo optato per il traghetto con bandiera arancione che fermandosi in quasi tutti i moli fa tappa anche al molo numero 0 o Central Pier di Taksin. Prendendo il battello alle 18.00 si ha l’opportunità di vedere il sole tramontare (in Thailandia non hanno l’ora legale e alle 18.30 è già buio), ma soprattutto di vedere la città che piano piano si prepara all’oscurità accendendo le sue mille luci. A Taksin scendiamo e non vediamo l’ora di prendere lo Skytrain, ossia la modernissima metropolitana sopraelevata di Bangkok! Il biglietto lo si fa alle macchinette e costa dai 15 ai 40 Tbh, a seconda di dove si vuole andare, il biglietto è magnetico e inserendolo nel tornello, esso si apre; ma la curiosità è che quando si esce si deve inserire nuovamente nel tornello e non viene più restituito! L’ho trovato geniale perché oltre a riciclare continuamente i biglietti che altrimenti andrebbero gettati dopo un misero utilizzo, garantisce che tutti abbiamo e di conseguenza paghino il biglietto, altrimenti non solo non si entra… ma non si esce! Niente male per una città che è ancora in via di sviluppo, dovrebbero adottare questo sistema anche da noi! In ogni caso i vagoni sono veramente nuovissimi, l’aria condizionata è gelida, all’interno ci sono dei televisori che trasmettono a rotazione messaggi pubblicitari e noi molto velocemente raggiungiamo la fermata di Siam. Ovviamente il paesaggio che ci si prospetta davanti è decisamente diverso da quello visto negli ultimi giorni: sembra una New York in miniatura, tra centri commerciali dai negozi di grandi firme illuminati a giorno (come il Siam Paragorn, o il Siam Center), alle insegne più disparate delle catene di fast food più universalmente riconosciute. Dopo una rapida passeggiata decidiamo di rifugiarci (nel vero senso della parola perché è in arrivo un’altra scarica di pioggia di dimensioni epocali) all’MBK, acronimo di Mah-Boon-Krong che ha la particolarità di essere il più grande e più visitato centro commerciale della Thailandia. Qui puoi trovare di tutto e di più e ai prezzi più disparati; non ci sono dei veri e propri negozi, sono piuttosto dei mini negozi stipati di ogni genere di mercanzia e anche qui, per il 70% degli articoli, vale l’arte della contrattazione, anche se sono cifre che per noi europei sono comunque basse. L’Mbk è altrettanto famoso per il suo Food Court, qualcosa come 150 tra ristorantini e catene di fast food, e proprio qui decidiamo di mangiare… ma devo dire la verità, per il momento ci concediamo una pausa dal cibo Thai e optiamo per il pollo fritto, spendendo anche qui qualcosa come 200 Tbh in due… una sciocchezza! Dopo cena la pioggia non è ancora scemata e, sapendo che i battelli fermano le loro corse alle 19.00, optiamo con un po’ di timore, per il primo taxi della vacanza che fortunatamente si rivela più che onesto: accende subito il tassametro senza bisogno di chiederglielo e per fare un bel po’ di strada spendiamo in tutto 75 Tbh… che sia stato un caso di fortuna dei principianti? 16/17 Agosto VERSO SUD E’ ora di partire verso il sud, verso le tanto agognate spiagge bianche, è ora di andare a Phuket! Puntuali come orologi alle 7.00 ci troviamo al capolinea dell’autobus per l’aeroporto. Il nostro volo per Phuket è della Air Asia, la compagnia low cost del sud est asiatico, prenotato su internet. Come tutte le compagnie low cost ti fanno pagare il bagaglio in stiva, i posti prenotati, il check in e il cibo in cabina, ma ce la siamo cavata con 50 euro e testa. Le altre due compagnie che fanno servizio per Phuket sono Air Bangkok e Thai Airwais, decisamente con costi più elevati rispetto al nostro budget. Il volo è durato un’ora, il servizio è risultato impeccabile e verso mezzogiorno atterriamo a Phuket. L’aeroporto dista a 30 km da dove abbiamo deciso di alloggiare, quindi di nuovo assaliti da autisti, taxi e compagnia bella, abbiamo optato per il servizio di mini autobus che porta verso le spiagge. Economico (180 Tbh) e comodo ma l’unico neo (ce lo spettavamo) è stato che l’autista si è fermato in un’agenzia di viaggi, in cui delle simpatiche signorine sorridenti, con la scusa di controllare il biglietto hanno provato a venderci pacchetti turistici di ogni genere… ma a Bangkok abbiamo imparato che se i Thai sono insistenti, e purtroppo lo sono il 95% delle volte, basta fargli capire con un risoluto NO che non si è interessati, e ti lasciano stare. L’autista non conosceva il nome del nostro affittacamere, ma fortunatamente sapevamo di essere vicini ad un resort molto noto, quindi ci ha lasciato lì e il posto lo abbiamo trovato facilmente da soli. Phuket è la più grande isola della Thailandia, le sue spiagge sono tutte molto belle e grandi, sono più che altro delle grosse baie intervallate da promontori collinari. Abbiamo optato come base Kata perché sapevamo essere una delle spiagge più tranquille, a differenza della caotica ed “edonistica” Patong o di Karon, dominata dai resort e villaggi turistici più famosi. In ogni caso essendo agosto e quindi bassa stagione, qualsiasi spiaggia risulta semi- deserta e quindi vivibile, a prescindere da dove si sceglie di andare. Dopo la dovuta sistemazione presso il Baan S.S. Kata, gestita da un “famoso” (per chi conosce Phuket) italiano emigrato in Thailandia, decidiamo di goderci l’intero pomeriggio e tutto il giorno seguente in spiaggia ad oziare. Kata è veramente un gioiello di sabbia soffice e dorata, ben riparata sul lato della strada dal resort noto di cui sopra e dalla vegetazione. Non distante dalla spiaggia c’è l’isolotto di Ko Pu, raggiungibile a nuoto nei periodi di alta stagione quando il mare non è troppo mosso. Purtroppo il pomeriggio del giorno seguente è aimè piovuto, ma avendo davanti ancora tanti giorni di mare non ci siamo rattristarti troppo..purtroppo agosto è la stagione dei monsoni, quindi bisogna convivere con la possibilità di piogge! Per la cena, quasi tutte le sere trascorse a Phuket abbiamo optato per Kwuong Shop Seafood, gestita dal simpatico Kwong e dalla famiglia, un ristorante di pesce spartano ma in cui ci siamo fatti delle abbuffate di pesce fantastiche: il pesce è freschissimo ed è esposto in ghiacciaia; una volta scelto il pesce e in che modo lo si vuole far cucinare il pesce viene pesato (a seconda della varietà il pesce costa tra i 200 e 400 Tbh all’etto) e servito. I menù sono disponibili in tutte le lingue e il cibo proposto, al di là del pesce, è veramente vario. Tanto per dare un’idea… abbiamo sempre scelto pesci di uno o più kg, cucinati divinamente senza spendere più di 10 euro a testa, fatta eccezione per una sera in cui abbiamo optato per l’aragosta e ci è costata di più (30 euro a testa), ma sfido a trovare in Italia lo stesso rapporto qualità prezzo! 18 Agosto LA BAIA DI PHANG NGA: UNA VERA E PROPRIA RIVELAZIONE Decidiamo di fare un’escursione organizzata nel parco nazionale di Ao Phang nga. La caratteristica di questa baia di 400 Kmq sono gli enormi blocchi di roccia carsica a picco sul mare che hanno formato una quarantina di isole meravigliose, alcune delle quali attraversate da mangrovie e costellate di grotte da attraversare con le canoe. Il tour è organizzato alla perfezione: la barca contiene una trentina di turisti in tutto e c’è anche lo spazio per la cucina e le canoe; l’equipaggio è giovanile e cordiale a partire dalla guida, che parla inglese decisamente meglio della media nazionale… A bordo troviamo scorte di acqua, bibite sia calde che fredde, frutta di tutti i tipi e snack. La prima tappa è Panak Island un grande ammasso di roccia carsica a strapiombo sul mare, piano piano ci caliamo a due a due sulla canoa, ognuno di noi ha un “canoe guy” che pagaia, il nostro è un ragazzino simpatico di 17 anni di nome Naang; ci vengono persino date in dotazione le apposite borse a tenuta stagna per mettervi dentro telecamera e macchina fotografica, un’organizzazione impeccabile. In fila indiana raggiungiamo una grotta molto bassa, talmente bassa che per entrarvi dentro dobbiamo sdraiarci, dopodiché il buio più totale, procediamo aiutati solo dalle torce della nostra e delle altre canoe, la grotta in vari punti ha stalattiti e stalagmiti, dicono che siano abitate dai pipistrelli ma fortunatamente ne avvistiamo solo uno o due… poi finalmente vediamo la luce e il paesaggio che si apre di fronte a noi è eccezionale: una laguna nascosta, circondata interamente da vegetazione e rocce, l’acqua è bassissima e ricoperta da mangrovie, alcune delle quali veramente grandi. Abbiamo subito un’ inaspettata sorpresa, infatti un bel gruppo di scimmie è appollaiato su una roccia e i ragazzi, abituatici, ci danno delle banane da dare loro da mangiare. Alla vista delle banane le scimmie si fiondano verso di noi per fare pranzo, che spettacolo, non avevo mai visto delle scimmie che non fossero in cattività a distanza così ravvicinata! Poi è la volta di Hong Island, chiamata così per il significato Thai della parola “hong” cioè “stanza”; infatti queste isole hanno anch’esse delle lagune nascoste, simili a quella vista precedentemente ma queste lagune, a causa della bassa marea sono di numero maggiore e ravvicinate una con l’altra, tanto da sembrare delle piccole “stanze” di una casa. Prendendo confidenza con i canoe guy, essi ci descrivono non solo come sono soprannominate le varie “stanze”, (ce né addirittura una che chiamano la “stanza della luna di miele” poiché piccola, appartata e semi nascosta) ma ci fanno notare che l’erosione millenaria delle rocce calcaree ha fatto si che esse abbiano assunto forme incredibilmente somiglianti ad un Buddha, piuttosto che una scimmia o altri animali… curioso! La nostra terza tappa è la famosissima James Bond Island (il cui vero nome è Khao Tapu), resa famosa dal film del 1974 “Agente 007 – l’uomo dalla pistola d’oro”. E’ strano come un masso calcareo a picco sul mare possa diventare tanto famoso…in realtà l’isola è molto carina e sicuramente caratteristica, ma ho trovato di cattivo gusto le onnipresenti bancarelle per lo shopping proprio sulla stessa isola, come se ci si aspettasse che i turisti in un luogo così famoso preferiscano dedicarsi alla shopping piuttosto che ad ammirare le meraviglie di cui è capace madre natura! Dopo un pranzo veramente fantastico a bordo della barca a base di pesce, frutta, tempura di verdure, pollo e riso in stile Thai (forse il miglior pranzo mai mangiato in Thailandia), raggiungiamo l’ultima tappa della nostra escursione: Lawa Island, un’isoletta con sabbia bianca, tantissima vegetazione e pochi turisti, che non ha nulla a che fare con le conformazioni carsiche viste in giornata ma che ci ha permesso di riposarci un po’ prendendo il sole, oziando sotto l’ombra degli alberi e provando da noi ad andare sulle canoe. La degna conclusione di un’escursione fantastica! (www.seacavecanoe.com) andateci e rimarrete sicuramente soddisfatti! 19 Agosto SPIAGGE DI PHUKET FAI DA TE: IL SUD Giusto per riposarci un po’ oggi affittiamo lo scooter (200 Tbh al giorno) e decidiamo di andare alla scoperta delle spiagge di Phuket al di sotto di Kata. Piccola premessa: Phuket è un luogo di grande interesse turistico e le spiagge più battute sono anche quelle più famose, eppure vi è ancora la possibilità di trovare spiagge piccole e meravigliose semi deserte e non segnalate nelle cartine/guide più famose. Anche se noi non abbiamo avuto il tempo materiale di esplorarle (se non due e di corsa), credo che meriti la fatica di esplorarne almeno una informandosi da qualche locale che abbia voglia di spiegare come arrivarci. Ad ogni modo partiamo seguendo la strada principale che costeggia il mare. Sfidando la guida a sinistra e il pessimo stile di guida dei Thai riusciamo indenni a raggiungere i seguenti punti di interesse: il Kata view point dal quale ci possono ammirare dall’alto le insenature delle spiagge di Karon e Kata, la stupenda spiaggia di Nai Harn, in cui abbiamo trascorso un paio d’ore nell’acqua azzurra e cristallina (credo che sia la piaggia di Phuket che ci è piaciuta di più in assoluto), circondati da Hotel e Resort di lusso, Rawai Beach in cui abbiamo fatto pranzo dai famosissimi “zingari del mare” i Chow Lair, una tribù di pescatori nomadi originari della Malesia. Anche qui abbiamo avuto la possibilità di acquistare pesce freschissimo appena pescato e di farcelo cucinare nel ristorante di fronte alla spiaggia; anche se la cosa che risalta di più all’occhio sono le numerose bancarelle di conchiglie e perle (ci assicurano siano autentiche..) di tutti i generi, colori e fattezze, uno spettacolo per gli occhi e per i portafogli perché i prezzi, come tutto, sono veramente bassi. Dopo pranzo raggiungiamo un’altra spiaggia molto piccola dal nome sconosciuto nei pressi di Rawai e poi torniamo indietro verso Nai Harn in cui abbiamo sentito dell’esistenza della piccola spiaggia di Ao Sane, non indicata da cartelli stradali. Infatti per raggiungerla ci dicono di passare all’interno del “The Royal Phuket Yact Club” all’estrema destra di Nai Harn. Siamo un po’ timorosi di entrare non invitati in un complesso così lussuoso ma la guardia all’ingresso si dimostra gentilissima e ci fa passare dicendoci di mantenere la sinistra per raggiungere la spiaggia! D’altronde la strada per arrivarci non è propriamente del Resort se non per un minuscolo pezzo… Raggiungiamo subito la spiaggetta che è molto diversa da tutte quelle viste in giornata: è piccola, con sabbia bianca ma leggermente rocciosa, come roccioso è l’ingresso al mare. Decidiamo di trascorrere qui il pomeriggio all’ombra di una pianta in completo relax. Verso le 17.30 partiamo per l’ultima tappa di questo tour de force, il famosissimo Laem Promthep ossia il punto panoramico più frequentato al tramonto. Rimaniamo lì finché il sole non scompare ma non attendiamo che sia buio perché la strada per il ritorno è lunga e non ci fidiamo ad affrontare al buio le colline con lo scooter. Stanchi ma felici per aver visto a velocità della luce tutti questi posti decidiamo di concederci la prima vera pizza napoletana di Karon. Qui, Sulla strada al confine con Kata, due ragazzi napoletani stabilitisi a Phuket da 10 anni hanno aperto il ristorante “Sorrento” in cui, provare per credere, la cucina italiana è autentica! A riprova del fatto ti fanno assaggiare la pizza all’entrata del ristorante sul grande forno a legna in cui vengono cotte. Anche qui i prezzi sono veramente modici, il menù pizza più drink costa 150 Tbh. 20 Agosto LA MAGIA DELLE SPIAGGE THAI Pur sapendo di voler trascorrere un paio di notti alla Phi Phi Island decidiamo di affrontare da Phuket un’escursione che ci porterà a toccare 6 Isole, compresa la famosa Maya Bay che di fatto appartiene a Phi Phi Ley… Le ragioni che ci hanno spinto verso questa scelta possono risultare impopolari ma sono state ben calibrate: punto primo, avere la possibilità di visitare più posti in una giornata, comprese isole che altrimenti non avremmo visto, in secondo luogo, avere la possibilità, una volta giunti alle Phi Phi Island per conto nostro di rilassarci un attimo e di visitare le spiagge di Phi Phi Don che da sole meritano l’intero viaggio in Thailandia. Per ultimo il valore aggiunto di poter godere della baia più famosa al mondo al calar del sole, in assoluta assenza di orde di turisti! In più abbiamo conosciuto dei ragazzi che, per questa escursione, si sono è affidati ad una delle numerose agenzie Thai che propongono lo stesso tour stipando più di 60 persone in barche turistiche pretendendo in mezza giornata di portarti a fare il giro delle Phi Phi Island… senza mai farti scendere dalla barca in prossimità delle spiagge, perché il tempo a disposizione non lo consente. E quindi sono rimasti fregati. Questa invece è un’escursione proposta dalle strutture alberghiere di al massimo 15 persone, si corre nel vero senso della parola perché si è in un motoscafo bimotore con il risultato di poter raggiungere tutti i luoghi descritti più in fretta rispetto alle barche “normali” avendo più tempo a disposizione per godere delle spiagge più belle e famose del golfo delle Andamane. E’ vero, costa molto di più rispetto alle escursioni proposte nelle agenzie per strada, ma comprese nel prezzo ci sono tutte le tasse di entrata e di ormeggio delle barche nel parco marino di Phi Phi Island, l’attrezzatura per fare snorkeling, il cibo, le bevande e cosa più importante l’assicurazione personale in caso di incidenti. Partiamo dal molo privato della compagnia (www.puket-islandhoper.com) e dopo averci diviso in piccoli gruppi, spiegateci le condizioni climatiche nonché la velocità del vento, (il motoscafo è veramente veloce e mi ci è voluto un po’ per abituarmi ai “salti” effettuati a pelo dell’acqua) e equipaggiato di kit completo per lo snorkeling partiamo alla scoperta di due isole praticamente gemelle chiamate Khai Island, (Khai Nai e Khai Nui) perfette per avvistare pesci, coralli e fauna marina di ogni genere a pochi metri dalla spiaggia. Le isole sono così piccole che le giri in poco più di 5 minuti e i colori del mare sono straordinari. Un piccolo paradiso a portata di mano. E’ poi la volta di Yao Yai Island è una grandissima isola proprio di fronte a Phuket dalla forma allungata (infatti il suo nome Thai è l’equivalente di “Long Beach”) ma che, a differenza di Phuket è rimasta pressoché selvaggia e ancora poco turistica. Non esiste una vera e propria mappa stradale perché di fatto la maggior parte delle strade non è asfaltata e i trasporti locali sono limitati. L’intera isola meriterebbe da sola un capitolo a parte della Thailandia e l’assaggio che ci viene fornito dalla nostra escursione è una spiaggia privata nelle vicinanze dell’unico porto turistico esistente (in cui un traghetto fa spola da Phuket ad orari giornalieri limitati e all’interno dei quali è possibile caricare macchine o motociclette). In questa spiaggia ci viene offerto un ottimo buffet di carne e pesce alla griglia, nonché di prelibatezze in tipico stile Thai. Dopo pranzo partiamo alla volta dell’incantevole Koh Mai Phai, per gli amici Bamboo Island, un’altra grande isola anch’essa facente parte dello straordinario parco marino delle Phi Phi Island. Sabbia bianchissima e soffice, mare dai colori turchesi e smeraldo, pesci coloratissimi tanto da essere uno dei posti migliori per fare snorkeling, e alta e fitta vegetazione di bambù. Un altro angolo di paradiso, e ne approfittiamo per scattare tantissime foto e godere di questo piccolo miracolo situato in questa parte di mondo che sembra concentrare a sé tutte queste spiagge meravigliose! Phi Phi Don, l’isola più grande e turistica (nel senso di strutture ricettive) delle Phi Phi Island dista a soli 10 minuti di motoscafo, ci avviciniamo lentamente, dandoci così la possibilità di poter vedere le numerose spiagge e calette di cui è formata, spesso con bungalow direttamente sulla spiaggia o sui terrazzamenti collinari…non abbiamo dubbi: torneremo qui per trascorrere qualche giorno in completo relax! Ci avviciniamo alla Ton Sai Bay, in cui c’è il punto di attracco delle long tail boat e dei traghetti provenienti da Phuket o Krabi, ma rimaniamo in mare aperto senza attraccare, la guida infatti si sofferma un attimo a parlarci della tragedia dello tsunami del 2004 e di come quest’isola in particolare ne sia stata colpita, infatti ci dice che quasi tutte le costruzioni, trattandosi di un lembo di terra tra due baie molto grandi è andato distrutto, e che solo grazie agli aiuti di molti stati la ricostruzione è stata possibile, una ricostruzione che in ogni caso persevera ancora oggi. Attracchiamo un po’ più avanti in mare aperto e ci concediamo 30 intensi minuti di snorkeling, dopodiché ci dirigiamo verso Monkey Beach, una spiaggia con alcune scimmie, ma non scendiamo in quanto le guide ci dicono che queste non sono per niente affettuose e che spesso mordono, quindi non vogliono mettere la nostra salute in pericolo. Sempre a andatura da crociera costeggiamo Phi Phi Leh, la seconda in ordine di grandezza delle Phi Phi Island, totalmente priva di strutture ricettive, qui ammiriamo la famosa grotta dei Vichinghi, famosa più per i nidi di rondine che per le sue pitture rupestri risalenti a 400 anni fa. Le guide ci tengono a dirci che i nidi di rondini sono un piatto molto prelibato della cucina giapponese in quanto lo considerano una sorta di viagra naturale, un piatto che però arriva a costare cifre veramente esorbitanti… contenti loro… È la volta di Phile Cove, un’insenatura naturale formata da un fondale bassissimo e da una massiccia presenza di barriera corallina, tanto che la attraversiamo a velocità quasi pari a zero per non rischiare di incagliarci, ma i colori sono fantastici, sembra di essere in una piscina naturale. Finalmente arriva la volta della tanto attesa, stra famosa e agognata Maya Bay, una specie di sogno che si avvera! Il sole è basso e i colori non rendono giustizia alla purezza di quel luogo incontaminato che merita veramente tutta la sua fama di paradiso terrestre! Attraccate alla spiaggia ci siamo veramente solo noi e qualche altra long tail boat, ma veramente il numero lo puoi contare sulla dita di una mano, c’è talmente poca gente che i ragazzi del tour improvvisano una partitella a pallone mentre noi turisti rimaniamo per un’ora incantati dalle altissime scogliere a picco sul mare, dalla sabbia bianchissima e morbidissima, dai colori del mare, dalla fitta e rigogliosa vegetazione dell’entroterra e dalla sensazione di pace e di silenzio! Vorrei poter fermare il tempo e ancora di più mi convinco che la scelta di fare questa escursione è valsa fino all’ultimo centesimo. Ma il sole sta tramontando e ci aspetta un’ora di viaggio per raggiungere Phuket e i ragazzi non vogliono, giustamente, guidare il motoscafo con il buio. A Malincuore torniamo a Phuket, con le immagini di quei posti sublimi ancora impressi nella nostra retina. 21 Agosto PHUKET FAI DA TE CON ANNESSI IMPREVISTI La giornata parte con tutte le condizioni atmosferiche dalla nostra parte: il sole è alto e l’umidità non è eccessiva, affittiamo nuovamente lo scooter, questa volta per dirigerci a Nord di Kata. Superate in motorino Kata e Patong (quest’ultima mi è sembrata tanto Rimini ad Agosto), giungiamo dopo quasi un’oretta di strada Kamala Beach, una spiaggia molto carina e contornata di altissime palme. Facciamo giusto in tempo ad immergerci per un bagno ristoratore, quando all’orizzonte vediamo dei nuvoloni neri che non promettono nulla di buono… usciamo dall’acqua e i nuvoloni hanno già raggiunto la spiaggia portando con sé un vento forte. Ci armiamo di K-way e saltiamo sul motorino convinti di dribblare il monsone ma nulla, quasi giunti a Surin Beach ecco le prime gocce di pioggia che assumono dopo 5 minuti la dimensione di un vero e proprio temporale tropicale! A nulla serve tentare di riparaci in un chiosco sulla spiaggia aspettando che spiova… non ne vuole sapere di smettere! Non ci resta che affrontare la via del ritorno verso Kata completamente sotto la pioggia. Facciamo una sosta al centro commerciale di Jung Ceylon di Patong, dove approfittiamo per mangiare un boccone ed asciugarci un pochino. Spiove, ma il cielo è ancora grigio e tetro… quindi torniamo definitivamente in stanza un po’ afflitti per il repentino cambiamento di clima. Ma non tutto il male viene per nuocere… dopo una doccia calda ci concediamo il primo (e unico) massaggio Thailandese. In realtà sia io che Dany non siamo molto propensi al tradizionale massaggio Thai, che è risaputo essere molto drastico ed entrambi siamo in cura da osteopati…. Quindi optiamo per un più rilassante Oil massage all’Aloe. Non abbiamo ancora capito se i molteplici centri di massaggi che si trovano ogni 20 metri in tutta la Thailandia siano di comprovata professionalità, spesso infatti sono vuoti con tutte le ragazze/estetiste fuori dal negozio a fare volantinaggio per procacciare clienti, ma preferisco rimanere con il beneficio del dubbio e prendere quest’esperienza per così come l’ho vissuta, cioè un’ora esatta di relax più totale. E va bene così. A cena siamo tornati da “Sorrento” e io ho optato per un piatto di scaloppine al vino bianco veramente eccezionali. 22 /23 Agosto CORAL ISLAND: UNA SPIAGGIA TUTTA MIA! Non pensavamo che il soggiorno a Phuket si protraesse così tanto, ma ci sono talmente tante attività ed escursioni proposte che sembra un peccato non farle. Quindi, dato che non ci siamo fatti mancare nulla abbiamo prenotato una notte nel resort di Coral Island a soli 15 minuti da Rawai Beach. Ci allettava l’idea di dormire in un bungalow sulla spiaggia di un’isola disabitata… rendo l’idea? Coral è un’isoletta che deve il proprio nome alla presenza di barriera corallina ideale per lo snorkeling (fin troppo, dal momento che la fauna era veramente ricca, talmente ricca da esserci anche dei serpenti marini… e da lì ho deciso che la mia stagione di snorkeling era giunta al capolinea…), ma anche per gli sport acquatici come il classico banana boat, lo sci d’acqua ecc…I bungalow avevano annessa una spiaggia privata lontana dalle attività più prettamente turistiche ed erano dotate di tutti i confort e amenità possibili! E’ stato qui che abbiamo conosciuto quelli che poi sono diventati i nostri compagni di viaggio fino al termine della vacanza, Stefano, Luisa i loro figli Silvia e Lorenzo e la loro coppia di amici Paola e Beppe, quasi nostri vicini di casa, noi di Torino e loro di Milano. Anche se non abbiamo potuto apprezzare appieno dei colori del mare in quanto il sole dopo il giorno prima faceva ancora fatica a vedersi abbiamo trascorso dei bei momenti, soprattutto quando verso le 3.00 del pomeriggio tutti i turisti arrivati da Phuket sono andati via e noi siamo rimasti praticamente soli in quel fazzoletto di Thailandia che per poche ore è stato solo nostro! Dopo una cena al ristorante in cui eravamo gli unici 8 clienti, un’improvvisata partita a biliardo e quattro parole sul terrazzino dei bungalow andiamo a dormire con il rumore del mare che ci culla e che non è mai stato così vicino… Il mattino seguente ci svegliamo presto per goderci un po’ di tranquillità prima dell’arrivo dei turisti da Phuket. Abbiamo fatto un sacco di foto con la spiaggia totalmente deserta, ancora oggi non mi sembra vero… Purtroppo la perturbazione di due giorni prima continua imperterrita e lo interpretiamo come un segno: è giunta ora di salutare Phuket! 25 /25 Agosto APPRODO ALLE PHI PHI ISLAND Non ci mettiamo tanto a convincere gli amici di Milano a seguirci alle Phi Phi Island, anche loro erano stati a Phuket abbastanza e anche loro avevano voglia di vedere qualcosa di nuovo, così organizziamo il trasferimento a tempo di record: l’agenzia del nostro affittacamere ci vende i transfer per le Phi Phi Island per 500 Tbh, a testa compreso di autista fino al porto e di traghetto. I traghetti da Phuket per Phi Phi Don sono 3 al giorno: alle 8.30, alle 12.30 e alle 14.30, credo che il numero limitato di corse si anche dovuto al tentativo di preservare al massimo il traffico e l’integrità eco ambientale del parco marino, che credo altrimenti andrebbe totalmente distrutta. Optiamo per il traghetto delle 8.30 e in due ore (qui non si corre come sul motoscafo) siamo a Phi Phi Don. L’acqua in cui attraccano le imbarcazioni (il porto di Ton Sai Bay descritto precedentemente) è azzurra e l’limpidissima, talmente limpida che si vedono i coloratissimi pesci, il che promette bene; anche il tempo sembra essersi finalmente aperto e questo promette ancora meglio! Non abbiamo prenotato nulla, ma a Phuket abbiamo preso alcune brochure di alberghi situati sulla spiaggia di Ao Lo Dalam, la baia opposta a Ton Sai. Ci dirigiamo verso il Phi Phi Casita Hotel a piedi, l’unico modo per muoversi sull’isola assieme alle biciclette (i Thai rispecchiano il loro modo di guidare anche andando in bicicletta…oltretutto sembrano essere tutte senza freni.. Bah..), il tratto di strada a piedi è corto e raggiungiamo l’hotel in 5 minuti. Io e Daniele prenotiamo un bungalow con aria condizionata a 3000 Tbh per due notti, mentre per gli amici di Milano la situazione è più complicata in quanto loro figlia, avendo meno di 10 anni non è ammessa nel resort a causa dei molteplici lavori in corso per il restauro post tsunami! Ma non ci perdiamo d’animo e, merito della bassa stagione (non credo che a dicembre si possa trovare un posto così facilmente senza prenotare) l’albergo subito dopo ha stanze e bungalow libere più o meno allo stesso prezzo e soprattutto ammette i bambini di tutte le età. Dopo esserci sistemati in camera e aver usufruito del noleggio dei teli mare (il mio stava in piedi da solo a causa dell’umidità), ci dirigiamo tutti assieme verso la baia di Ao Lo Dalam a 100 metri dall’hotel. Io e Daniele ci rendiamo conto che finalmente per noi due è giunta l’ora del riposo totale e dei bagni di sole e mare, del resto non abbiamo fatto altro che muoverci e viaggiare ininterrottamente da Bangkok, quindi pensiamo che quasi quasi rinunciamo a vedere le spiagge di Krabi…peccato…ci eravamo informati tanto anche su quelle e c’erano due o tre isolette niente male che meritavano… ma il desiderio di relax era troppo forte! Così decidiamo di fermarci a poltrire lì tutto il pomeriggio e il giorno seguente. A differenza di Phuket o Bangkok la cucina di Phi Phi Don è molto poco Thai e molto più internazionale rispetto alla media, tanto che non abbiamo sentito la mancanza di nessun cibo in particolare. Ogni sera abbiamo cambiato posto e ogni sera siamo stati soddisfatti. Basta girarsi un po’ intorno per avere un’idea della vasta scelta di cibi e cucine. Pensavamo anche che i prezzi sarebbero stati mediamente superiori invece non abbiamo trovato differenza con Phuket. In particolare posso segnalare H. C. Andersen, che si trova su una delle strade che da Ao Lo porta al porto, un ristorante scandinavo che cucina carne neozelandese. Io ho approvato a pieni voti il pollo e Daniele una tagliata di carne veramente ottima a prezzi ragionevoli (400 Tbh in due). Oppure possiamo segnalare il Cosmic Restaurant che ha la particolarità si servire pizze sottili e buonissime dalla combinazione di ingredienti audaci (provate il connubio tra ananas e prosciutto cotto affumicato…una delizia) oppure il Chao Ko Restaurant , affacciato sul porto, nel quale ci siamo lasciati tentare dal riso al curry con ananas, gamberetti ed anacardi servito all’interno di un ananas spolpato… Dopo cena facciamo qualche passeggiata per prendere confidenza con il luogo. Mentre camminiamo ci rendiamo subito conto dell’atmosfera super giovanile e rilassata che vige sull’isola, nonché notiamo che i commercianti dei negozietti onnipresenti non sono così insistenti come li abbiamo trovati fino ad ora, cioè non ti costringono ad entrare tenendoti il fiato sul collo attendendo il momento della contrattazione, ma ti lasciano libero di esplorare la mercanzia con calma… che sia giunto finalmente il momento di fare dello sano shopping?? 26 Agosto ESPLORANDO PHI PHI DON: DAY1 Decidiamo definitivamente che in questo paradiso vale la pena di fermarci un po’ di più, Krabi può aspettare!. Ci informiamo presso l’albergo della possibilità di prenotare altre due notti: no problem, sia per noi che per i nostri amici di Milano. Esistono due soli modi per raggiungere le spiagge di Phi Phi Don al di fuori del lembo di terra tra le due baie chiamato “villaggio turistico”: noleggiare una long Tail boat per una giornata intera (i ragazzi di Milano l’anno fatto per 650 Tbh a testa e sono stati in 4 spiagge differenti) oppure usufruendo del servizio “taxi” dal porto, a seconda della distanza sempre le long Tail boat ti portano dove vuoi a partire da 100 Tbh a corsa. Il secondo modo, che è stato anche quello più alternativo e divertente, comprende l’uso dei piedi e permette di raggiungere le due spiagge di Hat Rantee oppure Phi Phi Relax beach Resort attraversando un vero e proprio sentiero di montagna in mezzo alla foresta pluviale che parte dal view point (il punto panoramico più alto dell’isola). Il tragitto non è dei più semplici, soprattutto se si hanno le infradito ai piedi perché si rischia di scivolare… ma si ha l’opportunità di esplorare il cuore verde dell’isola, la vegetazione, il silenzio più totale e soprattutto si ha la sensazione di dover “meritarsi” il punto di arrivo perché dopo ben un’ora e mezza di cammino, quando la stanchezza inizia a farti pensare che non arriverai più alla meta ecco che il sentiero finisce e … finalmente si apre davanti a te una piccola spiaggia di sabbia bianca dal mare azzurrissimo: un paradiso! Sulla spiaggia ci sono degli alberi sui quali hanno attaccato delle altalene e delle amache e non perdiamo tempo a sdraiarvici sopra. I bungalow sulla spiaggia sono costruzioni in stile Thai, molto molto carini, prendendo la guida capiamo di essere arrivati alla spiaggia di Hat Phak Nam, e il resort si chiama a tutti gli effetti Phi Phi Relax beach Resort. Provare per credere, veramente, il gioco vale la candela e poi noi abbiamo fatto il tragitto con Silvia che ha 8 anni e non ha fiatato..quindi non ci sono scuse, è un’esperienza da provare! Rimaniamo lì qualche ora a goderci la spiaggia e l’amaca e verso le 15.00 una long tail ci riporta a “casa” per 150 Tbh, il sentiero è troppo impervio da fare a ritroso! In ogni caso non siamo stati gli unici pazzi a venire fin qui a piedi: almeno quattro persone che erano con noi al view point ce le siamo trovate lì poco dopo il nostro arrivo.. Segno che non siamo stati gli unici pazzi! Piccola divagazione sul view point: per raggiungerlo occorre scalare 334 gradini che tra fatica, caldo e umidità ci lasciano letteralmente senza fiato! Ma una volta arrivati lassù la visuale è da cartolina! Si vedono perfettamente le due grosse baie di Ton Sai e Lo Dalam, la prima turchese, la seconda color smeraldo con una giornata soleggiata come l’abbiamo trovata noi i colori risultano bellissimi! Trascorriamo il resto del pomeriggio a contrattare per qualche pareo e batiq di artigianato locale veramente belle e dopo cena ci gettiamo in una delle tante feste sulla spiaggia che l’isola offre! 27 Agosto ESPLORANDO PHI PHI DON: DAY 2 Ormai l’isola non ci nasconde più nessun segreto e Stefano ci dice che il giorno della loro escursione la loro prima tappa è stata Hat Yao anche nota come Long Beach (non è la stessa di Phuket, ovviamente) e che gradirebbero tornarci. Decidiamo anche oggi di raggiungerla a piedi, ci dicono che essa dista a 20 minuti buoni di cammino, ma che la strada è assolutamente praticabile. Daniele oggi non è in gran forma ma decide ugualmente di venire con noi. Per raggiungerla in realtà bisogna passare attraverso alcuni resort: il primo è L’Andaman Legacy e quando la strada sembra essere interrotta, dalla spiaggia bisogna entrare dentro l’Arayaburi Resort e il Bay View Resort. Ad un certo punto si finisce su una piccola spiaggia nei pressi di Hat Hin Khom, molto bella, paragonabile quella vista ieri. Facciamo un bagno ristoratore e poi siamo pronti a ripartire, un gruppi di ragazzi ci dice di prendere un sentiero e di proseguire sempre dritti, e ormai dopo l’esperienza di ieri valutiamo che tale sentiero per noi è acqua fresca. Per ultimo attraversiamo il Viking Place Resort e alcuni localini dall’atmosfera decisamente freack… e finalmente raggiungiamo questo lungo lembo di sabbia bianchissima circondato da un mare azzurro che più azzurro non si può! Davanti a noi Phi phi Leh e qualche long tail boat che decidiamo sarà nuovamente il mezzo che ci riporterà al porto. Credo che anche questa spiaggia sia stata la degna conclusione a questi giorni bellissimi trascorsi in quest’isola da sogno. A tardo pomeriggio decidiamo che è giunto il momento di tornare alla civiltà e una long tail boat ci accompagna per 100 Tbh a testa. Nel frattempo Daniele peggiora, sembra abbia la febbre alta e dobbiamo prendere una decisione in tempo breve. Krabi salta definitivamente se non per raggiungere l’aeroporto…si torna a Bangkok con ragazzi di Milano (loro non erano ancora stati e hanno un hotel già prenotato dall’Italia) e alla velocità della luce tutti assieme prenotiamo il biglietto aereo sempre con Air Asia (il prezzo stavolta è sui 60 Euro a testa), il traghetto che da Phi Phi ci porterà a Krabi e il transfer per l’aeroporto (400 Tbh a testa). In più io e Daniele prenotiamo, sempre a velocità della luce, l’hotel Per Bangkok: questa volta optiamo per la zona di Silom o Siam, vogliamo la metro vicina e di nuovo Booking.com ci viene incontro con il Silom City Inn al prezzo di 1500 Tbh a testa per tre notti. Uff… è stata dura ma abbiamo di nuovo il controllo della situazione sotto mano! 28/29 Agosto LAST TIME IN BANGKOK Il primo traghetto disponibile per Krabi è alle 14.00, io trascorro un’oretta in piscina e Dany si rilassa nella Hall del resort. Purtroppo non ci permettono, neanche pagando un extra, di prolungare l’ora del check out, tassativamente dobbiamo lasciare la stanza alle 11.00, anche se io cerco in tutti i modi di spiegargli che c’è una persona che sta male, ma alcuni Thai non capiscono o forse non vogliono capire l’inglese… pazienza! Il viaggio con il traghetto dura circa un’ora e mezza e a Krabi ci portano subito in aeroporto. Arriviamo in albergo a Bangkok alle 22.30 passate, questa volta abbiamo preso l’autobus AE – 1 con destinazione Silom e l’autista ci ha portato quasi sotto l’albergo. Dopo una cena a base di panini all’onnipresente 7 Eleven andiamo a dormire esausti. L’indomani Dany sta ancora male e io decido di andare con i milanesi allo zoo di Dusit. E’ domenica e Silvia ci tiene a vedere gli animali. Per raggiungere Dusit prendiamo lo Skytrain fino a Taksin e poi il battello arancione fino al porto n° 15 di Thewet. Dopo un pezzo a piedi raggiungiamo l’ampio complesso di Dusit in cui, oltre allo zoo, vi è la tenuta del palazzo di Re Chulangkorn, ispirata ai castelli europei, la Vimanmek Mansion Museum, il più grande edificio al mondo in teak dorato e la sala del trono in cui si trova il museo di artigianato tipico della regione. Purtroppo decidiamo di vedere questi palazzi solo dall’esterno e molto velocemente, i bambini fremono e lo zoo ci aspetta. Torno in albergo verso le 17.00 e Daniele sta meglio, buon segno: il mercato notturno di Patpong non è molto distante dal nostro albergo. Decidiamo di raggiungerlo e di nuovo siamo pervasi dalla sgradevole sensazione di insistenza tipica dei Thai: che sia un ristorante, o un centro massaggi, o un negozietto o un locale a luci rosse, insistono che tu entri a vedere cosa hanno da offrirti, ti chiamano, ti fermano per strada, a volte ti tirano per un braccio… invitandoti a contrattare qualsiasi cosa! A Patpong insistono che tu entri a vedere il ping- pong show (che tua sia uomo o donna questo spettacolo di dubbio gusto viene proposto a tutti con tanto di brochure pubblicitaria). Esausti anche a causa delle numerose contrattazioni per acquistare gli ultimi souvenir, torniamo in albergo. Domani ci aspetta il lungo volo di rientro per l’Italia. Lasciamo questo fantastico paese che non ha deluso le nostre aspettative ma che anzi, ha suscitato in noi la voglia di ritornare per esplorare tutto ciò che i limitati giorni di questo viaggio non sono riusciti a comprendere! Torniamo a casa con un bagaglio culturale in più, tante nuove esperienze di cui fare tesoro e condividere con gli amici, tante tante foto ricordo da vedere e rivedere con gioia.


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