Thailandia 2003

DA PUKET ALLE ISOLE CONFINANTI LA MALESIA , PASSANDO DA TAIWAN 24.01.03/ 23.02.03 Nel febbraio del 2003, io e mio marito Paolo, siamo partiti per la seconda volta nel Paese dei Sorrisi. Il primo viaggio in Thailandia era stato effettuato nel luglio del 2001, in occasione del viaggio di nozze, pertanto abbiamo stabilito un percorso diverso in...
Scritto da: Erika Linguerri
thailandia 2003
Partenza il: 23/01/2003
Ritorno il: 21/02/2003
Viaggiatori: in coppia
DA PUKET ALLE ISOLE CONFINANTI LA MALESIA , PASSANDO DA TAIWAN 24.01.03/ 23.02.03 Nel febbraio del 2003, io e mio marito Paolo, siamo partiti per la seconda volta nel Paese dei Sorrisi. Il primo viaggio in Thailandia era stato effettuato nel luglio del 2001, in occasione del viaggio di nozze, pertanto abbiamo stabilito un percorso diverso in quanto avevamo già visitato Bangkok, il Nord e le isole del golfo del Siam (Koh Samui, Koh Pang Gan, Koh Tao,…) Il viaggio è iniziato diversi mesi prima della partenza, in quanto io amo pianificare tramite l’uso di guide, racconti, ricerche in internet, contatti con l’Ente Turistico Tailandese, e tutto quanto possa essermi di aiuto alla documentazione sul Paese che andrò a visitare.

In questo racconto inizierò dalle emozioni provate in questo viaggio, per poi fornire in un secondo momento le indicazioni pratiche per organizzare un viaggio simile a quello che vi racconterò.

La prenotazione aerea è stata effettuata presso la compagnia CHINA AIRLINES dell’isola di Taiwan, il biglietto aereo è risultato essere alquanto vantaggioso per un totale di 700 euro comprese tasse e assicurazione sanitaria. La compagnia di linea THAI questo anno ha notevolmente aumentato i costi, passando dal £ 1.260.000 pagato nel luglio 2001, ai circa 1000 euro della stagione invernale 2002/03. Il viaggio si è rivelato essere comunque molto lungo per un totale di 30 ore c. Di volo (Bologna-Roma, Roma-Taipei, Taipei-Puket). Il lungo periodo di ferie ammortizzava comunque la “sfacchinata”, pertanto il 25 gennaio 2003 eravamo in perfetto orario all’aereoporto di Puket. Puket… Non avrei mai pensato di rivederla nel giro di neppure due anni!. Nella prima visita fummo poco fortunati col tempo, era comunque immaginabile nel mese di luglio trovare almeno una piccola perturbazione e così ci rifugiammo a Koh Samui e nel golfo del Siam.

La curiosità di vivere il sud Thai on the road, nella stagione di massimo splendore, ci ha riportato qui a Puket, isola di contrasti, di divertimenti, e purtroppo oramai meta del turismo quasi esclusivamente All Inclusive, oppure per troppi maschietti (da come abbiamo potuto constatare) ancora considerata una destinazione del turismo sessuale.

Non tralascio un dettaglio non da poco che ci accompagnerà per quasi tutta la durata del viaggio…La presenza massiccia di turisti cinesi in questo periodo dell’anno. Il 1 febbraio è stato infatti il Capodanno Cinese 2003, il quale viene giustamente festeggiato programmando una vacanza come …Confucio Comanda! Comunque, bando alle ciance, zaino in spalla e via verso la libertà!!!!!! Ma che libertà e libertà, a piedi 20 kg di zaino sulle spalle, vuoi arrivare a Kata Beach a piedi? Dopo un’estenuante contrattazione con una agenzia aeroportuale per prendere un taxi collettivo, rinunciamo a contrattare con chi vuol fare le orecchie da mercante, quindi Paolo parte alla ricerca del taxi perduto sulla strada che porta verso il Paradiso, speriamo ritrovato! Rimango sola coi bagagli e ‘sto abbigliamento un poco invernale che si appiccica sulla pelle e mi fa sudare …Ma che bello essere a più di trenta gradi, quando a casa tua è meno tre! Trovato il tassista che fa al caso nostro, Paolo contratta per 400 Bt il tragitto per Kata Beach.

Purtroppo nel giro di due anni i prezzi a Puket sono cresciuti del doppio (soprattutto i ristoranti, l’artigianato, l’abbigliamento, ma anche le stesse guest House) e trovare una pensioncina simpatica a basso costo si rivelerà essere una impresa abbastanza ardua.

Dopo una breve ricerca, sopraffatti dalla stanchezza, pernottiamo due notti in una Guest House per 700 Bt a notte con a.C. E poi si vedrà con più calma. Subito ci rendiamo conto che anche la contrattazione qui oramai è quasi terminati, abituati come sono i locali a ricevere tutto e subito dai turisti, soprattutto Americani e Australiani, quanto chiesto. Non è per tirchieria, ma mi affligge questa novità che non rientra nelle usanze del popolo Tailandese, per il quale la contrattazione è usanza antica e ritenuta fondamentale nella effettuazione di buoni affari.

Con l’adrenalina a mille Paolo vuole partire subito alla ricerca di un motorino che ci trasporterà per tutta l’isola. Voglio vedere tutte le spiagge che mi sono persa nel 2001…EDT alla mano via verso nuovi lidi! Nel nostro girovagare incontriamo a pochi Km da Kata una casa a tre piani molto ben tenuta con la scritta Tony Room…Entriamo ed incontriamo Tony: Tony è un simpatico Thai di mezza età che ci fa visitare le camere che affitta ai villeggianti. Le stanze sono nuovissime tutte il stile orientale, le porte intarsiate, i marmi neri Thai, frigo, a.C., bagno in camera.

Le stanze vengono affittate dai 700 ai 500 bath al giorno a seconda della grandezza e della presenza o meno della T.V., Tony fa presente che le camere-mini appartamento vengono affittate in genere per lunghi periodi e fa presente che per un mese di norma chiede sui 7000 Bt ovvero c. 150 euro al mese!!! Il prezzo molto probabilmente è influenzato dalla non centralità dell’indirizzo, il quale comunque essendo vicino a Kata Beach, per chi usa il motorino rimane comunque comodo per girare l’intera isola.

Eh! buon Tony come rimarrei da te per almeno 4 o 5 annetti, ma per ora dobbiamo accontentarci di 4 giorni indimenticabili a Puket nella tua minisuite! Tony ci racconta che è stato in Italia con la moglie in vacanza ed è rimasto molto stupito dai nostri prezzi tanto che a Venezia in Piazza San Marco, dopo aver chiesto una birra alla spina, ormai gli veniva un colpo al momento di pagare! Caro Tony può darsi che ci ritroveremo un giorno! Durante il periodo passato a Puket visiteremo anche spiagge non propriamente comode da raggiungere con il motore, trattasi di sentieri tremendamente ripidi pieni di polvere rossa, che portano a lidi molto belli e poco turistici. La prima spiaggia è Nui Beach, la quale scopriamo dopo una tremenda fatica a raggiungerla, essere privata e per la quale ci chiedono ben 500 Bt a testa per l’ingresso incluso bibita (a questo punto desistiamo in quanto erano le tre del pomeriggio), mentre la seconda è Paradise Beach, raggiungibile anche con la long Thail Boat da Chaweng Beach, insenatura piccola molto carina, acqua trasparente, la quale si raggiunge col motore seguendo la direzione di Cristal Bay.

Le escursioni consigliate dalla guida a Raya Island e altre isolette di fronte a Puket verranno scartate in quanto a nostro avviso care ed anche la contrattazione con le long thail boats fallisce. Ripieghiamo su consiglio di Thony alla visita della Phang Nga Bay, parco nazionale marino, ove fu girato un film della serie 007 e del quale rimane in ricordo un isolotto chiamato James Bond Island.

La visita viene concordata con un agenzia locale comprensiva di visita al parco e pranzo in ristorante locale a Koh Panjy della Baia di Phang Nga per 700 Bt a testa.

Pang Gha Bay è grandiosa, unica, irripetibile: roccioni, faraglioni, isolotti, mangrovie, in un acqua verde smeraldo, che emergono dal nulla…

La baia è vastissima e viene percorsa dalle purtroppo molteplici long Thail Boat colme di turisti, mentre alcune persone armate di canoe percorrono più tranquillamente i contorni dei vari isolotti.

E’ importante specificare che la visita della baia può essere effettuata solamente con le barche autorizzate e convenzionata coi vari tour operator che partono dai vari approdi ( le partenze si possono effettuare anche dai porti della città di Phan Nga Town e sembrerebbero queste essere meno care), che quindi detengono il monopolio di questo bussines, pertanto anche qui l’invasione turistica rovina un poco l’atmosfera di pace e di maestosità del luogo.

Nella long thail conosciamo un vecchietto di Vancouver il quale pare essere ansioso di conversare con noi; poco dopo scopriremo l’età per la quale ci viene mostrato anche il passaporto e che risulterà essere di ben 92 anni! Il routard più anziano che noi abbiamo mai conosciuto! Io e Paolo crediamo a stento a questa rivelazione, sbigottiti continuiamo a parlare con questa persona speciale, la quale esterna : “è sempre più difficile andare avanti in quanto rimango sempre più solo!” E ti credo, arrivassi io a 92 anni in buona salute girando ancora per il mondo!!!! Purtroppo o volentieri arriva il periodo delle scelte e siccome siamo pervasi da questo spirito di avventura, ci mettiamo in contatto telefonico con i rangers del parco nazionale marino delle isole Surin, situate a c. Tre di bus a nord da Puket, più 5 ore di nave, ma sfortunatamente ci viene confermato che tutti i bungalow statali a disposizione sono prenotati da almeno 2 mesi ed a meno che non avessimo una tenda non esistono altre alternative!. A malincuore e con una notevole delusione (pare che le isole siano incontaminate e bellissime) dobbiamo decidere una meta alternativa, pertanto contrattiamo con un TUK TUK il trasporto per il porto per partire all’indomani, meta Ko Yao Yai. Abbiamo chiesto diverse informazioni, ma risulta estremamente difficile capire dove possa essere ubicato questo porto fantasma ed arrivare a questa isola selvaggia, abitata da mussulmani.

Decidiamo di affidarci comunque al nostro autista ed arriviamo al porto di Puket Town dove ci si imbarca per le super turistiche Phi Phi e varie altre isole, ma di Ko Yao Yai neanche l’ombra…OK ! vorrà dire che non era destino pertanto optiamo per Ko Lanta e decideremo in seguito se raggiungere le isole Phi Phi divenute purtroppo super famose e super affollate a seguito del Film The Beach con L. Di Caprio.

Ko Lanta si rivela essere una meta vincete, dopo tre ore di navigazione raggiungiamo la tranquilla ed alternativa isola di Lanta, meta soprattutto di turismo giovanile e con poche pretese.

A Lanta dopo aver scartato long Beach perché troppo vicina al porto, scegliamo di alloggiare a Clean Beach, la spiaggia dove termina la strada asfaltata, circa a metà della lunghezza dell’isola. Il complesso dei bungalows dove alloggiamo si chiama Clean Beach Bungalows, il complesso inizia proprio dove finisce l’asfalto, la stanza costerà 500 Bth a notte e si rivela essere molto pulita e curata, anche se da questo bungalow in poi le comodità inizieranno ad essere sempre meno a vantaggio comunque della maggior preservazione della natura del luogo. Come al solito noleggiamo il motore per 400 Bt al dì, ed anche qui si rivelerà essere compagno d’avventura indispensabile per scoprire luoghi incontaminati.

L’interno si rivela essere alquanto povero; capanne costituite sopra terreni polverosi, piccoli paesi che sembrano uscire dal 1800 inglobati nel verde lussureggiante dell’isola, strade non asfaltate, contadini con machete in mano, bambini che salutano festosi al passaggio delle moto.

L’isola è mussulmana, quindi per non offendere gli usi locali si consiglia di non girare in motore in costume o di non abbronzarsi in spiaggia in topless. La gente qui è molto mite ed accogliente, volentieri si intrattiene a scambiare alcune parole di inglese, bisogna solo armarsi di un poco di pazienza e rispettare i loro ritmi che risultano essere un poco lenti.

Il mare più bello inizia da Clean Beach in poi, nel lato dell’isola che da qui prosegue fino al National Marine Park; più ti avvicini a questo Parco più il mare diviene trasparente e assume il tipico colore verde-blu. Dopo una decina di Km non asfaltati e di polvere rossa molto impegnativi, se non guidi una enduro od una geep, si arriva al parco marino per il quale si pagano, a mio avviso giustamente, 200bth di ingresso a persona.

Se non fosse stato per la strada tremenda e la glassa rossa che al termine del percorso ci ricopriva, sarei ritornata in questo stupendo parco nel il quale diversi rangers si industriavano per tenerlo al meglio.

Immaginate una distesa verde colma di palme, faro alla destra sopra collinetta sovrastante la baia, spiaggetta deserta bianca alla sinistra, laghetto con ninfee, acqua blu e rocce sullo sfondo…

Il paradiso non mi è mai sembrato più vicino come in quel momento!! Una scimmietta dispettosa ci da il benvenuto e ci risveglia dal sogno ad occhi aperti rubando le sigarette a Paolo ed iniziando a rincorrerci soffiando…Brusco risveglio il nostro, e che scena hanno assistito i rangers:una scimmia che rincorreva due umani che urlavano come matti (se ti morde non si sa cosa potrebbe succedere).

In risposta ai nostri appelli la scimmia viene dirottata sull’albero ove inizia tranquillamente a “fumare”le marlboro di Paolo che esterrefatto, per questa giornata rinuncerà al suo vizio (con mia grande gioia!). Intanto ci godiamo questo splendido e curato parco e la sua bianca spiaggia con mare smeraldo…Ma quanto pizzica ‘sto mare delle Andamane, ogni tanto in acqua senti qualcosa che ti punge e non si capisce cosa sia!. Più tardi scopriremo essere le uova di medusa trasportate dall’acqua.

Lanta è un isola molto tranquilla ed al contrario della mondana Puket, le serate si passano in spiaggia e nei tranquilli bar del porto o dei bungalow. Molti giovani scelgono di rimanere isolati nei bungalow in fondo all’isola, anche perché la strada non asfaltata di notte non permette loro di muoversi, pertanto passano il tempo nella loro dolce prigione dorata a cantare sotto le stelle e cullati dal dolce far nulla (cosa ci potrebbe essere di meglio?). Dopo le meraviglie di Lanta decidiamo di visitare le isole della provincia di Trang anch’essa provincia mussulmana… A Ko Hai o Ngai arriveremo con la solita long Thail boat dopo 2 ore di viaggio, la giornata non è delle più belle, ma ci accoglie comunque il mare più trasparente visto fino ad ora nel contesto della tipica isoletta deserta (sono presenti solamente tre complessi di bungalow). La spiaggia è comunque così lunga che c’è posto per tutti, anche per i nostri amici cinesi…

Hai oltre alla spiaggia non ha null’altro, non si riesce neppure ad arrivare nell’interno in quanto ancora inesplorato e con foresta ancora vergine, possiede inoltre una bellissima barriera corallina a pochi metri dal bagnasciuga e questo mi esalta molto, in quanto non amo effettuare snorkelling in mare aperto per paura dei pesci grandi.

In questa isola conosciamo da subito Serena ed Andrea…Romagnoli DOC come noi e subito scatta il feling…Rimini-Forlì il gemellaggio è fatto!.

Serena e Andrea viaggiano come noi, anzi ancora più spartani di noi e scelgono posti molto informali ove alloggiare per poi ripartire dopo qualche giorno alla ricerca di nuove avventure.

Subito ci tuffiamo con loro in questo mare paradisiaco per ammirare da visino la barriera corallina…Io e Serena avvistiamo 2 meduse viola, 1 stella marina rossa grandissima, pesci di tutti i colori, …Ma che bello questo mare!!.

La cucina del nostro villaggio è molto buona e saporita, le scorpacciate di fried rice ai gamberetti e grigliate non si risparmiano, ma dopo un po di questa cucina thai iniziamo a rimpiangere la ns cucina romagnola e i nostri spaghetti che qui te li propinano con lo zucchero nel sugo. Paolo propone di mettere su un pastifico casalingo: lui mi procura gli ingredienti ed io dovrei fare la pasta fatta in casa come ogni provetta”arzdora”romagnola ; la proposta non me gusta, io in questo angolo di paradiso voglio solo cazzeggiare! Per ovviare alla nostra libido culinaria abbiamo portato dall’Italia una bottiglia di olio extravergine ed una moka con relativo caffè, due cose essenziali giusto per non entrare in crisi di astinenza!” Per poter esplorare i dintorni di Hai e le altre isole di Trang contrattiamo con la Boss del Koh Hai Villa una escursione in long thail boat per soli 200Bth a testa. Ci imbarchiamo noi quattro e si aggiunge un ragazzo americano che viaggia in solitaria.

Raggiungiamo dapprima Koh Kradan, isola che sarebbe stata il test del programma Survivor Francese, altra bellissima laguna ancora più spettacolare di Ko Hai, ma con uno snorkelling meno suggestivo (sono presenti bungalow affittabili per 500Bth al dì), quindi Koh Muk ed altri due isolotti rocciosi inabitati per fare snorkelling.

A Muk ci fermiamo solamente per entrare nella grotta di smeraldo, sicuramente però la consiglio per effettuare soggiorni di qualche giorno in quanto è l’isola più grande e maggiormente sviluppata, anche se ancora intatta, dell’arcipelago.

La grotta di smeraldo è sicuramente una escursione impedibile: una grotta scolpita nella roccia nella quale si entra solamente nuotando e che dopo aver trascorso un tragitto completamente al buio si arriva ad una spiaggetta con annessa vegetazione tropicale, il sole che filtra sopra le rocce. Naturalmente entriamo con giubbetti di salvataggio e veniamo accompagnati dal nostro capitano, che ci guida con una torcia. All’interno della grotta ritroviamo un centinaia di cinesi che con i loro gruppi mastodontici si incitano a vicenda tenendosi per una corda e provocando una sorta di cacofonia all’interno della grotta!!!…Mai momento più ilare ( a parte la storia della scimmia) nel corso del nostro viaggio…Comunque io e Serena nel buio veniamo palpate (penso involontariamente) da più di una persona!!! Negli altri due isolotti situati di fronte a Hai io e Serena stanche rimaniamo a vedere Paolo ed Andrea che fanno snorkelling ed a causa della presenza dei molti turisti cinesi che hanno oramai invaso la zona , esso risulta purtroppo essere abbastanza deludente.

La gita è risultata essere molto positiva e mai dimenticherò le sensazioni e le emozioni che mi ha regalato…Thank You Thailandia!.

In questa isola così selvaggia, gli appartamentini messi a nostra disposizione sono capanne di foglie di palma essiccate, la sistemazione è si spartana ma anche molto più fresca delle camere in muratura, che fra l’altro risultano essere anche più costose (8OO bth contro 300).

In un panismo così esasperato non si poteva non fare incontri ravvicinati del terzo tipo, anche perché alle nostre spalle vi era la giungla tropicale. A parte i nostri amici geki, per una serata intera ci farà compagnia una specie di ramarro che immobile sulla trave sopra il letto continuerà a fissarmi (o forse sono che fisso lui!)…, fortunatamente il letto è coperto dalla rete-zanzariera e così riesco a tranquillizzarmi un poco e riuscire pure a dormire. L’affiatamento con i Riminesi procede nel migliore dei modi e decidiamo di partire insieme e recarci nell’estremo Sud: diversi viaggiatori ci hanno consigliato l’arcipelago di Koh Tarutao, anch’esso parco marino protetto dallo Stato.

Dopo aver raggiunto la città di Trang con veicoli messi a disposizione dalla dirigente del villaggio, prendiamo la coincidenza per Pak Bara tramite autobus locale, spendendo una sciocchezza nel biglietto. L’autobus impiega due ore per raggiungere il porto di Pak Bara (autobus e tuk tuk) e da qui prendiamo il biglietto per Koh Bulon (500 Bth a testa). Consiglio, poi capirete il perché, di arrivare a Bulon dal porto di Satun, più a sud, ma molto più attrezzato e con navi migliori rispetto Pak Bara.

Il viaggio in “nave”, chiamiamola così, si rivelerà essere una esperienza quasi traumatica, la piccola imbarcazione fatica a trasportare le persone e i bagagli sopra essa stivati. Il mare è molto agitato, spesso l’imbarcazione si ferma per poi ripartire, sembra non arrivare mai a destinazione, nella prua si inizia ad imbarcare acqua a causa delle onde alte. Io inizio anche a star male ed ho paura che la barca naufraghi. Finalmente arriviamo a Bulon, ma non esiste alcun attracco ed aspettiamo la long tail per farci portare in spiaggia…Peccato che nessuno arrivi! Dopo una buona oretta, un pescatore locale mosso probabilmente a compassione preleva 12/15 persone ed i bagagli annessi. Rischieremo diverse volte di ribaltarci causa un eccessivo peso nella prua della long tail e della agitazione del mare. In precario equilibrio miracolosamente riusciamo ad arrivare ad una spiaggia rocciosa, con molta fortuna riusciamo ad arrivare a terra. L’avventura non è comunque finita, in quanto dovremo attraversare a piedi tutto l’isolotto per riuscire a trovare un bungalow libero.

Sul cucuzzolo dell’unica collinetta presenta a Bulon riusciamo a sistemarci in un simpatico bungalow stile thai per 500 Bth al dì.

Purtroppo il giorno dopo a turno e per tre giorni consecutivi avremo la maledizione di Montezuma con annessi e connessi vari, non riusciremo a goderci a fondo questa isola, conoscenza iniziata comunque nel peggiore dei modi.

A Bulon non è presente nessuna tecnologia moderna, compresa la corrente, e questo mi entusiasma molto, la vita è molto lenta e tranquilla, le cose da fare sono poche se non svolgere vita di mare, che è poi quello che noi cerchiamo.

La spiaggia bianca di Bulon è molto bella , soffice, fine, molto selvaggia, col vento ed il mare mosso risulta essere ancora più maestosa. In altre condizioni meteorologiche il mare deve essere molto limpido.

Lungo il tragitto per arrivare alla spiaggia si incontra un complesso di capanne di proprietà di una italiana qui stabilitasi col marito inglese, presso la quale è possibile alloggiare sulla riva del mare e mangiare buoni pasti anche di cucina italiana. In questo tratto di rena sono presenti diversi tronchi di albero trasportati dal mare con enormi radici che sono state decorate con bandierine. L’atmosfera qui è molto alla Hitchok, mancano solo i gabbiani.

Prima di arrivare in spiaggia, si incontra una pineta tropicale con un anziano che effettua massaggi thai per 200Bth; c’è sempre la fila perciò decido di affidarmi a lui per il mio mal di stomaco. Per un ora il mio stomaco e la mia pancia verranno tartassate, mentre il Thai continua a dire”no good, no good!”. Infine mi viene rilasciata una ricetta per una tisana al ginger che assieme al massaggio mi rimette quasi in sesto! Durante il massaggio mi accorgo che nel boschetto si aggirano con fare sospetto varani di ogni lunghezza, uno riesce perfino ad entrare in una tenda lì piantata…Come non voglio essere nei panni di chi entrerà li dentro! Veniamo a sapere dalla signora italiana che pochi giorni or sono una long Tail si è ribaltata con i turisti ed i loro bagagli, nessun ferito, ma i bagagli sono finiti in fondo al mare e non hanno di certo goduto!.

Ringraziamo la nostra buona stella e ci prepariamo all’indomani per partire per la mitica Koh Lipe.

Koh Lipe…Mare e cielo si fondono in un unico azzurro… Lipe è il regno dei chao lee, gli zingari del mare abitanti dell’isola e riunitisi soprattutto nel villaggio posto al suo centro, il quale da anche accoglienza ai turisti nei bungalow per loro costruiti oppure è possibile chiedere accoglienza alle famiglie, le quali per pochi bath vi daranno alloggio e se volete anche il vitto.

La barca che ci porta a Lipe questa volta è molto grande e sicura , arriviamo alla meta senza problemi.

Per la prima notte decidiamo di rimanere ad ao Pattaya in un bungalow gestito da un italiano che purtroppo dobbiamo sconsigliare vivamente, in quanto si rivela essere molto sporco, caro, trascurato, polveroso, il personale è poco gentile, nel bagno banchettano le raganelle!.

Il giorno dopo compiamo il giro dell’isola sulla long tail ed a piedi ci trasferiamo, non senza difficoltà nel nostro tragitto, causa il tutto esaurito, in bungalow gestiti da locali per 200 Bth a notte. Sono le tipiche capanne Thai in palma intrecciata, luce fino alle 11, il materasso è sottilissimo tipo stuoia. Assaporeremo tre notti thai, dato che i locali dormono direttamente sul parquet .

Purtroppo io fatico ad ambientarmi per la mia solita paura degli insetti ed animali vari, ma bagni in acqua fantastici, nuove amicizie con locali e viaggiatori come noi, mi ripagano della fatica ad addormentarmi serenamente. Una notte ci farà visita un piccolo amico (Paolo pensa ad un topolino) perché abbiamo udito chiaramente il rumore provocato dallo spostamento di una lattina vuota, mentre la mattina trovammo le banane rosicchiate. Altro consiglio da seguire attentamente, non portate mai e poi mai cibo sfuso in camera, pena ritrovarvi lo zoo in diretta.

Memore del banchetto della sera prima l’animaletto ritornerà a visitarci …Per non pensare al nostro amico cerchiamo di passare più ore possibili al bar Pho in compagnia dei nostri vecchi e nuovi amici, tra i quali un giramondo di Rimini, amico di Andrea, ritrovato lì per caso dopo che aveva visitato il Laos ed il Vietnam.

Nuovamente ad Ao Pattaya affittiamo per due notti una casina in muratura per 600Bth a notte e qui non troviamo alcun segno di visitatori notturni e facciamo una vita più comoda essendo presente un vero letto. Tutte le spiagge di Lipe sono bellissime, ma questa è per me fenomenale, assomiglia molto alle spiagge della Sardegna misto Stintino e Costa Smeralda. Sulla spiaggia si trova ad un estremo un barettino di nome “Sunset bar” che cucina pranzi veloci e da alloggio ai giovani in una camerata gestita come un Ostello. I gestori sono i poliziotti del luogo che accanto alla caserma hanno costruito questo complesso e fanno così doppio lavoro senza problemi. Si narra che un ragazzo si sia qui fumato una canna e non sapendo che i gestori fossero poliziotti l’avrebbero arrestato in spiaggia senza troppi complimenti per poi portarlo al Comando di Satun ove è stato rispedito a casa col timbro rosso sul passaporto (Thailandia negata a vita). Ragazzi ora sapete e siete avvertiti…

Purtroppo dobbiamo separaci da Andrea e Serena, loro continueranno il loro viaggio nel Golfo del Siam, noi andremo nella terraferma ad esplorare la zona di Krabi, meta rimandata a fine viaggio per avvicinarci al porto di Puket. Purtroppo salteremo anche Tarutao, in quanto l’isola è troppo grande, il tempo è poco, ed inoltre sono presenti solo bungalow statali; se passate da quelle parti non perdetela perché mi hanno detto che è molto bella e che ci sono anche percorsi per trekking soft. Non dimenticate però di prenotare la camera o la tenda per telefono presso il parco nazionale.

Sulla Barca , veloce e moderna, che ci porta a Satun una ragazza dell’equipaggio ci chiede dove siamo diretti e ci propone un taxi privato per raggiungere Krabi direttamente dal porto di Satun. La cosa ci puzza un poco di fregatura, invece al nostro arrivo troviamo un autista con auto tipo Espace che per 700 bth (contrattati) ci accompagnerà a Krabi, tempo stimato 3 ore c. Di macchina.

Il nostro autista parla poco l’inglese ed è difficile intrattenere una conversazione, ma con professionalità e notevole disponibilità ci porta a Krabi città in c. 4 ore, causa la strada che risulta essere in alcuni punti un poco sconnessa e trafficata.

Arriviamo a Krabi molto stanchi ed ad un orario molto tardo (22 c.) perciò decidiamo di alloggiare nel primo albergo della città e di rimandare all’indomani la scelta della spiaggia ove rimanere per c. Una settimana.

Andrea e Serena ci hanno parlato molto bene del Family Bungalow di Hat Noppharat Thara, spiaggia vicina al villaggetto di Ao Nang, luogo turistico principale della zona e postazione centrale per poter raggiungere i vari isolotti che sono presenti nei dintorni.

Le spiagge di Ao Nang non sono un gran chè, melmose e scure, mentre altrettanto non si può dire della Spiaggia della Principessa Hat Phra Nang, alla quale si arriva unicamente tramite long Thail Boat.

La spiaggia è molto lunga e l’acqua qui assume un caratteristico color verdognolo. Il bello di queste zone sono i faraglioni che emergono dall’acqua. La spiaggia è comunque molto movimentata e frequentata da turisti provenienti da tutto il mondo, sono presenti molti italiani. La zona di krabi è molto turistica e meta in notevole sviluppo, molti turisti qui hanno la faccia del “tutto compreso”.

Dopo aver noleggiato il solito motore 100 cc, io e Paolo partiamo alla scoperta dell’interno verso nord, ed arriveremo fino al porto di Laem Sak. La strada è bellissima e panoramica, roccioni lungo la strada, piantagioni tropicali dappertutto, villaggi non conosciuti dal turismo, ci entusiasmano notevolmente, e malgrado la scomodità di un viaggio così lungo sopra un motore così piccolo, rimaniamo piacevolmente colpiti del giro compiuto, il quale si concluderà dopo ben 7 ore! Il nostro Bungalow è molto tranquillo, situato in campagna, ma vicino al villaggio di Ao Nang dove ci rechiamo la sera per fare passeggiate. Preferiamo comunque recarci nella città di Krabi che a nostro avviso risulta essere più vera e con opportunità di acquisti maggiormente convenienti. Molto caratteristico è il mercato degli ortaggi che si svolge ogni sera ed anche il night market lungo il fiume, ove è possibile mangiare vera cucina locale presso le bancarelle .

A vacanza quasi terminata la voglia di cibo italiano si fa comunque molto forte e riusciamo a scovare un buon ristorante italiano gestito da un simpatico signore fiorentino, qui stabilitisi ormai da 12 anni. Franco del ristorante-pizzeria Firenze ci racconta la sua storia in Thailandia e ci spiega come la zona sia oramai satura di ristoranti e strutture turistiche, a suo dire 12 anni fa molta gente costruiva ancora le capanne sugli alberi! L’invasione turistica ha dato una notevole accellerata alla economia Thailandese , ma il rovescio della medaglia è che molta gente si è accorta di questo bussiness e la zona sarebbe destinata a divenire sempre più turistica e sempre più costruita e pensata per chi potrà venire a spendere in allegria i propri dollari o euro.

Nella settimana passata a Krabi visiteremo diverse isole tra le quali Ko Poda, con una bellissima laguna, ed anche Phi Phi Island dove passeremo una sola notte.

Preferisco non parlare delle Phi Phi in quanto è una sofferenza per me aver constatato di persona quale scempio stiamo tutti noi facendo di queste bellissime isole che fra l’altro sono dichiarate parco naturale.

L’ultima escursione che io e Paolo faremo verrà effettuata nel parco marino protetto di Koh Hong, per poter effettuare l’escursione decidiamo di non trattare con le agenzie locali e di contattare un locale per affittare una long Thail Boat. Armati di motore seguiamo la strada costiera e direzione costa a nord di Nopparat esploriamo alcune baiette tra le quali è ubicato anche la casa di vacanza del Re. La zona è molto suggestiva e poco conosciuta, proprio in una di queste spiagge conosceremo Lee che con la sua barca all’indomani ci porterà nel parco nazionale per 700 Bth.

Come concordato Lee è puntualissimo e si rivelerà essere molto spiritoso ed un graditissimo compagno di avventura.

Il parco nazionale marino di Ko Hong ci stupirà per la sua “intattezza” ed anche perché non era una gita prevista originariamente e quindi non immaginata.

Lee come un moderno Caronte si trasporterà in diversi isolotti che come fattezza mi fanno pensare alle spiagge di ciotoli della Grecia ed al nostro mare mediterraneo.

Durante il nostro giro la conversazione cade sulla guerra imminente in Iraq, esterniamo a Le le nostre preoccupazioni ed il mio parere negativo alla invasione Americana. Lee con il suo stentato inglese, con la gentilezza tipica di questo popolo, ci racconta di come siano miti i mussulmani abitanti nel suo Paese e di come non sia un problema parlare dell’argomento con lui perché anch’esso molto preoccupato per come viene affrontato dall’America il problema (only “bum bum”!).

Parlando, parlando, arriveremo all’Isola di Hong. Hong è una specie di grotta senza tetto in mezzo all’isola (hong=camera), cui prende nome. In molte isole del sud si può trovare questo fenomeno. L’Hong è grandissimo i suoi contorni sono coperti dalle mangrovie , avvistiamo anche una grandissima medusa seguita da alcuni pesciolini.

Dopo l’Honh arriviamo all’ingresso del parco nazionale ove è presente una bietta ove è possibile fare snorkelling e nuotare in un acqua verde trasparente. Io e Paolo avvistiamo pure un varano grandissimo, di circa due metri, non lontano dalle panchine del parco. Preferiamo non avvicinarci troppo e ritorniamo sulla spiaggia. Per entrare nell’isola dovremmo pagare 200 bath a testa, ma il nostro amico Lee parlerà con il rangers e acquisteremo i biglietti per soli 100 bth.

Non vogliamo più ritornare a terra, ma l’acqua oramai totalmente ritirata dalla spiaggia ci riporta alla nostra barca.

Prima di sbarcare lasciamo a Lee anche 100 Bth, in quanto ci ha aiutati nel pagamento al biglietto ed anche perché ci è sembrata una persona molto semplice, non avida e non avvezza al contatto col turista come lo possono essere le agenzie di trasporto di Ao Nang che già ampiamente guadagnano con questi Tours. Col sole alle spalle diamo l’addio anche al nostro nuovo compagno di avventura, sicuri che di lui non ci scorderemo mai!. Purtroppo il tempo corre anche per noi e ci ritroviamo nuovamente a Puket in aeroporto per fare scalo a Taiwan, dove la compagnia ci fornirà l’albergo ed il mangiare per un giorno intero.

L’aereoporto di Taiwan è grandissimo e orientarsi è faticoso, anche perchè quasi nessuno parla inglese. Scorgiamo alcuni Italiani che come noi stanno cercando la compagnia China A.L. Per il rilascio dei documenti per l’albergo. Facciamo la conoscenza di Carla e Paolo due Fiorentini veraci che come noi l’indomani prenderanno l’aereo per Roma. Formiamo un gruppo piuttosto nutrito di Italiani e dopo vari incomprensioni per poter uscire dall’aereoporto, alla uscita i funzionari decidono di timbrarci il passaporto anche se resteremo per un solo giorno presso l’albergo della compagnia aerea nazionale.

Stanchi e contenti di non essere soli in questa ultima avventura, finalmente a mezzanotte riusciamo ad arrivare nel lussuoso albergo C.K. Airport.

L’albergo è grandissimo e come si voleva dimostrare, nessuno o quasi parla una parola di inglese, concordiamo con Carla ed un’altra coppia di signori delle Marche di svegliarci alle 7 per decidere come visitare Taipei, capitale dell’Isola di Formosa, isola quasi per nulla avvezza al turismo.

Questa nuova avventura ed il lusso della camera, per fortuna offerta dalla compagnia aerea, ci farà addormentare molto tardi. Carla invece all’indomani ci ricorderà la sveglia e stanchi ci avvieremo alla sala pranzo dell’albergo ove ci aspetta la colazione. Nella sala troveremo diversi buffet con ogni varietà di cibarie, dalle più strane a quelle internazionali.

Dopo varie consultazioni decidiamo di affittare un autista per la giornata e concordiamo con la reception dell’albergo la cifra della escursione (c.20 euro a testa) a Taipei.

In otto saliamo in un pulmino e chiediamo all’autista di portarci nei luoghi più caratteristici di Taipei: primo problema il guidatore non parla una mazza di inglese per capirci lui chiama al telefonino un amico e noi ci spieghiamo con questo che poi parla con l’altro…Che fatica!!! La prima tappa dopo c.Mezza ora di auto è presso il Tempio buddista più importante di Taipei, il Lungshan temple of Manka del 1738. Il tempio è caratteristico da visitare e ciò che ci colpisce di più sono l’architettura, un cascata con laghetto e carpe multicolor, la presenza di tantissime persone che bruciano incenso e pregano inginocchiati.

Dopo aver visitato una tomba di personaggio importante (tipo il nostro altare della Patria), con cambio della guardia complicatissimo e 2 poveri soldati che debbono stare immobili per un’ora in una certa posizione!, ci rechiamo al parco di Taipei costruito sopra un’area vulcanica.

Il giardino è bellissimo e molto verde, i fiori a Taiwan sono nel pieno della fioritura in quanto la temperatura è di circa 24 gradi, ma troppo grande per il tempo che abbiamo a disposizione, pertanto decidiamo di fare una visita veloce al centro di Taipei nella zona dello shopping. Al rientro in macchina lungo la strada troviamo una miriade di venditori ambulanti con ogni cibaria immaginabile e stravagante: pentole che bollono con dentro cose galleggianti, frutti e verdure marinate e secche, castagne arrosto, gelati insapori, cibi fritti in olio arancione, Mah! Divertente da vedere, da mangiare per noi europei sicuramente meno! Nella zona shopping la coppia di Firenze acquisterà una macchina fotografica digitale affermando di aver risparmiato rispetto il prezzo italiano, mentre io e Paolo ci addentriamo nella zona più popolare dove una ondata di odori, suoni, colori ci violenta. Un insieme di antico e moderno straordinariamente kitch come solo in oriente può coesistere! Stanchi ma felici rientriamo in albergo per l’ultima doccia e per la cena, non riusciamo ancora a renderci conto che le ferie sono purtroppo terminate. Il rientro in aereo si prospetta lungo e finalmente dopo 17 ore di viaggio arriviamo a Roma dove ci attende l’aereo per Rimini, tutto OK siamo a casa sani e salvi! Good Bye Thailandia, Khawp Khun ! DETTAGLI TECNICI Puket, Chalong Bay, Tony Room a sinistra del gasoline prima della rotonda venendo da Kata Beach, 076/281322. Stanze da 500 a 700 Bath con a.C., bagno e anticamera con frigo.

Lanta, Clean Beach, Clean Beach bungalows (66) 75-697112, stanze a 550 Bath con fan, 700 con a.C., entrambi con bagno . Consiglio anche il Lanta Sunmoon Bungalow qualora desideriate rimanere più isolati al sud dell’isola, Mobile 0.1787-6213, e-mail musasunmoon@hotmail.Com, bungalow da 300 a 600 bath.

Hai, Ko Ngai Villa, 01-6770319, stanze da 300, 500, 800 Bath con bagno e fan, Kohngai@Yahoo.Com, www.Krabidir.Com/kongaivilla.

Bulon, Bulon Resort, bungalow con bagno 300 Bath, consiglio questo complesso gestito da coppia italo-inglese, il mio bungalow era scomodo per arrivare in spiaggia e non si è mangiato bene malgrado il confort presentato dal bungalow stesso. Il complesso è sulla spiaggia più bella dell’isola.

Lipe, Lee Pae Resort, bungalow con bagno e fan 600 bath sulla spiaggia di Pattaya, non consiglio i bungalow più spartani in quanto aperti agli animali della foresta. Volendo il Porn Bungalow all’altro lato dell’isola sui 300 bath, la spiaggia è però meno praticabile perché la barriera corallina arriva quasi fino alla spiaggia: volendo l’isola è piccola e si gira bene a piedi.

Krabi, Nopparat Thara Beach, Family bungalow, 500 Bath con bagno e ventilatore. Per informazioni chiedere alle agenzie di Krabi, telefonando dalla città di Krabi la famiglia vi preleverà dalla agenzia stessa.

Phi Phi , in centro una miriade di guest house, non consigliate, il rumore imperversa fino tarda notte, consiglio caldamente il Phi Phi long Beach con bungalow sui 700 Bath, long beach 075- 612217. Non aspettatevi prezzi bassi in questa isola tutto è caro!.



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