Sperduti tra i Masai

Partiti dall'aeroporto di verona, aereo preso per il rotto della cuffia, ci accingiamo a scoprire un pezzettino di africa.arriviamo all'aeroporto di zanzibar e subito ci assalgono da ogni parte per chiedere di tutto, di cambiare monete, di dare la mancia, di portare le valige, di regalare i cappelli. Eravamo preparati, grazie anche agli altri...
Scritto da: welly
sperduti tra i masai
Partenza il: 17/09/2007
Ritorno il: 25/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Partiti dall’aeroporto di verona, aereo preso per il rotto della cuffia, ci accingiamo a scoprire un pezzettino di africa.Arriviamo all’aeroporto di zanzibar e subito ci assalgono da ogni parte per chiedere di tutto, di cambiare monete, di dare la mancia, di portare le valige, di regalare i cappelli. Eravamo preparati, grazie anche agli altri racconti di viaggio letti, e quindi non ci facciamo scoraggiare da niente,abbiamo i dollari per la dogana (sono 50 per entrare e 30 per uscire, non li hai in dollari? li paghi in auro, ma infischiandotene del cambio sfavorevole. Per loro sono cinquanta.Se non hai i dollari ti arrangi) facciamo gli invorniti (termine romagnolo per definire uno che non capisce o non vuol capire)quando ci chiedono la mancia per non aprire la valigia,e tutti ci lasciano passare indenni.L’assistente in loco si vede per circa 2 nanosecondi poi si imbosca per i fatti suoi e noi ci ritroviamo in imbarcati su un autobus con un autista che non parla l’italiano e che vai a capire dove ci porterà.Tra le 6 persone sull’autobus regna lo sconforto e il dubbio su dove finiremo, una ragazza cede allo stress dell’assalto/macia- pseudo rapimento e inizia a piangere.Viaggiamo per circa un ora su una strada in mezzo alla giungla,finche 4 di noi non vengono depositati al white rose hotel.Altre due passeggere hanno una diversa destinazione, e benche ci chiedano di non abbandonarle vengono portate da sole verso il loro destino.Non le rivedremo piu. Chissa che fine hanno fatto.Nell’hotel ci siamo assolutamente solo noi 4 oltre al personale, che parla solo swaily o inglese, e la ragazza che proprio non ne sa una parola e sull’orlo dell’isteria.Nel villaggio si paga solo in contanti e quasi solo di piccolo taglio, il primo negozio se si avesse qualche necessità e a 50 minuti di macchina, per il resto intorno solo giungla.Abbandonati a noi stessi in mezzo al niente decidiamo di prendere la cosa in modo positivo, e ci buttiamo all’avventura.Scopriamo un fantastico cameriere che parla un po di italiano e ci aiuta, ci affita delle bici scalcagnate con cui andiamo alla scoperta dei dintorni e troviamo il villaggio dei ricchi, con tanto di animazione e pontile sull’oceano, torniamo e sulla nostra fantastica spiaggia, con l’acqua incredibilmente trasparente,che cambia ogni giorno gli orari della marea (un giorno si puo nuotare per chilomentri, quello dopo alla stessa ora i locali pescano i polipi in 10 cm d’acqua, per poi rienderli sulla spiaggia)facciamo amicizia con i beach boys che ci propongono, e ci portano a fare divertenti gite in giro per l’isola(a dispetto della guida che riappare solo per cercare di impedirci di fare queste gite con loro anziche con l’agenzia), con i masai che sembrano usciti da un documentario di caccia grossa, e invece passeggiano sulla spiaggia verso mete ignote (il mio inglese non e certo sufficiente per capire tutto)e chiacchierano di gusto con noi italiani casinari.Conosciamo anche i poveri bambini del villaggio a fianco, che vestiti con abiti europei incredibilmente logori,pescano conchiglie sulla riva con i cucchiai, e si dimostrano totalmente felici per le matite e i quaderni che gli abbiamo portato.Nuotiamo con i delfini,visitiamo le piantagioni, facciamo un turismo veramente per caso, non sapendo mai che fine faremo ma divertendoci sempre un mondo.L’importante quindi e seguire la lorofilosofia, pole pole, piano piano, e lasciarsi cullare da questo angolino di africa, per tutto il tempo che è possibile.

non vi fate scoraggiare!ricordatevi:hakuna matata (non c’e problema!)



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