Tanzania… prima i safari, poi un salto a Nungwi

Il sogno si è avverato: prima un giro nei parchi del nord e poi a Zanzibar
Scritto da: mrc1962
tanzania... prima i safari, poi un salto a nungwi
Partenza il: 22/08/2012
Ritorno il: 05/09/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €
Sono Marco. Quest’anno compio 50 anni. Con mia moglie (Annalisa) e mia figlia (la quattordicenne Elena) decidiamo di fare un “viaggio dei sogni”. La meta sono i parchi del nord della Tanzania a cui vorremmo aggiungere una settimana a Zanzibar. Dobbiamo gestire il budget. Con la PataPataSafaris and Tours di Etienne Mundum riusciamo a definire un buon itinerario: Lake Manyara (una notte al Manyara Wildlife Safari Camp), Serengeti (due notti all’Ikoma Tented Camp), Ngorongoro (una notte al NgoroNgoro Farm House) e Tarangire (una notte al Roika Tarangire Tented Lodge). Saremo poi al My Blue Ora Resort a Nungwi – Zanzibar. Etienne ci piace da subito (ad esempio risponde con tempestività alle nostre mille domande anche a tarda ora e nel weekend) per cui scegliamo di viaggiare con la sua organizzazione. Ci prenotiamo il volo internazionale (Milano-Addis Ababa-Zanzibar) ed il volo interno, per il quale Etienne suggerisce Precision Air ma noi optiamo per altra compagnia che offre un miglior prezzo. Pagheremo questa scelta poiché il volo interno (Zanzibar-Arusha a/r) è un punto delicato del viaggio, ad agosto almeno, per la quantità di turisti che vi transitano e la non perfetta organizzazione.

Si parte

Trascorriamo la prima notte a Stone Town all’ottimo Caffè House Hotel proposto da Etienne (attenzione solo alla Cappuccino Suite troppo vicina al rumoroso generatore dell’Hotel). Da non perdere il buonissimo caffè; ne compriamo qualche scatola. Ceniamo al ristorante House of Spices su una terrazza panoramica: veramente buono. Il mattino dopo la meta è Arusha ma dall’aeroporto, causa overbooking, partiremo con ore di ritardo; se non fosse per Annalisa (che minaccia il capo scalo “o ci fate partire oppure qui non parte più nessuno”) sarebbero stati guai. Ad Arusha il pernottamento è all’Impala Hotel dove molti turisti di ogni nazionalità si accingono a partire per il safari oppure per salire il Kilimangiaro. Per cena scelgo un curioso piatto di carne con le banane bollite di contorno: not bad. Il giorno dopo si parte per Lake Manyara con la guida Richard di PataPata Safaris che parla un fluente italiano e ci potrà così meglio spiegare tutti i segreti della savana nei prossimi giorni. La Toyota (con il tetto panoramico) è tutta a nostra disposizione così saranno più gestibili gli stop per le fotografie o per ammirare quanto incontreremo. Prendiamo una tessera (AirTel) per telefonare in Italia e per gli sms. Cambiamo un po’ di euro in scellini locali ed us dollars di piccolo taglio (pezzi da uno soprattutto) molto utili per le mance ed i piccoli acquisti. Meglio gli us dollars che gli euro poiché sono valutati allo stesso modo mentre il cambio sarebbe favorevole agli euro. Il Manyara ci fa entrare a contatto con primi animali; le gazzelle vicino all’ingresso sono super fotografate ma ne troveremo migliaia nel tour; è l’emozione dei primi animali e poi a seguire tanti altri.

Il giorno dopo si parte per il Serengeti dove staremo per due notti. Il parco del resto si estende quanto metà circa della Lombardia e non ci si stanca mai a di ammirare i suoi spazi infiniti. Richard, pur seduto al suo posto di guida mentre noi siamo per ore a vedere dal tettuccio, riesce sempre ad individuare prima di noi ogni traccia di animale: ma come fa? Mi dedica in particolare per i miei primi 50’, l’incontro con il leopardo. Pernottiamo all’Ikoma che, pur presentando delle camere piuttosto spartane, voteremo come il migliore per la collocazione: dalla nostra camera/tenda siamo a diretto contatto con la savana. Poco distante vediamo zebre e gazzelle. Alla sera i Masai che garantiscono la sicurezza, veglieranno per eventuali avvicinamenti di animali di vario genere. Gli spazi comuni dell’Ikoma sono poi bellissimi, come te li aspetti nella savana. Staremmo un giorno intero a leggere un po’ ed a rilassarci ma si deve andare al safari per fare nuovi incontri con gli animali. Il passaggio nel cratere del NgoroNgoro lo ricorderemo per la varietà dei paesaggi e colori che si susseguono. Avremmo dovuto avere nella nostra ricca borsa dei medicinali (per fortuna ritornata pressoché inutilizzata) un po’ di collirio per i tratti polverosi che attraversiamo (non solo verso il NgoroNgoro). Nel cratere, con un appostamento di una mezz’ora, assistiamo all’assalto della leonessa ad una famigliola di facoceri. Richard dice che 20 metri sono troppi, la leonessa avanza un passettino alla volta. La savana è bassa in questa stagione e non aiuta a coprire l’azione della leonessa. I facoceri sono addirittura sdraiati. La leonessa attacca, insegue. I facoceri attivano le loro zampettine e la leonessa deve desistere. Il pranzo è rinviato. Nel NgoroNgoro avvistiamo il rinoceronte: è veramente difficile trovarne. Ci accontentiamo allora di averlo visto (letteralmente) con il binocolo. Halidi, della PataPata di Arusha, ci contatta tramite Richard, per sapere se il nostro viaggio sta andando bene: sicuramente si. Alla sera pernottiamo al NgoroNgoro Farm House. Voteremo la camera come al più bella di tutto il viaggio sia per lo spazio (la misuriamo, sono circa 80 mq) che per l’arredamento. All’ora di cena proseguiamo con la profilassi antimalarica anche se di zanzare ne vedremo poche. (Il dubbio è sempre quello, fare o non fare la profilassi? Alla fine ci siamo adeguati se non altro perché, pensiamo, se non la si fa e poi si prende la malaria, ci sarebbe da pentirsene). Il safari volge al termine e all’ultima tappa siamo al Tarangire. E’ un po’ la ciliegina sulla torta perché il fiume (Tarangire) è richiamo continuo per molti erbivori che si abbeverano ma facendo attenzione agli altrettanti numerosi felini pronti ad attaccare. Al Tarangire fotografiamo moltissimi baobab (Richard non ci crede quando diciamo all’inizio che li avremmo ripresi tutti). Il Roika Lodge è immerso nella savana ma il panorama è meno bello rispetto all’Ikoma del Serengeti poiché gli arbusti più alti coprono la vista. Di notte nelle vicinanze fanno visita gli elefanti. Di ritorno ad Arusha ci fermiamo al villaggio Mto Wa Mbu (in swahili: fiume delle zanzare) con una visita guidata, parte dei soldi che devolviamo andranno alla comunità, tra bananeti ed alberi pieni di cicogne e pellicani. Mi arrischio nel provare la birra di banane.

Il tour è finito e con un altrettanto disagiato volo di rientro, torniamo a Zanzibar per un buon relax di quasi una settimana. Decidiamo di non muoverci per escursioni di vario tipo che Idriss (corrispondente della PataPata Safaris a Zanzibar) ci propone. Di ritorno a Stone Town per la partenza, Idriss ci porterà però nei negozi giusti per un po’ di buoni acquisti. L’impatto con il MyBlue è piuttosto forte: abituati alla pace ed atmosfera del safari riteniamo che il rientro in un qualsiasi villaggio sarebbe comunque non semplice. Di buono è che ci permetterà di riprendere contatto con la realtà più velocemente. Dopo un paio di giorni del resto siamo ad assistere al Karaoke. Al MyBlue si mangia piuttosto bene e l’animazione è presente ma discreta. Abbiamo la conferma che Nungwi è una buona scelta per la marea che quando è bassa ti permette di passeggiare lungo le lunghe spiagge bianche e compatte (attenti al sole che picchia ma il via vai di nuvole un po’ attenua la sua azione). Quando poi la marea si alza si può nuotare a pochi passi dagli ombrelloni. L’acqua mi dicono (non sono nuotatore) è un po’ freddina. Il mare offre spettacolari colori che mi bastano per giustificare il soggiorno. Ma ciò che ci rimane è soprattutto l’incontro con i Masai (Marco, Andrea, Johnny Stecchino, Matteo piccolo, Matteo grande, Saronni, Franco Nero, Nessuno, Gianni Morandi, Jacopo e tanti altri) che a sera sulla spiaggia accendono il falò e cantano per i Muzungu (in Swahili è più o meno “uomo bianco”). Qualche acquisto nei loro botteghini è dovuto. Elena, che ha dimostrato in queste due settimane di essere una buona viaggiatrice, rimane particolarmente colpita da questo ultimo incontro con i Masai e si registra tutte le loro canzoni.

Che dire, il sogno si è realizzato!

Per eventuali domande scrivetemi pure: m.scanavinomail.com



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