Enologia non convenzionale, tra eroismi e narrazione del mondo del buon bere

Redazione TPC, 24 Ott 2022
enologia non convenzionale, tra eroismi e narrazione del mondo del buon bere

Elegante eppure compassato, bello ma immutabile allo stesso tempo. Il mondo del vino è fatto di periodi ricchi di attività e di costante rincorsa contro il tempo, e poi di lunghe e statiche meditazioni in botte. Quelle necessarie per dare modo all’uva di trasformarsi in bianchi e rossi d’autore, e che spesso scavalcano i calendari.

Allo stesso modo, anche l’approccio del consumatore e del turista del buon bere ha visto negli ultimi anni una radicale trasformazione. Da bevitori per passione, in molti hanno accettato la sfida di scoprire cosa c’è dietro, un lavoro che a volte ci mette davanti a processi di grande interesse e allo stesso tempo a piccole e grandi realtà per le quali il vino è una ragione di vita e d’essere.

Prendiamo ad esempio il territorio francese del Beaujolais, i cui produttori – caso unico rispetto a tutto il panorama enologico d’Europa – realizzano una vinificazione attraverso la cosiddetta “macerazione carbonica”. È un procedimento particolare, complesso, ma al quale non rinunciano poiché rappresenta tutto il particolare di questo territorio da 18mila ettari non lontano da Lione, che dà vita a vini di grande espressività.

Insomma, il mondo del vino e tutto ciò che c’è dietro rispondono spesso a logiche che travalicano il commercio e la produzione massiva. “Grandi vini di piccole cantine”, si sente dire spesso, ma anche le numeriche in questo caso giocano un ruolo strategico: in termini spannometrici, si definiscono piccoli i produttori che non raggiungono le sessantamila bottiglie/anno, ma per altri questi sono numeri così imponenti da risultare irraggiungibili.

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A volte, infatti, cru particolari non arrivano che a poche centinaia di bottiglie, frutto di un lavoro certosino che però non riceve l’attenzione che merita. Proprio a questa mission così speciale è dedicato il nuovo progetto de La Versione di Gunter, un e-commerce definito non a caso che non c’era, con un’idea di fondo: rappresentare con un tone of voice innovativo, meno marketing e allo stesso tempo più vicino alla passione del consumatore, vini di qualità e dalle numeriche estremamente ridotte.

Gunter è il volto pubblico dell’e-commerce: testimonial di sé stesso ed Explorer, da solo o con la compagna Simona intraprende in prima persona un viaggio dopo l’altro alla scoperta delle cantine che più meritano. L’obiettivo? Narrare il vino al di là di numeri, statistiche, dettagli che sicuramente fanno la gioia dei nerd o dei sommelier, ma che sono poco emozionali per una utenza convenzionale. Una narrazione che passa attraverso storie di vita vera, raccontate da Gunter che raccoglie, proprio come un cantastorie dei giorni d’oggi, le vicende delle persone dietro i vini. Si crea così un efficace e innovativo legame di fiducia reciproca tra La Versione di Gunter (come piattaforma, e come narrazione) e l’utente finale, che sceglie questo e-commerce per informarsi, emozionarsi ancor prima di acquistare.

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Proprio questa è la formula innovativa di LVDG: sì all’acquisto una tantum, ma la novità è la formula della sottoscrizione annuale, che permette di ricevere ogni mese una bottiglia sempre diversa e sempre a sorpresa, di cui nessuno sa niente perché è un’anteprima, sul sito ancora non c’è. I vini selezionati sono pochi ma buoni, con una visibilità massimizzata che è frutto di una scelta precisa di Gunter di valorizzare le cantine non industriali, quelle meno conosciute, dei veri “eroi” del bere. Insieme ad ulteriori innovazioni, compreso il confezionamento in cilindro e la scelta di una grafica pop, La Versione di Gunter propone dunque un approccio alternativo agli e-commerce enologici, dove il focus non è la quantità ma la qualità, dove alle sterili schede tecniche si sostituisce l’emozione, e dove l’utente viene accompagnato in un viaggio di esplorazione che per gli abbonati culmina con la bottiglia a sorpresa che arriva prima a casa loro che sul sito.

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