Viaggiare è inutile! Viaggiare è necessario!

Il senso del viaggio ai tempi della globalizzazione
Patrizio Roversi, 20 Apr 2015
viaggiare è inutile! viaggiare è necessario!

Ormai viaggiare è inutile

di Syusy.

Viaggiare sembra essere diventato inutile per diversi motivi. Il primo è che ormai “il mondo” viene a trovarci a casa: solo 20 anni fa era impensabile nelle città di provincia italiana un confronto con tante popolazioni diverse come succede ora. Questo fatto provoca paradossalmente e contraddittoriamente sia il rifiuto e la paura di confrontarsi che la curiosità per stili di vita e usanze insolite. Tutti, quotidianamente, abbiamo l’occasione di vivere questa esperienza, a volte piacevole, a volte spiacevole. Per me (e immagino per i turistipercaso in generale) il confronto con altre culture è sempre arricchente: tra le altre cose ho avuto una “tribu” Tuareg accampata nell’orto di casa per due anni. Certo non era come vederli nel deserto alle prese con la loro vera natura, ma era già un modo di conoscerne pregi e difetti, era un modo di vivere con loro. Questo succede quotidianamente coi nostri vicini di casa stranieri, ormai viviamo con loro. L’altro motivo per cui viaggiare è inutile è – ovviamente – la famosa globalizzazione: tutto il mondo è diventato simile, nei modi, nei desideri, nel modo di esprimersi e forse anche di pensare. A mia figlia che studia antropologia ripeto spesso che dopo lo studio delle differenze, dopo lo studio delle uguaglianze, bisognerà studiare gli effetti dell’integrazione delle culture, cioè quel “mischione” culturale causato dalla comunicazione globale. Vale a dire l’omologazione dei modelli, l’imposizione dei bisogni, dettati dalla potenza persuasiva e commerciale delle multinazionali e delle banche mondiali, che sono penetrate ovunque, appianando le diversità e riducendo tutto ad una melassa culturale senza sapore. Questo per dire che viaggiare ora, con occhi aperti, ti fa accorgere di come tutto sia cambiato, di come i Paesi che venivano definiti “in via di sviluppo” stiano galoppando verso il nostro “modello di sviluppo” occidentale e di come le differenze si appianino velocemente. Spesso quello che ti viene mostrato dalle pubblicità turistiche e dai depliant è un refuso (un residuo) di ciò che era l’autentico “spirito del luogo” che ora serve solo ad attrarre il turista. Senza curarsi delle conseguenze di ciò che procura tutto questo viavai di viaggiatori, per la più parte inconsapevoli.

Viaggiare è necessario

di Patrizio.

Strano che una viaggiatrice per vocazione, animata da perenne curiosità e da una sorta di necessità di stare in movimento come Syusy, scriva quello che avete letto. Io la prendo come una provocazione, come un’invocazione “omeopatica”, cioè destinata a produrre una reazione inversa. E quindi – io che da sempre nella nostra coppia ho interpretato (per mia vera natura) la parte sedentaria – concludo che viaggiare è più che mai necessario. Necessario per raccogliere le ultime “cartoline” autentiche. Necessario per raccontare le ultime voci “locali”, in attesa dell’inevitabile assalto della cultura glocale, che poi finisce per essere più che altro globale. Necessario per scavare sotto la patina socio-economica che sta ricoprendo uniformemente tutto e trovare, nelle pieghe e nelle contraddizioni, quello che resta di speciale e di diverso (moltissimo). Certo i luoghi del mondo sono occupati e deturpati ormai da molti non-luoghi (stazioni, aeroporti, pompe di benzina, catene di alberghi tutti uguali, cibo standardizzato, linguaggi anglo-commerciali, ipermercati e discount, tecnologie ecc. ecc.). Poi, come se non bastasse, i continui “viaggi virtuali” a cui ci ha ormai assuefatto internet ci danno una falsa sensazione di conoscenza e di comunicazione, che non riesce mai ad essere vera relazione. Ma comunque “in giro” i “posti” restano, basta volerli trovare. In questo senso basta girare l’Italia, dove le differenze vengono sempre fuori. I viaggi riescono sempre a stupirti, a trovare da soli un loro perché.