Uno, dos, tres baila Argentina!
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Per tornare alle tre parole di Pepe Carvalho, restiamo al tango che qui significa festa (dei desaparecidos e di Maradona parleremo dopo). E una grande festa è stata fatta da poco in Argentina. A maggio è stato celebrato in pompa magna il bicentenario dell’indipendenza dalla Spagna. Sono passati due secoli da quel 25 maggio del 1810 quando i cittadini di Buenos Aires, con Manuel Belgrano in testa, diedero vita al governo indipendente. Una data storica che è stata festeggiata con quattro giorni di spettacoli e tango. La capitale era diventata un’immensa sala da ballo, con musica in tutte le piazze e nelle milongas, i locali del tango. Quattro giorni di allegria. Peccato solo che i politici ci abbiano messo del loro per rovinare i festeggiamenti. Gli esponenti dello schieramento di governo e quelli dell’opposizione hanno scelto di festeggiare divisi, in piazze diverse, in serate di gala distinte, in chiese lontane. Dovevano essere giorni di fratellanza e invece è andato in onda il solito show sulle liti dei politici che gli argentini vedono tutte le sere alla televisione. La presidente Cristina Fernandez de Kirchner è in rotta di collisione con l’opposizione e non ha nessuna intenzione di arrivare al confronto sui grandi temi che affliggono l’Argentina uscita a fatica dalla grande crisi del 2001. «Que se vayan todos », che se ne vadano tutti, è stato il grido d’accusa lanciato da gran parte dall’opinione pubblica. Le scadenze della storia, anziché unire, dividono e lacerano. Mettono a nudo i problemi di oggi. Li esasperano portandoli alle estreme conseguenze. Forse duecento anni non bastano per unire.
I grandi alberi dei parchi del quartiere Palermo hanno sagome possenti, sono quasi monumenti naturali, anch’essi tracce di storia passata, la cui ombra si allunga sotto i primi raggi di sole di una mattina di primavera. Questi spazi fanno parte della memoria collettiva della città. Un tempo furono proprietà del dittatore Juan Manuel de Rosas, oggi sono diventati pubblici. A Buenos Aires è sempre così: il passato rivive prepotentemente nel presente, non si lascia addomesticare dall’oggi. Così ora i prati verdi che furono calpestati dell’ex dittatore sono tagliati dalla vasta avenida Libertador, dove sfrecciano veloci le auto, quasi sospinte dal giorno che sta nascendo. Dal 1976 al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del cosiddetto “processo di Riorganizzazione Nazionale”. Il regime represse l’opposizione con metodi illegali dando inizio a quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra Sporca. Migliaia di dissidenti furono fatti scomparire, appunto divennero desaparecidos. Per chiedere giustizia, per anni, le madri e le donne degli scomparsi si sono radunate in plaza di Mayo.
La fine della crisi e dei “tango bond”
Il sole bagna le facciate delle case del quartiere e le trecce bionde di Eva, simili a quelle di una bambina. Studentessa, tutte le mattine è qui ad accompagnare una dozzina di cani che scorrazzano nel Parque 3 de Febrero. «Vengo prima di andare all’università. Per i cani è un’ora di libertà e poi tutti al guinzaglio, li riporto ognuno a casa propria, dai loro padroni». Eva ride divertita. Si vive anche così nella capitale Argentina, facendo il paseaperros, l’accompagnatore di cani, in inglese si potrebbe dire dog sitter. Lavoro insolito, ma pur sempre un’occupazione in una città che esce dalla pesante crisi economica iniziata e che aveva messo in ginocchio migliaia di famiglie argentine. In quel periodo i prezzi dei beni di consumo era salito del 50% e l’Argentina si era ritrovata con un debito estero da capogiro che toccava gli 80 miliardi di dollari. I famosi “tango bond” acquistati dagli investitori italiani rientravano in questa cifra. Ne è seguito un vero terremoto. Molte famiglie argentine si erano ritrovate povere in canna. I risparmi della classe media si erano volatilizzati. Oggi la situazione è cambiata: l’Argentina segna un alto ritmo di crescita annuo del 9%. La crisi sembra ormai storia passata. E per rendersi conto di come l’Argentina sia uscita dal tunnel, basta fare due passi nel quartiere dove Eva gira con i suoi cani. Palermo è all’avanguardia: gallerie d’arte, negozi di moda e boutique sono dappertutto. Hanno riaperto i battenti rinnovando i locali. È una gara a colpi di design, stravaganze e novità. Senza esclusione di colpi, sembra di essere a Parigi o a Roma. E forse un po’ a New York anche se qui a Buenos Aires è lo stile europeo che fa da padrone. E non può che essere così visto che nella capitale un abitante su due è di origine europea.
Con le città del vecchio continente condivide il fascino architettonico, la grandiosità, la magnificenza, tutte testimonianze dello splendore passato. All’inizio del secolo, Buenos Aires è stata la città per eccellenza del Sud America. Lo scrittore francese André Malraux l’aveva definita «capitale di un impero che non è mai esistito». Camminando per i suoi larghi viali nei parchi immensi o tra gli imponenti edifici si sperimenta una sorta di déja vù. Cafè Tortoni, in Avenida de Mayo, è un’icona del bel tempo passato, quasi un monumento nazionale. Tra i suoi tavolini in rovere e marmo sono passati personaggi come Garcìa Lorca e Jorge Luis Borges, lo scrittore più illustre di Buenos Aires che scrisse: «è una città di cui sono geloso e non mi piace che la amino anche gli altri. Non so se è un amore o una mania, ma è una passione che non voglio contagiare ad altri». È nei caffè di Buenos Aires, nei grandi spazi tappezzati di legni preziosi, che si vive da veri porteños (così si chiamano gli abitanti di Buenos Aires). Qui si conversa, si studia, si fanno affari, si ama o si passa più semplicemente il tempo. Si ozia, cosa che sanno fare bene gli abitanti di questa città. Il tutto mentre nell’aria si librano le note di Carlos Gardel e Astor Piazzolla, i grandi maghi del tango.
Ma non bisogna lasciarsi confondere dal déja vù: se da un lato sembra di trovarsi in una città europea, dall’altro non si può fare a meno di notare il comportamento evidentemente anomalo e particolare dei porteños. Questa è l’unica città del continente sudamericano dove le persone, anche se non si conoscono, si baciano per salutarsi, quando si incontrano e quando si dicono addio. Predisposizione e affettuosità latina? Difficile dire.
Santelmo, come una piccola città francese
L’Europa rivive anche alla Recoleta, il quartiere bene dalle strade eleganti. Qui è d’obbligo una pausa in uno dei bar all’aperto, come al Café la Biela. Ma se per un momento pensavate di esservi scrollati di dosso il trasbordante passato argentino vi sbagliate. Proprio di fronte a voi, accanto alla coloniale chiesa del Pilar e a due passi dai nuovi centri commerciali, si estende il cimitero monumentale, dove riposa, tra gli altri illustri ospiti, Eva Duarte Peròn, uno dei grandi miti della nazione. Plaza de Mayo è il cuore di Buenos Aires e qui rivive il passato recente dell’Argentina. I giovani invadono la piazza, centro politico e amministrativo. Manuel, 18 anni, ha una fila di piercing e i pantaloni che inevitabilmente gli cadono lasciando intravedere le mutande. Sbotta: «Che vergogna quello che ci sta succedendo. Prima la dittatura, poi i politici corrotti. Vogliamo poter vivere come tutte le persone normali e sperare in un futuro migliore». Girando attorno alla Casa Rosada si scende verso il porto sul Rio della Plata che un tempo fu una delle principali vie di accesso verso le Americhe per coloro che lasciavano l’Europa povera e cercavano fortuna. Oggi Puerto Madero ha cambiato volto. E’ una sequenza di ristoranti dove la sera si assiepano i porteños. Fusione di barrios un tempo divisi tra loro, Buenos Aires è un insieme di tasselli che si fondono in un gioco inaspettato. Il quartiere di San Telmo è una piccola cittadina italiana o francese ripensata oltre oceano. Ancora nostalgia, e a iosa. Odori, sapori e colori sono quelli forti di casa nostra. Questa è una delle anime più antiche della capitale. Bene e male si fondono in vizi e virtù. C’è il fascino dell’Europa lontana ma anche il degrado che sbuca nella luce pallida dei vicoli, tra edifici malconci e qualche faccia truce. L’aria si fa respirabile quando prendono il sopravvento i negozi di antichità che riempiono plaza Coronel Dorrego, il fulcro del quartiere. In vendita oggetti preziosi di un passato opulento, ormai chiuso in soffitta, dimenticato. Sul selciato della piazza coppie di ballerini si allacciano muovendosi al ritmo nostalgico del tango. Guance incollate e facce contrite. Il tutto per piacere ai turisti, con lo scopo di portare a casa qualche pesos in cambio di una foto.
Ed eccoci infine a Maradona. Il pibe de oro ha mosso i primi passi nel quartiere de La Boca, in quella squadra di calcio il Boca Junior nata nel 1905, quando si affermava la vocazione portuale di Buenos Aires col miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. Il calcio era allora l’unica attrattiva del quartiere più povero e malfamato di Buenos Aires, barrio fatto di lamiere come potrebbe essere oggi una favela, dove alloggiavano in prevalenza gli immigrati dall’Italia, per lo più provenienti da Genova. Ancora oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes (“genovesi” in dialetto genovese) parola che appare sulle magliette del Boca Juniors. Qui quelle che un tempo erano le povere case degli immigrati, sono state dipinte con colori chiassosi per un quartiere che è diventato una delle mete turistiche imperdibili della città. Ad ogni angolo appare il volto di Maradona, dipinto sui muri e nei souvenir sulle bancarelle. Sotto la patina colorata anche questo è un album dei ricordi della travagliata storia della capitale argentina. Testimonianza di un passato ancora vivo e mai tramontato che scalda il cuore degli argentini e di quelli che amano questa terra.
Tango, dove e come festeggiare il ballo della passione
Tango: lo si vede dappertutto a Buenos Aires. In almeno tre versioni: il ballo per strada di spericolate coppie che si lanciano in solitarie esibizioni, quello nei teatri, dove lo si ammira solo, ma non lo si balla e in fine quello nelle milongas, le sale da ballo. Queste ultime sono di vario genere, molte sono accalappia-turisti, altre sono per i veri porteños che vi si recano con regolarità per ballare e per fare nuovi incontri (il tango in Argentina non è solo un ballo ma anche il mezzo per fare nuove amicizie con l’altro sesso). Un indirizzo sicuro è Milonga Nino Bien, Humberto Primo 1462, tel. 005 11 41478687, un’autentica sala da ballo del tango doc. Però ricordate, non presentatevi prima delle 23, meglio verso mezzanotte, quando l’ambiente comincia a scaldarsi. Gli amanti del tango non dovrebbero perdere il festival Buenos Aires Tango che si svolge tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo. Altra data importante è il 24 giugno quando si commemora l’anniversario della morte di Carlos Gardel, il mito del tango che ha contribuito in modo determinante alla sua diffusione nel mondo. Anche in questa occasione vengono organizzati numerosi eventi e vedrete come la sua tomba nel cimitero di Chacarita viene presa d’assalto dagli estimatori.
Le madri (e le nonne) di Plaza de Mayo
Alle madri di plaza del Mayo si sono ora aggiunte le avuelas, le nonne della piazza che cercano di ritrovare i loro nipoti, figli dei desaparecidos che sono stati illegalmente adottati dalle famiglie colluse con il regime. La drammatica vicenda è stata magistralmente raccontata dallo scrittore italiano Massimo Carlotto nel libro Le irregolari, Buenos Aires horror tour, E/o edizioni. Il romanzo è basato su fatti e personaggi veri che raccontano per la prima volta in Italia la storia della Guerra Sporca della dittatura argentina. Carlotto arriva in Argentina per ricostruire la storia di un nonno anarchico arrivato a Buenos Aires alla fine del XIX secolo. Ma la storia si complica e prendono corpo i fantasmi dei desaparecidos. Lo scrittore scopre che la presidente delle nonne di plaza de Mayo ha il suo stesso cognome. Si chiama Estela Carlotto. Laura, sua figlia, è stata sequestrata incinta a 22 anni e dopo aver partorito è stata assassinata. Il figlio, Guido, nato in un campo di concentramento, non è mai più stato ritrovato. Le tracce del piccolo si perdono, ma un’ipotesi è che sia vivo con un altro nome e che lui stesso non sappia chi sono i suoi veri genitori e la sua vera famiglia.
Allo stadio con gli ultras
Maradona è il calcio per antonomasia. Se siete a Buenos Aires non perdetevi una partita dal vivo, anche se non vi interessa il “futbol”. Lo spettacolo vero non è sul campo di gioco ma tra gli spettatori. Portatevi i binocoli e vedrete con quanta passione i porteños seguono questo sport che è una delle anime dell’Argentina. La gente urla, inneggia, canta, beve e se non è costantemente in piedi, salta. Fate però anche attenzione a sistemarvi in aree sicure. Non è così raro che dal “futbol” si passi alla boxe. Ricordate che i posti sulle gradinate, le entradas populares, sono di solito presi dalla barra brava, l’equivalente argentino degli ultras. Mentre decisamente più tranquilli sono i posti nelle plateas (i posti prenotati). Il massimo che vi può capitare di vedere è l’incontro chiamato súper clásico fra il River e il Boca, la sfida più importante della capitale.
cahier de voyage
– Come arivare La compagnia aerea spagnola, Iberia (iberia.com) vola da Roma e Milano verso Buenos Aires a partire da € 1290.
– Fuso orario Cinque ore in meno rispetto all’Italia.
– Documenti Passaporto in corso di validità con scadenza non inferiore a 6 mesi dalla data di arrivo in Argentina; il visto non è necessario.
– Valuta La moneta locale è il peso argentino (ARS). Un euro corrisponde a 5,40 pesos.
– Telefonare Il prefisso per chiamare dall’Italia verso l’Argentina è 0054. Dall’Argentina verso l’Italia invece è 0039.
– Room service Hotel Republica, Cerrito 370 tel. 0054 11 4382 5050. Quattro stelle, situato in plaza del Obelisco a due passi delle principali attrazioni cittadine del centro. In pochi minuti a piedi si raggiungono Plaza de los Dos Congresos, il teatro Colon e la Plaza de Mayo, prezzo doppia € 90. Hotusa.com
Claridge hotel, Tucuman 535 tel. 0054 11 43142020. Hotel di cinque stelle in stile neoclassico, uno dei migliori della città. Grande fascino ed eleganza. Tutti gli ambienti respirano tradizione. Gli ospiti possono servirsi del rinnovato centro wellness e utilizzare la piscina scoperta. Prezzo doppia € 65. Claridge.com.ar Art Hotel, Azcuenaga 1268 tel. 0054 11 48216248. Una magnifica soluzione per coloro che amano l’arte. Gli ambienti e le 36 camere sono stati arredati con opere di artisti argentini che si sono ispirati alle nuove tendenze adattandole ai dettagli architettonici. Prezzo doppia € 52. arthotel.com.ar
– Food Roof Argentina, Costa Rica 4001 tel. 0054 11 48675988, cucina internazionale e pasta. Situato nel quartiere di Palermo e un must di Buenos Aires. Ambiente tranquillo e personale solerte nei consigli culinari. Un settore del ristorante è riservato ai fumatori. A pranzo menù a prezzi fissi molto convenienti. Las Violetas, Rivadavia 3899 tel. 0054 11 49587387. È uno dei ristoranti storici di Buenos Aires. Charme in abbondanza. È anche sala da tè, pasticceria e soprattutto un luogo di incontro degli abitanti della città. Il menù fonde la cucina mediterranea con i gusti più internazionali. Lasvioletas.com Bas Buenos Aires, Pureto Madero tel. 0054 11 43122037. Ristorante alla moda a Puetro Madero, di fronte allo Yacht Club, dove si gode una splendida vista dell’antico porto di recente restaurato. La cucina è in mano a un giovane chef di talento che sa combinare sapori e ingredienti diversi con l’identità culinaria spagnola.
– Info Il sito ufficiale della città dove trovare tutte le informazioni è buenosaires.gov.ar