Tutto il fascino della Grande Mela

New York è una città da scoprire all’alba, quando è semi-deserta
Patrizio Roversi, 23 Mag 2012
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I viaggi di iniziazione per eccellenza sono due: in Oriente in India, in Occidente a New York. Un tempo avremmo potuto dire “la grande Mela” contro la “grande Pera”, ma ormai i tempi dell’India-da-sballo sono finiti. New York io l’ho “conosciuta” (oltre che nei film di Woody Allen) grazie a un documentario di due amici video-maker (Moovie-moovie) col commento fuori campo di Stefano Benni. Come ho già avuto modo di raccontare, ci sono stati due momenti essenziali di contatto fra me e la metropoli per eccellenza. Il primo è stato quando, la prima volta, approfittando del fuso orario favorevole, io e Syusy siamo andati in giro a piedi per New York all’alba, quando ancora era semi-deserta. Da allora è un metodo che ho sempre adottato per approcciare con tranquillità le città complicate: se riesci a cogliere una metropoli ancora assonnata, illuminata dalla luce rassicurante del mattino, ti fa meno paura. Impari a orientarti, cominci a sentirti più a tuo agio. È come “cogliere una leonessa all’abbeverata”, all’alba, quando è meno aggressiva. Ricordo di aver riconosciuto molte cose viste nei telefilm: le strade dritte e perpendicolari, le scatole col giornale dentro dove lasci i soldi, i grattacieli. Tutto era come me l’ero immaginato: solo il caffè nei bicchieri di carta era molto più cattivo del previsto.

Il secondo approccio, qualche anno dopo, è stato molto più significativo: ho fatto la maratona di New York, l’unica o quasi senza tempo massimo, un fenomeno sportivo ma soprattutto sociale, con decine di migliaia di persone che attraversano la città da cima a fondo. Ne abbiamo già accennato più volte, perché è stata una delle esperienze di viaggio più belle. La maratona rappresenta un’occasione unica per vedere la città e, soprattutto, alcuni dei suoi quartieri “veri”, in un contesto particolare, in cui l’idea di festa e di accoglienza pervade tutto e tutti. Dal Bronx ai quartieri ebrei ortodossi, tutti spalancano metaforicamente le porte di casa, ti accolgono, ti incitano, ti dissetano e sfamano. Per me e per gli altri amici del Gruppo Podistico Fiacca & Debolezza di Bologna è stata una lunga passeggiata, durata 7 ore e 50 minuti (quelli che vincono ci mettono quattro volte di meno). Secondo me tutti la possono fare, camminando con passo veloce. L’unico problema possono essere le vesciche, o le unghie, per cui serve un minimo di allenamento e di verifica preventiva di scarpe e calze, che debbono adattarsi ai nostri piedi e al nostro passo. Io ci sono andato con Terramia, un’agenzia di Ferrara specializzata in turismo-podistico. Bisogna prenotarsi per tempo e soprattutto stare attenti che ti assegnino il pettorale del colore giusto: alla partenza chi ha un tempo “sportivo” parte in testa e chi invece è lento, parte dietro. Io non lo sapevo, e alla partenza, lungo il Ponte di Verrazzano che non offriva vie di fuga, sono partito fra i primi e sono stato travolto da una mandria impazzita di corridori esaltati…

Patrizio